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OrgasmoÈ accaduto. Ho perso la cognizione e la consapevolezza dei miei sensi, dopo che questi si sono tesi e poi tesi ancora, fino a spezzarsi e deframmentarsi a tal punto da smarrire ogni congiunzione con la realtà (che strano effetto sentire il vento fischiare ed insinuarsi nelle sottili e taglienti fessure della tensione): udito, tatto, olfatto, gusto e vista si sono annullati in una sorta di corto circuito.
L’interfaccia con il mondo esterno ha cessato di esistere attraverso un black-out del sistema neuronale: la mente è diventata scura ed inconsistente, si è spenta ogni luce dentro e fuori, ed allora sono diventata un opaco e molle grumo di pensiero senza forma, né spazio, né tempo, prigioniera di un dolce annientamento attratto verso il basso da una primordiale forza di gravità. Ed io non ho opposto alcuna resistenza.
Le mie orecchie strette e occluse da una morsa fatale di ovatta che smembra ogni suono ricucendo echi mai sentiti che rimbalzano tra verdi valli coperte da foreste impenetrabili e bianche invalicabili vette all’orizzonte, la mia pelle schiusa e spiegata al sole come ali di farfalla appena uscita dalla crisalide, le mie narici chiuse in uno scrigno con infinite serrature le cui chiavi sono state gettate via lontano nel centro della terra dove ogni odore evapora e si disperde tra rivoli di magma rosso e incandescende, la mia lingua persa tra labirintici ed umidi antri che nessun uomo ha mai percorso.
Ed io ridotta a respiro, solo il respiro è rimasto, respiro volatile e inesorabile, respiro che sembra sempre l’ultimo… solo aria che si mescola con aria procedendo a tentoni per gradiente di densità. -
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sempre sul pezzo
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sei entusiasmante!
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Due amiche ai giardini
Con il sole che troneggia
le due amiche vanno a spasso
pei giardini della reggia
di Cianesco a Campobasso.
Sono allegre e stanno a dire
degli amori che hanno avuto
un po’ allegri un po’ a soffrire
com’è giusto e risaputo.
Ora pensano al futuro
che le aspetta lì davanti,
assomiglia forse a un muro
ma lo affrontan tutti quanti.
Noi siam donne, dice Ornella,
Siamo audaci e siamo forti.
I mariti, questa è bella,
a quest’ora son già morti.
Con le bocce e la canasta
non si vive a lungo sai
l’hanno preso proprio in tasca,
l’han voluta, non son guai.
Noi sian libere e creative,
tutto il tempo abbian per noi,
siamo belle, siamo vive,
godi e ridi fin che puoi.
Forse è meglio che il sistema
dalle donne sia guidato,
questi maschi fanno pena,
sono mosci, non han fiato. -
Tutta l'energia del temporale
Ad ascoltare meglio, con la finestra aperta, le sorprese del tempo, questo luglio, ad ascoltare meglio, a volte, sono stata incantata dall’energia potente del temporale, e della pioggia, e dei colori vividi, assai carichi – il verde delle piante, il rosso dei gerani – e quel rumore d’organo, continuo, che pare una carezza sul plesso solare, e il tuono e il lampo improvviso, e la minaccia sospesa a mezz’aria, e poi lo slancio delle potenze che abitano il pianeta…
Ho pensato che la vitalità del temporale è quella dei poemi epici, quella di Achille sotto le mura di Troia, o di Giasone, o di Teseo, e anche quella di Medea nella sua folle spietata disperazione.
C’è potenza nell’epico.
Il cuore si spaventa, ma poi diventa audace e può immaginare imprese che la bella stagione non suggerisce. -
Sei una forma di desiderio inespresso, ammezzato, mozzato;
un desiderio senza nome, affondato nelle parole,
un desiderio senza tempo, né spazio.
Una forma d’amore non contemplata nei manuali d’amore.
Uno di quegli amori che ci vergogniamo a raccontare in giro,
un amore che ci teniamo dentro, che non possiamo manifestare,
un amore senza appigli, senza radici,
un amore nato in luogo di cui neppure noi conosciamo l’esistenza,
un amore flebile come un guaito di un cane nella notte.
Un amore dove non c’è nulla da imparare o da sfogliare
un amore scuro, senza caratteri.
Un amore che secondo i più incarna la negazione dell’amore.-
mi confonde quello che scrivi, sei una scrittrice speciale1
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A scuola di teatro
A Noi, qui, sul palcoscenico, facciamo bene quelle stesse cose che fuori la gente recita male.E E questo che mi ha spinta a entrare nella scuola di teatro: imparare a recitare bene la vita.
A I dialoghi per esempio. Là fuori, sono sempre impacciati, infelici, senza brio e mordente… Qui, impariamo a farli bene…
E Qui impariamo a prenderci cura delle nostre espressioni.
A Il teatro è una scuola di vita. Impariamo a dare alle nostre emozioni un’espressione adeguata.
