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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Com’è che abbiamo disimparato a muovere il corpo, a rispettarne le esigenze, in maniera così diffusa?
Le abitudini imposte dalla civiltà industriale, l’orario di lavoro, lo sfruttamento unidimensionale (produrre, lavorare, dare prestazioni…) delle nostre risorse ci hanno decurtato del corpo e non solo dei sogni a largo raggio della nostra sete di vita?

    Non sentite il desiderio di ripensare tutto daccapo? Liberandoci dalla presa non solo delle idee dominanti, ma anche dai legami di dipendenza nel lavoro, nel mercato, nell’uso del tempo di vita?

    Stare bene, liberamente, avendo cura del corpo e tenendo il cervello fresco e il cuore aperto è un desiderio programma troppo infantile? Troppo elementare?

    È chiaro: per realizzarlo, dobbiamo diventare “alternativi”.
Chi è il vero alternativo? Quello che fa di tutto per essere diverso dagli altri? Ma neanche per sogno. Il vero alternativo è colui che fa di tutto per essere pienamente se stesso. Ed è proprio per questo che si distingue dal gregge.

     

     

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  2. Come fai ad andare a dormire quando i pensieri ti accendono l’animo?
    Vorresti fermare il tempo?
    No, vorresti che questo tempo non finisse mai.
    E temi che, addormentandoti, gli dai il permesso di cambiare.

     

     

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  3. Come se la poesia fosse un piccolo fiore giallo 

    che fa capolino ai bordi del bosco, verso Oriente, 

    nell’ora in cui i gabbiani e le garzette 

    si contendono la riva del torrente…
     


     

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  4. Come vorresti essere un compositore! E dire con le note questa grandezza che ti occupa il cuore e ti spinge fino ai confini e li vuole oltrepassare. Come vorresti, almeno, scrivere, e tracciare con parole sulla carta la strada che ti congiunge con questa dimensione altra, ma che è tua. “Altra” perché paure e preoccupazioni t’impediscono di lasciare che i tuoi sentimenti si espandano come gas volatile nella camera vuota. Ma “tua” perché è lì che la vita ti porta a casa.

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      Eppure, Casa, dovrebbe significare pace, serenità, sicurezza, quel luogo dove ansie e paure svaniscono come nebbia al sole. Un luogo accogliente dove ogni incertezza, insicurezza svanisce, perché Casa è quel luogo che significa amare ed essere amati.

      Una felice settimana a voi.

  5. Comunque la cosa era interessante. Mi piaceva esserci e non facevo tante domande. Però per dirlo a parole, erano le parole inventate prima di me e usate da altri che mi si imponevano.
 All’inizio, non volevo imparare a parlare. Mi sembrava una forzatura. Una violenza. Io – fosse stato per me – avrei continuato a vivere senza parlare. Solo facendo e sentendo. In silenzio. C’era bisogno di dirlo?

    
La gente però parlava e sapevo che avrei dovuto imparare a parlare anch’io. Un giorno mi ci son messa d’impegno e ho incominciato a imparare le parole.
 Le parole sono grandi. Hanno un potere fantastico. Poi sono veramente tante. E combinate insieme possono fare frasi spettacolari. E possono perfino ottenere dei risultati, vale a dire, creare le cose che dicono.
 Sono diventata presto brava con le parole. E ho anche imparato a fingere, dicendo con le parole cose che non erano, soprattutto se riguardavano me.
 Mi sono anche accortoa che raccontando parole-bugie agli altri riuscivo perfino a ingannare me stessa. E di qui sono passata al teatro, dove le bugie si dicono sapendo tutti che sono tali. E quindi non sono più bugie.

    Io non credo nei miti, nelle favole e nelle leggende. Le trovo solo infinitamente affascinanti. E vorrei inventarne di indimenticabili.
 So che quello che dicono le favole è quasi sempre vero, in qualche modo.
 Con le parole vorrei fare centro nel bersaglio, ma senza usarle come fa il chirurgo in sala operatoria.
 Preferisco prima parlare e poi cercare di capire quello che ho detto, piuttosto che il contrario. Ma se è possibile, vorrei che dire e pensare coincidessero.
 So che le parole non si mangiano, ma aspiro a trovare da mangiare anche solo facendo parole. Però che siano parole che toccano il cuore e che rivelino qualcosa. Altrimenti non le sopporto.
 Anzi, penso che avvelenino


     

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  6. Consapevole dei pericoli della notte, Sherazade inventava storie avvincenti che chiedevano ancora un giorno per soddisfare la curiosità. 

