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Le cose e le persone nel corso della nostra vita cambiano. Sembra che non muti nulla, che tutto sia cristallizzato intorno a noi ma in verità se proviamo a voltarci indietro notiamo che in uno, due, tre anni qualcosa intorno a noi è cambiato. Se si sente il peso insopportabile dello stallo questo peso non è ancora abbastanza affinché non si è indotti a darci un taglio. Non è affatto saggio lottare per un equilibrio artificioso, lottare con il disordine che si insinua dentro e fuori di noi senza posa di notte, di giorno, sotto la doccia, in mezzo al mare, durante un film che ci piace tanto... non è saggio.
Poi ognuno vive come può. Non è da biasimare chi esplora il proibito, chi cerca emozioni fuori dalla propria realtà e chi non riesce ad abbandonare. I binari delle emozioni non sono sempre dritti e così chiari. La vita è fatta di meandri morti e piccole stazioni dismesse. Non solo di linee ad alta velocità.-
Saggie parole le tue.
I cambiamenti anche se non si vedono procedono e sono inesorabili; come l'albero della cui crescita ci si accorge solo dopo. Lo stallo inaccettabile invece non si scioglie fino a quando non c'è il punto di rottura, fino a quando non è venuto a maturazione il cambiamento.
PS: se riesco la prossima volta vorrei commentare una tua foto.
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L’albero disobbediente
Per vocazione o per dispetto,
era saltato di qua dal muretto.
“Ho la mia vita, io non m’imbranco!”era il suo motto, scritto sul tronco.E sviluppandosi di qua dal murolui ce l’aveva molto più duro.“Beh – gli dicevano i suoi fratelli –forse di qua noi siam meno belli?”“Questo argomento, via!, qui non regge.Io sono libero e voi siete gregge!” -
Territori intriganti
– Com’è bello essere vivi in questo novembre luminoso. Il vento ha spazzato l’aria con energia. E c’è una luce che non sai distinguere dove finisce l’anima e dove comincia il cielo.
Più o meno pensava cose del genere, Henry, mentre scendeva le scale. Ed era un respiro fantastico quello che sentiva aprirgli i polmoni.
– Ma chi cazzo me lo fa fare di arrovellarmi l’animo in questo modo? – più o meno.
E poi, d’improvviso: Ma con chi parlo quando parlo da solo?
Il marmo liscio delle scale lo riportava sulle Alpi Apuane. Chissà perché? Quello scenario tra cielo e mare, tutto fatto di bianco, che sembrava neve anche in estate. E gli venne in mente Enrietta.
Ricordava perfettamente il pagliaio in cui si erano sdraiati. Enrietta, non te ne andare! Enrietta aveva sempre gli occhi umidi, anche quando rideva. Enrietta era una freccia puntata sull’Altrove. Ricordava bene quel pagliaio. E cosa doveva dire? Che era il gusto del suo corpo che gli era entrato dentro?
Certe donne hanno un gusto intenso. Lo si afferra prima ancora di parlare, o di fare… Il gusto delle donne. Bah! Un gusto. Cosa doveva pensare? Il gusto di Enrietta? Non si trattava di quello.
Enrietta era una porta aperta per l’Altrove. Enrietta, con i suoi occhi umidi, era l’apertura verso l’Altrove. Come ho fatto a dimenticarti così presto, Enrietta? Tu parlavi già allora di esplorare ciò che ancora non si conosce, ma che ti appartiene nel desiderio.
Enrietta diceva spesso: non affogarti nel bicchiere del passato!
– Enrietta? Dove sarai adesso?
Poi vide uno scenario aprirglisi davanti. Lui era un io con le bollicine. Non un io e basta. Ma con le bollicine. Il che voleva dire che la sua quiete non era come l’acqua di uno stagno, ma come la corrente del fiume attorno ai dislivelli.
– Dove mi porti, Enrietta? In questa giornata di novembre. Dove mi porti?
