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.. era volato più in alto della luna, più leggero di una piuma... grandissimo Francesco
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si, è v ero, in una società frenetica come la nostra, non è male di tanto in tanto fermarsi e contemplare la realtà che ci circonda, apprezzando il bellezza della vita. Ce lo scordiamo avvolte persino quando andiamo in vacanza, con la fretta e la frenesia di scappare dal luogo in cui ci troviamo, con la speranza di trovare altrove quella pace perduta, se solo ricordassimo come cercarla, soprattutto di che colore e forma è.
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Per esempio, davanti ad un arbusto di ginestra, spuntato per caso, in prossimità della strada, con le foglioline giovani e cinguettanti a questa sorta di brezza che mi piace tanto e che rinfresca la mente, mi viene da chiedere: “E tu che ci fai? A che servi?”.
I forelini, che facevano capolino, nel verde più timido della loro sorpresa, carezzati delicatamente dalla luce bambina, m’intenerivano alquanto.
E perché dovrebbero “servire” a qualcosa? Non potrebbero essere qui semplicemente per godere la stagione della vita?
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A volte è proprio così che mi sento..
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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In tutte le tessere che la compongono la scena della vita, del mondo, della storia umana, è oltremodo interessante se solo hai un po’ di energia e segui quell’impulso che sentivi da bambina a esplorare la realtà.
Ti puoi perdere e poi ritrovarti, puoi cadere e poi rialzarti. Ma ogni volta ridiventi come all’inizio, vergine malgrado le macchie da cui sei stata sporcata. Innocente malgrado gli errori commessi. Rinata dopo le innumerevoli morti.
All’alba e al tramonto, quando ti fermi per qualche momento, senti che tutto questo è vero. E non sapresti dire che significa vivere, e nemmeno cosa significhi “essere”.
Ma sai il tuo desiderio originario. Lo senti dentro e sai che tutto nasce da lì, tutto dipende da quello. E ti proponi ogni volta, ogni giorno, di alimentare quella fiamma. Perché quello è il motore dell’interesse, dell’iniziativa. Non soffrirai mai la noia, così come non l’hai mai sofferta. Non ti fermerai a recriminare, a vendicarti, a rimpiangere. Finché hai quel desiderio, la vita sarà la creatura meravigliosa e sfuggente che corteggerai del tutto naturalmente, rendendoti il più amabile possibile per ottenere i suoi favori. -
Diciamo che c'è bisogno di muovere il corpo, di ritrovare e coltivare un rapporto con l'aria, con le piante, con le strade in salita, con il cielo è le nuvole. Con le prime piogge crescono le attività sedentarie. La distanza tra mente, corpo e natura si allunga. Il bisogno di esprimersi è spesso bisogno di ritrovare la vitalità del corpo, in un ambiente naturale, respirando e recuperando il tono muscolare.
Il cervello si ossigena in maniera giusta. Anche la mente ridimensiona il suo lavoro a misura della vita.
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Attaccati a ciò che ti appassiona, che ti dà forti emozioni. Coltiva quello, vai avanti con tenacia, audacia, perseveranza. Incominceranno a succedere cose luminose che ti trasformeranno, ti faranno forte e ti daranno quella soddisfazione che l’obbedienza a compiti esterni e delle regole convenzionali non ti daranno mai. Sarai sveglio e sentirai di vivere.
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Ho bisogno dei tuoi infinitesimi dettagli che nessuno vede, di schegge veloci e affilate che possono pure uccidere, dei tuoi piccoli frammenti, di brandelli di pelle, di tasselli notturni da inserire nelle crepe della mia vita.Ma c’è qualcos’altro che non riesco a decifrare.Per altro intendo tutto ciò che esula dal desiderio di averti che poi è desiderio clandestino di mettere la mia orma nel tuo mondo.Ogni attimo è buono per desiderare e desiderarti e magari per come siamo, come ci viviamo va bene così, senza che sia necessario “altro”.Chi ha detto che una storia debba necessariamente aver bisogno di “altro”, quell’”altro” che ogni giorno ci assilla col fiato sul collo e ci impedisce di vedere le cose semplici per come sono.
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sei eccezionale!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Una bella idea che il mondo sia la narrazione che ne fanno i nostri sensi, il nostro apparato cognitivo. E l’immaginazione in testa a tutto.
Ma ci dev’essere, là fuori, qualcuno a cui piacciono le storie orrende, truculente, ossessive, torbide, losche...
