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Risposte agli aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Vorrei pensare da innamorata, semmai si possa dire che gli innamorati pensino. Gli innamorati saltano e danzano. Fanno scarabocchi sui muri e scolpiscono il legno a colpi d’intuizione. 
    Improvvisano sullo strumento musicale e abbracciano le vecchie signore che incontrano lungo i viali. 
    Raccolgono fiori e scavano tunnel nella sabbia con i bambini al parco giochi. 
    Le mie argomentazioni saranno in versi e mi divertirò a rincorrere i fagiani con le rime.
     

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  2. Oggi ti vorrei dedicare questa canzone...un pò ti rappresenta secondo me ;)

  3. Come stai dolce odessa? come sta proseguendo la tua giornata?

  4. Il soffitto. 

    Le travi. 

    Me. 

    Le mie mutande. 

    Pelle nuda. 

    Un letto disfatto. 

    Lenzuola bianche.

    Peli di gatto. 

    Caldo. 

    Un’apparenza da strappare. 

    Fuori cantano le rondini. 

    Sono così. 

    Mi sono fatta tutta da sola. Pensa un po’...

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  5. La vita è imperfetta e piena di macchie d'unto

    Voglio che la mia parte che pensa, che parla, che scrive, che usa le parole, raggiunga veramente ed esattamente me stessa. Che non giochi a fare l’intellettuale, ma che pensi in maniera audace e intelligente a ciò che vivo concretamente, nei dettagli.
    Che non pensi immettendomi nella prospettiva di salvare il mondo, di trovare proposte e progetti politici, sociali, culturali, economici, per dare le dritte alla storia della società umana.
    Non è alla mia portata. Io posso solo dire quello che il contesto sociale provoca in me. Posso solo rivelare i mie sentimenti, le mie paure, i miei desideri, in relazione al mondo e alla storia. Ma so benissimo che non sono all’altezza di pensare il mondo, e di portare sulle mie spalle la responsabilità del mondo.
    Vorrei che il modo in cui io riesco a vivere fosse un contributo, anche piccolo, a che il mondo diventasse un giardino disponibile alla creatività e alla ricerca della felicità degli uomini.
    Non sono così intelligente da capire in che misura le conseguenze remote delle mie decisioni e delle mie azioni siano in linea con questo desiderio.
    So, tuttavia, che c’è un piccolo spazio – che in sé contiene a sua volta un mondo immenso – dove le mie azioni possono sortire effetti che in una certa misura posso controllare, o sono alla portata delle mie mani.
    Mi piace chiamare questa piccola geografia “il mio giardino! E vedo che qui dentro c’è spazio per creatività, slancio, coraggio, superamento di sé, espansione, amore, passione, creazione di senso e di bellezza.
    La bellezza di questo mondo consiste anche nel fatto che, qui, non è importante che io competa con altri, che mostri quanto sono colta, intelligente, virtuosa, coraggiosa, audace. Qui è importante come mi vedo io, cosa sento io, e mi misuri con un istanza che porto nel più profondo di me. Un’istanza, di fronte alla quale, non contano tanto le parole con cui cerco di pensare e orientarmi all’azione. Ma contano le azioni e la mia presenza in esse, lo slancio del cuore e la vitalità che mi viene restituita dalla vita stessa. La fiducia che riconquisto ogni mattina. E quel senso di piacere intimo che potrei tradurre anche con la stupida espressione: mi piaccio, mi piace tutto ciò!

