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Vivo nel Sogno, mentre i piedi camminano sulla terra.
Vista da fuori faccio cose, mi sposto e traffico. Ma la mia vita vera, consapevole e sognante, è in una dimensione interiore, in una sorta di film dell’anima. Un doppio del mondo di terra, congruo col mio desiderio di senso.
Vedo di più di quello che mi consentono gli occhi. E i miei sentimenti, i pensieri, i progetti, hanno origine tutti in quello spazio mentale dove si svolge la gran parte della mia esistenza.
Ma quel mondo si volatilizzerebbe se le mie mani non toccassero e le gambe non marciassero. Il mondo di terra è l’ancora che rende il sogno reale. È la parola fisica che dice il mondo mentale.
In quel mondo mi immagino esploratrice dell’essere, tentata di "sistemarmi" ad ogni porto raggiunto e poi rimessa in cammino dall’inquietudine del nomade. Pirata più che turista.
Ho l’impressione che la mia vita sia un aperitivo. E mi attira la prospettiva di un pasto completo. Quasi sempre gli antipasti bastano a saziarmi, cosicché non ho più capacità per il resto... Finché non si ricrea l’appetito.
Mi piace essere feconda, come un albero che produce frutti perché è la sua natura e il suo piacere. E li lascio per strada a chi se ne voglia nutrire, mentre procedo. Non voglio essere trattenuta nemmeno dalle cose belle. -
Il Genius loci
I luoghi sono importanti per pensare e per diventare. I luoghi ti plasmano. Il prato dove vai a leggere e a raccogliere pensieri e le idee che ti sono saltate addosso durante la passeggiata. Oppure il tuo studio, con le finestre aperte. Il tuo studio dopo che hai fatto le pulizie. Dopo che hai tolto la polvere dietro i libri: quei batuffoli sconci che si aggrumano forse per le forze elettrostatiche. Questo luogo che ha tanti colori, una pianta e un paio di quadri alle pareti. Con il verso dei colombi proprio lì sopra. Ma anche l’area ristoro dell’Ikea, prima dell’ora pasti. Su quei tavoli vicino alla vetrata che dà sul parcheggio. O perché no? A un tavolo in uno dei ristori del centro commerciale, mentre la gente ti passa a fianco. Questa enorme fiumana di consumatori allettati dalle vetrine, o richiamati dai colori dell’area frutta e verdura. I luoghi contribuiscono fortemente a modellare i nostri pensieri, come ci sentiamo e le idee che ci vengono in relazione alla nostra storia personale. Al nostro futuro.
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Che combini oggi? hai qualche piano? io forse estetista!
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Ciao ODessa! buon inizio di settimana anche a te! hai scattato qualcosa questo weekend?
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Ciao Odessa! che mi racconti di bello?
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Buon e sereno pomeriggio carissima Odessa.
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Quasi odore
Settembre. Mese obliquo. Giorni obliqui. Ore oblique. Minuti obliqui. Settembre è un piano inclinato. Dopo agosto – “il mese più freddo dell’anno” – una infinita, piatta, uniforme, gialla e sabbiosa landa desolata, a settembre tutto lievemente si inclina e tutto discende, tutto si dipana, si srotola, si slaccia: i raggi del sole, le ore di luce, le ombre, la temperatura, la pioggia, le foglie, i sapori, gli odori…
E le nuvole si abbassano, quasi come per cercare un contatto dopo essere state via per tanto tempo, sembra che dicano: ehi, siamo tornate! Guarda un po’ su! Le nuvole prendono forma, il cielo si popola, si anima… assumono le sembianze più strane, non si confondono, delineano i propri contorni, la propria personalità, sbuffano, si gonfiano, ma solo per chi le sa guardare.
Ed io, giù giù, in basso, annuso l’aria e la terra, coloro gli odori come un cane con il naso al vento, cerco di usare l’olfatto, un senso quasi atrofizzato nell’uomo, forse proprio perché racchiude la nostra parte istintiva, utilizzato prevalentemente in due attività, che poi, non a caso, sono le più primordiali: mangiare e copulare.
