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Aggiornamenti di stato pubblicati da fel55

  1. Dolce il mormorìo

     

    Di questo lento torrentello.

     

    Più dolci le tue parole

     

    Che giungono al cuore

     

    E lo riscaldano.

     

    Mentre anche noi lentamente,

     

    Lungo il rasente sentiero,

     

    Nel bosco andiamo

     

    E ammiriamo le foglie multicolori

     

    Che l’Autunno regala agli umani,

     

    Alla terra e a quanti esserini

     

    Vi brulicano e fan provviste

     

    Per l’imminente rigido inverno.

     

    Vedi, fauni e ninfe

     

    Ci spiano e si riparano

     

    Dietro i tronchi muschiati,

     

    E attendono curiosi ed invidi

     

    I nostri baci

     

    E i nostri slanci.

     

    Posavo il capo

     

    Sul morbido tuo grembo

     

    E miravo le serene stelle

     

    Delle tue pupille,

     

    Ardendo nel desìo di morire

     

    In tal soave e felice stato.

     

    Eri e sei

     

    La mia viva speranza

     

    Che tu non sia mai

     

    Separata da me.

     

    Proprio non potrei tollerare

     

    Una tua assenza,

     

    Anche temporanea.

     

    Oh, non potrebbe mai spegnersi

     

    Il fuoco che da così tanto

     

    Hai acceso nel mio cuore!

     

     

     

     

     

     

     

    I dolci baci di una volta

     

    Lascia ch’io sugga

     

    Dalle tue morbide labbra.

     

    Dolorosamente ricordo

     

    Le lente carezze

     

    Sulle guance arrossate

     

    E l’arruffo della tua mano

     

    Sui miei capelli.

     

    Gli abbandoni tra le mie braccia

     

    E i labili sussurri agli orecchi.

     

    Le tue confidenze e i tuoi sfoghi.

     

    I tuoi timori e le tue incertezze.

     

    La tua innocenza di sguardi e di atti.

     

    Tutto questo mi manca…

     

    Quando il tuo volto

     

    È rabbuiato.

  2. Mai è stato

     

    E che mai sia diviso

     

    Da te il mio cuore.

     

    Come fu per famosi

     

    Giovani amanti dell’Antichità:

     

    Ero e Leandro, Piramo e Tisbe,

     

    Florio e Biancofiore, Tristano e Isotta,

     

    Lancillotto e Ginevra, Paolo e Francesca,

     

    Gl’immortali Romeo e Giulietta.

     

    E tanti altri cantati da grandi poeti:

     

    Come Dante che amò Beatrice,

     

    Petrarca che amò Laura,

     

    Boccaccio Fiammetta.

     

    E Ariosto e Tasso, che amarono

     

    Serenamente il primo,

     

    Tormentosamente il secondo.

     

    Platonicamente Leopardi,

     

    Teneramente Manzoni la sua angelica Enrichetta,

     

    Passinonalmente Foscolo,

     

    Virilmente Carducci,

     

    Sensualmente l’estetizzante D’Annunzio,

     

    Discretamene e melanconicamente Pascoli,

     

    Così come Ungaretti, Montale, Quasimodo,

     

    Saba, Cardarelli, Luzi.

     

    Sai perché?

     

    Perché l’amore è universale

     

    E il cuore del poeta

     

    È più tenero

     

    Per sua nartura.

     

     

  3. PASCOLI

    VIII- Notte

     

    Siedon fanciulle ad arcolai ronzanti,

    e la lucerna i biondi capi indora :

     

    i biondi capi, i neri occhi stellanti,

                                                 volgono alla finestra ad ora ad ora :

     

    attendon esse a cavalieri erranti

    che varcano la tenebra sonora?

     

    Parlan d’amor, di cortesie, d’incanti :

    così parlando aspettano l’aurora.

     

     

    Da “ Myricae “ – Sez. “ Tristezze “

    II - Rammarico

     

    Chi questo nuovo pianto in cuor mi pone?

    Verso Occidente, o dolce madre Aurora,

    da te lontano la mia vita è corsa.

    Il cielo s’alza e tutto trascolora;

    passano stelle e stelle in lenta corsa;

    emerge dall’azzurro la grand’Orsa,

    e sta nell’arme fulgido Orione.

