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Come fai ad andare a dormire quando i pensieri ti accendono l’animo?
Vorresti fermare il tempo?
No, vorresti che questo tempo non finisse mai.
E temi che, addormentandoti, gli dai il permesso di cambiare.
So già che tratterrò le palpebre il più a lungo possibile e fantasticherò nuove esplorazioni e nuovi eventi.
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Il 2022 è già esaurito. La mia testa è già nel nuovo anno. Il nuovo anno è già iniziato.
A me piacciono i buoni propositi. Non aspetto l’inizio dell’anno a farli. Li faccio spesso. Li tengo in caldo. Al centro c’è sempre il lavoro per tenere alta la guardia e acceso il fuoco.
Le cose vengono meglio se la fiamma è accesa. Il viaggio diventa eccitante. Le difficoltà si sciolgono più facilmente. -
Le fedi, quando diventano bandiere e appartenenze, non significano più un cazzo. Il silenzio di Dio è un gran dono. Consente di abbandonare il senso di appartenenza e di giustificazione che deriva dal militare sotto uno stendardo. Consente di scoprire che la grandezza umana stà nella consapevolezza che il bene e il bello valgono la pena in se stessi. E che tu sei grande non perché hai un Dio Grande. Ma hai un Dio Grande perché hai sposato la grandezza.
Natale è questo: nascere alla Grandezza.
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Non finivo più di sostare nella meraviglia, oggi.
È lì che lo stupore di essere al mondo si fa gratitudine intesa, mentre gli occhi si riempiono più che possono di cose.
E com’è bello avere più stimoli di quanti si riesca a digerire, più abbondanza di quel che si possa mettere in tasca!
La parola viene a mancare mentre il desiderio di dire si fa gigante.
E il cuore allarga i suoi confini, cimentandosi col Tutto.
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Incapacità di accettare del tutto che le cose accadano? È possibile. Sono secoli che mi sto dando da fare per convincermi che accade quel che deve accadere e che è meglio così. Lo faccio perché mi sembra che una posizione del genere lasci più liberi di essere quel che si è, lasciando al mondo la libertà di andare per la sua strada. Ma il mio sforzo autopedagogico non è ancora stato coronato da un successo convincente. E nel frattempo vivo nella zona di mezzo. Quella tra i due confini: che è come dire nell’ignoranza.
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C’è qualcosa che sento dentro di me. E mi sembra una forza in azione anche là fuori, nel nostro mondo brulicante di movimento. Forse è anche la vocazione intima e profonda dell’arte.
A cosa mi riferisco? Forse non è un caso che il pensiero mi abbia visitato proprio nel periodo di Natale. Perché con la nascita che si rinnova questo pensiero ha a che fare. E forse ancora di più con quel tema che nella tradizione cristiana precede il Natale e che è l’Avvento.
Voglio dire il desiderio del Non Ancora. La ricerca del Non Ancora di cui scopriamo di avere un grande profondo desiderio.
Siamo attraversati da un profondo bisogno di creatività, in ogni settore della vita. La stessa qualità di vita degli itinerari personali sembra chiedere di prendere le distanze da ciò che è, che è stato per tanto tempo, da ciò che sembra immutabile e irremovibile. Siamo protesi verso qualcosa che non è ancora.
Nell’arte ciò che è stato non va ripetuto. È tutta una ricerca di nuove forme, movimenti e tracce di movimenti che esplorano ciò che ancora non è stato fatto, di modi e forme in cui ciò che si dice ancora non è stato detto. L’avvento del nuovo.
E non è leggerezza, superficialità, sottoprodotto di un consumismo che caratterizzerebbe una società liquida alla Baumann. Materia per le prediche dei moralisti, degli elogiatori del tempo andato.
Credo che vada guardato più a fondo e che vi si debba trovare un richiamo rivelatore della nostra vera natura e del nostro valore più intimo. Siamo esploratori dell’Essere, curiosi del Non Ancora, sempre in viaggio. Sempre in tempo d’Avvento. Anche a Natale. -
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A metà dell’altro mese
Poggibonsi ho visitato
per un libro che mi rese
fiero, grato ed esaltato.
Son restato a Tavarnelle,
nella Valle della Pesa,
dove al lume delle stelle
la mia anima s’è arresa.
