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Incapacità di accettare del tutto che le cose accadano? È possibile. Sono secoli che mi sto dando da fare per convincermi che accade quel che deve accadere e che è meglio così. Lo faccio perché mi sembra che una posizione del genere lasci più liberi di essere quel che si è, lasciando al mondo la libertà di andare per la sua strada. Ma il mio sforzo autopedagogico non è ancora stato coronato da un successo convincente. E nel frattempo vivo nella zona di mezzo. Quella tra i due confini: che è come dire nell’ignoranza.
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Ho sempre saputo, fin dai primi passi della mia vita che dovevo attraversare un lungo ponte per arrivare dove desideravo. Trovarlo, questo ponte, o addirittura costruirlo, gettarlo tra una riva – questa - e l’altra. Quale?
È sempre stato un ponte verso un’altra riva che non era visibile. Come non è visibile il futuro. Come non è visibile la meta di un’avventura. Sono ancora alla ricerca di un ponte e ancora cerco di intravedere dall’altra parte.
Non è come progettare un’opera edilizia dove devi avere il disegno già pronto e completo. È piuttosto come un viaggio d’avventura, dove tracci ogni giorno la rotta.
Il bello deriva proprio dal fatto che non conosci il futuro, ma gli vai incontro cercando di costruire il tuo destino trafficando con gli eventi.
Per me il nocciolo della vita sta nell’avventura dell’esistenza. Come le pagine di un diario. Tracce del movimento. Annotazioni a latere, talvolta. Lo slancio originario di un mattino, spesso. Il residuo emozionale alla sera, altre volte. Il contatto col sogno, sempre.
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Forse con la Vita non si deve scherzare. E io ho scherzato. La depressione che mi è venuta a visitare, forse, è la cifra di ciò che io ho compresso e depresso per mancanza del vero coraggio di volare.
Amico mio, amica mia, mi sento di nuovo battere il sangue nei polsi. È una gioia profonda – credimi . La depressione è lì. Aspetta nella stanza accanto. Magari me la faccio amica. Magari facciamo società. Voglio che sia qualcosa che segna la mia storia. In positivo. Qualcosa che ha spessore. Non le solite cose confortanti che si dicono in queste circostanze. Qualcosa che ha spessore. -
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Quando le stive delle mie navi saranno pulite, quando avrò buttato a mare la zavorra, sentirò di procedere leggera, e che il peso più grande da cui mi sarò liberata erano proprio i miei risentimenti.
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immanso l'oceano e bellissimo il testo + l'immagine!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ultime riflessioni sulla coppiaLa vita non è costituita dalla coppia. La coppia non è il perno della vita, il fulcro di tutto. La vita in fondo la viviamo da soli, la coppia è un complemento. Quindi la coppia fallita secondo me non esiste. Esistono desideri falliti, vite singole fallite.
Non per questo bisogna scoraggiarsi e non credere nella coppia, forse anche una parte di me ci crede ancora. Altrimenti tutto sarebbe perduto. Ma più che nella coppia bisogna credere nella vita oltre la coppia (che comprende pure la vita di coppia), che è molto più complessa della coppia in senso stretto.
La vita è necessariamente incasinata, un equilibrio giornaliero tra emozioni, sensazioni, voglia di cambiare, evolversi, fuggire, rimanere. La vita sta nella lotta, in questa eterna lotta che facciamo. Avere amanti, altre storie, tornare ad amare, essere fedeli, infedeli, abbandonarsi fa parte di tutto ciò, della vita, intendo, e una coppia non credo che possa contenere tutto.
È difficile capire se una coppia è felice, è difficile da rivelare, pochi lo ammettono fino all’ultimo. Sembra un fallimento, una cosa deprecabile ma in verità fa parte della vita, un po’ come il dolore, è una cosa estremamente naturale.
O come la sessualità. Essere etero non credo sia più normale di essere gay, non esiste una normalità, la natura ha infinite espressioni della normalità, tutto ciò che la natura crea è normale. E poi tra etero e gay ci sono una infinità di sfumature e gradi di desiderio. Lo stesso, credo, vale per una coppia: non esiste una coppia ideale o l’archetipo di una coppia felice, o anche se esistesse sarebbe soggetta al tempo e ai cambiamenti che esso implica.