E pensò: Se il mondo avesse la colonna sonora, tutto sarebbe diverso. E pensò ai suoi esercizi sulla tastiera. Che cercava? Che sognava?
Tra una cosa e l’altra, non c’è tempo abbastanza per rendersene conto. E allora rallentò. Rallentò molto. Per darsi il tempo di prendere coscienza. E più rallentava, più il disegno, il filo rosso, sembrava emergere dall’incoscienza.
– Ecco – pensò – ogni cosa che capita, ogni cosa che c’è… Tutto questo è buono. Tutto questo è vita. Giurò a se stesso che mai più avrebbe lottato contro ciò che c’è, contro ciò che avviene. La vita è più viva di quello che pensi – disse.
– Io sono un portatore sano di handicap – disse. E sembrava aver afferrato qualcosa d’importante.
Era bello scendere le scale in questa giornata di novembre piena di luce. Non sapevi decidere dove finiva l’anima e iniziava il cielo. Enrietta…-
tra la foto e le tue parole, mi eprdo sempre in te!
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colori del paradiso!
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bellissimi quei colori! voglio anch'io!!
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A scuola di teatro
A Noi, qui, sul palcoscenico, facciamo bene quelle stesse cose che fuori la gente recita male.E E questo che mi ha spinta a entrare nella scuola di teatro: imparare a recitare bene la vita.
A I dialoghi per esempio. Là fuori, sono sempre impacciati, infelici, senza brio e mordente… Qui, impariamo a farli bene…
E Qui impariamo a prenderci cura delle nostre espressioni.
A Il teatro è una scuola di vita. Impariamo a dare alle nostre emozioni un’espressione adeguata.
E Soprattutto, impariamo a sognare. I sogni sono illusioni, ma le illusioni sono per l’anima come le ali per gli uccelli: la sostengono, la fanno volare.-
parole di innocenza e verità
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Amore da bere
Ogni volta che prendo un caffè non posso fare a meno di pensarti… qualcosa si rimescola e si scioglie dentro di me, proprio come lo zucchero che metto adesso: mezzo cucchiaio, lo so, non ti piacevano le cose sdolcinate, amavi i retrogusti amari di ogni situazione e soprattutto le cose vere, non edulcorate. Mettere lo zucchero nel tuo caffè era una cosa delicata, quasi da alchimista: spesso ero un po’ troppo distratta o soprappensiero e mettevo più zucchero del dovuto e tu allora mi guardavi con aria di rimprovero, come per dirmi…sei sempre la solita egoista, pensi solo a te, alle tue dosi ed alle tue esigenze, non cambierai mai.
Ti penso bevendo orzo... l’orzo pare un succedaneo del caffè, riservato a chi non può bere per varie ragioni la caraibica e scura bevanda. Nulla di più sbagliato! Sono due cose diverse: l’orzo è riservato ad ore particolari, è una bevanda serale, silenziosa, notturna, intimista e invernale, da bere prendendo la tazza con due mani – proprio come tante volte ho preso il tuo mento - ed accostarla alla bocca lentamente, senza fretta, con lo sguardo perso fuori dalla finestra dai vetri appannati mentre scende una pioggia leggera e fredda. Tu non hai mai bevuto orzo in vita tua e mi prendevi in giro per questo mio gusto un po’ retrò, ma spesso sono proprio i contrasti a generare ricordi.
Nelle nostre cene il vino non è mai mancato. Rigorosamente rosso. Il bianco ti dava disturbi allo stomaco, almeno così dicevi. Così insieme a te mi sono abituata pure io. E anche adesso continuo a bere vino rosso, pesce o carne che sia. Solo rosso, nonostante io tolleri anche il bianco, a tal punto che adesso non mi piace più o forse credo che non mi piaccia. Chissà. Di solito una bottiglia da 0,75 si svuotava in fretta. E le nostre cene approssimative acquistavano un’altra luce, sembravano preparate da grandi chef. No, non potrei mai stare con un astemio.