    E anche noi facciamo in quel modo: raccontandoci storie avvincenti riusciamo a superare la notte e a desiderare un altro giorno.

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    1. ciribi72

      ciribi72

      aspettavi il tuo principe?

    2. odessa1920

      odessa1920

      Sì, ma non è arrivato

    3. theoldandthesea

      theoldandthesea

      questa luce di dona molto!

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  7. Corteggio la Bellezza fin dal risveglio.

    
Ne inspiro il profumo a fondo.


    Ne regalo a piene mani.

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    1. theoldandthesea

      theoldandthesea

      che piante sono? non le riconosco

    2. odessa1920

      odessa1920

      Io mi intendo pochissimo di botanica

  8. Cos’era in gioco? 
Di cosa stavamo parlando? 
Cos’è che uno cercava quando decideva di troncare una lunga relazione, ormai priva di vita?
 O quando cambiava lavoro, o decideva di mettersi in proprio?
 Non era solo l’eccitazione della passione, o il desiderio di fare fortuna…
C’era qualcos’altro che sfuggiva sempre di mano, quando sembrava di esserci proprio sopra.

    Cos’è che accende lo sguardo dei ragazzi quando dicono che fanno un sacco di casino? 
E cosa ti accende in quel modo quando racconti di quella volta che…?

    Il mio amico Diego ha inventato una sorta di teoria. La chiama la Teoria del Residuo.

    Lui sostiene che nel nostro desiderio è contenuto molto di più di ciò che riusciamo a definire come l’oggetto del desiderare. Questo di più, che sfugge alla definizione dell’oggetto del desiderio, lui lo chiama Residuo.
 Tanto per dire che c’è, ma che puoi anche rassegnarti a non afferrarlo con le parole.

    Lui sostiene che quando ci annoiamo di qualcosa che pure abbiamo conquistato con l’eccitazione della passione, è il Residuo che fa capolino. Come se ci dicesse: fuochino, fuochino! Ci sei vicino, ma non era questo. Ed è in questo modo che ci rimette in moto. E ricominciamo daccapo…

    Il residuo è dunque l’Oggetto Oscuro del Desiderio. Ciò che cerchiamo quando cerchiamo tutte le altre cose che diciamo di cercare.
 E sarebbe proprio per questa differenza tra il residuo e gli oggetti desiderati che quando li raggiungiamo, dopo un po’, tutto si sgonfia. E a volte riusciamo perfino a tormentarci l’animo.

    Ma è anche per questa distinzione, che sarà oscura, ma non è del tutto inconsapevole, che avviene una sorta di miracolo. Avviene che, inseguendo un oggetto del desiderio, riusciamo a trovare tante altre cose, e un orizzonte più vasto, che amplia, allarga la stessa portata del desiderare…


     

     

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  9. Cosa vuol dire essere spontanei? Oltre questa parola, cosa c’è? Come posso capirlo? Afferrarlo nell’intimo?
    E come posso avvicinarmi alla comprensione della spontaneità se quando parlo con qualcuno so che lo devo ascoltare, so che devo essere gentile, so che devo sorridere?


    E come posso entrare in contatto con quel che sono se so che devo essere brava e buona e adulta e razionale e rispettosa e aperta? 

    Non è questo che mi suggerisce la Programmazione Neuro Linguistica?

     

     

     

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  10. Credimi, la cultura del risentimento porta alla morta rigidità dell’inverno.
    La cultura del desiderio è primavera!

     

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  11. Credo in un Dio, ma non so pensarlo. 



    Ogni volta che ho pensato qualcosa a proposito di Dio, ho avuto la netta sensazione di aver fatto un buco nell’acqua. 



    Mi sono domandata spesso con chi parlo quando parlo da sola. Spesso mi piacerebbe che fosse con Dio. Ma non ne so niente, per la verità. Mi sono accontentata di immaginarlo, perché mi faceva piacere. 



    Mi sono meravigliata da tempo del silenzio di Dio. Come se non sapesse le lingue! Ma poi ho pensato che se Dio parlasse a chiare lettere, noi non avremmo più alcuno spazio di vita nostro. E ho immaginato che questo silenzio fosse funzionale allo sviluppo della nostra libertà, intraprendenza, industria, e via discorrendo. 



