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Oggi le conversioni – a mio parere – sono molto attuali. La gente sente che deve cambiare. Molti sentono l’urgenza di un cambiamento. C’è un’inquietudine serpeggiante nel nostro mondo di benessere e opulenza. Come se il male più diffuso fosse una sorta di vita senza senso. In cui si è portati dalle cose, dalle mode, dalla pubblicità, dalle opinioni più diffuse. Si mangia tanto, si possiedono molte cose, si va in vacanze che solo i re di un tempo si potevano permettere, ma…
Come se l’io si fosse smarrito. O avesse smarrito quella consistenza che consente di riconoscersi senza esitazione. E la conversione consisterebbe, in prima istanza, nel diventare un io per davvero. Nel diventare, come dicono alcuni guru, padroni del proprio destino.-
cavolo quanto è vero!
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Di nuovo sulla strada. Cammino adagio ma le mie gambe vogliono ancora andare. Il mondo è grande e invitante. Vedere, sentire, gustare e conoscere. Man mano che il mondo entra dentro di me il mio nucleo si allarga, il respiro si allarga, lo sguardo si allarga. L'ignoranza non mi fa paura, la capacità di ammirare si sviluppa. Sono invasa e stordita dalla bellezza. Affamata di senso. Inquieta per amore. Felice e terribilmente inappagata. Mancanza e pienezza dentro di me sono strette in una danza vorticosa.
Il piacere è spesso doloroso.
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questa foto è bellissima
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Forse quest’universo immenso, dove la luce delle stelle ci mette milioni di anni luce a trovare i nostri occhi, è semplicemente lo spazio che un giorno visiteremo, spostandoci da una galassia all’altra. Forse è là il nostro destino. Pensavo questo mentre mi spostavo verso il lago, per riflettere un po’ all’aperto.
Ognuno di noi da piccolo viveva in un mondo molto stretto, e pensava con categorie il cui presupposto era che quel piccolo mondo fosse tutto il mondo. Questa è la storia della civiltà umana e della cultura. Della scienza, del sapere e della consapevolezza. Per un certo lasso di tempo si pensa che quello che abbiamo visto sia tutto il mondo e ci si concentra sulla cura dell’esistente. Ma poi succede qualcosa, un incontro, un viaggio, un evento, che ci apre l’orizzonte e ci fa scoprire che il mondo umano è più vasto e il pensiero cerca di adeguarsi alla nuova dimensione. Succede anche che quando il mondo si allarga davanti ai nostri occhi i vecchi problemi perdono la loro drammaticità, vengono ridimensionati e le energie si focalizzano più su dove andare che sui litigi di come stare qui. Spesso un modo di evitare che i nostri scontri diventino cronici è di guardare più avanti, là dove si allargheranno i confini di casa nel futuro.
La Terra è bellissima e merita tutta l’ammirazione e l’amore. Ma forse non è la casa in cui dobbiamo rimanere per sempre…
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bello il garda
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che bellooooo vorrei essere li!
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che agile
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Amo gli arbusti di ginestra. Trovo in essi una vitalità selvaggia, capace di resistere ad ogni assalto del meteo, degli animali, degli umani.
Capace di rinascere dopo ogni insulto e di affermarsi sul territorio con la ruvida, splendente, creatività delle loro forme.
Amo il loro carattere anarchico, insofferente dei giardini e delle serre. Barbari amanti della vita nomade, che si attrezzano per adattarsi dovunque.
C’è in essi un’innocenza primitiva che commuove e nutre la speranza che la vita proceda comunque, togliendo alla morte la pretesa di essere la parola finale.-
iconica
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sembra presa da un giornale!
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A otto anni io giocavo tutto il giorno. Qualsiasi cosa facessi era gioco. Immaginavo tutto quello che veniva da immaginare e tutto diventava altro. Un altro meraviglioso.
Meraviglioso soprattutto ora, che per giocare devo fare un certo sforzo. Meraviglioso perché ora vedo un albero e allora era una foresta sospesa tra paludi e cielo.
Ora io vedo una casa e mi ci vuole un certo sforzo per vedervi una nave, che viaggia nell’Oceano dell’Essere, alla ricerca del tesoro, eccitata da questa avventura.
Eppure, in un certo senso, sto ritornando a quello che facevo allora. Sto ritornando al gioco. Ho smesso di prendere così sul serio queste vicende umane. Abbandono volentieri i ragionamenti responsabili, consequenziali, che chiedono ad ogni passo una conferma oggettiva.
Dove ci si perde? Dove ci si ritrova?
Io mi ritrovo pienamente nel gioco, noncurante di tutti i richiami seri del mondo. E nasce un altro mondo. Migliore di quello che ci raccontano tutti i giorni.
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ti stavi allenando?
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che castello è?
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intrigante!
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wow wow wow
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quante foglie!! dov'eri?