E così la vita si presentò come una lotta interminabile tra narratori di diverse scuole.
Io scelsi le storie del sorriso.
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Tolle dice qualcosa che mi piace moltissimo: che l’adesso ha tutto ciò di cui abbiamo bisogno per andare avanti. E che, invece di guardare fuori dall’adesso, nel futuro, o altrove, è utile concentrare l’attenzione su qui e ora. Perché il qui e ora non è solo il brusio che si capta sullo sfondo del nulla. Ma è un evento. Qualcosa accade qui e ora.
Ma appena tornano le forze, risorge il desiderio. E allora io direi che rimanere prigionieri nel qui e ora sarebbe un peccato. Allora è il momento di sognare e di volare e di lasciare che la salute si configuri come una vita piena e non soltanto come scomparsa del dolore. E una vita piena comprende i tuoi sogni, l’esultanza e l’entusiasmo. Come sarebbe brutto – per paura di soffrire – rinunciare ai sogni!
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L'amore, nel momento esatto in cui lo viviamo, si corrompe sì brucia.
L'attesa, il presentimento dell'amore invece lo rende eterno ed immortale. Comunque sia l'amore corrotto, sia l'eterna attesa sono mortificanti per l'uomo. Dove sta allora la vita vera? Che può indicarci la direzione da prendere o da perdere?
La risposta credo che stia semplicemente nel mezzo.
Né la privazione, né la mortificazione sono la soluzione.
Lasciarsi andare alla corrente delle cose e delle emozioni: sbagliare sbagliare sbagliare, soffrire soffrire soffrire, ricominciare ricominciare ricominciare, divenire divenire divenire. E via, avanti così.
La vita, finché sangue ci scorre nelle vene, non lascia scampo. -
Lo sai che la risposta è salire a cavallo e andare.Non c’è da tergiversare. L’intelligenza del fare sa le cose in anticipo.
Ma resta consapevole.
La vita è questa incredibile avventura.
Non sai niente e sogni.
Tu segui i tuoi sogni. E vai incontro a ciò che riconoscerai come il tuo destino.
Non demonizzare l’intelligenza e la ragione. È sbagliato.
Ma inventa col cuore la tua storia.
Non farai mai abbastanza errori da impedirti di saltare nei tuoi sogni.-
Tutto quello che dici è non necessità mai di aggiunte, dici sempre tutto, con perfezione.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Vorrei dirti in questo modo quanto ti ammiro quando ti assalgono le preoccupazioni, o il peso degli errori commessi, perfino la paura di avere una vita priva di senso, una storia insignificante, neanche una storia.. … e tu riesci ad accennare quel tuo sorriso leggero, a scuotere pazientemente la testa, e a ricominciare daccapo, respirando profondamente.
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Sulla tomba di Bukowsky l’epitaffio dice: Don’t try, non cercare, non provarci.
È una sua poesia che si riferisce all’eventualità di fare lo scrittore, in sostanza se non sei convinto di una cosa non farla, se non ti ruggisce dentro non farla, inutile cercare, inutile sforzarsi di farla, riuscirà male, in ogni caso.
Questo principio credo vada applicato anche in altri campi, non solo alla scrittura. Amore compreso.
Non cercare, non cercare, no… rassegnati, può succedere, può non succedere, nulla cambia, inutile cercare, bisogna rassegnarsi al destino delle stelle, ascoltarle mentre bruciano, sentire i pianeti che girano intorno a noi, limitarsi a questo, senza alcuno sforzo.Don’t try!-
amo Bukoski, forse è il mio scrittore preferito; ma non conoscevo questo particolare...che ovviamente me lo fa amare ancora di più.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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In quei giorni io mi ritrovavo a fantasticare a lungo – soprattutto durante le mie camminate in campagna – di essere su un camper, a girare il mondo. Nomade, non restavo a lungo nello stesso posto, e osservavo la vita – la stessa vita – con l’occhio del nomade che non mette radici in qualche posto specifico e che s’illude di poter estendere la conoscenza dell’essere estendendo lo spazio percorso, lasciando entrare negli occhi le differenze e le sorprese del viaggio.
A volte stazionavo lungo la costa, altre volte ero sulle montagne, in prossimità di qualche valico alpino. Oppure nel grande parco che costeggia il Lago di Ginevra, o sulle alture da cui, provenendo dai Pirenei, avvisti Figueres, o lungo il Danubio alle porte di Regensburg…
Durante il viaggio mi lasciavo invadere dalle immagini, assorbivo il panorama, la meteorologia.
