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I ragazzini quando giocano provano piacere. Ma quando si accorgono che il gioco non dà più piacere, mollano e passano ad altro. I ragazzini mantengono il senso del gioco più di noi adulti.
Noi continuiamo a giocare: a fare gli avvocati, gli ingegneri, gli psicologi, i formatori. Entriamo in certi ruoli e continuiamo a giocarci per decenni, forse per tutta la vita, anche quando il gioco non morde più sul piacere di vivere davvero. Perché abbiamo perso il senso del gioco. Perché siamo diventati seriosi. -
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bellissimo vestitino!
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Una strada, cipressi ai bordi. Il viaggio sembra lungo, ma è breve. Perfino troppo breve. Vorrei fermare ogni momento, gustare ogni istante per un'eternità. Succulenta è la vita nei miei sogni. Fuggevole sabbia tra le dita delle mani. Tutto brucia veloce in questo fuoco e resta il calore. Di calore mi nutro ogni giorno.
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La senti, vero, la bellezza dell’Eros – lo chiamiamo in questo modo, fin dai tempi dei Greci. È una bellezza selvaggia, che non tiene conto di nulla ed è pronto a scompisciare ogni ordine, ogni sistemazione. È una forza selvaggia della natura. E uomini e donne fuggono quando lo sentono arrivare. Incute paura, perché può travolgere tutto. È come un tuono che erompe all’improvviso dalla terra.
E della natura ha il vigore, la forza, l’energia.Ma noi siamo cultura. Noi coltiviamo le forze selvagge della natura. Cerchiamo di addomesticarle, di ammansirle, di usarne il potere per costruire il nostro mondo, la nostra storia. La cultura aspira a continuare il lavoro della natura. Un lavoro che produce vita e nuove armonie. Col rischio di mandare tutto all’aria.
Abbiamo bisogno della forza della natura – se la uccidiamo, se ci chiudiamo ad essa, siamo noi a morire. Il pozzo si alimenta dalle acque di profondità, e aspira a raccoglierle limpide, decantate, per abbeverare e rinfrescare. Per nutrire.-
balli in mezzo al vento?
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che gambe!
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in bilico sempre!!
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quanta forza!
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una bellissima visione!
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bei colori! super moda!
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mimetizzata fra la natura!
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sempre tutta perfetta! sei speciale!
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E mi resi conto che l’entusiasmo non era uno sterile spreco di energia, ma la misura esatta della vita. E che era facile aprire le porte all’entusiasmo, alla passione. Bastava esserci, completamente, in quel che facevi. Un altro – forse Dio stesso, in persona – rimescolava il grande minestrone. Ogni verdura era impegnata a dare il suo sapore. Essere completamente te stessa, dare quello che era nella tua natura, e nel contempo sapere che facevi parte del grande minestrone.
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magia!
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il rosso dell'amore!
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il rossa sta da dio nel verde!
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– Che succede?
– Succede quel che succede. A me è successo che i miei desideri incominciavano a dare forma agli eventi e che gli eventi sembravano desiderare di prendere la forma dei miei desideri. Non senza inghippi, e giravolte, e passi indietro. Ma, nel lungo periodo, sì, succedeva proprio questo.
– E l’arte del desiderio?
– L’arte del desiderio è paradossale. Comporta una cosa difficilissima ma estremamente importante da apprendere.
– Parlami dell’arte del desiderare.
– Allora comincerò con la parte più dolorosa. Il distacco. L’arte del desiderare comporta l’apprendimento del distacco. Poiché il distacco sembra proprio il contrario del desiderare, uno subisce una sorta di violenza. Sembra proprio un cazzotto in un occhio di chi desidera. Eppure, questo è un passo decisivo. È proprio necessario. Nessuno te la venderà edulcorata questa pillola. E quindi, conviene proprio che tu faccia i conti con questa affermazione.
– Ma allora?
– Allora s’impara che, nel distacco, si desidera in un’altra maniera. Ed è questo il modo efficace di desiderare. E risulta anche il modo in cui si ottiene ciò da cui ci si è distaccati…
– Ed io dovrei vivere questa faccenda?
– Se ci pensi bene, non hai scampo. Puoi passare il resto della vita a coltivare risentimento per chi ti ha fatto in questo modo. E quello che ottieni lo conosci già. Oppure, puoi buttarti… Sperando il meglio.
– E la realtà?
– Quando hai imparato a credere nei tuoi sogni e a distaccartene, cambi atteggiamento anche nei confronti della realtà. Gli eventi tu li guardi con uno sguardo nuovo. Che vede in essi degli alleati, e delle opportunità, e degli insegnamenti. Tu puoi seguirli, mentre piloti la tua barca in mezzo a loro. Un marinaio va avanti utilizzando la forza del vento e le correnti. Si riposa con la bonaccia e prende cibo pescando. Si orienta guardando le stelle e il sole. E gode della forza che la vita di mare gli inocula nel corpo.-
bel pensiero!