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  6. quando pubblicherai il tuo libro? :) dovresti

  7. Orgasmo
     
    È accaduto. Ho perso la cognizione e la consapevolezza dei miei sensi, dopo che questi si sono tesi e poi tesi ancora, fino a spezzarsi e deframmentarsi a tal punto da smarrire ogni congiunzione con la realtà (che strano effetto sentire il vento fischiare ed insinuarsi nelle sottili e taglienti fessure della tensione): udito, tatto, olfatto, gusto e vista si sono annullati in una sorta di corto circuito.
    L’interfaccia con il mondo esterno ha cessato di esistere attraverso un black-out del sistema neuronale: la mente è diventata scura ed inconsistente, si è spenta ogni luce dentro e fuori, ed allora sono diventata un opaco e molle grumo di pensiero senza forma, né spazio, né tempo, prigioniera di un dolce annientamento attratto verso il basso da una primordiale forza di gravità. Ed io non ho opposto alcuna resistenza.
    Le mie orecchie strette e occluse da una morsa fatale di ovatta che smembra ogni suono ricucendo echi mai sentiti che rimbalzano tra verdi valli coperte da foreste impenetrabili e bianche invalicabili vette all’orizzonte, la mia pelle schiusa e spiegata al sole come ali di farfalla appena uscita dalla crisalide, le mie narici chiuse in uno scrigno con infinite serrature le cui chiavi sono state gettate via lontano nel centro della terra dove ogni odore evapora e si disperde tra rivoli di magma rosso e incandescende, la mia lingua persa tra labirintici ed umidi antri che nessun uomo ha mai percorso.
    Ed io ridotta a respiro, solo il respiro è rimasto, respiro volatile e inesorabile, respiro che sembra sempre l’ultimo… solo aria che si mescola con aria procedendo a tentoni per gradiente di densità.
     

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  8. Tutta l'energia del temporale

     

    Ad ascoltare meglio, con la finestra aperta, le sorprese del tempo, questo luglio, ad ascoltare meglio, a volte, sono stata incantata dall’energia potente del temporale, e della pioggia, e dei colori vividi, assai carichi – il verde delle piante, il rosso dei gerani – e quel rumore d’organo, continuo, che pare una carezza sul plesso solare, e il tuono e il lampo improvviso, e la minaccia sospesa a mezz’aria, e poi lo slancio delle potenze che abitano il pianeta…
    Ho pensato che la vitalità del temporale è quella dei poemi epici, quella di Achille sotto le mura di Troia, o di Giasone, o di Teseo, e anche quella di Medea nella sua folle spietata disperazione.
    C’è potenza nell’epico.
    Il cuore si spaventa, ma poi diventa audace e può immaginare imprese che la bella stagione non suggerisce.

     

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  9. Due amiche ai giardini

     

    Con il sole che troneggia 
    
le due amiche vanno a spasso
    
pei giardini della reggia 
    
di Cianesco a Campobasso.

    Sono allegre e stanno a dire 

    degli amori che hanno avuto 

    un po’ allegri un po’ a soffrire 
    
com’è giusto e risaputo.

    Ora pensano al futuro 

    che le aspetta lì davanti, 
    
assomiglia forse a un muro 
    
ma lo affrontan tutti quanti.

    Noi siam donne, dice Ornella,
    
Siamo audaci e siamo forti.

    I mariti, questa è bella,  
    
a quest’ora son già morti.

    Con le bocce e la canasta 
    
non si vive a lungo sai  

    l’hanno preso proprio in tasca, 

    l’han voluta, non son guai. 

    Noi sian libere e creative, 

    tutto il tempo abbian per noi, 

    siamo belle, siamo vive, 

    godi e ridi fin che puoi.

    Forse è meglio che il sistema 

    dalle donne sia guidato, 

    questi maschi fanno pena, 

    sono mosci, non han fiato.

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  10. Odessa il tuo profilo è così completo, interessante e piacevole, brava!

  11. Sei una forma di desiderio inespresso, ammezzato, mozzato;
    un desiderio senza nome, affondato nelle parole,
    un desiderio senza tempo, né spazio.
    Una forma d’amore non contemplata nei manuali d’amore.
    Uno di quegli amori che ci vergogniamo a raccontare in giro,
    un amore che ci teniamo dentro, che non possiamo manifestare,
    un amore senza appigli, senza radici,
    un amore nato in luogo di cui neppure noi conosciamo l’esistenza,
    un amore flebile come un guaito di un cane nella notte.
    Un amore dove non c’è nulla da imparare o da sfogliare
    un amore scuro, senza caratteri.
    Un amore che secondo i più incarna la negazione dell’amore.

