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Contenuti pubblicati da odessa1920

  1. «Ma allora, cos’è che ti conforta?» «La certezza della mia libertà interiore, » disse lui dopo aver riflettuto « questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende solo da me perdere o conservare. La convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita ora finiscano poi per placarsi. Che tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò prima di tutto vivere: Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare». Irène 
     
    Némirovsky, “Suite francese”

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  2. Dedica su Purity di J. Franzen che restituirò a M. se lo rivedrò:
    Ricordo di aver visto la costola bianca della copertina incuneata (questo termine non mi è nuovo… da un po’ mi gira in testa) nella tua libreria. Ho estratto il libro, delicatamente. Non mi piacciono i libri dalla copertina rigida. Tu avevi smesso di leggerlo comunque. Mi avevi parlato per la prima volta di Franzen mentre ero a Torino, io avevo appena finito La noia di Moravia, la storia  di Dino e Cecilia.  La noia non ha un felice epilogo: Cecilia parte per Ponza con un altro uomo e Dino si schianta con l’auto contro un platano. Non muore però, eh… ma non voglio divagare. Torno a Purity, tu ti eri scocciato e avevi smesso di leggerlo. In mezzo c’era una scheda punti della Conad (incompleta), come segnalibro (eri arrivato a poco meno di metà). Di solito si scrive la dedica su un libro che si regala, questo non so da dove sia uscito, magari ti è stato davvero regalato da una tua ex ma non mi interessa, me ne approprio io. In fondo pure io lo sono adesso (una ex, intendo). Quando stavamo insieme non riuscivo a leggere, tenevo il libro sul comodino come una forma di pegno tra noi, mi sembrava un blocco di granito, 500 pagine di sasso, quasi non riuscivo ad alzarlo la sera prima di dormire, dopo invece l’ho finito in un fiato, come per liberarmene e per dire a me stessa che ero anche capace di leggere. Questo è cambiato, adesso sono capace di leggere. Qui l’epilogo è positivo però in qualche modo: Pip e Jason si ritrovano dopo tanto tempo e iniziano a praticare il tennis. All’inizio lei è più brava di lui, fanno scambi brevi, istantanei… poi lui lentamente migliora, gli scambi si fanno sempre più complessi e lunghi, pure i ruoli si scambiano, prima attacca lei, lui si difende e viceversa, sottorete lui, fondo campo lei e viceversa. Iniziano a conoscere e a sondare le rispettive reazioni: attesa, rabbia, stress, stanchezza, entusiasmo, voglia di rivincita, sopportazione della sconfitta senza toccarsi, ognuno sta nella propria metà campo e la palla che ogni volta lei e lui rilanciano oltre la rete con sempre maggiore scioltezza fa da tramite. E mentre migliorano nel gioco del tennis pian piano si innamorano, quasi senza toccarsi, appunto. Questa storia di amore e tennis mi è piaciuta molto. Una delle poche cose che mi sono rimaste di questo libro. Oltre all’attimo in cui l’ho estratto dalla tua libreria, incuneato e pesante come un blocco di granito.
    Tornando a noi, è stato quasi tutto bello, epilogo escluso.
     

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  3. - Sai... passo la vita ad essere credibile ... e tu?
    - Chi io?
    - Sì tu!
    - Io la passo ad essere incredibile!