Di vigneti e di cipressi
il mio sguardo s’è colmato,
ei volevan che restassi
di lor sempre innamorato.
E di fatto li ho nel cuore
dove resta il loro segno
che mi spinge per amore
a eternarli nel disegno.
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Andar per colli con le mani in tasca
non fa problema che anche oggi io esca
sgranocchio un fico mangerò una pesca
se sono pesce abbocco a questa esca
e tu che guardi dal lontano il cielo
e sogni rosa immerso in questo velo
sei forse il fiore o forse sei lo stelo
rossa è la vite e giallo cadmio il melo. -
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Desiderio che la vita sia amica
Che giorno per giorno si possa migliorare
Desiderio di calma e serenità
e di idee brillanti da godere nel quotidiano
E di pensieri che alleggeriscano l’esistenza
E che facciano sentire protetti
Andare con la corrente su una buona canoa
Dirigere la rotta con pochi colpi di pagajia -
Facendo molte rime
S'impara a poetare"
- Diceva l'arcivescovo
Volendo salmodiare.
Di certo gli sfuggiva
Il cuore del concetto,
Forse troppo occupato
A coltivar l'aspetto.
Ma un giorno accanto a un fosso,
Andando a passo lesto,
Fu all'improvviso scosso
E reso alquanto mesto
Pensava all'Orizzonte,
Al sole, alle comete,
Alla rugiada, al fonte,
Al cranio dell'ariete.
Pensava a quelle cose
Cui non ne val pensare:
Le spine delle rose, L
o sciabordio del mare,
Il vento sulle fronde,
La piega dei ginocchi,
I pali sulle sponde,
La voce dei ranocchi...
E gli sembrò d'un tratto
Che la felicità
Fosse legata a un patto
Con quelle cose là.
Disse: non è questione
Di fare ben la rima,
Questa rivelazione
Non l'ho capita prima!
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La navicella rossa
un giorno benedetto
si diede una mossa
e uscì da sotto il tetto.
Lieve era la brezza
e dispiegò la vela,
come una carezza
sulla sua rossa tela.
S’avventurò nel mare
con gran trepidazione
sperando di trovare
la sua soddisfazione.
Giallo nel cielo il sole,
vinaccia intensa il mare,
la navicella ondeggia
e sogna di volare.
Col vento e con i remi
procede nel futuro
e allora perché tremi?
Non c’è davanti un muro
che possa ostacolare
l’istinto esploratore.
Ti basti di ascoltare
il canto dell’amore.
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tiop la frase!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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La parola è assai curiosa
Benché ognuno l'abbia in bocca
Non è vero che dia il gusto
Di ogni cosa che si tocca.
E anche quando hai già imparato
Quasi tutto il dizionario
Non solleva sulle cose
Lo spessore del sipario.
Ma conserva la promessa
Per chi l'ama veramente
Di una splendida avventura
Di chiarezza per la mente.
A me piace la parola
E mi garba investigare
Tutto quello di curioso
Che con essa si può fare.
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Ti conobbi in quel villaggio
che scrivevi poesie.
So che non trovai il coraggio
allor di leggerti le mie.
Ma promisi che avrei scritto
con impegno la bellezza
che mi aveva lì sconfitto,
dal tuo volto, giovinezza.
Certamente ho lavorato
con costanza ardimentosa,
credo alfin che in mezzo al prato
sia fiorita quella rosa.
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Troppa spiritualità, credi, t’ammoscia.
È meglio avere spirito e un paio d’ali,
molta letizia e muscoli di coscia
che saltino leggeri tra i mali.
Ti stai a lamentare che i vecchi pesi
si sono volatizzati, sono morti,
che ti senti accecato dei valori
e che i sentieri nuovi sono storti.
Ma non t’accorgi che sei più leggero?
Che ti puoi avventurare per il mare aperto?
Che puoi seguire col vento il tuo pensiero
e provare il piacere d’aver scoperto
qualche nuovo paesaggio dell’umano,
e del possibile qualche nuovo anfratto?
A me piace di più, non mi fa strano
che mi senta dal nuovo tanto attratto.
E mi domando se non fosse mai
che da sempre questo dentro ci sia stato
e che i padroni, quelli che tu sai,
con sti grandi valori l’avessero castrato. -
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