- Donna
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- Pavia (PV)
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Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
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Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
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Oh, la gioia di apporre
un bacio sulle tue
affusolate
mani, che grondano,
quando esci dal lavacro
delle ionie onde,
e ti trattieni sulla battigia
a strizzare il denso crine,
arcuando il dorso quel
tanto che basta, quasi in
moto di danza!
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Cosa sei…tu per me?
Ecco cosa sei:
Sei la magìa del Natale.
Sei l’incanto
Dei cristalli di neve
Che lenti s’adagiano
Sulla bianca coltre
Della terra nera.
Sei il calore del ceppo
Che nel camino
Sprigiona faville di fuoco.
Sei lo stupore dell’Attesa
Che inebria il cuore
Dei bambini sognanti.
Sei la rosa che d’inverno
Profuma le mie notti.
Sei tutta…
La ragione della vita mia.
Sei la luce
Del mio faticoso cammino.
Sei tutte le cose belle
Che porta seco il Natale.
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Non invecchiano mai
Le tue labbra
Di caldo velluto.
Che accendono i miei sensi
Ogni volta che
Si schiudono
Ed effondono
Il tuo spirito d’amore.
Che riscaldano la mia anima
Se d’impeto si posano
Sulla mia bocca.
Se come rugiada del mattino
Placano l’ardore
Della mia passione.
Se emettono parole di miele
Che toccano le corde
Dei miei precordi.
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ciao. guardo la tua immagine e penso: tu il mare e il sole, perché desiderare altro? ciao
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BALDESAR CASTIGLIONE
Dalle “ Rime “
III
Ecco la bella fronte e il dolce nodo,
gli occhi e le labbra formate in paradiso,
e il mento dolcemente diviso in sé,
per mano di Amore composto in dolce modo.
O vivo mio bel sole, perché non odo
le soavi parole e il dolce riso,
come chiaro vedo il sacro viso
per cui sempre pur piango e mai non godo?
E voi, cari, beati e dolci occhi,
per fare più chiari gli oscuri miei giorni,
avete passato tanti monti e fiumi;
or qui nel duro esilio, in pianti amari
sostenete che, ardendo, io mi consumi,
più che mai scarsi e avari verso di me.
IV
Gentile Euro, che i crespi nodi d’oro
fai girare per il bel volto or di qui or di lì,
fa’ in modo che, mentre spiri bramoso,
non intrichi le ali nei capelli, né le snodi mai;
chè se già tuo fratello Borea potè usare prodi
per porre fine agli ardenti suoi desideri,
il cielo non vuole che qui si aspiri per voi,
né mai si goda di tanta bellezza.
Potrai ben dire, se torni al tuo soggiorno,
né brami restar preso , con mille altri,
come il nostro levante fa scorno al tuo.
Ahimè, che penso? Già ti sentivo acceso,
chè aura non sei, ma fuoco, che d’intorno
voli ai capelli che Amore mi ha teso come laccio.
Dal “ Tirsi “
Il lamento del pastore Iola
VI – Fatto hanno ormai gli occhi miei una fontana
col pianto, ove si può spegnere la sete.
Venite, o fiere, giù da questo monte
a bere senza timore di laccio o rete;
e benché mi cada dalla fronte un fiume,
pastori, avrete fuoco dal petto;
chè neppure una piccolissima parte c’è del mio cuore
che ormai non sia trasformata in fuoco e fiamma.
VII – E tu, ninfa crudele, sei solo causa
della mia trasformazione in così strana figura;
chè così bella di fuori ti hanno fatta gli dei
e dentro poi crudele, acerba e dura.
Ma perché m’ingannassero i miei occhi,
contro ragione ti fece tale la natura.
Le fiere hanno un aspetto spaventoso e strano,
e tu l’animo fiero e il volto umano.
VIII – Umano è il volto tuo? Anzi divino,
chè dentro vi sono anche due chiare stelle.
Le fresche rose colte nel giardino
fanno d’amore le guance tenerelle,
la bocca sparge odor di gelsomino,
due fiori vermigli son le labbra belle,
la gola, il mento e il delicato petto
sono di candida neve e latte coagulato.
X – Le fiere ai boschi pur tornan la sera,
dove hanno riposo dalle loro fatiche;
i boschi a primavera si rivestono di foglie,
mentre erano ignudi nel tempo nevoso.
L’autunno fa l’uva matura e nera
e ogni albero coperto di novelli frutti;
il mio dolore, invece, non muta mai la sua tempra,
e le mie pene sono sempre acerbe.
XI – Ma i giorni oscuri diverrebbero sereni,
se la pietà ti pungesse un poco il cuore.
Allora sarebbero ameni i boschi e le fonti,
se tu fossi con me, o ninfa, in questo luogo.
Andrebbero pieni di dolce latte i fiumi,
se Amore per me ponesse in fuoco il tuo cuore;
e così sonori i miei versi sarebbero,
che invidia ne avrebbero ancora Orfeo e Lino.
XII- Corrimi, dunque, in braccio, o Galatea,
né ti sdegnar dei boschi, o d’esser mia.
Venere nei boschi accompagnar soleva
Il suo amante Adone, e lì spesso si addormentava.
La luna, che è su in cielo così bella dea,
seguiva un pastorello per amore;
e venne da lui nel bosco a una fontana,
perché le donò un velo di bianca lana.
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la mia classe di oggi!
buona serata ragazzuoli
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Penso tu possa apprezzare...
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Tracy
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iofiordiloto77 ha aggiunto una reazione
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canzone bellissima
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iofiordiloto77 ha aggiunto una reazione
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