Facile teorizzare, in fondo la coppia anche per me è sempre stato un obiettivo. Quindi perché fino ad adesso l’ho criticata? Sì, anche io cado nel paradosso, non credo ci sia scampo. Con l’età e il cinismo che uno si porta dietro mi vengono da pensare due alternative: o uno sta da solo, prendendo sempre il meglio e la parte più intensa di un rapporto umano, oppure si adegua e si “accontenta” di una storia serena, senza più punte di felicità estrema. Entrambi i casi non credo siano un fallimento.
Credo che la vita sia così, paradossale e ambigua. E poi nessuno dei casi è eterno, nella vita si possono alternare, invertire, variare, frazionare.
Ieri sera ho visto un film, “La volpe e la bambina”. Una favola, certo, ma con un senso profondo, secondo me. Racconta la storia di amicizia tra una volpe ed una bambina. Con il tempo la bambina, dopo una prima naturale diffidenza della volpe, riesce a metterle il guinzaglio, la porta in camera sua come fosse un peluche e lei, la volpe, quando prende coscienza di ciò, di quello spazio ristretto, del venir meno della sua natura selvatica, viene presa dal panico, impazzisce, distrugge tutto, si butta dalla finestra e quasi muore. È stato il desiderio di possesso della bambina che l’ha quasi ammazzata, l’addomesticamento.
Addomesticare: quando ci piace e quanto ci fa male allo stesso tempo. Non so se esista una terza via ma quella dell’addomesticare sarà giusta per la società, in fondo siamo dei consumatori (anche di amore), per la perpetuazione della razza umana, per le nostre paure, altro non so... ma non per il profondo della nostra anima che ha bisogno di altro (e di questo sono convinta).-
il piccolo principe insegna del resto...
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Mi sono resa conto che il perfezionismo è una trappola. Perfezionismo è non fare qualcosa finché non sei sicuro di farlo in maniera perfetta o finché non ci sono le condizioni ideali per farlo come piacerebbe. In questo modo non si incomincia mai a fare.
In filosofia c’è una trappola analoga. Il pensiero è affascinato dall’Essere e lo pensa come perfetto. Poi, non trovandolo da nessuna parte, si converte al Nulla e diventa nichilista. Se non c’è l’Essere allora tutto è Nulla.
Ma il pensiero, ridimensionandosi dopo vari tentativi estremi, si è reso capace di pensare anche il Qualcosa. Il Qualcosa non è l’Essere, ma non è neanche il Nulla. Il Qualcosa appare come la dimensione adeguata dell’umano – anche se la sua sete è senza fine.
Convertito al Qualcosa, il pensiero diventa capace di apprezzare anche il Non-so-che, il Quasi niente. Dove va a riporre gli aspetti più sottili e qualitativi della sua esperienza. Che cos’è che ti fa innamorare? Cos’è che rende la tua giornata gioiosa? Cos’è che ti commuove e ti rinnova? Spesso non è neanche una Cosa o un Evento tangibile. Piuttosto un Non so che.
Il Non so che non entra nella contabilità. Non si sa dargli un prezzo. Non si vende sul mercato. Eppure, questo Quasi niente, che non è una Cosa è responsabile della qualità della nostra vita. E noi diciamo che non ha prezzo.
Ed è per questa via, la via del Non so che, Quasi niente, che riemerge nei nostri animi la fiducia e la speranza. E l’operosità che s’impegna con gentilezza e di buona lena a perseguire quel successo della nostra impresa che sogniamo da tempo.
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Attraversata dal tempo,
sento l’immensità
di un mondo cui non posso
volgere lo sguardo senza inciampare
nella meraviglia.
Ed io che sono?, mi domando,
e subito fuggo via dall’abisso di un simile quesito
e mi piego, rapita, sul tarassaco dentato,
che conosco, sulla piantagine maggiore,
che allarga le sue vele generose
e sul luppolo che tenero si arrampica
tra i rami di un bosso rigoglioso.
