- Donna
- Verona (VR)
-
Ultima Visita
Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920
-
-
So che sono piccola nell'universo. Non so neanche cosa voglia dire tutto questo. A volte ho l'impressione di muovere le cose con il pensiero. Molto spesso di essere mossa io per prima da un pensiero che è dentro le cose. Pur non sapendo cosa voglia dire, essere al mondo e e trafficare con le cose, immaginando di essere un soggetto, mi piace immensamente. Non ha proprio senso che tutto debba finire.Questa qui dev'essere una preghiera.Forse bisogna essere ubriachi per essere in sintonia con la vita.E le parole, a cui tengo tanto, forse non sono che una brezza su un fondale imponente che resta nelle buie profondità.
-
forse hai ragione.. per capire veramente bisogna essere ubriachi!
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
una bella passeggiata in mezzo alle vigne! che fortuna!
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Non voglio lasciarmi ipnotizzare dalle cattive notizie.
Non voglio attendere che il mondo sia un Eden per vivere la bellezza, la gioia, la creatività, per essere e fare come desidero nel profondo.
Ci sono strade, ogni giorno, che mi portano dove vivo i miei valori, dove sono come desidero, dove faccio quello che mi salta in mente e dove danzo la vita.
Non ho eretto un muro per difendermi dalle schifezze, mi sono addestrata a trovare pietre di guado per attraversare il fiume senza bagnarmi i piedi.
Ho reso quest’avventura interessante ai miei occhi.
Questa strada mi conduce alla Montagna Blu.
-
-
quante foglie!! dov'eri?
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
-
Immaginiamo che scoprissimo che un Dio ci stesse prendendo per il culo. Malgrado il nostro immenso desiderio di vita, siamo condannati a morte fin dalla nascita, i nostri sogni e desideri sono sempre mille miglia lontani rispetto alle condizioni reali, e la maggior parte di noi non ha neanche il minimo indispensabile per una sopravvivenza dignitosa…
In uno scenario del genere avremmo sempre la possibilità di cavarcela discretamente, se decidessimo tutti di imboccarci l’un l’altro, su tutti i piani di sogni e bi-sogni.
Le conclusioni sarebbero esattamente le stesse dettate dalla fede in un Dio dell’Amore che ci spronasse alla carità reciproca per entrare nel Regno dei Cieli.
Dunque?
Gandhi diceva che Dio viene all’affamato sotto forma di un pezzo di pane. Quel pezzo di pane qualcuno deve averglielo dato, all’affamato.
Possiamo immaginare che il Dio avviene esattamente in funzione di ciò che noi facciamo, per noi stessi e per gli altri? -
-
-
dobbiamo ricordarci di abbracciare sempre la natura, lei ci ama!
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Witold Gombrowicz, il grande scrittore polacco, ha avuto un’idea allo stesso tempo comica e geniale: il peso del nostro io, dice, dipende dalla quantità di popolazione del pianeta. Man mano che la popolazione aumenta, l’io diventa sempre più leggero. Una situazione che comporterebbe crescente incertezza circa la propria identità.Ma l’io, il peso, il valore, la consistenza dell’io, sono davvero messi a rischio dalla crescita della popolazione? Indubbiamente l’esplosione demografica ha un peso in economia, in politica, nella gestione della società, sollecitando la creazione di strutture che condizionano la vita dell’individuo. Ma sono ostile a tutte le teorie che fanno dipendere chi sei dai condizionamenti di qualsiasi tipo, sociali, educativi, biologici che siano. Più la nostra vita è giustificata da quello che è successo ai nostri cromosomi, da quello che i nostri genitori hanno fatto, dall’ambiente in cui viviamo, più assume i contorni delle storie di una vittima.L’avventura grande dell'io è immaginare un’esistenza in cui quei fattori non possono controllare quello che sono capace di fare.
-
Elide vuole essere se stessa. Se lo ripete da tempo e prende sempre di più le distanze dalle pressioni sociali, e anche da certi allettamenti della commedia umana rappresentata sul palcoscenico dei mezzi di comunicazione di massa. Fondamentalmente a spingerla in questa direzione è il suo bisogno di sentire la vita in maniera più piena e sensata. E ha capito che deve trovare le strade di un ascolto di sé, al posto della dipendenza da ciò che si dice o si promuove. Non che le interessi polemizzare. Elide ha bisogno di autenticità. E ha capito che questa non può venire da fuori. Pensa che l’autenticità sia un sì detto a un richiamo interiore.