    Ho ammirato in passato l’ateismo umanistico, per la sua capacità di assumersi la responsabilità sull’uomo senza piagnucolare continuamente alla volta del Padre Eterno. 



    Ma ho desiderato non perdere l’incanto dell’esistenza che è legato al mistero che avvolge tutto ciò che va al di là della buccia visibile delle cose. 



    Perciò credo nell’esistenza di meccaniche celesti nel momento stesso in cui devo riconoscerne di non saperne niente. 



    Non riesco a intrupparmi in nessuna scuola, chiesa o partito, più che per superbia, per fedeltà a una natura istintivamente anarchica.

    Vorrei che la piena espressione di me coincidesse con il dono che io faccio al mondo e alla vita. 



    Cerco di imparare un approccio semplice alla vita. Sono attratta dal detto evangelico: cerca per prima cosa il regno dei cieli e il resto ti sarà dato in sovrappiù.

    

E continuo ancora a cercare definizioni appropriate di ciò che significa “regno dei cieli”. 



    M’illudo volentieri che la serenità, la vitalità, i sentimenti distesi e sinceria rientrino in qualche modo in quella definizione. 



    So che si muore, prima o poi ma qualcosa mi fa dire senza esitazione che non sono ancora pronta per il trapasso. Che ho bisogno di altro tempo, perché sono lenta e mi trovo decisamente indietro. 



    Guardo e ascolto molto – cosa che non sapevo fare in passato. 

    

So di essere ignorante, ma col tempo ho imparato ad apprezzare questa condizione: mi dà il permesso di inventare e di intraprendere. E questo rende la vita più interessante. 



     

     

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  12. Da bambina pensavo – come tanti – che bastasse desiderare e pensare perché le cose si avverassero. 

    Da grande ho visto che più o meno le cose sono proprio così, ma che bisogna darsi da fare almeno un po’ e lasciare che il tempo faccia la sua parte.

     

     

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    1. vitto071

      vitto071

      foto bellissima :) 

  13. Da bambini, giocando, viene da sé. Come se la natura ci instradasse per istinto al modo di vivere alla grande.
Sei in mezzo a dei cartoni da imballaggio, quelli che la mamma ha lasciato per qualche tempo a tua disposizione, prima di metterli davanti al cassonetto.
E tu ci entri dentro, li traffichi un po’, e ti ritrovi a viaggiare su una macchina sportiva, o su un’astronave, oppure ne fai una casa dove inventi un’intera saga familiare…

    C’è da domandarsi come si possa perdere un’inclinazione così piacevole. C’è da domandarsi come mai smettiamo… diventando adulti.

    Ma non tutti.

    
Guardate l’artista, il pittore, il compositore, il regista, il romanziere, il ballerino, l’attore… trafficano con la pasta del mondo, ma la loro testa è altrove, nel mondo delle visioni, dei sogni, delle idee. Quello che risulta dai loro gesti viene a far parte del mondo e lo abbellisce, lo arricchisce.

    Ma per un momento, trascuriamo il risultato, l’opera.


    Guardiamo l’artista nel processo creativo. Sta giocando un gioco meraviglioso, la sua testa è tra le nuvole, si alimenta di sogni, di visioni. Ha dato vita a questo film e, poco alla volta, il film gli prende la mano e va avanti da solo, il romanzo procede per conto  suo, il quadro che si fa guida i gesti del pittore…
L’energia fluisce nel corpo, nelle mani, nel cuore.
È la pienezza, la ricchezza, la gioia di essere vivo, la misura stessa della vita.
     

    L’approccio dell’artista alla vita risiede in questo credere nel sogno, nel lasciare libero movimento al flusso creativo.

     

     

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  14. Dai tutta questa importanza alle fusioni, ristrutturazioni, licenziamenti, nuove prospettive di profitti? E alle politiche dell’accademia?

    Fanculo!

    Ti sei innamorato per davvero una volta?


    Hai visto gli occhi di tuo figlio?

    
E i malati terminali?


    Sei stato in qualche missione nel Guatemala?

    
Il tuo capo ti spaventa a tal punto?

    Ci sarà, da qualche parte, nella tua giornata, il momento in cui vedi le cose dal punto di vista degli umani. Il momento in cui pensi a cosa vale davvero e in cosa si può credere.

    Svegliati. 
La tua carcassa batte i colpi. Non sei più un ragazzino.
 