     

    Come più lieta la tua vista, quando

                                                  un poco accenni delle rosee dita;

    e la greggia s’avvia scampanellando,

    esce il bifolco e rauco i bovi incita,

                                                   canta lassù la lodola – apparìta

    ecco Giulietta, e piange, al suo balcone! –

  4. Il broncio tuo

     

    Più di un giorno

     

    Non sopporto.

     

    Davvero non è necessario

     

    Che le tue dolci

     

    Labbra di rosa

     

    Mi domandino ancora

     

    Se è vero e unico amore

     

    Il mio.

     

    Già che la sorte

     

    Tutto può togliermi

     

    Fuorchè l’amore mio per te,

     

    Unico e solo.

     

     

     

     

  5. Ecco  ride l’Oriente

     

    E un raggio di sole

     

    Indora la tua limpida fronte

     

    E ridona il rosa

     

    Alle tue molli labbra,

     

    Che età non discolora

     

    Né increspa.

     

    Le tue pupille brillano

     

    Come la stella mattutina.

     

    M’invade l’odor femmineo

     

    Del talamo

     

    E m’inebrio del profumo

     

    Singolare che solo è tuo

     

    E di nessun’altra.

     

     

    1. scompaiomatorno

      scompaiomatorno

      Ma è Bellissima!

       

    2. theoldandthesea
    3. fel55

      fel55

      MONTALE

      xxx

       

      Tergi gli occhiali appannati

      se c’è nebbia e fumo nell’aldilà,

      e guarda in giro e laggiù se mai accada

      ciò che nei tuoi anni scolari fu detto vita.

      Anche per noi viventi o sedicenti tali

      è difficile credere che siamo intrappolati

      in attesa che scatti qualche serratura

      che metta a nostro libito l’accesso

      a una più spaventevole felicità.

      E’ mezzogiorno, qualcuno col fazzoletto

      ci dirà d’affrettarci perché la cena è pronta,

      la cena o l’antipasto qualsivoglia mangime,

      ma il treno non rallenta per ora la sua corsa.

  6. Ecco  ride l’Oriente

     

    E un raggio di sole

     

    Indora la tua limpida fronte

     

    E ridona il rosa

     

    Alle tue molli labbra,

     

    Che età non discolora

     

    Né increspa.

     

    Le tue pupille brillano

     

    Come la stella mattutina.

     

    M’invade l’odor femmineo

     

    Del talamo

     

    E m’inebrio del profumo

     

    Singolare che solo è tuo

     

    E di nessun’altra.

     

     

  7. Nell’orecchio mi favella

    Amica voce

    E mi assicura che anche tu

    Corrispondi

    Al mio appassionato amore,

    Come prima,

    Forse più di prima,

    Ora che si fa più greve

    Il fardello degli anni,

    E si avvicina ambìto

    Il cinquantesimo volger di anni

    Da che davanti a Dio

    E agli uomini

    Ci giurammo reciprocamente

    Di continuare ad amarci

    Fin che morte non ci separi.

     

     

     

  8. XVI – Ultimo canto

     

    Solo quel campo, dove io volga lento

    l’occhio, biondeggia di pannocchie ancora,

    e il solicello vi si trascolora.

     

    Fragile, passa fra’ cartocci il vento:

    uno stormo di passeri s’invola :

    nel cielo è un gran pallore di viola.

     

     

    Canta una sfogliatrice a piena gola :

    Amor  comincia con canti e con suoni

    e poi finisce con lacrime al cuore.

     

    XVII – Il piccolo bucato

     

    Come tetra la sizza che combatte

    gli alberi brulli e fa schioccar le rame

    secche, e sottile fischia tra le fratte!

     

    Sur una fratta ( O forse è un biancor d’ale? )

    un corredino ride in quel marame :

    fascie, bavagli, un piccolo guanciale.

     

    Ad ogni soffio del rovaio, che romba,

    le fascie si disvincolano lente;

    e da un tugurio triste come tomba

    giunge una nenia, lunga, paziente.

    1. daliahnera
    2. fel55

      fel55

      PASCOLI

      VIII- Notte

       

      Siedon fanciulle ad arcolai ronzanti,

      e la lucerna i biondi capi indora :

       

      i biondi capi, i neri occhi stellanti,

                                                   volgono alla finestra ad ora ad ora :

       

      attendon esse a cavalieri erranti

      che varcano la tenebra sonora?

       

      Parlan d’amor, di cortesie, d’incanti :

      così parlando aspettano l’aurora.