     

     

     

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  12. la conosci questa? la stavo ascoltando poco fa...ha un bel testo 

  13. A scuola di teatro

     

    A Noi, qui, sul palcoscenico, facciamo bene quelle stesse cose che fuori la gente recita male.
     
    E E questo che mi ha spinta a entrare nella scuola di teatro: imparare a recitare bene la vita.

    A I dialoghi per esempio. Là fuori, sono sempre impacciati, infelici, senza brio e mordente… Qui, impariamo a farli bene… 

    E Qui impariamo a prenderci cura delle nostre espressioni.

    A Il teatro è una scuola di vita. Impariamo a dare alle nostre emozioni un’espressione adeguata. 

    E Soprattutto, impariamo a sognare. I sogni sono illusioni, ma le illusioni sono per l’anima come le ali per gli uccelli: la sostengono, la fanno volare.

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  14. Tutta l'energia del temporale

     

    Ad ascoltare meglio, con la finestra aperta, le sorprese del tempo, questo luglio, ad ascoltare meglio, a volte, sono stata incantata dall’energia potente del temporale, e della pioggia, e dei colori vividi, assai carichi – il verde delle piante, il rosso dei gerani – e quel rumore d’organo, continuo, che pare una carezza sul plesso solare, e il tuono e il lampo improvviso, e la minaccia sospesa a mezz’aria, e poi lo slancio delle potenze che abitano il pianeta…
    Ho pensato che la vitalità del temporale è quella dei poemi epici, quella di Achille sotto le mura di Troia, o di Giasone, o di Teseo, e anche quella di Medea nella sua folle spietata disperazione.
    C’è potenza nell’epico.
    Il cuore si spaventa, ma poi diventa audace e può immaginare imprese che la bella stagione non suggerisce.

     

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  15. Ecco una bell'avventura. 
    Enrica aveva deciso di collezionare una lunga lista di cose belle ed errava per le le città e le campagne a fotografare ciò che nutriva la sua gioia di esistere.
    "Voglio prendermi cura della vita che mi è stata regalata", diceva, "perché dovrei lasciarla inquinare dalle brutture? Il fatto che esistano non comporta che io me ne debba nutrire. Quando vado a funghi nel bosco, scelgo quelli buoni e lascio perdere quelli velenosi".
    Lei ragionava così.

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  16. Gli alberi, si gli alberi.
    
Ci sta bene vicino.
 Fanno parte di me.
 Quante cose ho pensato e sentito in loro compagnia! 
La vita è viva.

     

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  17. Ecco una bell'avventura. 
    Enrica aveva deciso di collezionare una lunga lista di cose belle ed errava per le le città e le campagne a fotografare ciò che nutriva la sua gioia di esistere.
    "Voglio prendermi cura della vita che mi è stata regalata", diceva, "perché dovrei lasciarla inquinare dalle brutture? Il fatto che esistano non comporta che io me ne debba nutrire. Quando vado a funghi nel bosco, scelgo quelli buoni e lascio perdere quelli velenosi".
    Lei ragionava così.

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  18. Un pensiero per te, spero apprezzerai!

