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Contenuti pubblicati da odessa1920

  1. È questa la vita che voglio vivere. Sostare in questi rettangoli di pazienza, colmi di triangoli impazienti di sforare i confini.

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    1. daliahnera

      daliahnera

      sembra già autunno nella tua foto! è recente o di archivio?

    2. odessa1920

      odessa1920

      È recente, è un acero rosso 

    3. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      oddio ti sei arrampicata sugli alberi? stupenda!

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  2. S’appresta la città ai riti della sera.

    La gente se ne va, sospira, trama, spera.
    
La notte ha come il giorno le cose da scoprire.
    
Io fuori non ritorno: andrò presto a dormire.

    Sarà per me il mattino l’ora dell’esultanza.

    Prima che il sole sorga inizia la mia danza.
     

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      cosa stai sognando di bello?

  3. I’ve never had an overall strategy or a plan, you know? I’ve just always wanted to show off.
    Leonard Cohen
     
    È evidente che coloro che sono in grado di organizzare le loro risorse secondo un piano ben congeniato hanno costruito una macchina capace di ottenere risultati quantificabili e remunerativi. Sempre che sappiano essere intelligenti e perseveranti. Questo non mi è mai riuscito per la convinzione vagamente romantica che quel modo di vivere mi avrebbe fatto perdere tutta una polpa gustosa della vita, piena di emozione e d’intensità soggettive, senza le quali mi sarebbe sembrato di vivere solo di scheletro. Ovviamente tutto questo potrebbe essere soltanto la razionalizzazione di una sorta di pigrizia esistenziale, ma non voglio dar credito a questo sospetto. Preferisco immaginare di aver tracciato per me una via originale all’esistenza, capace di venire incontro ai miei sogni di lunga data. Parlo di sogni più che di progetti, perché la vaghezza del sogno mi dà più speranza della precisione del progetto. Lo so benissimo che sono piuttosto lontana dal conoscermi a fondo, ma proprio questa consapevole ignoranza apre una regione immensa per l’esplorazione avventurosa.

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    1. ciribi72

      ciribi72

      non ti ricordavo con questa chioma folta!!!

    2. odessa1920

      odessa1920

      Merito dell' extension :D

    3. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      una bella giravolta!

  4. È stata una giornata profumata. Il ricordo mi avvolge ancora un po’ la testa.
    È gratitudine quello che sento.

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      ma che splendore di colori!

    2. ciribi72

      ciribi72

      oggi celebri il colore del sole!!!

    3. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      che profumo ha la felicità?

  5. Non potevano ignorare il boschetto degli innamorati

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    1. ciribi72

      ciribi72

      ehh ti mimetizzi bene :) 

    2. odessa1920

      odessa1920

      Magari fossi innamorata...

    3. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      dove ogni bacio è concesso? ;)

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  6. Gli esperti delle erbe che ho incontrato nelle mie “Passeggiate” parlano del mondo vegetale come di un universo in cui non regnerebbe l’individualità, come succede in quello umano. Piuttosto le piante si comporterebbero come un io collettivo, vale a dire un “Noi”. E questa mancanza di “io individuale” sarebbe la ragione della loro disponibilità generosa nei confronti di tutti i viventi, grazie alla quale si fanno nutrimento e medicina.
     
    Osservando con maggiore attenzione i prati in fiore - cosa che mi capita di fare quotidianamente di questi tempi - mi piange un po’ il cuore dover negare ai singoli fili d’erba, alle singole piantine, una sorta di individualità originale.
     
    Certamente questo sentimento è una proiezione del fatto che al mio “io” sono piuttosto attaccata. Ci tengo a distinguermi, ad essere originale, ad avere una mia storia, e così via. e mi dispiacerebbe molto dover sacrificare qualcosa di questa esigenza a un'entità collettiva coercitiva.
     
    E capisco anche, d'altra parte, che questo insistere che gli amici delle erbe fanno sul comportamento collettivo delle piante esprime l’esigenza di un “Noi” che viene dichiarata da più parti nella nostra società. Perché la nostra società sarebbe eccessivamente individualistica, chiusa all'altro, eccessivamente impegnata a contemplare il proprio ombelico. Una società di solitudine e spesso disperazione.
     
    Poter dire "Noi" è certamente nel cuore dell'uomo. Ascoltando bene il cuore sembra anche che il “Noi” che desideriamo non possa più essere del tipo di “Noi” che si sono conosciuti in passato, contrassegnati da un eccesso di chiusura, di rigidità, di conflittualità. Un “Noi” che aveva la necessità di contrapporsi aggressivamente a un “Loro” e che, parimenti, doveva reprimere in qualche misura – spesso moltissimo – la libertà individuale al suo interno.
    La creatività della nuova cultura si trova a dovere affrontare la sfida rappresentata dalla creazione di un “Noi” che sia non limitazione ma condizione della libera espressione degli individui e che non abbia necessità di contrapporsi a nessun “Loro” perché capace di viversi aperto a “Chiunque”. Sembra poco?