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  4. Dopo una notte senza sogni mi svegliai in una camera a me sconosciuta. Una camera né accogliente, né ostile. Una camera completamente vuota e disadorna, senza finestre né porte ma bianca e illuminata come avesse tante finestre e tante porte. Solo il letto in mezzo, il ritmico riverbero del mio respiro e la sistole e la diastole del mio cuore.
    Tra coperte e lenzuola di lino anch’esse bianche e leggere per un attimo ebbi il sospetto di trovarmi in un ospedale ma mi sentivo in ottima forma e non avvertivo intorno a me quell’odore di lisoformio tipico degli ospedali. E poi gli ospedali non hanno lenzuola di lino. Nessun odore. Tutt’intorno un’asetticità inespugnabile, rilassante e senza tempo.
    E sulle pareti erano fissati una infinità di chiodi. Chiodi di acciaio, bronzo, rame, ottone di ogni foggia e funzione. Chiodi da falegname, carpentiere, tappezziere, alpinista, calzolaio, maniscalco. Chiodi piantati qua e là senza un ordine apparente, senza una parvenza di senso pratico o di utilità. Chiodi senza quadri, senza nulla che vi fosse appeso.
    Pensai allora a quei giochi che quando ero piccola mi piaceva fare sulla Settimana Enigmistica, tipo “Unisci i punti e scopri” ma almeno quei punti lì erano numerati, c’era un ordine chiaro e ben definito da seguire, qui invece non riuscivo a scorgere nessun codice che mi svelasse il disegno celato dietro al caos di quei chiodi. Quindi mi convinsi che ipotizzare l’esistenza di un disegno fosse pura follia.
    Fu così che scoprii il puro e inscindibile senso estetico del chiodo, dimenticando improvvisamente tutto ciò che vi si può appendere o ciò che vi è stato appeso.

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  5. Vivere di frammenti. È possibile? Il nostro DNA e le regole sociali che l'uomo si è costruito attorno forse ce lo impediscono.
    Il punto, il frammento è comunque più umano della linea, nonostante ciò ci sentiamo in debito prima di tutto con noi stessi perché tutto il resto è strutturato in linee che ci imprigionano come un'acciuga nella rete.

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  6. Semplice, per star bene dovremmo eliminare le cause dei nostri mali da dentro di noi, soprattutto.

     

     

     

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  7. Negli ultimi tempi per combattere la mia insonnia ne ho provate di tutti i colori: dal pensarmi morta vegliata da piangenti comari fino alle più svariate ed improbabili tecniche di training autogeno. Tentativi vani e fallimentari: se corpo e mente non sono accordati sulla stessa lunghezza d’onda dormire non è affatto facile. Almeno fino a quando non ho scoperto lui, Johann Sebastian Bach. Da almeno due settimane ogni sera non posso ormai più fare a meno di ascoltare le sue Variazioni Goldberg suonate al piano da Glenn Gould.
    Le mie sincopi mentali, le asimmetrie dei miei pensieri, le geometrie sghembe dei miei flussi di coscienza, gli spigoli dei ricordi che affiorano nel silenzio, l’intricato gomitolo della memoria vengono come equilibrati, risolti, traslati, regolarizzati, smussati, limati, dipanati… e attraverso le note entrano in me solerti geometri, abili carpentieri, instancabili muratori, competenti architetti che mettono ordine nelle mie stanze, o almeno così mi sembra di credere.
    La perfezione formale e strutturale, quasi algebrica, le geometrie speculari delle Variazioni Goldberg, per una strana ed incomprensibile forma di osmosi, è come se riuscissero a trasmettermi quella calma e quel vuoto necessari all’abbandono ed io mi lascio cadere tra arpeggi, appoggiature, trilli, artifici ritmici, fughe, linee melodiche che si rincorrono, si allontanano e poi tornano ad avvicinarsi, fino a sparire, sprofondare e infine riemergere.
    Il mio corpo è la melodia, la linea di basso la mia anima e nota-contro-nota si avvinghiano dando luogo ad un’unica entità che non è mai possibile separare totalmente. Talvolta prevale il corpo, altre l’anima, come se l’uno si piegasse all’altra e viceversa, come se lottassero e cercassero reciprocamente di affermarsi, di farsi spazio in un eterno, circolare ed altalenante moto perpetuo.

    E dove il piano non arriva ad esprimere ciò che Bach intendeva esprimere, i sospiri ed il canto gutturale e disarticolato di Glenn Gould sprofondato nella sua sedia fanno il resto. Così impercettibilmente ogni suono dentro di me diventa specchio di un onirico silenzio.