E Soprattutto, impariamo a sognare. I sogni sono illusioni, ma le illusioni sono per l’anima come le ali per gli uccelli: la sostengono, la fanno volare.-
parole di innocenza e verità
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i radiohead sono i radiohead!
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Ecco una bell'avventura.Enrica aveva deciso di collezionare una lunga lista di cose belle ed errava per le le città e le campagne a fotografare ciò che nutriva la sua gioia di esistere.
"Voglio prendermi cura della vita che mi è stata regalata", diceva, "perché dovrei lasciarla inquinare dalle brutture? Il fatto che esistano non comporta che io me ne debba nutrire. Quando vado a funghi nel bosco, scelgo quelli buoni e lascio perdere quelli velenosi".
Lei ragionava così. -
Seduta al bar, cos’aveva ordinato? Scelse di fissare le nuvole senza pensare a niente, lasciandosi assorbire dal gioco del tempo. Cos’aveva ordinato? Andrea ormai se n’era andato. E lei non voleva soffrirne. Non voleva per nessuna ragione al mondo soffrire nuovamente quelle stupide pene d’amore. Cos’aveva ordinato? A me piace scrivere, pensava, e immaginava di battere con destrezza e ritmo giusto sulla tastiera del suo Mac. Cos’aveva ordinato? Il dehors del locale era grazioso, attraversato da una luce naturale soffusa, filtrata da tendine bianche. S’intravedevano i tigli adulti e posati che sbucavano da grosse ferite circolari dell’asfalto, lungo il viale. Cos’aveva ordinato? Pensava di consolarsi con il piacere della scrittura. In fondo, l’unico amore costante di tutta la sua vita. Andrea, beh, come gli altri, poteva restare un passeggero del suo cuore. Che, come gli altri, l’aveva calpestato come uno zerbino. Cos’aveva ordinato?
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La foto è bellissima, degna della una scena di un film
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Immersa nel sognoForse è dai nostri sogni che scaturisce il mondo.
Le cose e gli eventi non sono che inviti a continuare a sognare.Il desiderio sostava tra i tuoi abbracci, nelle lusinghe del tramonto.
Un’onda anomala d’energia rinnova lo sguardo.
I piedi danzano impazienti.
Spogliarmi di tutte le dottrine e ritrovare il linguaggio vergine, fanciullo.
Sostare nelle terre di confine.
Respiro con gli occhi il profumo delle tue forme e sono subito ebbra.
Sulla tua bocca, sapore d’albicocca nel momento in cui si schiude al sole. -
Ricordo una notte d’estate nera nera. Io distesa sul letto con il mio pigiama. Io, il mio pigiama ed un ronzio più nero della notte. Fuori un silenzio quasi da camera anecoica. Un silenzio mai udito, ammesso che il silenzio si possa udire.Una zanzara era entrata nella mia camera, volava invisibile intorno a me, le sue ali come carta vetra sfregavano contro quel silenzio e lo affilavano e sentivo le lame taglienti di quella notte adagiarsi sulle mie vene.Dovevo togliere di mezzo quella zanzara, ma come? Ne avevo solo una percezione lontana, nonostante quasi mi sfiorasse non ero in grado di vederla. Improvvisamente il ronzio cessa, si era posata da qualche parte sul mio corpo ma non avevo la più pallida idea di dove fosse. Era troppo delicata, volatile ed impalpabile.Eppure proprio in quell’istante stava affilando il suo pungiglione pronto a trapassare la mia pelle e succhiare il mio sangue. In fondo faceva il suo sporco mestiere di zanzara ed io dovevo necessariamente schiacciarla.La mia mano si sposta lentamente verso l’interruttore, lei è ancora lì, la sento. Un lampo. Abbasso gli occhi sul mio corpo, quella notte indifeso come mai.Eccola, la vedo. Appena il tempo di sollevare il braccio e la zanzara riapre la sue ali, di nuovo quel ronzio. I miei movimenti erano troppo goffi e pesanti per contrastare tanta leggerezza.
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Accontentarsi fa male, bisogna imparare ad aevolvere il proprio pensiero verso una nuova dimensione di noi
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Bellissime opere alla vista!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Il senso della vitaJodorowsky dice che la vita non ha senso. La ricerca del senso della vita è una faccenda intellettuale. La vita è tutto fuor che intellettuale. La vita bisogna viverla.Io penso che la domanda sul senso della vita abbia anch’essa il suo posto importante nel vivere la vita. Per questo motivo non ci si deve sbarazzare così frettolosamente di una domanda che ha le radici nel più profondo di noi.
Si può cercare di capire il senso di questa domanda, che non si accontenta certo di una risposta concettuale.
Quella domanda vuole sentire (il “senso”) la presenza di qualcosa che rende la vita veramente vivibile. Vuole sentire che la vita è buona, che l’ama, che la nutre, la sostiene ed è pronta a sconfiggere tutte le sue paure. Qualcosa che è in grado d’infondere fiducia e slancio creativo, invitando alla creazione quotidiana dell’essere.