     

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      questa foto urla LIBERTAAA!!!

  7. Tutte le barche erano partite. 
La mia anima restava, sola, sulla banchina, in attesa della guarigione.
    
Io ero una preghiera, e basta.
    Negli occhi un luccichio di vele.

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  8. Beh, in fondo ho bisogno di prati, fiori, aria aperta e non inquinata, colori. Camminare in campagna mi fa bene. Mi pare che quasi tutti oggi hanno bisogno di natura. Io abito vicino alla natura. Ce l'ho a portata di mano. Sì, a dire il vero, non potrei vivere senza tutta questa natura. Anche quel po' di vita intellettuale che mi attraversa funziona meglio quando ho i polmoni puliti. Spesso vado a leggere nei prati. Mi pare che si pensi meglio.
     
     

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  9. K. aveva lunghe unghie affilate e taglienti e scavava tane nella carne. Aveva una casa di mattoni e cemento, tende di lino dietro alle finestre, un soffitto bianco sopra la testa ed un’auto lucida con cui spostarsi ma non è questo il punto. Nonostante tutto, nonostante tutti i suoi averi, di notte o nelle pause pranzo, usciva, come uscisse da se stesso, si affilava con cura le unghie rapaci e scavava tane nella carne, come un coniglio, una talpa, come un topo.
    K. era senza posa, in perenne ricerca di un rifugio, di una consolazione, di una conferma, di un plusvalore, di giuste reazioni oltre le recinzioni, di inediti rituali, di occasioni occasionali, di brandelli di ideali, di incerti lacerti, di confini affini, di un motivo di resa o di vittoria.
    K. scavava e scavava forse in cerca del centro della (sua) vita dove trovare almeno un frammento di nucleo ancora tiepido e scovarvi un po’ di pace o di effimero silenzio, perso tra la via dello zenith ed il nadir.
    K. era un animale selvatico, aggressivo ed impaurito con gli occhi di latta e lo sguardo di latte che scolpiva e scandiva ogni notte. Un animale acquattato nel bosco dei giorni, con i muscoli in tensione, pronto a scattare, ad inarcarsi, a venerare, pronto ad esercitare la sua personale raccolta indifferenziata di emozioni.
    Ed io sentivo, dentro di me, le sue zampe cieche ed i suoi occhi ansiosi, le tempie protese e le narici pulsanti andare sempre più a fondo senza trovare un fondo, e vedevo cumuli di carne smossa ovunque, in un eterno rimestare, calpestare, mescolare e confondere.
    Poi ricordo di essermi chinata per stringere un po’ di quella carne ormai morta nel mio pugno socchiuso, e infine lasciarla lentamente scorrere via per gravità, verso il basso, tra il palmo e le dita in un lieve ed impalpabile fruscio.

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  10. Quando lavorava era solerte e riempiva il tempo.
    Quando sedeva nel prato era il tempo che riempiva lei.

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  11. Bisogno di Bellezza.
    I fiori di campo non sono il sorriso della Terra?

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    1. gerbera0

      gerbera0

      Vero. sono bellissimi e mi trasmettono semrpe tanta positività con i loro colori e il loro essere leggiadri

  12. Mi piace l’idea che al mattino del lunedì ci possiamo rapidamente lanciare un’occhiata per stimolarci a vicenda a ricollegarci col nostro sogno e a rimetterci in moto con la giovinezza della gioia che si ricrea nel cuore.
    La "giovinezza della gioia" è una figura dell’anima che mi piace molto. Diventare esperta nella gioia di vivere è quasi il mio destino. Una sorta di ossessione. Le ricadute entropiche che si verificano lungo il mio percorso non fanno altro che richiamarmi a questo impegno di fondo.
    L’entropia è che a lasciare le cose andare si scende giù. Per salire al piano di sopra bisogna fare un po’ di scale.
    Io cerco sempre un ascensore…
     

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    1. gerbera0

      gerbera0

      hai sempre dei vestiti bellissimi :) 

  13. Andare verso la notte di un bella giornata è prendere una strada che ti porta nel bosco.

    Una strada che conduce alla miniera segreta dei pensieri più cari.

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    1. gerbera0

      gerbera0

      Un po' Alice nel paese delle meraviglie :) Solo perché non sei bionda, altrimenti! 

    2. odessa1920

      odessa1920

      In realtà la vera Alice (Alice Liddell) non era bionda però non ci somigliamo! :D

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  14. Nel tramonto noi cercavamo di leggere il senso della nostra vita.

