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Mi è capitato anche a me. Amarla senza averla, senza volerla perché sapevo che l'avrei subito perduta. Perciò l'ho ignorata sapendo che almeno il suo ricordo e il nostro desiderio incompiuto sarebbe rimasto intatto e niente lo avrebbe corrotto.
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Io: cosa pensi della mia vita?Alberto: che la prendi troppo sul serioIn effetti mi prendo troppo sul serio, come fosse una esigenza.
Adesso, una delle poche certezze che ho è che non ho davvero nessuna esigenza, non ho la pretesa o la presunzione di esigere nulla da me stessa. Devo prendere coscienza di non avere nessuna esigenza, non esigere nulla né da me, né dagli altri e vivere così, distillando ogni giorno nella sua essenza, felice di essermi liberata da tutto, con fatica e dolore.Questo era il mio percorso, evidentemente, la mia liberazione, il mio senso. -
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e il sole pare abbia amato te
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non sono particolarmente amica del sole ma su di te ha sicuramente un benefico effetto
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Ultime riflessioni sulla coppiaLa vita non è costituita dalla coppia. La coppia non è il perno della vita, il fulcro di tutto. La vita in fondo la viviamo da soli, la coppia è un complemento. Quindi la coppia fallita secondo me non esiste. Esistono desideri falliti, vite singole fallite.
Non per questo bisogna scoraggiarsi e non credere nella coppia, forse anche una parte di me ci crede ancora. Altrimenti tutto sarebbe perduto. Ma più che nella coppia bisogna credere nella vita oltre la coppia (che comprende pure la vita di coppia), che è molto più complessa della coppia in senso stretto.
La vita è necessariamente incasinata, un equilibrio giornaliero tra emozioni, sensazioni, voglia di cambiare, evolversi, fuggire, rimanere. La vita sta nella lotta, in questa eterna lotta che facciamo. Avere amanti, altre storie, tornare ad amare, essere fedeli, infedeli, abbandonarsi fa parte di tutto ciò, della vita, intendo, e una coppia non credo che possa contenere tutto.
È difficile capire se una coppia è felice, è difficile da rivelare, pochi lo ammettono fino all’ultimo. Sembra un fallimento, una cosa deprecabile ma in verità fa parte della vita, un po’ come il dolore, è una cosa estremamente naturale.
O come la sessualità. Essere etero non credo sia più normale di essere gay, non esiste una normalità, la natura ha infinite espressioni della normalità, tutto ciò che la natura crea è normale. E poi tra etero e gay ci sono una infinità di sfumature e gradi di desiderio. Lo stesso, credo, vale per una coppia: non esiste una coppia ideale o l’archetipo di una coppia felice, o anche se esistesse sarebbe soggetta al tempo e ai cambiamenti che esso implica.
Facile teorizzare, in fondo la coppia anche per me è sempre stato un obiettivo. Quindi perché fino ad adesso l’ho criticata? Sì, anche io cado nel paradosso, non credo ci sia scampo. Con l’età e il cinismo che uno si porta dietro mi vengono da pensare due alternative: o uno sta da solo, prendendo sempre il meglio e la parte più intensa di un rapporto umano, oppure si adegua e si “accontenta” di una storia serena, senza più punte di felicità estrema. Entrambi i casi non credo siano un fallimento.
Credo che la vita sia così, paradossale e ambigua. E poi nessuno dei casi è eterno, nella vita si possono alternare, invertire, variare, frazionare.
Ieri sera ho visto un film, “La volpe e la bambina”. Una favola, certo, ma con un senso profondo, secondo me. Racconta la storia di amicizia tra una volpe ed una bambina. Con il tempo la bambina, dopo una prima naturale diffidenza della volpe, riesce a metterle il guinzaglio, la porta in camera sua come fosse un peluche e lei, la volpe, quando prende coscienza di ciò, di quello spazio ristretto, del venir meno della sua natura selvatica, viene presa dal panico, impazzisce, distrugge tutto, si butta dalla finestra e quasi muore. È stato il desiderio di possesso della bambina che l’ha quasi ammazzata, l’addomesticamento.
Addomesticare: quando ci piace e quanto ci fa male allo stesso tempo. Non so se esista una terza via ma quella dell’addomesticare sarà giusta per la società, in fondo siamo dei consumatori (anche di amore), per la perpetuazione della razza umana, per le nostre paure, altro non so... ma non per il profondo della nostra anima che ha bisogno di altro (e di questo sono convinta).-
il piccolo principe insegna del resto...