Poiché questa garanzia non è immediatamente presente, poiché si presenta di primo acchito come un’Assenza, ecco la domanda, che non è solo domanda di sapere, è domanda di avere, di ricevere, di sentire dentro. È Desiderio.
E allora questa domanda, alla fine, è un invito a cercare (non solo con l’intelletto) il Santo Graal.
Ed è questa ricerca stessa, la sfida che pone alla fiducia, il coraggio che richiede, lo slancio per certi versi folle cui si affida, che fa “sentire” il senso della vita.-
belle, veramente belle parole
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giasone007 ha aggiunto una reazione
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La buona morte
Zio Tonino, detto Tati,
vi dirò come morì.
Un mattino in mezzo ai prati
molto presto lui partì.
Con il sole all'orizzonte
una musica ascoltò:
gli fluiva nella mente ...
e con essa se ne andò.
Così quello che alla gente,
giustamente, fa temere
per lui, allor, senza far niente,
fu un momento di piacere.-
bellissime immagini!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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DA UN SOGNO VERO, CIRCA LE 17.00 DEL 30 AGOSTO 2019, DA QUALCHE PARTE IN LOMBARDIA.
Eri in una scuola Odessa, contemporaneamente adulta e bambina, ero lì anch'io e sentivo che dovevo avere cura di te, perché eri smarrita ma al tempo stesso geniale come gli autistici, eri orfana, senza più genitori. Ti proteggevo anche dagli altri, perché curiosi volevano il tuo genio; c'erano anche altre cose, ma al risveglio i ricordi si sono dissolti. Solo ora che leggendoti scrivi di sogni, io ti parlo del mio e di questa strana coincidenza, altrimenti avrei taciuto. Forse già oggi, al far della notte sarò di ritorno nella mia sopportata città. Il piano A è ormai abbandonato.
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Scozia :-)
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saporicalabresi ha aggiunto una reazione
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Per quanto riguarda il mio mondo immaginario cambia molto con i miei stati d'animo e non ha contorni definiti. Sono piuttosto volubile (non si era capito eh?) spazio dalla nera disperazione al più rosa degli entusiasmi. Se dovessi banalizzare un mondo ideale sarebbe sempre in viaggio, sempre esteticamente bello e molto musicale. Solitario... ma non troppo!
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Quote
La tua salomonica e materna risposta ha messo a tacere i cani che litigano. Se percepisci una forzatura se puoi comunicalo, perché spesso non ci si accorge di farla, per quanto si può stare attenti l'entusiasmo spesso ci rende inconsapevolmente invadenti e ricattatori. Intelligente e ironica affermazione la tua, una solitaria che sta bene in compagnia, sei troppo forte.
Grazie del tuo sogno "reale" che mi hai regalato, mi ha permesso di conoscerti un po' di più. Il tuo sogno è in qualche modo simile al mio, solo che non ho avuto il dono della musicalità, altrimenti la mia vita sarebbe stata diversa, probabilmente più felice. Se pubblichi avvisami! Il saluto lo evito altrimenti in questo momento sarebbe un....
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Oggi è il tempo in cui ognuno deve costruirsi i propri aquiloni per volare. E volare è necessario per alleggerire il peso del nostro cammino nel mondo. Se non hai il tuo aquilone è dura sopportare la vita.La letteratura si è spesa a lungo su “la fatica del vivere”. Sembra necessario stringere i denti e, al contempo, avere un aquilone che solleva l’animo. La mia vocazione è fabbricare aquiloni. Dopo l’uomo “mulo” che doveva sopportare il basto. E dopo l’uomo “leone” che ruggiva contro i limiti e lo sfruttamento, ora l’uomo “fanciullo” si domanda a cosa dire di sì. Per fare questo ha bisogno di leggerezza. E di aquiloni…
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- Sbagliato in pieno, se la foto l'hai scattata tu ovviamente il piede non è tuo, anche se magari rapita dalla scena ti sei amputata un piede per simbiosi. Comunque ti posso dire che jeans e scarpe sportive ti stanno molto bene; con gonnellina e scarpe da ballerina sei deliziosa ma forse troppo Alice.
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Peccato mi saresti piaciuta in stile psicopatico: nel quotidiano con jeans e maglietta, fresca, giovane, divertente, urbana. Ecco che poi in certi momenti, in giardini decadenti, in antiche ville abbandonate, fra viali dannunziani ti trasformi in Alice, un pò eterea, sognante e con risvolti misteriosi e un pò inquietanti in stile "Che fine ha fatto Baby Jeane" o " Viale del tramonto".
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Stampe esotiche
La narrazione sì, quella fa proprio per me. Non faccio che raccontare la mia storia, sono in mezzo a una storia che vivo nell’atto stesso di raccontarla. Io sono affezionata al mio io narrante al punto da non preoccuparmi per niente se non ricorda esattamente quello che è successo e travisa i fatti solo per mantenere la propria dignità. Soprattutto adoro il mio io narrante nel momento stesso in cui inventa il suo futuro. E questo lo fa ogni giorno. È la sua attività principale.Il mio presente è un io narrante che inventa il suo futuro.