     

     

     

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    1. hocuradite

      hocuradite

      La cosa comincia a diventare imbarazzante sia per chi insiste nell'elogio, sia , penso, per chi lo riceva nuovamente, ma devo complimentarmi anche in questa seconda occasione per la tua bravura nel saper cogliere il tuo flusso di coscienza e poi nel saperlo rappresentare nella scrittura. La prossima volta, se non devo fare commenti, mi limiterò perciò a congratularmi con te solo con la reazione tramite icona, evitando così di essere invadente e ripetitivo.

  8. Una parte di me dice sottovoce: tutti o quasi gli uomini sono fungibili, posso desiderare uno che non conosco per strada senza neppure parlarci.
    M’innamoro ogni cinque minuti, appena vedo in un uomo un qualcosa di intrigante. Basta solo quello, il resto non importa, è pleonastico.
    Poi si va avanti. Chi se ne frega.
    Solo la persona con cui si condividono spazi, oggetti, cose mobili, immobi, pareti, cibo, film, spiagge, malattia, dolore, morte non è fungibile.
    Solo la condivisione crea infungibilità, non la persona.
    Solo la condivisione.

    E noi cerchiamo ossessivamente infungibilità e quindi condivisione. La condivisione crea dipendenza e intasa la memoria e si impara a memoria come quelle poesie delle elementari che rimangono impresse e non vanno più via.
     

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  9. È così che si può immaginare la fine di tutto
    Interni vuoti
    armadi a muro
    Ordine nelle cose
    Tutto è immobile
    Resta la luce elettrica
    a confinare la notte fuori dalle vetrate
    ancora per qualche ora



    Massimo Volume, Manhattan di notte
     

     

     

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  10. Dove sta la realtà?
    Dietro di me?
    Davanti?
    Sotto il mio letto?
    Sotto le mie ascelle?
    Tra le lenzuola?
    Nel mio passato?
    Nel mio futuro?
    In chi mi è vicino?
    In chi mi è lontano?
    Dentro di me?
    Nel mio cuore?
    Tra le mie gambe?
    Nella dispensa della mia cucina?
    Nel mio frigo?
    Nel mio computer?
    In coda alla posta?
    In ciò che costruisco?
    Nelle mie idee?
    Nei miei ideali?
    In orgasmi rubati?
    In orgasmi pensati?
    In orgasmi pianificati?
    In orgasmi mai avuti?
    Dove cazzo sta... è latitante.

    Chiudo la realtà otre una porta di infinite domande senza chiave.

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  11. Non prendere mai alla leggera l'amore. La verità è che la maggior parte della gente non ha mai avuto la fortuna di amar qualcuno; che duri solo oggi e una parte di domani, o duri tutta una lunga vita è la cosa più importante che può capitare ad un essere umano. Ci saranno sempre persone che diranno che non esiste perché non possono averlo. Ma io ti dico che è vero, che tu lo possiedi e che sei fortunato anche se domani morrai.

     Ernest Hemingway, Per chi suona la campana

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    1. theoldandthesea

      theoldandthesea

      Bellissimo brano sull'amore di Maria e l'Ingles

  12. Grazie del commento, veramente gradito e grazie per avermi fatto conoscere l'affascinante Alexandra David-Néel.

  13. Buongiorno,
    Buon lunedì... l’inizio della settimana mi mette sempre un certo disagio. Disagio perché ho sempre in mente di fare, di pensare, di progettare, di fare lettera, testamento... insomma di inventarmi cose che non ho fatto prima. Prima di quel lunedì. Come se il lunedì fosse un giorno magico e non aspettasse altro che i miei “sani” propositi.
    Poi martedì è già un giorno più normale e mercoledì ho già dimenticato ciò che avevo in mente lunedì.
    Infine giovedì e venerdì li vivo ormai aspettando il fine settimana sperando che il fine settimana sia come me lo aspetto.
    Tutto ciò potrebbe intendersi come la metafora di molte storie d’amore.
    Intanto mi vivo il tuo pensiero, il nostro incontro come un eterno lunedì che batte forte dentro di me.
    Ed è bello.
    La mia vita è piena di lunedì che battono forte e mi fanno compagnia quando sono da sola.