Si ascolta. O, più generalmente, ascolta. E le sembra che dalla penombra delle cose interiori, dove non è ancora abituata a guardare con serenità e calma, emerga una voce sussurrata che è rivolta proprio a lei. Stare in ascolto di questa voce le procura già di per sé un senso di pace e di gioia. Sente gratitudine per essere ammessa alla vita. E una rinnovata energia creativa.
Ha imparato a rallentare nelle cose che fa per diventare più consapevole e ha scoperto che, rallentando e ascoltando, le cose si dilatano e manifestano una ricchezza del sentire che non aveva sospettato: rallentando, la vita prende spessore.
Tutto diventa più interessante e la meraviglia ha cominciato ad abitare tutta la sua giornata.
E così che si sveglia ogni mattina con gli occhi spalancati che aveva da bambina. -
C'era una volta, lontano lontano
La favola realizza un distacco temporaneo dalla realtà contingente, usuale.Nella favola possono avvenire cose meravigliose e magiche che nella realtà sembrano escluse.Nella favola il desiderio di realizzazioni meravigliose difficili o impossibili rafforza la sua fede.Tornando alla realtà dalla favola, la fiducia che i nostri sogni si realizzino davvero è più forte.Ai bambini (e non solo) piacciono le favole perché il mondo che sognano è un mondo dove i sogni si realizzano.Nella favola i sogni si realizzano senza il “duro” lavoro che viene predicato nella vita di tutti i giorni.La favola è una versione della meditazione trascendentale, dove si raggiunge lo stato del puro possibile.La favola è una critica della realtà: dice che l’esistente non è sufficiente.La favola è un addestramento alla creazione. -
-
Bellissima fotO!
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Elisa Anna e Marta
Elisa: Io dico che bisogna trovare il tempo per vivere e sfuggire alla macchina del lavoro che ti ruba tutto il tempo.
Anna: E io dico che una volta trovato il tempo bisogna muovere il culo per imparare a riempirlo davvero di cose vive.
Marta: E io aggiungo che la prima cosa da imparare è a vedere la bellezza del mondo perché quando vedi la bellezza si mette in moto dentro una corrente vitale che ti spinge ad agire ispirato, come fanno gli artisti.
Elisa: E allora scopri che c’è un fare che è molto diverso e più bello del lavoro.
Anna: E che a decidersi a vivere basta un salto, da qui a lì, adesso.
Marta: Beh, Non era difficile! Forse la società è una prigione con larghi spazi tra le sbarre. Se vogliamo possiamo passarci in mezzo.-
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Cosa vuol dire essere spontanei? Oltre questa parola, cosa c’è? Come posso capirlo? Afferrarlo nell’intimo?
E come posso avvicinarmi alla comprensione della spontaneità se quando parlo con qualcuno so che lo devo ascoltare, so che devo essere gentile, so che devo sorridere?E come posso entrare in contatto con quel che sono se so che devo essere brava e buona e adulta e razionale e rispettosa e aperta?
Non è questo che mi suggerisce la Programmazione Neuro Linguistica?
-
E ci trovavamo ogni tanto nel bosco.
Diego disse: è un mondo vecchio! Disse: guardate! C’è l’orario di lavoro che divora le nostre giornate. Non ci sottrae solo il prodotto del nostro lavoro. Ma ci depriva del nostro stesso progetto di vita. Noi coviamo il nostro progetto di vita sotto la cenere. Riusciamo a mala pena ad accenderlo la sera, come un fuoco. Perché non abbiamo tempo. E, dopo la giornata di lavoro, non abbiamo più neanche le forze. I più lo hanno lasciato svaporare. Il loro tempo è tutto occupato. C’è il loro lavoro, il loro stipendio, ma non ci sono più loro.
Io ascoltavo. Sentivo indignazione. Ma non riuscivao a capire quale rivolta, quale rivoluzione, ci avrebbe portato a recuperare il nostro tempo, il nostro progetto di vita. Diego era stanco. Stanco di fare rivoluzioni – cioè di partecipare a rivoluzioni disegnate da altri. Alla fine – diceva – è sempre la stessa cosa.