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Herbert aveva una saggezza a modo suo. Io lo ascoltavo volentieri, era piacevole e faceva pensare. Un giorno, mentre continuava a piovere e il cielo non mostrava segni di pentimento, mi disse: “Il Dio fin dall’inizio aveva deciso di essere quello che gli umani avrebbero scelto. Era parte del gioco. Il Dio voleva divertirsi, in fondo. E ultimamente, voglio dire negli ultimi millenni, gli umani, per qualche loro motivo razionale o altro, avevano deciso che il Dio doveva essere non solo eterno ma immutabile, fisso, lassù nella sua infinita perfezione, a sentir risuonare in questa sua fissità l’infinita gloria della sua bellezza e maestà. Beh – disse Herbert, con un certo sorriso malizioso – Dopo un paio di millenni il Dio si era stancato. Una noia mortale a stare sempre fisso nella gloria! Lui voleva una storia, un’avventura, non il dipanarsi noioso di qualcosa che era già tutto compreso fin dall’inizio”.
Io lo ascoltavo con meraviglia e gli domandai: “Ma, Herbert, questo Dio che tu dipingi mi sembra piuttosto poco Dio, che voglio dire? Che un Dio come quello che tu dici, non è onnipotente, non ha la chiave in tasca per ogni problema, non controlla pienamente tutta la situazione, non sa in anticipo quello che avverrà, non tiene in mano i fili di tutti i burattini… Insomma è un Dio a rischio, un Dio che può fallire… E sei sicuro che noi abbiamo bisogno di un siffatto Dio?”
Herbert – lo guardavo mentre tentavo di dire il mio pensiero – era tutto un sorriso. Aveva gli occhi lucidi e un po’ ebbri come chi ha bevuto mezzo bicchiere di brandy o simile, capisci? E mi disse: “Guarda a te! Dopo tre giorni che sei nella gioia e nel bel tempo, già sei annoiata e trovi il modo di aggrovigliare la matassa, così almeno, un po’ di pathos, capisci?”.
Fece un silenzio lungo, durante il quale mi diede modo di cambiare. Poi disse: “Non è stare sempre nella perfezione la vera gioia, ma passare dal disagio alla felicità!” Poi aggiunse: “Non stare seduta nella meta, ma il viaggio che ti ci porta!” -
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Mi misi a pensare a questo meraviglioso potere, di mescolare l’immaginazione al mondo. E a come fossi libera di farlo, senza limitazioni. E mi parve di intuire che era questo il segreto della qualità della vita. E a come tutte le paure che impedivano di usare questo potere fossero un gioco di specchi, una specie di incantesimo. Un maleficio che si poteva facilmente esorcizzare. Perché bastava attaccarsi al desiderio.
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Resto tra le case, sulla collina.
Voglio sentire il fruscio delle fronde, toccare la pelle degli alberi, entrare negli spicchi di cielo, fuori dai recinti.
Sul ciglio della strada, cammino a sinistra, per vedere in faccia l’auto che mi sfreccerà vicino. Non voglio sorprese alle spalle, che mi distraggano dal muschio sulla sponda, e dai sussurri delle felci, che raccontano storie antiche.
Voglio vedere la pianura, là sotto, dove i problemi ridimensionano l’ansia, da quassù.
Voglio sognare di essere nomade e pellegrino, per poco tempo, da queste parti.
Sentire l’urlo della solitudine per sorriderle in faccia.
E placare il mondo con l’indice e il pollice. -
Dunque, siamo in inverno. Il cielo stamani è intenso.
È bene che mi metta subito a lavorare su di me. Aspiro a dipingere questa giornata, plasmarla in maniera che assomigli il più possibile al mondo che sogno. So che devo iniziare dal mio atteggiamento. Ho sempre, addosso, l’eco di stagioni tristi. Dietro la porta sonnecchia regolarmente il senso della pesantezza.
Ho imparato ad averlo compagno e a neutralizzarne gli effetti. Non basta evitare di disperdere nell’ambiente le immondizie inquinanti. Bisogna coltivare il giardino, con cura. So orientare i miei pensieri su scenari possibili che rendono le mie azioni più creative. La mia storia è un’avventura.
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il contrasto è meraviglioso!
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Proprio di questo parlavo! Bellissima!
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vorrei essere capace anche io di fare queste foto!! haha
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I ragazzini quando giocano provano piacere. Ma quando si accorgono che il gioco non dà più piacere, mollano e passano ad altro. I ragazzini mantengono il senso del gioco più di noi adulti.
Noi continuiamo a giocare: a fare gli avvocati, gli ingegneri, gli psicologi, i formatori. Entriamo in certi ruoli e continuiamo a giocarci per decenni, forse per tutta la vita, anche quando il gioco non morde più sul piacere di vivere davvero. Perché abbiamo perso il senso del gioco. Perché siamo diventati seriosi. -
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bellissimo vestitino!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Una strada, cipressi ai bordi. Il viaggio sembra lungo, ma è breve. Perfino troppo breve. Vorrei fermare ogni momento, gustare ogni istante per un'eternità. Succulenta è la vita nei miei sogni. Fuggevole sabbia tra le dita delle mani. Tutto brucia veloce in questo fuoco e resta il calore. Di calore mi nutro ogni giorno.