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    1. theoldandthesea

      theoldandthesea

      buongiorno e buon inizio settimana :)

       

  14. Mi chiedo se tramare (e tremare) nell’ombra sia un accontentarsi oppure una condizione ineluttabile della (mia) realtà.

     

     

     

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  15. Quasi triste
    Quasi facendo cose che eravamo soliti fare
    c’è una ragazza qui e sembri te
    quasi tutte le cose che i tuoi occhi una volta promisero
    le vedo anche nei suoi
    ora i tuoi occhi sono rossi dal pianto.


    Elvis Colstello, Almost Blue

     

     

     

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  16. Questa mattina mi sono lasciata andare. Ho dormito fino alle dieci. Da un po’ non accadeva. Ieri notte credo di essermi addormentata intorno alle cinque. Volevo finire il libro che stavo leggendo. In verità non l’ho finito, il sonno ha avuto la meglio: mancavano poche pagine alla fine, quattro, cinque, ma gli occhi non reggevano ed ho perso i sensi.
    Quanto mi piace addormentarmi contro la mia volontà, in particolare mentre sto leggendo o guardando un film. La sensazione di essere posseduta da qualcosa di enorme, di grandissimo, da qualcosa di incontrollabile che mi vuole rapire per portarmi via, in un posto che non conosco, che non conoscerò mai. E nonostante tutto non ho paura perché so che in qualche modo ritornerò qui dentro di me. Ed io lotto, so che cederò, è inevitabile, ma lotto, riga dopo riga, scena dopo scena, torno indietro, riprendo il filo, il buio mi pervade, mi sommerge, cerco di galleggiare, annaspo sulla superficie affannosamente, riemergo, affondo, mi cadono le braccia, perdo il controllo e poi vengo risucchiata da un vortice impetuoso e nero, ruoto, ruoto, ruoto e sparisco.

    Io non sogno quasi mai, o almeno non ricordo ciò che sogno.
    In un racconto di Borges ho letto che nello stesso istante in cui ci addormentiamo qui, ci svegliamo da un’altra parte, quindi ogni uomo è due uomini. Per quanto mi riguarda ho il sospetto che sia profondamente vero. Altrimenti non mi spiego perché io non sogni quasi mai: un’altra me vive da un’altra parte, non so dove, ma ne sono convinta. Poi, non appena mi sveglio lei si addormenta. E così via. Forse quando morirò – o moriremo (?) – ci incontreremo.

    Adesso sono sveglia. Bevo acqua. Prendo la bottiglia in mano, mi riempio la bocca per quanto è possibile, trattengo l’acqua qualche secondo tra le guance gonfie cercando di percepirne il sapore e poi deglutisco. Rilasso i muscoli,
    spingo delicatamente con la lingua l’acqua contro il palato, la faringe fa il suo lavoro, la sento scivolare lentamente nell’esofago e poi giù giù nello stomaco

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    1. nancy19821

      nancy19821

      Hai proprio ragione !!!! Bellissima sensazione, che crea in noi una sensazione di solievo e di pace.... (almeno per me)

    2. nuncepenza6

      nuncepenza6

      Complimenti Odessa, davvero un bel pensiero :)

       

    3. hocuradite

      hocuradite

      Difficilmente intervengo se non vengo prima interpellato. Le poche volte che lo faccio di mia iniziativa è quando c'è qualcosa sul quale è doveroso rispondere, oppure, nel tuo caso, quando c'è qualcosa di sublime. Hai saputo descrivere un tuo stato interno con alta perizia introspettiva e di auto empatia e poi sei riuscita a trasmetterlo a noi lettori con una capacità narrativa trascinante e toccante di alto livello, meritevole di pubblicazione.