       

       

      Da “ Myricae “ – Sez. “ Tristezze “

      II - Rammarico

       

      Chi questo nuovo pianto in cuor mi pone?

      Verso Occidente, o dolce madre Aurora,

      da te lontano la mia vita è corsa.

      Il cielo s’alza e tutto trascolora;

      passano stelle e stelle in lenta corsa;

      emerge dall’azzurro la grand’Orsa,

      e sta nell’arme fulgido Orione.

       

      Come più lieta la tua vista, quando

                                                    un poco accenni delle rosee dita;

      e la greggia s’avvia scampanellando,

      esce il bifolco e rauco i bovi incita,

                                                     canta lassù la lodola – apparìta

      ecco Giulietta, e piange, al suo balcone! –

  9. XVI – Ultimo canto

     

    Solo quel campo, dove io volga lento

    l’occhio, biondeggia di pannocchie ancora,

    e il solicello vi si trascolora.

     

    Fragile, passa fra’ cartocci il vento:

    uno stormo di passeri s’invola :

    nel cielo è un gran pallore di viola.

     

     

    Canta una sfogliatrice a piena gola :

    Amor  comincia con canti e con suoni

    e poi finisce con lacrime al cuore.

     

    XVII – Il piccolo bucato

     

    Come tetra la sizza che combatte

    gli alberi brulli e fa schioccar le rame

    secche, e sottile fischia tra le fratte!

     

    Sur una fratta ( O forse è un biancor d’ale? )

    un corredino ride in quel marame :

    fascie, bavagli, un piccolo guanciale.

     

    Ad ogni soffio del rovaio, che romba,

    le fascie si disvincolano lente;

    e da un tugurio triste come tomba

    giunge una nenia, lunga, paziente.

  10. Già l’Aurora

    Abbandona il talamo di Titone,

    l’alba è già vermiglia

    e vanisce il nero ammanto

    della Notte.

    Rivedo in te

    Purpurea rosa

    E bacio la tua bella mano,

    Che tiene il filo della mia vita.

    Tacciono le nostre favelle

    E ti fo catena delle mie braccia.

    Ti suggello con le mie mordaci labbra.

    Giostrano per celia

    Le nostre lingue innamorate.

    E prego la Sorte

    Che non ti divida mai da me.

     

     

  11. Già l’Aurora

    Abbandona il talamo di Titone,

    l’alba è già vermiglia

    e vanisce il nero ammanto

    della Notte.

    Rivedo in te

    Purpurea rosa

    E bacio la tua bella mano,

    Che tiene il filo della mia vita.

    Tacciono le nostre favelle

    E ti fo catena delle mie braccia.

    Ti suggello con le mie mordaci labbra.

    Giostrano per celia

    Le nostre lingue innamorate.

    E prego la Sorte

    Che non ti divida mai da me.

     

     

  12. VIII – Dall’argine

     

    Posa il meriggio su la praterìa.

    Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.

    Un fumo al sole biancica;  via via

    fila e si perde.

     

    Ho nell’orecchio un turbinìo di squilli,

    forse campani di lontana mandra;

    e, tra l’azzurro penduli, gli strilli

    della calandra.

     PASCOLI

  13. VIII – Dall’argine

     

    Posa il meriggio su la praterìa.

    Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.

    Un fumo al sole biancica;  via via

    fila e si perde.

     

    Ho nell’orecchio un turbinìo di squilli,

    forse campani di lontana mandra;

    e, tra l’azzurro penduli, gli strilli

    della calandra.

    PASCOLI 

  14. Riecheggia

    La tua voce melodiosa

    Nei miei orecchi.

    E riaffiora alla memoria

    Il tuo volto di madonnina

    Dei primordi della nostra storia.

    Felicità piena

    Nel tuo sorriso

    E nel mio cuore.

    1. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      pubblichi sempre bellissime parole

  15.                                                                        xxx

     

    Non più notizie

    da San Felice.

     

    Hai sempre amato i viaggi

    e alla prima occasione

    sei saltata fuori

    del tuo cubicolo.

     

    Ma ora come riconoscersi

    nell’etere ?

     

  16. Ardo come un tempo

    Al luccichìo dei tuoi begli occhi.

    Taci, se mi vuoi dire

    Che ancora ti assillano

    Tristi pensieri e sordo rancore

    Ormai antico.

