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non la conoscevo, grazie per l'ottimo spunto musicale, è sempre bello scoprire altri artisti :)
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odessa1920 e chiaraoscura4 ha aggiunto una reazione
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– Io ti voglio bene, Gess, ma ti devo lasciare. Lasciamoci per amore.
Perché è tanto chiuso questo sentimento. E tu, a volte, sei tanto stupido. E obblighi anche me ad essere stupida, fino a questo punto.
Non è il caso che ci rotoliamo per anni e anni in questa melassa. Non si va avanti, in questo modo. Si rimane come in una casa di riposo. Tutto è un collegio. Ma non è vita.
All’inizio sembrava di vedere i fuochi sulla collina.
Te lo ricordi? Li abbiamo visti insieme.
Era un assaggio. Era come presentire che la vita è grande e straordinaria e meravigliosa.
Ma poi – cosa diavolo è successo?
E ora dobbiamo guardarci dentro…
È meglio che, per amore, ci lasciamo.
Piuttosto che… -
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Uno degli assunti della creatività è che si possa migliorare la nostra vita lavorando sulla nostra mente.
La mente non è più vista come un campo di semplice elaborazione più o meno automatico di stimoli che derivano dall’esterno e che, quindi, determitano le nostre emozioni e nel condizionano i nostri atteggiamenti nei confronti della realtà oggettiva.
Con la creatività la mente è vissuta come un punto origine capace di influenzare in qualche modo il corso degli eventi, dotata di una propria autonomia e di un proprio spazio di iniziativa già al livello di percezione. -
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Da sola, Laura, nei recessi del porto, camminava, assorbita dalle nebbie della sera. Quella musica risuonava da giorni nella sua testa, e quel sogno d'indicibile nostalgia lo lacerava di traverso tra la felicità e la melanconia. Forse l'eco di un nome… Era come se tutto fosse altrove, avendo liberato lo spazio in cui si poteva finalmente essere.
Quel silenzio che sapeva salmastro e la puntura acuta dell'aria nelle narici erano come un voltare di pagina.
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Oscar Wilde, La storia di Narciso
Quando Narciso morì, accorsero le Oreadi – le ninfe del bosco – e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate."Perchè piangi?" domandarono le Oreadi."Piango per Narciso" disse il lago."Non ci stupisce che tu pianga per Narciso" soggiunsero. "Infatti, mentre noi tutte lo abbiamo sempre rincorso per il bosco,tu eri l’unico ad avere la possibilità di contemplare da vicino la sua bellezza""Ma Narciso era bello?" domandò il lago."Chi altri meglio di te potrebbe saperlo?" risposero, sorprese, le Oreadi. "In fin dei conti, era sulle tue sponde che Narciso si sporgeva tutti i giorni."Il lago rimase per un po’ in silenzio. Infine disse:"Io piango per Narciso, ma non mi ero mai accorto che fosse bello. Piango per Narciso perchè, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza."-
Si, in effetti la vanità rende alquanto infantili, egocentrici, superficiali, nel guardare gli altri, osserviamo solo le apparenze non pensando minimamente che possa esserci molto di più di quello che appare ai nostri occhi. Questo ci rende infantili nel nostro modo di agire, nel nostro modo di vedere la vita, alla fine vediamo solo noi stessi, i nostro bisogni, le nostre sofferenze.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Noi abbiamo la necessità di credere all’incredibile. Solo così possiamo sopportare lo spettacolo di una realtà che non ci convince. Di una realtà che ci aggredisce con i suoi dati di fatto.
Per noi la vera realtà non è quella che vediamo tutti i giorni ma quella che intravediamo quando ci affidiamo follemente ai nostri sogni impossibili. -
La parola è assai curiosa
Benché ognuno l'abbia in bocca
Non è vero che dia il gusto
Di ogni cosa che si tocca.
E anche quando hai già imparato
Quasi tutto il dizionario
Non solleva sulle cose
Lo spessore del sipario.
Ma conserva la promessa
Per chi l'ama veramente
Di una splendida avventura
Di chiarezza per la mente.