  19. Seduta al bar, cos’aveva ordinato? Scelse di fissare le nuvole senza pensare a niente, lasciandosi assorbire dal gioco del tempo. Cos’aveva ordinato? Andrea ormai se n’era andato. E lei non voleva soffrirne. Non voleva per nessuna ragione al mondo soffrire nuovamente quelle stupide pene d’amore. Cos’aveva ordinato? A me piace scrivere, pensava, e immaginava di battere con destrezza e ritmo giusto sulla tastiera del suo Mac. Cos’aveva ordinato? Il dehors del locale era grazioso, attraversato da una luce naturale soffusa, filtrata da tendine bianche. S’intravedevano i tigli adulti e posati che sbucavano da grosse ferite circolari dell’asfalto, lungo il viale. Cos’aveva ordinato? Pensava di consolarsi con il piacere della scrittura. In fondo, l’unico amore costante di tutta la sua vita. Andrea, beh, come gli altri, poteva restare un passeggero del suo cuore. Che, come gli altri, l’aveva calpestato come uno zerbino. Cos’aveva ordinato?

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  20. Ricordo una notte d’estate nera nera. Io distesa sul letto con il mio pigiama. Io, il mio pigiama ed un ronzio più nero della notte. Fuori un silenzio quasi da camera anecoica. Un silenzio mai udito, ammesso che il silenzio si possa udire.Una zanzara era entrata nella mia camera, volava invisibile intorno a me, le sue ali come carta vetra sfregavano contro quel silenzio e lo affilavano e sentivo le lame taglienti di quella notte adagiarsi sulle mie vene.Dovevo togliere di mezzo quella zanzara, ma come? Ne avevo solo una percezione lontana, nonostante quasi mi sfiorasse non ero in grado di vederla. Improvvisamente il ronzio cessa, si era posata da qualche parte sul mio corpo ma non avevo la più pallida idea di dove fosse. Era troppo delicata, volatile ed impalpabile.Eppure proprio in quell’istante stava affilando il suo pungiglione pronto a trapassare la mia pelle e succhiare il mio sangue. In fondo faceva il suo sporco mestiere di zanzara ed io dovevo necessariamente schiacciarla.La mia mano si sposta lentamente verso l’interruttore, lei è ancora lì, la sento. Un lampo. Abbasso gli occhi sul mio corpo, quella notte indifeso come mai.Eccola, la vedo. Appena il tempo di sollevare il braccio e la zanzara riapre la sue ali, di nuovo quel ronzio. I miei movimenti erano troppo goffi e pesanti per contrastare tanta leggerezza.

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  21. Giaccio da solo nella casa silenziosa
    (Federico García Lorca)

    iaccio da solo nella casa silenziosa, la lampada è spenta, e stendo pian piano le mie mani per afferrare le tue, e lentamente spingo la mia fervente bocca verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi – e all’improvviso son sveglio, ed intorno a me la fredda notte tace, luccica nella finestra una limpida stella – o tu, dove sono i tuoi capelli biondi, dov’è la tua dolce bocca? Ora bevo in ogni piacere la sofferenza e veleno in ogni vino; mai avrei immaginato che fosse tanto amaro essere solo essere solo e senza di te!

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  22. La buona morte

     

    Zio Tonino, detto Tati, 

    vi dirò come morì.
    
Un mattino in mezzo ai prati 
    
molto presto lui partì. 

    Con il sole all'orizzonte 

    una musica ascoltò: 

    gli fluiva nella mente ... 

    e con essa se ne andò. 
    
Così quello che alla gente, 

    giustamente, fa temere 
    
per lui, allor, senza far niente, 
    
fu un momento di piacere.

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  23. Sognatori sugli scogli

     

    E penso a te, caro amico,
    mai incontrato, mai toccato.

    eppure presente,
    eppure amato.

    Per te furono creati
    tratti di sogno, tratti di colore

    e fosti tu a dare alle gambe
    l'energia del moto

    e al cuore l'audacia di procedere
    senza cadute.

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  24. E, prima di sera, il castello, dove riecheggiava il canto del vento e si levavano sogni d'avventura, a sorvolare il mondo.

     

     

     

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  25. Bufali al pascolo

    Brucano ignari nella docile tranquillità del pascolo, affidati alle risposte d’istinti antichi, semmai un rumore improvviso desti loro il sospetto.

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