Io non ho mai amato particolarmente la Coca Cola, per questioni sia ideologiche che organolettiche. Ricordo i nostri pomeriggi girovaghi navigando a vista, senza programmi o mete precise – cosa che tu detestavi. E puntualmente incrociando un bar qualsiasi la tua frase tipo era… voglio una Coca Cola, io cercavo di dissuaderti dalle tue intenzioni con ogni mezzo possibile ma sapevo che era vano. Così cedevo. Spesso aggiungevamo un pezzo di pizza al taglio per distogliere i nostri stomaci dal pranzo saltato, nonostante la tarda ed abbondante colazione. Una lattina, due cannucce. Poi pian piano ci prendevo gusto e tu reclamavi la tua parte. Io sorridevo guardandoti mangiare e aspirare fino all’ultima bollicina il fondo della lattina. E ancora adesso quel – glurr, glurr - rumore, per molti molesto e contrario ad ogni bon ton, mi riporta a te.
Bevo l’acqua… l’acqua non riesco ad associarla direttamente a te, non che tu non sia stato trasparente. Certo il caffè, l’orzo, il vino e la Coca Cola sono bevande superflue, l’acqua invece è fondamentale per vivere, siamo praticamente fatti di acqua e io e te avremmo dovuto considerarci necessari proprio come l’acqua. Forse lo siamo stati e non ce ne siamo resi conto, proprio come l’acqua, di cui sentiamo l’esigenza solo durante periodi di siccità, quando la terra si schianta ed il sole punta dritto sulle nostre fronti accaldate. Ed ogni storia compie un ciclo, proprio come l’acqua, piove dall’alto, inaspettatamente, magari quando il cielo è scuro, poi tende verso il basso nelle profonde viscere della terra, si sposta seguendo le leggi della gravità, infine cambia di stato e torna su. Chissà dove.
E adesso ho solo bisogno di pioggia. -
Basta poco, anzi non bastaù
Aveva riempito gli armadi di cibi freschi e sani. Sulla veranda c’era una sedia a dondolo. Era ancora di nonna. Veniva in quella casa d’estate, da bambina. Quanto tempo era passato?Ora era il luogo giusto. Sarebbe stato un cambiamento profondo.
Quando il passato ti pesa sul cuore, concentrati sul presente – le diceva la nonna. È facile, qui e ora, trovare la gioia e la pace.
C’era tutto quel che serviva. Il cielo, il sentiero che si allontanava verso l’orizzonte e i quattro aceri di montagna.Le notizie, ogni giorno erano terribili. Il mondo degli umani era questo. Ma bisognava che la morte assassina non uccidesse anche la capacità di immettere gioia e pace nella vita.
Cercare nell’inferno ciò che inferno non è, coltivarlo, farlo durare, alimentarlo. Questo suggeriva il suo scrittore preferito.
C’era tutto quel che serviva. Il cielo, il sentiero che si allontanava verso l’orizzonte e i quattro aceri di montagna.-
pensieri così fragili e veritieri, bravissima
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Scozia :-)
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saporicalabresi ha aggiunto una reazione
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Cantami o Diva...
Nei mesi dell’inverno la poesia
si sa patisce il freddo come tutti,
Calliope non si spoglia, ben che sia
d’Omero amica e dei costrutti
che fecero d’Ulisse il grand’esperto
e d’Ettore ed Achille i gran guerrieri
dei quali il dono è d’averci aperto
il libro della vita e dei pensieri.
E allor cosa farà caldo il poeta
che non resiste senza penna in mano?
Che cosa accenderà dentro l’esteta
l’estro creativo a muovergli la mano?
Forse tu sai soffiargli nell’orecchio
quel vento dolce detto ispirazione?
Forse tu puoi mostrargli nello specchio
il volto audace dell’eccitazione? -
Chiedete a un rospo cos’è la bellezza, il bello assoluto, il to kalòn. Vi risponderà che è la sua femmina, con i suoi due grossi occhi rotondi sporgenti dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo, il dorso bruno.