Una giorno, invece, venne Amina. Era una magrebina, immigrata. Era la fidanzata di qualcuno. Fummo stupiti.
Ci disse della sua esperienza da immigrata. Era anche colta. Aveva studiato. Era emigrata. Sì, ci disse che non era venuta semplicemente per trovare lavoro o condizioni migliori di vita. Ci disse dell’impulso a partire, ad andare immigrati. Disse che anche noi dovremmo saperlo, perché siamo stati un popolo di immigrati, nel passato. Ci disse di questo impulso a cercare un nuovo mondo, a dargli vita. Ci disse che succede quando dove stai manca cibo, per il corpo o per l’anima. Ci disse che uomini e donne audaci, in queste circostanze, lasciano dove stanno, si slegano, tagliano i legami, e partono. Per aprire la geografia umana con nuovi spazi. Disse che, a quel punto, non interessa più uno stile di vita. Disse che importa l’avventura, il viaggio, la ricerca. Ci parlò di questa esperienza del viandante. Che è interiore ed esteriore.
Io capii che Amina era nella nostra società, nel nostro mondo, andava al supermercato, aveva l’orario di lavoro, ma non era come noi. Non viveva tutto questo come lo vivevamo noi. Lei era immigrata. Era alla ricerca di un nuovo mondo. Lei era uscita da, aveva tagliato con, ed era in cerca di.
Fu quel discorso che mi ricondusse a quello che ero. In un viaggio di migrazione. Alla ricerca di un nuovo mondo. Non ero una gallina d’allevamento. Avevo ritrovato la mia dimensione nomade, selvatica, libera. E stavo movendomi ogni giorno verso il nuovo mondo.-
Ho sempre ceduto che la libertà è qualcosa che si coltiva dentro di noi, nella nostra anima, nei nostri pensieri. Viviamo in una società in cui tutto è a portata di mano, nulla più ci manca, o almeno è quello che cediamo, finendo per assopirci a tal punto da perdere quello spirito di avventura che da piccoli tanto ci animava giorno per giorno.
Ed è proprio nel perdere quella libertà di bambini vogliosi di avventura che finisce per spegnerci, noi persone civili di cui nulla più abbisogniamo, nemmeno di quel nettare che alimenta la nostra fantasia a farci vedere oltre quegli orizzonti ormai perduti.
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
Facendo molte rime
S'impara a poetare"
- Diceva l'arcivescovo
Volendo salmodiare.
Di certo gli sfuggiva
Il cuore del concetto,
Forse troppo occupato
A coltivar l'aspetto.
Ma un giorno accanto a un fosso,
Andando a passo lesto,
Fu all'improvviso scosso
E reso alquanto mesto
Pensava all'Orizzonte,
Al sole, alle comete,
Alla rugiada, al fonte,
Al cranio dell'ariete.
Pensava a quelle cose
Cui non ne val pensare:
Le spine delle rose, L
o sciabordio del mare,
Il vento sulle fronde,
La piega dei ginocchi,
I pali sulle sponde,
La voce dei ranocchi...
E gli sembrò d'un tratto
Che la felicità
Fosse legata a un patto
Con quelle cose là.
Disse: non è questione
Di fare ben la rima,
Questa rivelazione
Non l'ho capita prima!
-
-
"La primavera e' la conferma che le cose andranno bene e tornera' la luce persino nelle notti piu buie".
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Ammiro molto le filosofie orientali e me ne nutro. Lo Zen è ricco di suggestioni per la pace del cuore, la presenza, la consapevolezza, la freschezza dell’esistere, la saggezza di danzare con la vita. Non credo che il messaggio di queste filosofie sia quello di entrare nel nirvana della stasi. L’avventura e l’azione hanno bisogno di una quiete interiore, profonda, capace di durare, perseverare, reggere, rinfrescare. Perché chi cammina tutto il giorno si sporca i piedi e la sera deve lavarli e distendere le gambe. Ma la pienezza della vita è creazione. Contemplarla è fantastico, vederne la bellezza è divino, ma la meraviglia stessa e lo stupore fanno l’incanto di voler partecipare al gioco.
-
-
-
ma che bella foto!
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Ti amo
Pensavo che, in fondo, la faccenda degli umori è alla nostra portata. Uno crede di essere preda degli umori. Ma non è così.