  17. Dalle stelle precipiterei

    Negli abissi,

    Se tu cessassi di amarmi

    Per tua o per mia colpa.

    Il cielo dell’anima mia

    Sarebbe sempre coperto di livore

    O in tutto simile a notte fonda.

    Buio sarebbe il futuro,

    Spenta ogni speranza di vita.

     

     

     

     

     

    1. fel55

      fel55

      VIII – Dall’argine

       

      Posa il meriggio su la praterìa.

      Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.

      Un fumo al sole biancica;  via via

      fila e si perde.

       

      Ho nell’orecchio un turbinìo di squilli,

      forse campani di lontana mandra;

      e, tra l’azzurro penduli, gli strilli

      della calandra.

       PASCOLI

  18. Se è vero

    Che ancor m’accetti

    Quale amante e sposo

    Indissolubilmente a te congiunto,

    E’ vero anche

    Che la tua fiducia traballa

    E ti rode la gelosìa latente

    • Credimi – immotivata.

      Quali prove ancora

      Ti attendi?

      T’amo ancora…

      come sempre

      E mai potrei…

      Fare a meno di te!

  19. Se è vero

    Che ancor m’accetti

    Quale amante e sposo

    Indissolubilmente a te congiunto,

    E’ vero anche

    Che la tua fiducia traballa

    E ti rode la gelosìa latente

    • Credimi – immotivata.

      Quali prove ancora

      Ti attendi?

      T’amo ancora…

      come sempre

      E mai potrei…

      Fare a meno di te!

    1. fel55

      fel55

      Dalle stelle precipiterei

      Negli abissi,

      Se tu cessassi di amarmi

      Per tua o per mia colpa.

      Il cielo dell’anima mia

      Sarebbe sempre coperto di livore

      O in tutto simile a notte fonda.

      Buio sarebbe il futuro,

      Spenta ogni speranza di vita.

       

       

       

       

       

    2. fel55

      fel55

      Ardo come un tempo

      Al luccichìo dei tuoi begli occhi.

      Taci, se mi vuoi dire

      Che ancora ti assillano

      Tristi pensieri e sordo rancore

      Ormai antico.

  20. Solo ti chiedo

    Che tu mi lasci

    Sognare ancora

    Cieli sereni,

    Mare azzurro

    E monti innevati.

    E tu solo mi chiedi

    Vita tranquilla

    E trasparenza di pensieri,

    Amore sincero e unico.

    Troppo preziosa è

    La felicità coniugale.

    Tu lo sai, io lo so.

    Ma a noi non costa nulla

    Proteggerla,

    Perché l’amore di mezzo secolo

    E’ pietra di diamante.

     

     

     

  21. CARDUCCI

    Per le nozze di mia figlia ( 1880-81 )

     

    O nata quando su la mia povera

    casa passava come uccel profugo

    la speranza, e io disdegnoso

    battea le porte de l’avvenire;

     

    or che il piè fermai su ‘l termine

    cui combattendo valsi raggiungere

    e rauchi squittiscon da torno

    i pappagalli lusingatori;

     

    tu mia colomba t’involi, trepida

    il nuovo nido voli a contessere

    oltre Appennino, nel nativo

    aere dolce de’ colli tòschi.

     

     

    Va’ con l’amore, va’ con la gioia,

    va’ con la fede candida.  L’umide

    pupille fise al vel fuggente,

    la mia Camena tace e ripensa.

     

    Ripensa i giorni quando tu parvola

    coglievi fiori sotto le acacie,

    ed ella reggendoti a mano

    fantasmi e forme spiava in cielo.

     

    Ripensa i giorni quando a la morbida

    tua chioma intorno rozze strisciavano

    le strofe contro a gli oligarchi

    librate e al vulgo vile d’Italia.

     

    E tu crescevi pensosa vergine,

    quand’ella prese d’assalto intrepida

    i clivi de l’arte e piantovvi

    la sua bandiera garibaldina.

     

    Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite

    teco fìa dolce forse ritessere,

     

     

    e risognare i cari sogni

    nel blando riso de’ figli tuoi?

     

    O forse meglio giova combattere

    fino a che l’ora sacra richiamine?

    Allora, o mia figlia, - nessuna

    me  Beatrice  ne’ cieli attende –

     

    allora al passo che Omèro ellenico

    e il cristiano Dante passarono

    mi sgorga il tuo sguardo soave

    la nota voce tua m’accompagni.