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Grazie del tuo commento. Mi fa piacere che poche e semplici parole abbiano suscitato delle emozioni.
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La mia infanzia è stata vissuta in una sorta di stato brado, sempre fuori, nei boschi, nelle campagne, sulla collina nei frutteti, sugli alberi…
La mia idea di libertà si è formata attorno a quest’esperienza.
E anche adesso la mia vita nella società urbanizzata trae da quell’esperienza modelli di comportamento, evitando appartenenze.
E così il mio vagare tra libri, musica, arte, non segue progetti rigidamente definiti.
Nella mia idea dell’avventura c’è questo andare vagando, decidendo di volta in volta dove dirigermi, a motivo di qualche incontro e di qualche suggestione.
Mi lascio incantare dagli eventi.-
Sento con te l'odore dell'erba appena tagliata delle giornate estive e arrampicati sugli alberi il rito dei noccioli sputati delle ciliegie. Il tuo scritto mi suscita tanti pensieri che vorrei trascrivere, ma poi, come capita anche a te, vengo rapito da quell'inerzia che mi fa procedere nella monotonia del nulla. Ci vorrebbero degli stimoli, delle persone che hanno voglia di ascoltarti o ritornare bambini.
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mi hai fatto commuovere
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L’inerzia mi trascina e mi lascio trascinare con oziosa beatitudine in un moto rettilineo uniforme. Una beatitudine un po’ incosciente forse, perché giù, giù dentro di me sento che così non può affatto andare. Nel mio profondo percepisco una oscura colpa che vorrei redimere ma allo stato attuale delle cose non riesco a trovare un squarcio nella mia quotidianità che mi faccia intravedere una direzione. E aspetto il redentore.
“Che tu sia per me il coltello” direbbe D. Grossman ed io vorrei un qualcuno-o-qualcosa-coltello che mi faccia a pezzetti. Sono ingabbiata nelle mie giornate tipo, scandite da ritmi tipo, dalle mie sveglie tipo, dai miei sonni tipo, dalle mie colazioni tipo…
Mi chiedo, cosa ci vuole per cambiare ritmo!? O meglio a cambiare tempo!? Mi fermo un attimo, rifletto… voglio passare da un 4/4 ad un 7/8, da un tempo pari ad tempo dispari, da banali accenti in battere ad accenti in levare. Potrei, come no… mi dico. Mi inquieta il fatto che, voltandomi indietro, non riesca a percepire con chiarezza e definizione i giorni che si susseguono, giorni da catena di montaggio, uno per tutti, tutti per uno! Secondi-minuti-ore-mattinate-pomeriggi-serate-aperitivi-cene-pranzi-e-chipiùnehapiùnemetta. Praticamente sono racchiusa in un liquido amniotico esistenziale.
Penso agli eventi determinanti che in qualche modo hanno dato una direzione alla mia vita, in che misura li abbia cercati o se siano capitati senza un mio disegno preciso - c’è chi si illude di essere l’artefice del proprio destino, io no. Posso essere l’artefice dei miei stati d’animo, quello sì, ma non è detto che uno stato d’animo cambi la realtà tangibile che mi circonda, magari rimane solo allo stato latente.
Adesso ho lo stato d’animo del bradipo, con tutto il rispetto per i bradipi – non vorrei che si offendessero, anzi, nel loro ambiente hanno trovato la chiave giusta per sopravvivere, magari se andassero più veloci si estinguerebbero.
E allora ho deciso. Rallento. No, no…troppo veloce. Più piano, più piano… voglio almeno godermi questo panorama. -
Più che vedere la felicità noi vediamo la possibilità della felicità. E ci aggrappiamo a questo pensiero promettente, seguendo un istinto naturale. Spesso siamo messi alla prova e un diavoletto razionale ci dice che tutto è inutile. Ma basta un minimo di energia vitale per ritrovare le nostre illusioni e lasciarcene conquistare in una sorta di follia da innamorati.
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Soprattutto ti verrei a cercare, per quelle nostre chiacchierate sul futuro, le novità e il modo di affrontarle. Quando mi dicevi: "Non dirò mai, come i nostri vecchi, Io ai miei tempi..." Si è sempre avuto paura del nuovo.Ma lo sappiamo, è il nuovo che vince e che il mondo va avanti. E noi dicevamo di voler imparare ciò che il nuovo ci regalava, per essere, per fare, per rendere le cose migliori.