Sognavo da tempo di incontrare un vero uomo, i cui sentimenti fossero tutt’uno con quello che lui è. È questo che desidero: incontrare un vero uomo i cui sentimenti siano esattamente lui e non un vento passeggero.
Sugli umori, dicevo. È come nuotare in un fiume. Ci hai provato? Ci sono correnti che ti portano via. Sta a te muoverti verso quelle correnti che ti lascino il controllo. Delle volte, le puoi perfino sfruttare.
È alla nostra portata. Più che gli eventi del mondo, che succedono senza che tu lo sappia e che tu possa. Le cose vicine sono cose su cui si può mettere le mani e lavorarci. Le cose vicine sono le cose del tuo quotidiano. E sono anche gli umori.
Il controllo non è su ciò che succede nel mondo. Quello è lontano e tu ci navighi dentro. Il controllo è sul tuo nuotare tra gli eventi. Delle volte le cose rischiano di portarti via. E tu sai cosa bisogna fare. Girare verso un lato del fiume in cui tu non perdi il controllo della tua nuotata.
Quanti anni hai, figlia mia?
Non ha importanza.
Io sognavo da tempo un uomo che quando ti dice ti amo, è lui. E io sognavo da tempo di essere quello che sentivo.
Mi sveglio, al mattino, e dico: eccoci. Tutto questo desiderio di vita e sembra che non ce ne sia abbastanza. E allora mi dico: che vuoi fare? Piangere perché non hai di primo mattino il rigoglio del regno? Oppure, darti da fare e cercare di ottenere quello che ami?
Sei pigra, al mattino? È perché non sai ancora i doni che ricevi mettendoti all’opera. Non vorrò mai cedere alla noia. Mi metterò a lavare i piatti, a pulire i pavimenti, a fare qualsiasi cosa, pur di uscire dal risucchio della noia. La noia è la fatica immaginata dai muscoli non allenati. Ma chiunque cammini e tagli la legna sa che a lavorare il corpo è felice.
Io ti immaginavo così. Eri un uomo che quando diceva: ti amo, era lui in persona. Stabile come una roccia, radicata nel suo essere. Qualcuno che era. E non una bandiera svolazzante.
Io ti immaginavo così: grande, radicato nel tuo essere. Al riparo da tutti i soffi d’aria che spazzano la città. E desideravo questo. Che la tua bocca, i tuoi occhi, dicessero cose che sono e non soltanto cose che arrivano e passano e vanno.
E che tu sapessi di essere. E che io sapessi di essere. Lasciando alle spalle tutte quelle domande che rivelano la nostra incertezza.
E io ti abbraccerò, quando verrai. E non sarà un sentimento effimero. Non ci sarà niente di effimero in questo fluire del tempo. Ciò che permane, l’essere, emergerà dal fondale. Non sarà neanche scalfito dalla corrente.
E io ti abbraccerò. E, semplicemente, saremo.Lasciando tutti i morti dietro le spalle.
-
a vita va presa come una sorta di esperimento continuo. Tu sei un laboratorio. Tenti, rifletti, e ritenti, finché impari abbastanza da fare un altro passo in avanti. Verso ciò che riconoscerai come il luogo dove ti senti a casa. Dove farai festa e sosterai per un po’.
Per ripartire di nuovo: perché l’avventura continua.
-
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-
-
Ogni giorno della nostra vita ci capita una cosa davvero strana. Chiudiamo gli occhi, dimentichiamo ciò che ci circonda e ci mettiamo in viaggio verso un mondo fantastico. In questo regno immaginario possono capitare cose straordinarie, orribili, meravigliose, impossibili. Alla fine riprendiamo coscienza, apriamo gli occhi e continuiamo a vivere come se non fosse successo niente di particolare. Eppure…
-
Pensavo di ignorarti questa notte lasciando orfane le tue parole anche se hanno una madre e diversi amanti, ma nel chiudere la finestra ho visto la pioggia, diffusa e incessante. E così ho pensato: la stessa pioggia nella sua immensità è qui con me nello stesso istante che è lì con te, questo ci lega in un'unica presenza, ma rimane anche la sola vicinanza possibile. Non rispondere ma ascolta la pioggia.
-
odessa1920 ha aggiunto una reazione
-