     

  22. 2019

     Ch’io ricordi,

    l’inverno scorso

    è stato tra i più duri,

    pertanto percepito                                                                         

    lunghissimo ( geniale

    pensiero di Einstein ).

    Non è mancata però

    La consolazione

    Delle manifestazioni

    D’affetto familiari

    Di moglie, figli e nipoti.

    Per loro io paterfamilias

    Dovrei esser eterno,

    ma l’eternità appartiene

    solo ai sentimenti

    e alla poesia, come voleva

    il Romanticismo ottocenresco.

     

  23. Il mio posto è

    accanto a te,

    e quando ti brillano

    gli occhi di felicità

    e il buon umore

    ti sprizza fuori

    da ogni poro,

    e quando l’angoscia

    e la disperazione,

    la paura e il pessimismo

    ti attanagliano il cuore.

    Al sorgere del nuovo

    giorno e al calar del sole,                                                                        

    sempre mi avvinghio te

    e attendo speranzoso

    le tue ambite effusioni

    e paradisiache dolcezze.

    1. gerbera0

      gerbera0

      belle parole... sembra Montale, dico bene?

    2. fel55

      fel55

      Grazie per il lusinghiero accostamento.

       

      2019

       Ch’io ricordi,

      l’inverno scorso

      è stato tra i più duri,

      pertanto percepito                                                                         

      lunghissimo ( geniale

      pensiero di Einstein ).

      Non è mancata però

      La consolazione

      Delle manifestazioni

      D’affetto familiari

      Di moglie, figli e nipoti.

      Per loro io paterfamilias

      Dovrei esser eterno,

      ma l’eternità appartiene

      solo ai sentimenti

      e alla poesia, come voleva

      il Romanticismo ottocentesco.

       

    3. fel55

      fel55

      CARDUCCI

      Per le nozze di mia figlia ( 1880-81 )

       

      O nata quando su la mia povera

      casa passava come uccel profugo

      la speranza, e io disdegnoso

      battea le porte de l’avvenire;

       

      or che il piè fermai su ‘l termine

      cui combattendo valsi raggiungere

      e rauchi squittiscon da torno

      i pappagalli lusingatori;

       

      tu mia colomba t’involi, trepida

      il nuovo nido voli a contessere

      oltre Appennino, nel nativo

      aere dolce de’ colli tòschi.

       

       

      Va’ con l’amore, va’ con la gioia,

      va’ con la fede candida.  L’umide

      pupille fise al vel fuggente,

      la mia Camena tace e ripensa.

       

      Ripensa i giorni quando tu parvola

      coglievi fiori sotto le acacie,

      ed ella reggendoti a mano

      fantasmi e forme spiava in cielo.

       

      Ripensa i giorni quando a la morbida

      tua chioma intorno rozze strisciavano

      le strofe contro a gli oligarchi

      librate e al vulgo vile d’Italia.

       

      E tu crescevi pensosa vergine,

      quand’ella prese d’assalto intrepida

      i clivi de l’arte e piantovvi

      la sua bandiera garibaldina.

       

      Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite

      teco fìa dolce forse ritessere,

       

       

      e risognare i cari sogni

      nel blando riso de’ figli tuoi?

       

      O forse meglio giova combattere

      fino a che l’ora sacra richiamine?

      Allora, o mia figlia, - nessuna

      me  Beatrice  ne’ cieli attende –

       

      allora al passo che Omèro ellenico

      e il cristiano Dante passarono

      mi sgorga il tuo sguardo soave

      la nota voce tua m’accompagni.

       

  24. MONTALE

     

    Da “ Quaderno di quattro anni “

    Domande senza risposta

     

    Mi chiedono se ho scritto

    un canzoniere d’amore

    e se il mio “ onlie begetter “

                                                         è uno solo o è molteplice.

    Ahimè,

    la mia testa è confusa, molte figure

    vi si addizionano,

                                                  ne formano una sola che discerno

    a malapena nel mio crepuscolo.

    Se avessi posseduto

    un liuto come d’obbligo

    per un “trobar “ meno chiuso

    non sarebbe difficile

    dare un nome a colei che ha posseduto

    la mia testa poetica o altro ancora.

    Se il nome

    fosse una conseguenza delle cose,

    di queste non potrei dirne una sola

    perché le cose sono fatti e i fatti

    in prospettiva sono appena cenere.