La sera mi fermavo a mangiare in qualche posto caratteristico, cucina locale, e attaccavo bottone con chiunque.
Immaginavo che lo spostamento del nomade e l’incontro fugace potessero fornire indizi insoliti al mistero della vita, meglio che una annosa residenza sedentaria e un lunga frequentazione.
E alla fine, trovato il posto dove trascorrere la notte, la scrittura. Il momento in cui le cose vissute, digerite, si fanno emozioni e pensieri e cercano il vestito delle parole per accomodarsi sulla scena. Per rappresentare lo spettacolo dell’essere!
Era così che andavo incontro al cambiamento. Era così che cercavo l’idea. E ascoltavo le mie emozioni durante il fantasticare. E mi pareva proprio di star bene, di essere io, che la vita fosse vera. Finalmente.
Dunque? Era quello il mio orizzonte?
Ritornata con i piedi per terra, vedevo chiaramente gli ostacoli alla concreta fattibilità dell’idea. Mi sembrava che fossero insuperabili.
Era possibile sollevare il macigno che trascinava a picco l’etereo palloncino del sogno? era possibile disintegrarlo?
Pensare a “come fare per”, poteva essere il modo iniziale di vivere quell’avventura? Uno spostarsi verso, un andare in quella direzione…
Era fattibile?
Come sarebbe stato fatto?
Senza risposte a queste domande tutto sarebbe rimasto fermo.
La piacevole evasione durante le passeggiate sarebbe restata una mera fantasticheria.
Questa la posta in gioco.
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Ho sempre le tue parole in mente.
Ogni volta che vedo l'alba, o spuntare il sole, ripenso al tuo discorso quando eravamo a Venezia.
Mi dicevi: "si può nascere di nuovo ogni mattina, se si vuole". mentre ci penso, la mia mente si rinnova. E mi ritrovo come un adolescente che sogna la sua avventura, sotto una buona stella.-
ottimo gioco di luci!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Percorro con una certa consapevolezza la mia storia. Mi piace avere una storia. Desidero avere una storia per sentire che la mia vita ha un senso, una direzione di marcia, che raccoglie il susseguirsi dei giorni e l’alternanza degli eventi.
Avere una storia sembra rendermi più ricca come persona. Non voglio limitarmi a commuovermi o eccitarmi alle storie lette, viste, sentite, per poi rientrare in una dimensione piatta. Voglio avere io la mia storia, con tanto di colonna sonora. So che c’è questa possibilità.
Avere una storia viva e avventurosa è essere impegnata, in qualche modo, in una ricerca. Risponde a quella sorta di inquietudine di fondo che mi abita e che mi spinge a uscire dall’esistente, a non rimanerci intrappolata.
Avere una storia come ricerca è il modo di esprimere la domanda che io sono. Non sono tanto una risposta quanto sono piuttosto una domanda. Ricercare e domandare è la stessa cosa. E la forma di questo domandare è una storia-ricerca.
L’oggetto del desiderio non è chiaro, limpido fin dall’inizio. La ricerca s’innesca anche se il suo oggetto è oscuro. Una delle aspirazioni della ricerca è scoprire che cosa si vuole veramente, in fondo. Conviene immaginare che l’oscuro oggetto del desiderio si disveli gradualmente nel corso della storia, assumendo forme che evolvono, che si concatenano l’una con l’altra in maniera spesso sorprendente. Le metamorfosi del desiderio fanno parte della sorpresa della ricerca, del gusto dell’avventura.
Strettamente intrecciata con la storia esteriore, con le cose che si fanno, c’è una storia interiore, le conquiste che riguardano il vedere, il sentire, il desiderare, la consapevolezza, la gestione degli umori, gli atteggiamenti positivi dell’animo… È proprio l'intreccio tra interiore ed estriore che rende speciale, unica, la propria storia. Che la sottrae alla banalità dei semplici fatti.
Raccontare le nostre storie è il luogo privilegiato della comunicazione che nutre, che stimola, che apre gli orizzonti e ci fa uscire dal banale. È il luogo dove possiamo scoprire lo spirito del tempo e le grandi idee che ispirano il cambiamento. È anche il luogo dove nascono amicizie sane, solidarietà consistenti, e si creano premesse per l’azione costruttiva del futuro.
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vitto071 e diegodelavega0 ha aggiunto una reazione
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