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che bel set!
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cosa stavi aspettando?
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noto un vestitino sublime!
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che cielo!
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quanto ti invidiooo!! bellissima
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Amo quella follia che è tipica degli innamorati, pronti ad avventurarsi e a sfidare ogni ostacolo pur di raggiungere l’oggetto del desiderio. Che è sempre la Bellezza. E amo l’amore dei poveri e degli inquieti. Di quelli che sono costretti dalla disperazione a trovare vie alternative, a ignorare le regole del gioco. L’arte scaturisce da loro come acqua di sorgente, selvatica e purissima.
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la più bella!
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sono scarpe con tacco? sai, mi interessa il tema!!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Dalla mia astronave
Era come emergere dall’acqua stagnante.
Come accedere alla luce del sole e alla freschezza dell’aria.
Ci accorgevamo che la natura era viva e anche gli alberi ci parlavano.
Vedevamo l’alba e il tramonto.
Ci veniva desiderio di ascoltare la voce dell’universo.
Scrutavamo le stelle.
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Richiami lunari
E mi scopro ogni mattina così dispersiva!…
Le troppe cose, ognuna che tira dalla sua parte.
Nell’insieme...una sorta di smarrimento…
E sembra giustificata la domanda che affiora: dove sto andando? Dove voglio andare?
Una vecchia domanda!
Insomma: bisogna decidere, cioè tagliare via i molti richiami e scegliere la direzione. Disciplinare le risorse, raccogliere in un disegno unitario, ben orientato, la folla delle spinte… Focalizzarmi su l’obiettivo.
Ma quale?
Se tento di rispondere, ritornano in tanti nel mio cervello a chiedere precedenza: premono verso l’uscita come contro uno stretto collo di bottiglia…
Imbarazzo!
Allora concludo che ciò che desidero davvero sarebbe non dover decidere, poter seguire la corrente, lasciarmi portare… vedere e gustare mentre le cose accadono, semplicemente essere, volendo quello che avviene e lasciandomi andare. Nessuna pressione a fare, a ordinare, a focalizzare.
Libertà come non aver niente da fare!
È un pensiero che resetta la mente e allarga il respiro. Un ampio spazio di “niente da fare” dove poter fare tutto quello che viene voglia di fare, dove essere esattamente quello che sono!
…
E se immagino di avere questo grande spazio di libertà, immediatamente ritorna la domanda: e allora, cosa faccio? Dove voglio andare?
Curioso!-
Anche io a volte mi sento sopraffatta dalle troppe cose, dalle troppe distrazioni, dai troppi impegni.. ma forse è meglio così. Ci teniamo vivi
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mi ricorda il giappone la tua lampada!
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Non amo i propositi, preferisco gli spropositi.
In verità ne avrei ma poi so che non li attuerò quindi cerco di non pensarci. Forse l'unico a cui penso adesso è imparare a proteggermi e a abbandonarmi alle cose e alle emozioni. Non so se sono azioni contraddittorie, lo scoprirò. Comunque per me proteggermi significa tutelare la mia mente ed il mio corpo qualsiasi cosa accada. Per il resto non mi prefiggo nulla di concreto. Le cose concrete non devono essere un fine, bensì una conseguenza del giusto stato d'animo e se non ce l'hai non puoi sapere quando questo ci sarà.-
siamo tutti sulla stessa nave di speranza!
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parole più che giuste!
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il tartand è sempre un'ottima scelta
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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voglio anch'io quei colori!!!
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che bella luce!
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magnifica!
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Non c’è altra vita che la vita a cavallo.
Salire di slancio la collina.
La forza istintiva dell’animale e la guida ferma e flessibile del cavaliere.
La metafora continua ad agire nella mente, sempre.
Si vive per metafore, perché tra il pensiero e la realtà non c’è corrispondenza biunivoca stretta.
E la metafora consente di tenere la direzione, mentre s’impara a curare il dettaglio in ogni oggi.
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gioco di luce! bellissima anche solo come ombra!
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Non voglio lasciarmi ipnotizzare dalle cattive notizie.
Non voglio attendere che il mondo sia un Eden per vivere la bellezza, la gioia, la creatività, per essere e fare come desidero nel profondo.
Ci sono strade, ogni giorno, che mi portano dove vivo i miei valori, dove sono come desidero, dove faccio quello che mi salta in mente e dove danzo la vita.