    Non ho avuto purtroppo  che la parola,

    qualche cosa che approssima ma non tocca;

    e così

    non c’è depositaria del mio cuore

                                              che non sia nella bara. Se il suo nome

    fosse un nome o più nomi non conta nulla

    per chi è rimasto fuori, ma per poco,

    della divina inesistenza. A presto,

    adorate mie larve!

     

    1. ciribi72

      ciribi72

      Ermetica...

    2. fel55

      fel55

      La mia no -cari saluti.

       

      Il mio posto è

      accanto a te,

      e quando ti brillano

      gli occhi di felicità

      e il buon umore

      ti sprizza fuori

      da ogni poro,

      e quando l’angoscia

      e la disperazione,

      la paura e il pessimismo

      ti attanagliano il cuore.

      Al sorgere del nuovo

      giorno e al calar del sole,                                                                        

      sempre mi avvinghio te

      e attendo speranzoso

      le tue ambite effusioni

      e paradisiache dolcezze.

    3. fel55

      fel55

      CARDUCCI

      Per le nozze di mia figlia ( 1880-81 )

       

      O nata quando su la mia povera

      casa passava come uccel profugo

      la speranza, e io disdegnoso

      battea le porte de l’avvenire;

       

      or che il piè fermai su ‘l termine

      cui combattendo valsi raggiungere

      e rauchi squittiscon da torno

      i pappagalli lusingatori;

       

      tu mia colomba t’involi, trepida

      il nuovo nido voli a contessere

      oltre Appennino, nel nativo

      aere dolce de’ colli tòschi.

       

       

      Va’ con l’amore, va’ con la gioia,

      va’ con la fede candida.  L’umide

      pupille fise al vel fuggente,

      la mia Camena tace e ripensa.

       

      Ripensa i giorni quando tu parvola

      coglievi fiori sotto le acacie,

      ed ella reggendoti a mano

      fantasmi e forme spiava in cielo.

       

      Ripensa i giorni quando a la morbida

      tua chioma intorno rozze strisciavano

      le strofe contro a gli oligarchi

      librate e al vulgo vile d’Italia.

       

      E tu crescevi pensosa vergine,

      quand’ella prese d’assalto intrepida

      i clivi de l’arte e piantovvi

      la sua bandiera garibaldina.

       

      Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite

      teco fìa dolce forse ritessere,

       

       

      e risognare i cari sogni

      nel blando riso de’ figli tuoi?

       

      O forse meglio giova combattere

      fino a che l’ora sacra richiamine?

      Allora, o mia figlia, - nessuna

      me  Beatrice  ne’ cieli attende –

       

      allora al passo che Omèro ellenico

      e il cristiano Dante passarono

      mi sgorga il tuo sguardo soave

      la nota voce tua m’accompagni.

       

  25. C’è maggiore felicità

    Per un uomo deluso

    O arido di cuore ?

    Quando incontra

    La donna della sua vita

     E si sente subito attratto ?

    Il cuore sobbalza e trepida

    Fin che non la rivede.

    E pensare a lei diventa

    Sempre più continuo

    E consolante.

    E’ il top quando vede

    Gli occhi di lei

    Brillare di luce

    E divenire languidi

    D’amore

    1. scompaiomatorno
    2. fel55

      fel55

      MONTALE

       

      Da “ Quaderno di quattro anni “

      Domande senza risposta

       

      Mi chiedono se ho scritto

      un canzoniere d’amore

      e se il mio “ onlie begetter “

                                                           è uno solo o è molteplice.

      Ahimè,

      la mia testa è confusa, molte figure

      vi si addizionano,

                                                    ne formano una sola che discerno

      a malapena nel mio crepuscolo.

      Se avessi posseduto

      un liuto come d’obbligo

      per un “trobar “ meno chiuso

      non sarebbe difficile

      dare un nome a colei che ha posseduto

      la mia testa poetica o altro ancora.

      Se il nome

      fosse una conseguenza delle cose,

      di queste non potrei dirne una sola

      perché le cose sono fatti e i fatti

      in prospettiva sono appena cenere.

      Non ho avuto purtroppo  che la parola,

      qualche cosa che approssima ma non tocca;

      e così

      non c’è depositaria del mio cuore

                                                che non sia nella bara. Se il suo nome

      fosse un nome o più nomi non conta nulla

      per chi è rimasto fuori, ma per poco,

      della divina inesistenza. A presto,

      adorate mie larve!