(Voltaire) -
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D’un amore che cresce godi la pianta appena nata, godi poi la foglia e il fiore, accarezzi e contempli il disegno dei rami, ne ascolti il vento tra le fronde, senti l’odore buono della resina, la sensuale rugosità della corteccia, aspetti paziente che i frutti diventino maturi per poi raccoglierli delicatamente, ne assapori la polpa zuccherosa, ti distendi sazio e protetto dal sole e dalla pioggia sotto l’ombra della chioma.
D’un amore estirpato t’accorgi quanto lunghe siano le radici, quanto aggrappate dentro la tua terra, quanto di te ha portato via, lasciando inesplorati meandri neri dove ormai sono casa solo serpi e lombrichi.
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wow, bellissimo outfit!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Due amiche ai giardini
Con il sole che troneggia
le due amiche vanno a spasso
pei giardini della reggia
di Cianesco a Campobasso.
Sono allegre e stanno a dire
degli amori che hanno avuto
un po’ allegri un po’ a soffrire
com’è giusto e risaputo.
Ora pensano al futuro
che le aspetta lì davanti,
assomiglia forse a un muro
ma lo affrontan tutti quanti.
Noi siam donne, dice Ornella,
Siamo audaci e siamo forti.
I mariti, questa è bella,
a quest’ora son già morti.
Con le bocce e la canasta
non si vive a lungo sai
l’hanno preso proprio in tasca,
l’han voluta, non son guai.
Noi sian libere e creative,
tutto il tempo abbian per noi,
siamo belle, siamo vive,
godi e ridi fin che puoi.
Forse è meglio che il sistema
dalle donne sia guidato,
questi maschi fanno pena,
sono mosci, non han fiato. -
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A parte che a me le malinconiche piacciono, anzi ancor meglio se tormentate e veramente folli (spero che non mi dai del manico, è tutto scritto nella mia presentazione, che devo ammettere è anch'essa alquanto folle), nel tuo caso non ho mai dubitato che avessi anche un lato allegro/ironico e le tue foto parlano da sole (mi è rimasto il dubbio sulla forse burla nel caso del refuso). Ovviamente vedere il tuo lato allegro in ciò che scrivi lo trovo veramente delizioso. Insomma ti voglio alquanto schizofrenica: frignona, burlona, mattona, intellettualona, artisticona e.... lasciamo perdere .... battuta finale troppo scontata.
Ps di 10 minuti dopo: avevo fatto un copia incolla di questo testo e per sbaglio l'ho incollato nella risposta ad una offerta di ingaggio lavorativo. me ne sono accorto in tempo. Bastava un clik e poi una pala per sotterarmi da solo. Si sono pazzo e me ne vergogno.
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E io voglio una sinfonia di colori per questo oggi.
Idee fredde, sideree, per non addormentarmi nel miele.
E un contatto con l'ignoto che non sia di semplici emozioni.
Fare, ecco tutto. E mente lucida. -
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sei entusiasmante!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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ma quel vestito con le note del piano??
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ieri sera non ho visto la luna. Peccato... ma è quando c'è la luce del sole che vorrei vederla, compreso il suo lato oscuro.
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musiche bellissime...
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Il cielo da queste parti stamane
Il mondo delle nuvole ha un fascino misterioso.
Alle nuvole sono affezionato. Sono la base delle mie fantasie.
Non m'importa se a volte rendono l'atmosfera invernale: la primavera la porto dentro.
La nuvola ha un posto importante anche nel mondo della connessione globale.
Le nuvole mi ispirano curiosità.-
uno sguardo verso il paradiso..e oltre ;)
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Grazie. Aspettavo un tuo pensiero al mondo. Ora posso alzarmi, chiudere la finestra, guardare un po di televisione e, fra sigarette e qualche bicchiere, aspettare che Morfeo a tradimento venga a rapirmi. Un sereno riposo anche a te.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Il silenzio di Dio
Sì, a quell’ora lì, Ernst, di solito, parlava con Dio.