Errante in questo sogno antico,
invento le mie favole, a piacere,
con l’aiuto benevolo e garbato
di una piccola matita.
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Di nessun uomo mi ha mai interessato essere stata la primacome invece interessa agli stronzi del mondo antico,ma nemmeno mi ha mai interessato essere essere l'ultimacome invece interessa agli stronzi del mondo moderno,neppure mi ha mai interessato essere l'unicacome invece interessa agli stronzi d'ogni mondo:a me interessa essere qualcosa di bellissimocustodito con amore nel cuore per sempre:sono una stronza a modo mio ed è la cosa più difficile.
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In definitiva mi piace sognare.
E naturalmente sono indotta a trafficare con la pasta del mondo per conquistarmi fin che basta la possibilità di farlo.
Il sogno potrebbe non essere semplicemente una via di fuga da una realtà ingrata. Potrebbe essere il di più che manca, ciò che è irraggiungibile con gli strumenti del puro realismo, o come lo si voglia chiamare.
Lo spazio del sogno è però qualcosa di concreto. Esige una certa disponibilità finanziaria. Esige una parziale liberazione dalle urgenze materiali. Perché il sogno ha bisogno di tempo libero dalle necessità.
Il senso del lavoro per me è precisato dalla liberazione di tempo per una vita da sogno. Una vita ispirata e animata dal sogno.
Vorrei riuscire in questo: che il lavoro mi liberi il tempo per sognare e che il sogno metta in moto un’operosità ispirata capace di solcare la dimensione concreta del vivere. Sono le parti dinamiche e complementari di una spirale che illustra abbastanza bene la mia politica di vita.
Costruirla è la mia avventura. -
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Il fascino dell’avventura. Partì da ragazzino come mozzo su un vascello. Divenne capitano - oh capitano, mio capitano! – E solcò gli oceani del mondo, imparando molto sugli umani e sui cetacei. Conobbe la flora di isole tropicali, si nutrì di cibi esotici ed ebbe amori intensi e brevi. Lasciò traccia di sé su taccuini rilegati. Si assopì nel tramonto colmo di mistero.
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Stamani il cielo è più aperto. Soprattutto a oriente da dove compare il sole.
Il canto degli uccelli è più vivace, sullo sfondo del rombo del fiume, che prosegue imperterrito e incurante di altro che di se stesso. L’atmosfera è mite. Sto bene ferma ad ascoltare.
Com’è immenso il mondo! E il cosmo!
Che intelligenza permea ogni cosa!
Come ogni cosa s’incastra in un piano grandioso!
E noi?
E io?
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Liberare la malinconia dal destino di tristezza sterile a cui la si condanna. Liberarla e farne una fonte d’ispirazione. La più bella musica jazz cosa sarebbe senza malinconia? La malinconia va suonata, cantata forse, espressa in una maniera straordinaria.
E diventa ricchezza della vita, allargamento del cuore, abbandono grandioso al mistero dell’esistenza.
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Sì, guarda: le cose vanno bene.
Dormo abbastanza, mangio tutti i giorni.
Non ci penso più di tanto.Ma io ho ancora tanto bisogno di amore.
Amore per ciò che faccio.
Amore delle persone che incontro.
Amore di qualcuno di speciale che ancora non ho incontrato. E che non cerco neanche.Penso a volte al passato e vedo tutto quello che ho sbagliato. Questa cosa che chiamiamo vita è la nostra avventura.
È così.
Diamoci dentro.