      PS: La viaggiatrice, studiosa di religioni orientali e fra le prime esploratrici del Tibet, Alexandra David Neel scriveva in un suo libro che lessi, se non mi sbaglio, dell'effettiva esistenza di un nostro doppio che sovente a nostra insaputa si separa fisicamente da noi. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alexandra_David-Néel

  17. Non ci capisco più nulla. Ogni sensazione, anche la più forte è subito inghiottita dal vortice della ripetitività e si perde nei ricordi.
    Dove sta la vita allora?
    Nella consapevole coltivazione reiterata del proprio giardino o nella ricerca sfrenata di sensazioni?

     

     

     

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    1. daliahnera

      daliahnera

      La vita non si spiega, si vive. Hai la possibilità di rendere questa giornata, la più bella della tua vita! :)  

    2. tacchialti94

      tacchialti94

      Non è tutto bianchi e neri, c'è anche il rosa :D

       

  18. Ho sempre la percezione che manchi qualcosa.
    Questa sensazione è una costante della mia vita, le mie perfezioni sono di una provvisorietà disarmante.

     

     

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  19. Non so se pensare a te, alla tua anima o alla tua pelle. O forse penso solo ai tuoi occhi grandi, alle tue gambe mentre cammini, a come ti muovi.
    Penso a ciò che vuoi dire o a ciò che vorresti dire.
    All’energia che manifesti, all’energia che vorresti ti investisse, che ti inebriasse, che ti riempisse.
    Penso al vuoto a cui vorresti fuggire.
    Alla nebbia che si confonde con la tua pelle.
    A mani che vorresti sentire.
    Al desiderio che qualcuno rompa e inchiodi quel tuo respiro così regolare che si ripete secondo dopo secondo.
    Al tuo desiderio di silenzio, di silenzio pieno, quel silenzio caldo che ti avvolge come un cappotto d’inverno.
     
    Ti penso.

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  20. Mi piacciono le unioni che superano tempeste e terremoti.

     

     

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    1. nuncepenza6

      nuncepenza6

      .. era volato più in alto della luna, più leggero di una piuma... grandissimo Francesco

       

  21. Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo tuttora in voga.

     

     

     

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  22. “Sì” è una bellissima parola.

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  23. In fondo noi possiamo pensare una sola cosa per volta, non di più.
    Per quanto brevi siano i pensieri solo uno, non due contemporaneamente, possiamo pensarne. Ovviamente non possiamo controllare quali pensieri pensare e quali non pensare, i pensieri emergono nella nostra testa senza alcun controllo, escono come gemme a primavera, spinti da non so che cosa. Nonostante tutto quando compaiono pensieri negativi in qualche modo li possiamo cacciare dalla nostra mente per sovrapposizione.
    Per esempio pensando a qualcos’altro: dato che possiamo pensare una sola cosa alla volta se volontariamente pensiamo a qualcos’altro il pensiero indesiderato deve andarsene.
    Certo, poi torna quando meno ce lo aspettiamo ma noi lo possiamo cacciare via di nuovo e poi di nuovo ancora. Una volta, dieci, cento, mille volte… poi magari si stancherà di tornare.
    Devo provarci.
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    1. nuncepenza6

      nuncepenza6

      Vedo doppio?? :D

  24.  

    1. scompaiomatorno

      scompaiomatorno

      non la conoscevo, grazie per l'ottimo spunto musicale, è sempre bello scoprire altri artisti :) 

  25. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Uhm. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Okay. Per me… ehm, io direi… per Groucho Marx tanto per dirne una, mhmmmm, e Willie Mays e… il secondo movimento della sinfonia Jupiter… Louis Armstrong, l’incisione “Potatohead Blues”… i film svedesi naturalmente… “L’educazione sentimentale” di Flaubert, Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili… mele e pere di Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy…

    Woody Allen Manhattan

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