Ed poi ancora io, ancora più in basso, annuso te, a settembre, tu che assomigli un po’ a settembre, dopo il sole a picco e le spiagge affollate e le stelle cadenti e il sale sulla pelle e le docce fredde, selvatico e famelico, pudico ed insicuro procedi a scatti, ti acquatti, strisci, pronto ad afferrare, a mordere, e poi a fuggire, quasi senza lasciare scampo, quasi senza lasciare il tempo.
Il tuo naso-rettile striscia e sguscia sulla mia pelle, sul mio petto, sulla mia schiena, mi annusi come in cerca di qualcosa, forse dell’odore perfetto, di un odore che si agganci al tuo, o forse di una sinergia di odori, di un odore ineluttabile, un odore che non sia né il mio, né il tuo, bensì qualcosa di sconosciuto alle tue narici ed alle mie, sconosciuto e familiare, un odore dove fuggire, nasconderti, ricominciare, rifugiarti, dove coprirti, un odore del tuo settembre.
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Ciao Odessa! hai mai pensato di creare contenuti ispirati alle principesse disney?
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Hey carissima! che hai cucinato oggi?
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Ciao odessa! 10+ per le nuove foto!
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Noi sentivamo che il centro della faccenda era l’amore. E sapevamo di essere ignoranti – terribilmente ignoranti – in materia. Il nostro sentimento era pieno di nostalgia per ciò che avrebbe potuto essere, di quello che le nostre storie passate sarebbero potute diventare. E sentivamo che questa era ignoranza. Come rimpiangere i libri e i film letti o visti.
La punta della nostra coscienza ci diceva che l’amore era davanti, e che doveva essere scoperto e inventato. Noi sentivamo che non c’erano limiti a questo. Né l’età, né il denaro, né il sapere.
Non eravamo noi a provare l’amore, ma era l’Amore che aveva preso noi e ci trascinava per territori nuovi. E volevamo essere leggeri. E, oltre a pulire le nostre cantine, sapevamo che dovevamo camminare agili e veloci per i sentieri che il tempo ci portava. In fondo, pulivamo le nostre cantine, e gettavamo nei cassonetti decenni di passato, solo per essere leggeri come gli opliti. Per avere gambe agili e piedi robusti. E braccia pronte ad afferrare i rami. E a nuotare nel mare della vita.
La luce e l’aria di quell’Agosto – che molti dicevano morto – ci dava come l’abbrivio di un discorso e di un racconto che solo noi avremmo potuto continuare.
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Hey carissima! che hai cucinato oggi?
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ciao, mi piacerebbe conoscerti un pò di più
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Quote
che dire...sono una tua frande fan!
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mi piacerebbe vedere qualche tuo scatto in bianco e nero! :)
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Ma chi c’è in ogni “io”?
Siamo tutti parte di un’unica cosa o girovaghiamo a tentoni in una foresta piena d’imprevisti?Perché ci emozioniamo tanto quando incontriamo qualcuno da vicino? E ci sentiamo così intimi?Ho un terrazzo, sul lato ovest del mio appartamento. È al secondo piano. Si vede il cielo. Di solito guardo a est, il sorgere del sole. Ma ora vedo uscire dall’ombra quest’apertura verso ovest.Ovest è l’America. Ovest è l’invito a uscire dalla grotta. A guardare più lontano del tuo naso.Ad affidarti al fiuto oltre il già noto. A rischiare. Ad annaspare nel buio, ma consapevole dei tuoi talenti e della tua resistenza.Ovest è anche uscire dalle tue categorie. A immaginare che le cose avvengono anche in altri modi. E a provarci.Io adoro i ragazzi che scappano dalle prigioni e tentano la propria avventura.Piango per quelli che hanno troppe cose belle da lasciare per cercare di essere vivi ancora a lungo. Ed esplorare il possibile.Per quanto mi riguarda, ho una voglia pazza di ricominciare. E sono amica dei movimenti profondi delle tue viscere.È la mia storia. La mia avventura. C’incontreremo? -
Secondo te qual è il colore che abbraccia meglio ilt uo corpo?
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Quale pianta da giardino ami principalmente?
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Avevi già ascoltato la versione in italiano di questa traccia?
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