    Ci sembrava di avere diverse strade a disposizione.

    Delle vite parallele seguivano i nostri passi, disposte ad accoglierci.
    
Era tutto un po' misterioso, ma, nell'insieme, ci sentivamo rassicurati, a riguardo dei nostri sogni…
     

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    1. gerbera0

      gerbera0

      bellissime parole, bella tu e favolosa la collana! haahah

  15. Ci sono momenti in cui è opportuno sedersi. Fermarsi, interrompere l’inseguimento delle cose da fare, smettere di pensare in termini di cose da fare.
    Ci sono momenti in cui avverti che l’oblò attraverso cui guardi l’oceano della vita è troppo stretto e che hai bisogno di un orizzonte più vasto.
    Momenti importanti durante i quali la vita stessa ti ripropone le domande di fondo: cosa sto facendo? E perché?
    Momenti in cui avverti tutta la precarietà della tua consapevolezza e realizzi la portata della sfida che ti sollecita.
    Momenti di silenzio senza di cui non ci sarebbe possibilità di senso.

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  16. Conosceva bene quella strada che porta al Borgo Alto.

    La percorreva ogni fine settimana per andarlo a trovare.

    Ora la guarda da lontano, percorrendo la statale.

    E sorride…
     

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  17. Ne "La carta e il territorio" di Michel Houellebecq, il piccolo Jed Martin, che diventerà un pittore di successo, ha cominciato a dipingere fiori da bambino.
    La sua baby-sitter gli lanciava strane occhiate perché i bambini della sua età disegnano aerei da caccia, svastiche , mostri sanguinari,di rado i fiori.

    E L'autore commenta: "Jed ancora non lo sapeva ma i fiori non sono che organi sessuali, vagine variopinte che ornano la superficie del mondo, in balia della lubricità degli insetti”.

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      ti sta una meraviglia questo abitO!

  18. Gli alberi, sì gli alberi. Ci sta bene vicino.

    Fanno parte di me.

    Quante cose ho pensato e sentito in loro compagnia!
    
La vita è viva.

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      dobbiamo ricordarci di abbracciare sempre la natura, lei ci ama!

    2. odessa1920

      odessa1920

      Spesso noi non la amiamo affatto

  19. Verso il tramonto arriiverò al borgo delle case rosse, dove incontrerò la donna delle erbe aromatiche. 
    Con i suoi segreti.

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      un saluto al sole, la nostra luce!

  20. Prima di essere creature meravigliose, noi siamo creature meravigliate

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      ti trovi a venezia?? come ti è sembrata?

    2. odessa1920

      odessa1920

      Molto vuota... affascinante come sempre anche se la preferisco in altre stagioni.

  21. Oriente e Occidente: terre diverse sotto un unico cielo

     
     
    “Nessun uomo è un’isola, noi siamo tutti parte di un vasto continente. Esiste varietà, ma questo non ci rende separati tra noi. La varietà rende la vita più ricca – una parte di noi è nell’Himalaya, una parte di noi è nelle stelle e una parte di noi è nelle rose. Una parte di noi è negli uccelli che volano ad ali spiegate, danzando con il vento; una parte di noi è nel verde degli alberi. Noi siamo diffusi ovunque. Sperimentare tutto questo come una realtà, trasformerà tutto il tuo approccio alla vita, trasformerà ogni tua azione, qualsiasi tuo gesto; trasformerà il tuo stesso essere.

    Nella storia della vita di Farid, un grande mistico Sufi, si narra che un re andò a trovarlo. Gli aveva portato in dono uno splendido paio di forbici, erano d’oro e intarsiate di diamanti – un dono di valore inestimabile. Il re toccò i piedi a Farid e gli porse le forbici; Farid le prese, le guardò e le ridiede al re, dicendo: “Sire, vi ringrazio per il dono che mi avete portato. È bellissimo, ma per me è totalmente inutile. Sarebbe meglio se mi donaste un ago. Le forbici non servono, un ago servirà moltissimo”.

    Il re disse: “Non capisco. Se hai bisogno di un ago, avrai anche bisogno delle forbici”.

    E Farid: “Parlo per metafore. Le forbici non sono necessarie, perché dividono le cose. Un ago mi è necessario perché unisce le cose. Io insegno amore. Tutto il mio insegnamento si fonda sull’amore; consiste nel mettere insieme le cose, nell’insegnare alle persone la comunione. Ho bisogno di un ago per poter unire le persone. Le forbici sono inutili: tagliano, dividono. La prossima volta che verrà, sarà sufficiente che vostra maestà mi porti un semplice ago”.