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Elide sedeva sul prato vicino al fiume. Leggeva un intrigante thriller la cui protagonista femminile era una ragazza dalla a vita solitaria e indipendente, affascinata dal teorema di Fermat. Quando interrompeva la lettura, Elide pensava a quanto poco conoscesse del mondo là fuori, o come fosse digiuna di matematica, o di astronomia, o di fisica delle particelle. E di tutto il resto. Avrebbe desiderato una vita dal tempo illimitato per leggere tutto ciò che la interessava, per imparare a conoscere e pensare. Le sembrava che non ci fosse abbastanza tempo per gustare e sentire la ricchezza di tutto ciò che c’è e di tutto ciò che è stato. E immaginava che questo non fosse altro che l’introduzione a qualcosa di ancora più importante: la possibilità di contribuire in maniera feconda a costruire il futuro. L’orizzonte del desiderabile era talmente vasto da paralizzarla. Alla fine si doveva rassegnare, controvoglia. E si risolveva a concludere che, in qualche maniera piuttosto enigmatica, le cose potessero prendere un’altra piega. Perché altrimenti… E voleva resistere al senso di scoramento che questi pensieri suscitavano. Voleva credere che questa inquietudine, questa sete senza limiti, fosse destinata a qualcosa di positivo, di costruttivo, nell’economia della vita. E, intanto, vedeva come quella inquietudine la spingesse a non fermarsi mai, a non chiudere la partita per ritirarsi in santa pace. E questo era buono.
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Fosse questa la sete che ci animasse, che animasse tutta l'umanità, potrei sperare che potremmo vivere in una società che al pari di una paradiso terrestre, non lascerebbe nessuno indietro al proprio destino, nessuno soffrirebbe fame sete e freddo. ahi me, purtroppo non è così, quelle persone spronate da fame e da sete di conoscenza, non sono che una esigua parte di quei simili il cui unico pensiero, dettato dai loro istinti bestiali. Altro desiderio, altra fame e sete non hanno che possedere, opprime e soggiogare le vite altrui.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Mi piacerebbe essere felice per tutta la vita ma, come ogni cosa, la felicità esiste in quando esiste l'infelicità e viceversa. E spesso la seconda prevale sulla prima, come il disordine prevale naturalmente sull'ordine.Hai mai pensato a fare tutto ciò che ti rende felice? Ogni azione volta solo ed esclusivamente alla tua felicità. Pensa un po'.Il fatto è che ogni azione implica sempre delle conseguenze, muove le cose e le persone intorno a noi e il più delle volte non riusciamo a valutarle con obiettività. Le conseguenze poi lasciano sempre degli strascichi, spesso irreversibili o almeno reversibili nella loro materialità ma inevitabilmente inamovibili da dentro di noi che fanno da contrappeso negativo ad ogni potenziale felicità.
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non è proprio come la filosofia orientale del Tao, ma il tuo pensiero ha qualcosa in comune con la teoria dello Yin e dello Yang
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Nel silenzio delle mattinate, prima che il mondo si risvegli, quando sullo sfondo buio riecheggia solo il brusio del fiume qui davanti, allora io so che tutto potrebbe succedere, e addirittura che tutto potrei realizzare. Come se fossi magica, come se Dio fosse dalla mia parte, come se entrasse nelle mie mani e nella mia mente.
È quella situazione infantile a me tanto cara, di chi sta per imbarcarsi nella grande avventura.
È il momento il cui il sogno va incontro alla vita a braccia aperte.
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Lo ricordi? A sette anni avevi un amico immaginario. Milo, si chiamava. Che era un amico immaginario te lo disse Franca, l’amica di tua madre, che studiava psicologia all’università. Lei intendeva, per “immaginario”, che non esisteva davvero. Ma Milo ti ha tenuto compagnia per anni e ancora chiede di te, dopo che vi siete separati. Lui ti svelava molte cose e sapeva quasi tutto quello che tu gli chiedevi. E quando non lo sapeva, sapeva di non saperlo. E te lo diceva.
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bellissima questa giacca!!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Si sedettero sulla panchina, in silenzio. Odoravano l’aria di agosto. Il brusio pregno degli alberi del parco. Lo sguardo si liquefaceva, assorbito dallo spettacolo del firmamento. La luce delle stelle era un messaggio polifonico che proveniva, tutto insieme, da anni luce inegualmente distribuiti nella stratificazione del tempo. C’era da star zitti per sempre, a quello spettacolo.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Andar per colli con le mani in tasca
non fa problema che anche oggi io esca
sgranocchio un fico mangerò una pesca
se sono pesce abbocco a questa esca
e tu che guardi dal lontano il cielo
e sogni rosa immerso in questo velo
sei forse il fiore o forse sei lo stelo
rossa è la vite e giallo cadmio il melo.