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Casomai ci pensassi…A chi sto parlando?A te che non ascolti e che pensi ad altro e che sei così bravo ad ignorare i fiori e il vento.Casomaii ci pensassi, io direi, tra non molto - diciamo: alla lunga - saremo morti, io e te. E saremo tutti morti, alla lunga, noialtri.La vita è breve - quanto durano i nostri desideri?C'é qualcuno che non ama l'infinito?Quando io amai, dissi: per sempre.Permanere mentre tutto scorre.Non ti fare ingannare da spiragli di solletico.Non lasciare che il tuo cuore - che sa - venga annebbiato da queste vaghe filosofie dell'effimero, che non fanno che carezzare le tue, le mie, debolezze.Io dissi: per sempre.Sapevo che l'eroe scorre nel tempo, rimanendo se stesso. E sapevo che tu, ed io, impregnati del fango della terra, saremmo per sempre fedeli al nostro sogno.Casomai ci pensassi.Casomai.
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"A te che non ascolti e che pensi ad altro" mi stupisco sempre di come alcune persone non riescano a sforzarsi di ascoltare, in tutti sensi, soprattutto quando si parla di ascoltare il prossimo, ascoltare l'interlocutore. Purtroppo tanti sentono, ma non si impegnano a capire quello di cui parla la persona con cui stanno avendo un dialogo (leggi: che sta facendo un monologo), sia che si tratti di discorsi semplici che apparentemente non difficili, ma anche più complicati. Mi stupisco di come alcune persone non ascoltino ed interpretino erroneamente quanto viene detto, perché si fermano al pregiudizio che hanno dell'interlocutore o di quello che potrebbe dire.
Ho letto tutto il tuo bellissimo pensiero, ma ho estrapolato solo quella frase perché è un fatto a cui tengo molto.
Buona giornata!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Io capisco le tue paure.
Paure che in parte provo anche io.
Paure che mi hanno vinto e che talvolta sono riuscita a vincere.
Oppure sono stati gli eventi stessi a prendere in mano la situazione al posto mio.
Senza dubbio è molto più facile lottare per conquistare piuttosto che lottare per abbandonare.
Qualcuno ha detto che la vita è l’arte dell’incontro. Io invece dico che è l’arte dell’abbandono.
Il fantasma che a me fa più paura è la memoria. Possiamo infatti imparare a ricordare ma non possiamo imparare a dimenticare.
Non per nulla a qualcuno è venuto in mente il film “Se mi lasci ti cancello”.
Forse possiamo dimenticare solo per sovrapposizione. Vivendo altro, vivendo altre storie, altri fatti, altre persone.
Allora lentamente il passato si affossa dentro di noi, i ricordi decantano e possiamo tornare a rimettere a fuoco il presente.
Certo, vivere un presente che annichilisce i propri desideri è doloroso come il tentativo dell’abbandono o forse ancora di più.
In ogni caso la vita è solo di chi la vive. -
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Finalmente. All’acero sono spuntate le foglie. È riuscito ad agguantare gli squarci di sole sotto questo cielo giaguaro solcato da nubi ed il suo sistema fisiologico gli ha suggerito che era il caso di sbrigarsi: i segni erano sufficienti. E così, senza troppi indugi, ha fatto diligentemente il suo mestiere di albero. Mica si può stare lì a pensarci troppo su, dopotutto le riserve erano quasi esaurite.
La chioma da magra e trasparente si sta facendo sempre più fitta ed intricata, da grigia e cinerea a verde con tenui riflessi marroni, da esile e slanciata a globosa e panciuta e pian piano i vuoti diventano pieni. Il suo stato di dormienza è terminato, la linfa elaborata torna a pulsare sotto la corteccia e la clorofilla non si lascia sfuggire neppure un fotone. Adesso al più sottile refolo di vento la chioma vibra con tutte le sue foglie nuove nuove. No, non è più lo stesso albero, è decisamente qualcosa di diverso. Coerentemente diverso. Apparentemente diverso.
E di questo si è accorta pure la gazza: infatti non la vedo più. Ogni tanto si libra nei paraggi con il suo volo oscillante ed incostante, rallenta indecisa, ma non si ferma e prosegue oltre. Il loro sodalizio si è rotto, non si assomigliano più: le foglie occludono la vista all’uccello e l’albero non vuole più intrusi tra i suoi delicati rami.
La gazza... chissà dove andrà adesso: magari a scrutare orizzonti liberi sulla cima di qualche altro albero ormai morto dove le foglie non spunteranno mai più. Neppure tra cento primavere. -
A volte rido anch'io...