Beh, ad essere più corretti, si dovrebbe affermare che parlava a Dio. Dio, infatti, stava sempre zitto. Non riuscivi a tirargli fuori una parola che fosse una parola. Ma, di Dio, sappiamo niente e quindi ritorniamo ad Ernst.
Quella sera era quasi fine settembre.
Insomma, i primi segnali dell’autunno, con un immenso rimpianto per l’estate… – perché Ernst amava l’estate. Amava tutto dell’estate. Ma soprattutto, andare vestito leggero e stare quasi sempre scalzo. Amava che l’essudorazione traspirasse direttamente nell’aria, senza dover attraversare diversi strati di vestiti. Amava l’acqua del fiume dove si bagnava per rimescolare il sangue, e amava quel brulicare d’esistenze che osservava nei campi e lungo i sentieri di campagna. E tutto il resto: il canto delle cicale, i pomodori d’agosto, l’ombra delle pergole e il vino bianco freddo… e le ragazze vestite appena di petali colorati.
… Quella sera, Ernst parlava a Dio. E gli diceva:
Beh, vedi, è difficile avere a che fare con te.
Innanzi tutto, hai sempre ragione. Cioè, non ci piove… Possiamo dire perché questo? perché quello?, ma tu stai zitto e tiri dritto. Lo so, tu sei il capo, ma in questo modo, scusa se mi permetto…
Hanno assicurato che in principio era il Logos, cioè il Verbo, la Parola. Ma tu di spiccicare due parole con me in un linguaggio schietto e comprensibile, per carità, questo proprio non ti salta in mente. Mi viene voglia, a volte, di inviarti lassù, da qualche parte, dove diavolo (pardon) tu sia, qualche corso di comunicazione, sai la Scuola di Palo Alto, e cose del genere. Perché forse sei rimasto indietro… Sai? Anche Dio ha bisogno di riciclarsi, insomma un bel master di outplacement…
Ma tu da quell’orecchio non ci senti.
No, guarda, non è per lamentarmi. Perché, a dire il vero, a me piace questa vita, e la mia avventura. E sono sorpreso di tutte le meraviglie che accadono e del fatto che i miei sogni si vanno realizzando, giorno dopo giorno, con un crescendo che a volte m’imbarazza, perché riesco a mala pena a digerire gli eventi… e la sorpresa.
Non è per lamentarmi. Io sto bene. Però delle volte…
Insomma, quello che non capisco di te è il tuo silenzio.
Sei peggio di uno psicanalista lacaniano!
E m’interrogo, anche, sul significato di questo tuo comportamento. Sai, lo so che tu hai sempre ragione – anche se mi rompe – e, dunque, mi dico: avrà le sue ragioni. E poi cerco d’immaginare.
Che non sia che, in questo modo – voglio dire con tutto questo silenzio (proprio non mi consideri!…) – tu l’hai studiata apposta perché noialtri ci sforzassimo da fare da soli, e crescere, e diventare dei padreterno – in qualche modo – anche noi?
Insomma, che sia un trucco, un espediente, che, alla fine, risulta bene per noi? Che, altrimenti, ci metteremmo sotto la tua gonna – beh, a dire il vero non so se Dio abbia una gonna, ma si fa per dire – e non avremmo spinte a crescere?
Vedi? Cerco di darti ragione? Ma dimmi tu se ti viene in mente di mandarmi un segnale, qualcosa che mi dica a chiare lettere: bene, sei sulla pista giusta…
Era ormai il tempo delle prime avvisaglie d’autunno. Ernst parlava più o meno in questi termini con Dio – o meglio, a Dio, perché Dio rimaneva muto. Poi, finiva quasi sempre nello stesso modo.
Beh, diceva tra sé e sé, meglio così. Stando zitto, Dio mi consente di pensarlo a modo mio. E’ forse il dono più bello che una figura così ingombrante come lui possa fare a noialtri mortali…
E detto questo, passava a lavare i piatti e riordinare la cucina.-
mi hai tenuta incollata allo schermo !!! bravissima
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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che tenera che sei!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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sempre sul pezzo
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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