A me piace la parola
E mi garba investigare
Tutto quello di curioso
Che con essa si può fare.
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Non so come definire il mio stato d’animo adesso.
Posso dire di stare bene?
Non credo.
Ho pensieri ossessivi?
Credo di essere sospesa, come sempre.
Forse la mia salvezza (temporanea) sta in un certa disciplina che devo applicare alla mia vita.
Giorno dopo giorno.
Ore, minuti, secondi.
Vivere prima di morire, meglio di morire prima di vivere.
Decisamente.
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Quella di trovarsi in una sorta di limbo, di sentirsi sospesi, è una delle sensazioni peggiori che abbia mai provato in vita mia. Bisogna rimboccarsi le maniche per uscirne
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odessa1920 e kan-dinsky ha aggiunto una reazione
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Salta anima mia, non smettere di saltare.
Salta giù dal letto prima che il sole spunti dalle colline.
Rinasci con la luce sul fare del giorno,
non smettere di crescere. Ora è l’inizio del mondo.
Ora è la giovinezza dell’anima.
Ora il corpo s’incendia di curiosità e d’avventura.
Ora le mani formicolano di desiderio.
Ora è il tempo per fare.
Semina gli alberi che domani daranno ombra al riposo di molti.
Semina la tua giovinezza nella terra che viene dal passato.
Illumina col tuo sguardo le zone d’ombra che incontri all’orizzonte.
Non smettere di avanzare e di esplorare il possibile.
Salta anima mia, non smettere di saltare.
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Ho l’intenzione di stare dieci minuti senza pensare, concentrata sul respiro, come consigliano i saggi. Ma una scintilla di luce penetra le palpebre. E allora guardo. Il sole. Mi sembra uno spettacolo irrinunciabile. Perché?
Mi viene in mente che del senso della vita e dell’universo sono ignorante. Sono come ingoiata da questa verità. Che senso ha tutto questo? Perché la vita? E io che ci faccio? Se provo a rispondere a queste domande so che si tratta di storie, di miti. Di invenzioni della mente, assetata di senso.
E mi rendo conto che me la racconto ogni giorno. E che la fragilità delle mie congetture è il commovente tentativo di creare uno scenario mentale che mi aiuti a vivere più pienamente, nella misura del possibile.
E che vivere pienamente vuol dire passione per ciò che faccio, slancio nel seguire il desiderio. Ascoltare la voce del desiderio e discernere là dentro cosa c’è di autentico.
E la vita allora mi appare come una grande avventura, una navigazione a vista. E nel pensare questo avverto un piacere intimo, profondo. E sono pronta a salpare. -
Non desidero che danzareCe la faremo, amore mio. Ce la faremo. Conquisteremo una grande vittoria usando i momenti di bonaccia. Quando la mente è lucida e il cuore fa sentire i suoi palpiti forti. Allora muoveremo le mani, apriremo la bocca, parleremo con gli angeli, scaveremo tunnel nel futuro.
Non ricordi i tuoi sogni? Non senti la pulsione del desiderio? E l’amore non conta, forse? L’amore: il più grande mistero che ti stia proprio lì davanti, che ti si sbatta in faccia. È questo mistero che ti appassiona da sempre e non saranno degli stupidi disagi a distrarti.
E così andremo avanti. Senza aspettarci grandi consolazioni nell’immediato. Ci accontenteremo di fare un passo alla volta. Grati intanto di questo momento in cui sembra che tutto sia possibile.-
la danza è libertà, la libertà è la base di tutto
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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In quel periodo, non ne volevo più sentire di illuminazione e di itinerari interiori, anche se sapevo che io stessa avevo avuto un percorso interiore.
In quel periodo andavo nel bosco e il vigore che cresceva nel mio corpo mi sconsigliava di insistere con gli itinerari spirituali.
Mi dicevo – tra me e me – che la spiritualità aveva avuto un compito importante nella nostra epoca: quello di liberarci dallo stress e dalla pedissequa adorazione dei must sociali, o della stessa appartenenza al mondo.