    La logica è simile a un paio di forbici: taglia, divide le cose. La mente è simile a un prisma: un raggio di luce bianca lo attraversa e immediatamente è diviso in sette colori. Fa’ passare una cosa qualsiasi attraverso la mente, e sarà divisa. La vita e la morte non sono vita-e-morte, la realtà è vitamorte. Dovrebbe essere un’unica parola, non due; neppure un trattino dovrebbe unirle. Vitamorte è un unico fenomeno. Amoreodio è un solo fenomeno. Oscuritàluce è un fenomeno. Negativopositivo è un fenomeno. Ma quando quest’unico fenomeno è fatto passare attraverso la mente, è diviso in due. Vitamorte diventa vita e morte; non solo è diviso: la morte diventa antagonista della vita. Sono nemiche. A quel punto, potrai tentare di riunirle, ma sarà impossibile.

    Kipling ha ragione: “L’Oriente è Oriente e l’Occidente è Occidente e i due non si incontreranno mai”, ma solo da un punto di vista logico. Come può l’Oriente incontrare l’Occidente? O viceversa? Ma da un punto esistenziale è un’assurdità: si incontrano dappertutto.

    Per esempio, in India: dov’è l’Oriente e dove l’Occidente. Rispetto a Londra, siamo in Oriente; ma rispetto a Tokyo, siamo in Occidente. Dove si trova esattamente l’India: a Oriente o a Occidente? Dovunque Oriente e Occidente si incontrano, ma Kipling dice che non si incontrano mai.

    Non è vero: non esiste un solo punto in cui Oriente e Occidente non si incontrano. Né può essere altrimenti: Oriente e Occidente si devono incontrare, è inevitabile: si tratta di un’unica realtà, di un solo cielo.”

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      una città che mi sta molto a cuore!

  22. Le fotografie e i quadri fermano l'istante perché lo possiamo vedere e introiettare, oserei dire, masticare e digerire. Tutto scorre sempre, la vita è questo. Ma anche fermarsi e masticare le cose fa parte della vita. Anzi è funzionale a scorrere e scattare al momento opportuno. Fermandosi a guardare le immagini SI PENSA!

     

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    1. tacchialti94

      tacchialti94

      l'ultima foto mi ha colpito molto!

  23. Le cose che hanno calore e colore
    
non sono giochi di prestigio
    
comunicano per forza propria

    basta che siano

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    1. beautifullmind0

      beautifullmind0

      Non ho mai visto nessuno indossare il rosso come te !!

    2. odessa1920

      odessa1920

      Grazie, è un complimento che mi piace

  24. Il bambino sta giocando, si diverte e ride, quasi stupito: fa bolle di sapone. Centinaia, migliaia di bolle: odore di pulito, di bucato, odore da vivere e da mettersi addosso come un vestito nuovo.
    Tensioattivi nell’aria, tensione superficiale nell’anima. Un soffio leggero e distratto nella cannuccia e mille bolle lievi si allontanano, si perdono e si disperdono nell’aria, come volassero, come sapessero la direzione. Perfezioni transitorie: aliti di vento, cospirazioni di sospiri, macchinazioni di respiri.
    I colori dell’iride si infrangono nei miei occhi. La nostra bolla si è rotta: siamo caduti perdendoci nell’aria. Non abbiamo ali, ma solo braccia per stringere e gambe per camminare. Per un attimo abbiamo fluttuato in giri di valzer viennese sospesi. Poi ti ho preso le mani ma la terra era vicina. Troppo vicina. Stava lì, poco più in basso, ci aspettava famelica, con i suoi lunghi denti bianchi affilati ed il fiato ansante.
    Allora tu mi hai lasciata. Io ti ho lasciato. Era inevitabile.
    Attratti dalle rispettive gravità siamo caduti avvitandoci come corpi morti in attesa dell’impatto con il suolo.
    Ho chiuso gli occhi. Occhi grigi di piombo: il tempo si è fatto tondo e rotolante sulle nostre schiene. E cadendo improvvisamente, quasi senza accorgercene, siamo diventati altri. Irriconoscibili.
    Io sono altri per te e tu sei altri per me. E prima, quando eravamo nella bolla, avvolti nelle nostre parole come lenzuola nei nostri sguardi come cuscini, ingenuamente pensavo che tra noi e gli altri ci fosse un abisso insondabile.
    Invece adesso ho capito, prima o poi, tutti noi, siamo destinati a diventare altri. Ineluttabilmente.
    E chissà con chi parlerai di me come fossi un’altra.
     

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    1. daliahnera

      daliahnera

      mille bolle bluuuu 

    2. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      nooo ma che bella questa foto!!!!

    3. beautifullmind0

      beautifullmind0

      una foto spontanea e molto serena!