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La senti, vero, la bellezza dell’Eros – lo chiamiamo in questo modo, fin dai tempi dei Greci. È una bellezza selvaggia, che non tiene conto di nulla ed è pronto a scompisciare ogni ordine, ogni sistemazione. È una forza selvaggia della natura. E uomini e donne fuggono quando lo sentono arrivare. Incute paura, perché può travolgere tutto. È come un tuono che erompe all’improvviso dalla terra.
E della natura ha il vigore, la forza, l’energia.Ma noi siamo cultura. Noi coltiviamo le forze selvagge della natura. Cerchiamo di addomesticarle, di ammansirle, di usarne il potere per costruire il nostro mondo, la nostra storia. La cultura aspira a continuare il lavoro della natura. Un lavoro che produce vita e nuove armonie. Col rischio di mandare tutto all’aria.
Abbiamo bisogno della forza della natura – se la uccidiamo, se ci chiudiamo ad essa, siamo noi a morire. Il pozzo si alimenta dalle acque di profondità, e aspira a raccoglierle limpide, decantate, per abbeverare e rinfrescare. Per nutrire.-
balli in mezzo al vento?
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che gambe!
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in bilico sempre!!
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quanta forza!
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una bellissima visione!
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bei colori! super moda!
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mimetizzata fra la natura!
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sempre tutta perfetta! sei speciale!
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E mi resi conto che l’entusiasmo non era uno sterile spreco di energia, ma la misura esatta della vita. E che era facile aprire le porte all’entusiasmo, alla passione. Bastava esserci, completamente, in quel che facevi. Un altro – forse Dio stesso, in persona – rimescolava il grande minestrone. Ogni verdura era impegnata a dare il suo sapore. Essere completamente te stessa, dare quello che era nella tua natura, e nel contempo sapere che facevi parte del grande minestrone.
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magia!
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il rosso dell'amore!
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il rossa sta da dio nel verde!
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– Che succede?
– Succede quel che succede. A me è successo che i miei desideri incominciavano a dare forma agli eventi e che gli eventi sembravano desiderare di prendere la forma dei miei desideri. Non senza inghippi, e giravolte, e passi indietro. Ma, nel lungo periodo, sì, succedeva proprio questo.
– E l’arte del desiderio?
– L’arte del desiderio è paradossale. Comporta una cosa difficilissima ma estremamente importante da apprendere.
– Parlami dell’arte del desiderare.
– Allora comincerò con la parte più dolorosa. Il distacco. L’arte del desiderare comporta l’apprendimento del distacco. Poiché il distacco sembra proprio il contrario del desiderare, uno subisce una sorta di violenza. Sembra proprio un cazzotto in un occhio di chi desidera. Eppure, questo è un passo decisivo. È proprio necessario. Nessuno te la venderà edulcorata questa pillola. E quindi, conviene proprio che tu faccia i conti con questa affermazione.
– Ma allora?
– Allora s’impara che, nel distacco, si desidera in un’altra maniera. Ed è questo il modo efficace di desiderare. E risulta anche il modo in cui si ottiene ciò da cui ci si è distaccati…
– Ed io dovrei vivere questa faccenda?
– Se ci pensi bene, non hai scampo. Puoi passare il resto della vita a coltivare risentimento per chi ti ha fatto in questo modo. E quello che ottieni lo conosci già. Oppure, puoi buttarti… Sperando il meglio.
– E la realtà?
– Quando hai imparato a credere nei tuoi sogni e a distaccartene, cambi atteggiamento anche nei confronti della realtà. Gli eventi tu li guardi con uno sguardo nuovo. Che vede in essi degli alleati, e delle opportunità, e degli insegnamenti. Tu puoi seguirli, mentre piloti la tua barca in mezzo a loro. Un marinaio va avanti utilizzando la forza del vento e le correnti. Si riposa con la bonaccia e prende cibo pescando. Si orienta guardando le stelle e il sole. E gode della forza che la vita di mare gli inocula nel corpo.-
bel pensiero!
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che bel set!
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cosa stavi aspettando?
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noto un vestitino sublime!
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che cielo!
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quanto ti invidiooo!! bellissima
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Amo quella follia che è tipica degli innamorati, pronti ad avventurarsi e a sfidare ogni ostacolo pur di raggiungere l’oggetto del desiderio. Che è sempre la Bellezza. E amo l’amore dei poveri e degli inquieti. Di quelli che sono costretti dalla disperazione a trovare vie alternative, a ignorare le regole del gioco. L’arte scaturisce da loro come acqua di sorgente, selvatica e purissima.
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la più bella!
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sono scarpe con tacco? sai, mi interessa il tema!!
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Dalla mia astronave
Era come emergere dall’acqua stagnante.
Come accedere alla luce del sole e alla freschezza dell’aria.
Ci accorgevamo che la natura era viva e anche gli alberi ci parlavano.
Vedevamo l’alba e il tramonto.
Ci veniva desiderio di ascoltare la voce dell’universo.
Scrutavamo le stelle.