Ma, dopo che questo era avvenuto, ed era avvenuto davvero, nel corpo e nell’anima, non si poteva insistere.
Mi dicevo: cazzo! Tutta questa spiritualità ha avuto il compito di farci desiderare di nuovo di star bene. Respirare bene, essere allegri, e restare in contatto con le energie della vita.
È stata una gran cosa. Ma ora è tempo di andare avanti. -
Rispetto ai ragionamenti ben fatti, sono spesso folle. Voglio credere a cose che non hanno nessuna giustificazione logica. Immagino di avere poteri che non sono stati mai testati. M’illudo volentieri, sapendolo. Leggo gli oroscopi di Rob Brezsny (li trovo creativi). So plasmare i miei umori con le parole. Non conoscendo la verità delle cose, cerco di giocare con le apparenze e mi creo i miei film mentali. Ho bisogno di una colonna sonora e di una scenografia colorata, per reggere l’incontro con la realtà. Evito più possibile i telegiornali, perché dicono che là fuori è una tragedia, per lo più. Se penso che si muore trovo che non è giusto. M’immagino che sia uno scherzo, una trappola. Ma non la parola fine. So che non c’è nessuna ragione per questo. Soltanto che a credere a questo mi fa stare meglio.
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wow, bellissima!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Abbiamo fame di colore e di gesti rapidi, espressivi, che raggiungano il cuore delle cose. Che inchiodino il senso del viaggio nel fondale imperturbabile dello sguardo interiore, mentre tutto fluisce rapido. Siamo destinati tutti a diventare navigatori in una società liquida. Saranno i nostri diari di bordo a testimoniare un’esistenza troppo veloce.
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togli il fiato!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Buongiorno,
Buon lunedì... l’inizio della settimana mi mette sempre un certo disagio. Disagio perché ho sempre in mente di fare, di pensare, di progettare, di fare lettera, testamento... insomma di inventarmi cose che non ho fatto prima. Prima di quel lunedì. Come se il lunedì fosse un giorno magico e non aspettasse altro che i miei “sani” propositi.
Poi martedì è già un giorno più normale e mercoledì ho già dimenticato ciò che avevo in mente lunedì.
Infine giovedì e venerdì li vivo ormai aspettando il fine settimana sperando che il fine settimana sia come me lo aspetto.
Tutto ciò potrebbe intendersi come la metafora di molte storie d’amore.
Intanto mi vivo il tuo pensiero, il nostro incontro come un eterno lunedì che batte forte dentro di me.
Ed è bello.
La mia vita è piena di lunedì che battono forte e mi fanno compagnia quando sono da sola.-
buongiorno e buon inizio settimana
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ciribi72 e odessa1920 ha aggiunto una reazione
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E così ho camminato molto.
Credo di conoscere a fondo, ora, la passeggiata terapeutica. So gli effetti benevoli e piacevoli che camminare produce in me. Sto rimediando, con pazienza, a cattive abitudini prese durante anni di vita sedentaria.
Quella che ora chiamo in questo modo, prima la chiamavo vita intellettuale. Ora, tra le prime intuizioni che mi occupano la mente peripatetica c’è che la vita intellettuale coniugata con una vita sedentaria prolungata, mica buono!
E di fatto, da quando cammino sistematicamente tutti i giorni, mi è più facile mantenere il buon umore e prendere le cose con calma e serenità. E i pensieri mi sembrano più leggeri.
Non cammino per raggiungere primati. Cammino per star bene. Perciò vado al ritmo sostenibile e quando mi viene fretta di arrivare, rallento.
Finché ritrovo il piacere di essere lì.