Non ho eretto un muro per difendermi dalle schifezze, mi sono addestrata a trovare pietre di guado per attraversare il fiume senza bagnarmi i piedi.
Ho reso quest’avventura interessante ai miei occhi.
Questa strada mi conduce alla Montagna Blu.
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NATALE
Rinascere
Quanto dura una vita?Quante vite in una vita?
Evgheny, il pittore, era convinto che la durata di una vita, la sua capacità di navigare nell’oceano dell’essere, era in qualche modo connessa con la capacità di rinnovarsi – o il dono di rinascere ogni mattina, con il cuore desiderante e la mente fresca. Come lavata dai residui di ieri e del passato – in qualche modo.
– La mattina, tutti gli animali si lavano – diceva.
Lui dipingeva. Raccontava la sua avventura dipingendo. Dipingere è come scrivere un diario. È come narrare nelle stalle. È il mondo di “C’era una volta…”. Arrivavano i viaggiatori dalle terre lontane, e raccontavano, la sera, dopo cena, nei luoghi di raduno, quello che avevano visto e vissuto… Era il mondo di Evgheny.
Dipingere, raccontare, narrare l’avventura dell’uomo. Le scoperte e gli apprendimenti. Era la vita di Evgheny. Lui era fatto in questo modo.
– La mattina, tutti gli animali si lavano – ripeteva.
Adesso c’era odore di neve nell’aria. Natale si avvicinava.
Le donne, vicino al fuoco, riandavano col cuore e la mente ai tanti amori. Agli uomini che avevano amato. Li vedevano scorrere nella fantasia e provavano quel senso di tenerezza che il ventre di una donna sa provare. Era quasi Natale e c’era odore di neve. Loro avevano amato. Avevano dato alla vita ciò che una donna sa dare.
Gli uomini sognavano imprese. Passavano confini, nell’immaginazione. E uscivano dai piccoli villaggi. L’odore della neve li portava a valicare frontiere. Un po’ di nostalgia per casa, per il fuoco e il caminetto. Ma poi, l’odore della neve li portava lontano.
Era quasi Natale. Tutto continuava a muoversi al solito ritmo, ma sembrava anche fermarsi – un istante in più – a pensare.
Quante vite in una vita!Quanto dura una vita?
Natale è ritrovarsi bambino ogni mattina, mentre ti lavi la faccia, e ti fai lo shampoo ai capelli. -
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balli da sola?
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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mi piace tantissimo questa atmosfera!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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w il giallo!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ciao Odessa, foto bellissima, spontanea con i capelli all'aria!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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una foto molto spontanea! mi piace!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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giornata nebbiosa!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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sempre dritta, con la meta sconosciuta
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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La vita è un viaggio. Le cose capitano perché c’inciampi. E allora le decisioni si rinnovano. L'esaltazione di andare incontro a ciò che potrebbe accadere. La bellezza dell’evento sorpresa.
Per me anche gli eventi naturali sono fatti che ti riguardano personalmente. Hanno il loro dono e il loro messaggio. Una sorta di animismo fa parte della vita interiore. E offre il suo dono di senso alla fame che ci divora. -
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w la neve1
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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ma quanto ha nevicato?? magnifico
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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bella la neve!!!|!!!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Che Lucia adorasse scrivere e che desiderasse diventare una scrittrice non c’era alcun dubbio. Una gran parte del suo tempo giornaliero lo passava a redigere un diario personale nell’intento di portare nella sua vita quella chiarezza che la parola è capace di offrire, ma anche semplicemente perché scrivere le procurava piacere, come potrebbe fare un massaggio, una camminata, o forse ancora di più: respirare.
Il punto era che nessuno attorno a lei - e perfino una grossa parte di lei - credeva che il suo amore per la scrittura le consentisse di guadagnarsi da vivere in maniera sufficiente. Le sembrava che dall’atto di battere quelle emozionate parole nere sulla pagina bianca dello schermo del Pc all’evento di una pubblicazione che ottenesse un numero dignitoso di vendite e di lettori ci fosse un vero e proprio abisso invalicabile.
E questo pensiero le procurava uno sconforto doloroso che sembrava rotolare irrimediabilmente verso la depressione. Allora chinava la testa e si rassegnava ad accettare quel lavoro da cameriera che certo sapeva fare dignitosamente, e che le offriva in questi tempi d’incertezza di portare a casa uno stipendio, ma senza consentirle mai di provare quell’eccitazione e quell’intima gratificazione che la scrittura le avrebbe dato.
Quella mattina, tuttavia, mentre beveva la sua tazza di caffè amaro, qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, qualcosa che le riaccendeva la speranza, le stava-
molto concetto questa immagine! bella!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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