    È tempo di pensare alle cose che valgono.


    Hai ancora paura di morire di fame?

    
Progetti ancora la tua vita per pagare le bollette?

    Lo so che hai fatto sesso solo per mangiare. Niente di male, dal momento che il Dio della vita ha inventato questa faccenda.


    Ma nel tuo cuore c’è altro.


    Tu vuoi una vita vera.

    Ribellati.

    Fanculo!

    Lo sai, dentro, cos’è umano e cosa non lo è.


    Una bella doccia fredda sul grande incanto del grande spettacolo.

    Tutti questi dei della vita economica. Lasciali andare. Che si vadano a far fottere. 
Dillo: Fanculo!

    Cento anni sono pochi. Veramente.


    In una giornata tu puoi amare.
R

    agiona fin che vuoi. Ritornaci sopra. Raccogli il pensiero.

    Non si tratta di programmare la partecipazione a quei dieci corsi.


    Tu lo sai già.


    Sei un po’ brillo? Vedi le cose meglio.


    Diglielo a tutto questo andazzo: Fanculo!

     

     

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  15. Dans chaque étreinte c'est le rêve que l'on retrouve. Le rêve qui accompagne chaque passe de notre route. Le rêve qui nous précède sur le chemin et souvent court le risque d'éloignement. 

     

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  16. David aveva un’amica per il racconto delle storie. Il suo nome adesso mi sfugge. Mi verrà in mente di sicuro più avanti. David le raccontava la sua storia prima ancora di realizzarla. Perché era convinto che si poteva fare ed era utile farlo. Pensava davvero che la storia nasce prima in testa e con le parole. E poi diventa fatti, intrecciandosi con il movimento delle cose. E allora, voglio dire quando le cose erano capitate, si ritrovava con la sua amica – che diavolo! non mi viene in mente come si chiama… - e si rimetteva a raccontarla di nuovo. E succedeva che preparava così il prossimo passo. No, non lo “preparava”: lo avviava.

     

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  17. Delle volte lo chiamo effetto microscopio. Lasci con lo sguardo il grande scenario e ti concentri su un piccolo frammento, una goccia! e ti si apre di nuovo un'universo immenso, inesuairbile. 

    Da ragazzina mi ci perdevo in questa cosa, e anche adesso…

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    1. binario57

      binario57

      la capacità di osservare non è una capacità che molte persone hanno. a volte, un particolare, un piccolo frammento singolare, attira la nostra attenzione e ci fa scoprire cose inaspettate!

    2. diegodelavega0

      diegodelavega0

      Se sai dare ai dettagli la giusta luce, puoi trovare verità insospettate... buona serata Odessa :) 

    3. fabulousme

      fabulousme

      Che bel pensiero...e che bella foto :) 

  18. Di fatto, le mie giornate sono molto ricche. So che sono piccola cosa, ma il bicchiere è colmo. E questo è quel che conta. Domani si comincia daccapo. 

    E io sono nuova ogni mattina.


     

     

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  19. Di nuovo sulla strada. Cammino adagio ma le mie gambe vogliono ancora andare. Il mondo è grande e invitante. Vedere, sentire, gustare e conoscere. Man mano che il mondo entra dentro di me il mio nucleo si allarga, il respiro si allarga, lo sguardo si allarga. L'ignoranza non mi fa paura, la capacità di ammirare si sviluppa. Sono invasa e stordita dalla bellezza. Affamata di senso. Inquieta per amore. Felice e terribilmente inappagata. Mancanza e pienezza dentro di me sono strette in una danza vorticosa. 

    Il piacere è spesso doloroso.

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    1. nuncepenza6

      nuncepenza6

      questa foto è bellissima :) 

    2. odessa1920

      odessa1920

      Nata per caso... mi era caduto il cavalletto 😂

    3. londoncalling6
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  20. Di solito dico sì per partito preso. Mi piace pensare che sono diventata un sì, strada facendo. Essere un sì vuol dire non fare tante storie e immettersi negli eventi che ti raggiungono. Vuol dire pensare che qualcosa di buono succederà e non è il caso di fasciarsi la testa. Dico sì, senza domandarmi se possiedo la risposta al quesito che mi si propone.

     

     

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      provarci è sempre un bene, almeno per mettere sé stessi alla prova, soprattutto non lasciarsi andare al torpore mentale, quello che ti fa vedere il tutto di un solo colore.