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il rosso ti sta bene!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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La scala
Tra quelle villette c’era un’apertura da dove filtrava, in una certa ora del giorno, la luce abbagliante del sole. A quell’apertura si poteva accedere tramite una scalinata rustica, edificata all’inizio del secolo scorso. Le donne del paese avevano raccontato a ognuno di noi ragazzi immancabilmente la stessa versione della leggenda e che, cioè, se qualcuno di noi avesse avuto un sogno da realizzare sarebbe dovuto salire per quella scaletta nell’esatta ora del giorno in cui la luce abbagliante fosse filtrata tra le case e poteva esser certo, in questo modo, che il suo sogno sarebbe stato un giorno una realtà.
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Ieri sera non ho visto la luna. Peccato... ma è quando c'è la luce del sole che vorrei vederla, compreso il suo lato oscuro.
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musiche bellissime...
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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La maggior parte delle storie che ci raccontiamo comincia dicendo com’era lui, o com’era lei, in quella situazione lì. Proprio nelle circostanze specifiche. Perché – si sa – il destino ci riserva una storia circostanziata. Ed è stato proprio lì, in quella situazione particolare, che io, tu, abbiamo capito, intuito, sentito… ed è lì che è nata la storia.
E poi, la storia prosegue, descrivendo nel dettaglio il primo incontro. Quando ci siamo innamorati. Cosa abbiamo sentito, provato, immaginato. E cosa abbiamo fatto. Cosa abbiamo fatto è più ambiguo da descrivere. Perché si sa già che abbiamo fatto l’amore. Ma noi, di speciale, proprio di nostro, cosa abbiamo fatto? Si riesce a dire questo?
Il fatto che non riusciamo a dirlo con chiarezza ci mette il bastone fra le ruote. Si dice così. Insomma, la nostra storia d’amore si può descrivere come sono state descritte tutte le storie d’amore di cui abbiamo sentito, di cui abbiamo letto. Ma cos’è che fa di questa storia una storia speciale? È davvero la tua storia, o la replica di un cliché? È vero che ti viene in mente questa domanda?
Che bella la vita, quando ci si innamora!Maman, che ne dici? Non ti sembra un momento eccezionale?
Maman, io comincio con te.Sono uscita dalla tua pancia e tu mi hai adorata. Anche a me tu sei sempre piaciuta. Sei sempre stata bellissima. Ho scoperto, dopo, che tua madre non riusciva a vivere in America. Che se n’è ritornata a casa, prendendoti per compagnia. Ha segnato il tuo destino.
Ti sei innamorata di mio padre perché tua madre ha creato una situazione in cui questo potesse avvenire. Lei voleva che tu non partissi è c’è riuscita. Ha avuto la fortuna dalla sua parte. E tu l’hai pagata pesante. Così ho letto nel tuo diario.
Maman, hai avuto una vita infelice.
Vedi com’è facile illudersi? Vedi com’è facile entrare nel gioco di un desiderio, di un incanto?
E allora?Comincerò la mia storia dicendo com’era lui? Cosa ho sentito? Come mi sono innamorata?
No, Maman, la mia storia comincia quando lui mi ha lasciata. Quando mi sono sentita sola e vuota. Totalmente mancante. La mia storia è cominciata dal vuoto. Dalla desolazione. Dal completo abbandono. Da buio di non sapere chi fossi e perché mai mi fosse dato di vedere e di sentire.La mia storia comincia da quando ho capito di essere terribilmente sola. E che questo era il mio destino.
Da quando ho capito che non c’era niente da perdere. Che tutto era già perso.Che prima o poi sarei morta. E che non c’era nessuna assicurazione a riguardo.
È da allora – dopo il buio e l’angoscia – che ho visto la bellezza dell’erba bambina. È da allora che ho sentito la carezza del vento. E la potenza dell’immaginazione. E tutto quello che è avvenuto da allora è stato come il tocco della grazia. Una grazia che mi colma le giornate solo perché muovo le dita.
Non avrei sentito il fascino della musica se la mia storia fosse cominciata con lui che si innamora di me e io che mi innamoro di lui. Questo è avvenuto diverse volte. Ma non è mai stata una storia. Una vera storia.
La mia storia è nata dal vuoto. Dalla mancanza. È allora che ho cominciato a muovere i primi passi. È da allora che ogni mattina ricomincio daccapo.