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Per evitare eventuali incomprensioni ti dico che non penso assolutamente che tu possa essere una musona e sempre depressa. Anzi intuisco dalle foto che pubblichi che sei una persona con una caratteristica carica di leggerezza e ironia. Semplicemente sei una persona molto sensibile e con un trascorso di sofferenza ed è inevitabile che si parli spesso ( ma non solo) di cose tristi o malinconiche.
Ridere in modo efficace dal mio punto di vista è riuscire a farlo mentre ti capita la cosa triste, piuttosto che farlo fra una cosa triste e l'altra. Ti assicuro che ci provo sempre anch'io e non sempre ci riesco.
Il giorno che riuscirò a ridere delle mie disgrazie quando accadono sarò per sempre libero e felice.Ps: l'immagine che ti ho lasciato l'altra volta è particolare, è sacra, ti lascio il riferimento Wikipedia: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tārā
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C'è una tristezza senza fine in ciò che dici e riflette la nostra condizione umana. Non ha senso consolarti, ma solo dirti che ti capisco e ti sono sono vicino. Nonostante tutto mi piacerebbe riuscire prima o poi a farti ridere.
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Questo è il dolore della vita:che si può essere felici solo in due;e i nostri cuori corrispondono a stelleche non vogliono saperne di noi.Edgar Lee MastersNon so se si può essere felici solo in due. Io sono stata infelice in due. Sicuramente l'essere da soli non è uno stato di quiete ma uno stato di moto, verso il numero due. Adesso che sono in uno non sono felice, tendo al due, inconsapevolmente, continuamente, anche in modo ossessivo.Il numero due, il fantasma della condivisione, della completezza non mi lascia tregua. Ma è questa la verità!? La via da percorrere? Il senso di ogni vita? Della mia vita? Prima di stare bene in due e di trovare il due devo sbarazzarmi del pensiero del due, un po' come il musicista che prima deve studiare un brano nota per nota, memorizzare la diteggiatura e poi mentre suona deve dimenticare tutto.
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Passeggiare tra la gente, in campagna, lungo un fiume mentre la primavera sta fiorendo, l’erba che diventa sempre più verde, i germogli che si inumidiscono. La gente intorno sembra contemplare tutto questo, in una sorta di estasi stagionale. Tutto sembra vada per il verso giusto, i bambini giocano a palla, i pescatori attendono pazienti la prima carpa risvegliatosi dal torpore invernale.Sta qui tutta la vita? È per questo che merita di essere vissuta? Passo dopo passo, le nostre scarpe sulla rugiada, respiriamo leggeri e vediamo gli altri leggeri.
Io vedo gli altri e gli altri vedono me in questa sorta di equilibrio apparente ma nessuno in verità sa di nessuno.
Tu mi parli mentre le mie suole calpestano il sentiero io ti ascolto in silenzio mentre un passeggino con un neonato incrocia il mio sguardo. Io vedo ma non guardo e non so. Forse anche quella mamma vede ma non guarda e non sa.
Ci ignoriamo. Credo sia questa la verità. E ne abbiamo paura.
Per questo andiamo a passeggiare il sabato mattina lungo il fiume, solo per illuderci un po’. -
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Oggi ho percorso a piedi una strada che di solito faccio in auto.
Una strada come tante, di quelle da cui passo ogni giorno quasi senza farci caso. Prima, seconda, terza e via. Arancione, rosso, verde e via. Questa mattina però un passo dopo l’altro ho notato particolari mai visti: quel profumo di pane di quel forno, quel circolo con quegli anziani seduti a parlare di come va il mondo, quell’appartamento con un giardino che non sembra essere in città e quasi quasi mi comprerei, quel micio rosso alla finestra che mi ha strappato un sorriso...
Sì, forse per ricucire una storia quasi persa bisognerebbe ripercorrerla a piedi.
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quando guardiamo le cose con calma, un passo per volta, scopriamo sempre qualcosa di più
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Sento il tempo passare. Il fruscio, gli spifferi che svincolano e graffiano i vetri.
Vedo quello che andato, avverto ciò che non ho ancora masticato. Rimugino il bel tempo goduto e il mal tempo sprecato.
Rammarico per quel che non ho avuto.
Ogni giorno ho qualcosa.
Uno schiaffo, un regalo, una sorpresa.
Ogni giorno percepisco di stare su un binario talvolta in discesa, troppo spesso in salita.
Non oso più sognare.
Preferisco vivere.