    2. diegodelavega0

      diegodelavega0

      bellissima foto :)

  21. Diciamo che c'è bisogno di muovere il corpo, di ritrovare e coltivare un rapporto con l'aria, con le piante, con le strade in salita, con il cielo è le nuvole. Con le prime piogge crescono le attività sedentarie. La distanza tra mente, corpo e natura si allunga. Il bisogno di esprimersi è spesso bisogno di ritrovare la vitalità del corpo, in un ambiente naturale, respirando e recuperando il tono muscolare.


    Il cervello si ossigena in maniera giusta. Anche la mente ridimensiona il suo lavoro a misura della vita.

     

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  22. Diego, che è intuitivo e penetrante, una volta ha detto che io sono un po’ gatto. È vero. Sono un gatto e sto bene da sola. Non manco di nulla quando sono con me stessa.

    Questo non significa che io sia separata dal mondo, dalla gente e dai grandi problemi che minacciano il genere umano. Al contrario.

    Io amo la mia vita. Amo l’ambiente dove vivo . Amo il processo stesso attraverso cui mi esprimo. Amo i miei amici, quelli a cui scrivo e che mi scrivono. Quelli con i quali  c’incontriamo. Quelli di cui so qualcosa, anche piccola, che li riguarda.
 Quando scrivo, lo faccio per me e identicamente anche per loro.

    Da sola riesco a concentrarmi meglio sulle cose che mi interessano. E anche a lavorarci meglio. A modo mio.

    Io credo che i miei sogni e desideri siano da prendere in seria considerazione. Sono la parte più viva di me. Mi spingono verso qualche meta, mi scaldano mentre cammino, mi confortano quando sono stanca.

    Prendendo sul serio i miei sogni ho preso sul serio la vita. Perché mai ci sarebbero dei sogni e dei desideri? Per illuderci? Per ingannarci? Si prende sul serio la vita se si assume questa opinione?

    I sogni sono un fattore importante della vitalità. Riscaldano il cuore, spingono a pensare, progettare, prevedere, immaginare. E ad agire, a fare, a muovere le mani e le gambe e la voce. A usare strumenti, a cercare strumenti, mezzi, condizioni, perché l’oggetto del desiderio venga in chiaro e si realizzi.

    Prendendo sul serio il sogno che mi abita io ho fiducia della vita.
E sono in grado di stabilire con me stessa un buon rapporto, che libera energie profonde, a volte insospettate.

    Sì, sono un gatto che ama la luna.

     

     

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  23. Diego, tu dici “la vorace ricerca di non so che” e mi sembra un’espressione felice. Voglio dire calzante. Perché il nome di ciò che cerchiamo, oggi non è più tanto facile dirlo e darlo.


    Tutto è diventato così fluido che non sappiamo decidere una volta per tutte se sia una liberazione o sia uno smarrimento.

     

     
     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      si smarrisce sempre qualcosa strada facendo

  24. Dio creò l’uomo perché gli piacciono le storie, dice Elie Wiesel. E sarebbe un modo simpatico di guardare al nostro mondo. Molte di queste storie importanti, del resto, hanno riguardato proprio Dio. Harari dice che fu proprio grazie a queste grandi narrazioni che gli uomini riuscirono a stabilire quella collaborazione su larga scala che han consentito la costruzione del mondo attuale e il dominio del pianeta. 


    Le storie che controllano i nostri comportamenti, oggi, sono storie diverse. Ma pur sempre storie. Il denaro, le società per azioni, i diritti umani, l’Unione Europea… sono storie in cui crediamo al punto di farne delle realtà. Nel momento in cui smettessimo di crederci tutto andrebbe a rotoli. 


    Ma è possibile continuare a crederci davvero quando abbiamo scoperto che sono storie?


    Questo si chiedeva Matilde, il primo giorno di mare, attenta a non irritare troppo la sua pelle bianca.

     

     

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  25. Dio non è in contatto telefonico con nessuno. Non ti parla né ti scrive. La gente, che ne sente il bisogno, si avvicina a Dio solo attraverso l’immaginazione. Cioè l’immagina vicino e immagina di fare qualcosa della propria vita che corrisponda a un desiderio di Dio stesso. Immagina di parlargli e di sentire la sua voce nelle parole che la propria immaginazione suggerisce. Immagina di interpretare i segni che gli manda attraverso gli eventi.

     

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