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Risposte agli aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Una scrittura che sia io

     

    L'idea è quella di una prosa ritmata, una scrittura come musica, come spartito. Un pensiero che si esprime in una scrittura-orchestra-che-suona, e anche corpo-che-danza. Un balletto… Una scrittura che annota un’oralità musicale coniugata armonicamente a movimenti del corpo ritmati, come in un balletto. Dove scrivere è dunque operazione di tutto il corpo connesso con l’anima, per così dire.

    Essere me stessa, cercare me stessa... che intendo?

    All’inizio c’era una sensazione strana che a parole può essere tradotta in questo modo: così come stai vivendo, così come sei, quello che fai, il mondo in cui abiti, il tuo stile, il modo con cui affronti le cose, la gente che frequenti, la comunicazione che intrattieni,…tutto questo è lontano da come vorresti sentirti. Così non sei tu.

    Un disagio che viene interpretato come un essersi persi, distratti, fuorviati, lontani da sé, smarriti: questa non sono io. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco.

    C'è un richiamo fortissimo a mettersi in cerca della propria verità, di una sincerità profonda, di autenticità. Un modo di essere, di fare, di sentire, di pensare, di relazionarsi, nel quale io possa sentirmi identico a me stessa, che sono proprio io. L’esperienza di questo richiamo può essere molto eccitante e mobilitante. Spinge a fare, a cercare, a provare, tentare, capire..

    Un po’ a tentoni.

    Infatti, non trovo dentro di me un libro in cui è già scritto quello che sono davvero e che quindi devo essere. Questa metafora è troppo vaga e ambigua. Suppone che quello che io sono sia già definito da qualche parte.

    Al contrario la confezione del messaggio che mi rivela a me stessa è un'operazione che faccio io. Ciò che troverò, in un certo senso, lo avrò inventato. Non un’invenzione che si eleva su un terreno del tutto arbitrario, un vuoto assoluto, dove sarebbe possibile inventare qualsiasi cosa e avrebbe senso. No, capisco che si tratta di un inventare fedele a un richiamo di autenticità. E monitorizzare questa fedeltà sarà un compito dell'inventare stesso. Un po' come quando si inventa una melodia e con l'orecchio si controlla se questa melodia è in risonanza con l’armonia che la sottende.
     

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  2. Una scrittura che sia io

     

    L'idea è quella di una prosa ritmata, una scrittura come musica, come spartito. Un pensiero che si esprime in una scrittura-orchestra-che-suona, e anche corpo-che-danza. Un balletto… Una scrittura che annota un’oralità musicale coniugata armonicamente a movimenti del corpo ritmati, come in un balletto. Dove scrivere è dunque operazione di tutto il corpo connesso con l’anima, per così dire.

    Essere me stessa, cercare me stessa... che intendo?

    All’inizio c’era una sensazione strana che a parole può essere tradotta in questo modo: così come stai vivendo, così come sei, quello che fai, il mondo in cui abiti, il tuo stile, il modo con cui affronti le cose, la gente che frequenti, la comunicazione che intrattieni,…tutto questo è lontano da come vorresti sentirti. Così non sei tu.

    Un disagio che viene interpretato come un essersi persi, distratti, fuorviati, lontani da sé, smarriti: questa non sono io. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco.

    C'è un richiamo fortissimo a mettersi in cerca della propria verità, di una sincerità profonda, di autenticità. Un modo di essere, di fare, di sentire, di pensare, di relazionarsi, nel quale io possa sentirmi identico a me stessa, che sono proprio io. L’esperienza di questo richiamo può essere molto eccitante e mobilitante. Spinge a fare, a cercare, a provare, tentare, capire..

    Un po’ a tentoni.

    Infatti, non trovo dentro di me un libro in cui è già scritto quello che sono davvero e che quindi devo essere. Questa metafora è troppo vaga e ambigua. Suppone che quello che io sono sia già definito da qualche parte.

    Al contrario la confezione del messaggio che mi rivela a me stessa è un'operazione che faccio io. Ciò che troverò, in un certo senso, lo avrò inventato. Non un’invenzione che si eleva su un terreno del tutto arbitrario, un vuoto assoluto, dove sarebbe possibile inventare qualsiasi cosa e avrebbe senso. No, capisco che si tratta di un inventare fedele a un richiamo di autenticità. E monitorizzare questa fedeltà sarà un compito dell'inventare stesso. Un po' come quando si inventa una melodia e con l'orecchio si controlla se questa melodia è in risonanza con l’armonia che la sottende.
     

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  3. Sono modi di pensare con le dita... 
    Meglio: in una sorta di va e vieni tra mani, sensazioni, testa e via dicendo.
 I mei pensieri non nascono prima di esprimerli.
    È solo esprimendoli che so cosa ho pensato.

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  4. Ciao Odessa! dove hai imparato a suonare la chitarra? io ho fatto qualche lezione da giovanissima ma come se non l'avessi mai fatto ahaha

  5. Mi sono riscoperta grandissima amante della musica di Zucchero. TU lo conosci?

  6. Ciao Odessa, ti suggerisco questa traccia (in versione demo) di una cantante molto interessante. Mi dici cosa ne pensi?

  7. Una scrittura che sia io

     

    L'idea è quella di una prosa ritmata, una scrittura come musica, come spartito. Un pensiero che si esprime in una scrittura-orchestra-che-suona, e anche corpo-che-danza. Un balletto… Una scrittura che annota un’oralità musicale coniugata armonicamente a movimenti del corpo ritmati, come in un balletto. Dove scrivere è dunque operazione di tutto il corpo connesso con l’anima, per così dire.

    Essere me stessa, cercare me stessa... che intendo?

    All’inizio c’era una sensazione strana che a parole può essere tradotta in questo modo: così come stai vivendo, così come sei, quello che fai, il mondo in cui abiti, il tuo stile, il modo con cui affronti le cose, la gente che frequenti, la comunicazione che intrattieni,…tutto questo è lontano da come vorresti sentirti. Così non sei tu.

    Un disagio che viene interpretato come un essersi persi, distratti, fuorviati, lontani da sé, smarriti: questa non sono io. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco.

    C'è un richiamo fortissimo a mettersi in cerca della propria verità, di una sincerità profonda, di autenticità. Un modo di essere, di fare, di sentire, di pensare, di relazionarsi, nel quale io possa sentirmi identico a me stessa, che sono proprio io. L’esperienza di questo richiamo può essere molto eccitante e mobilitante. Spinge a fare, a cercare, a provare, tentare, capire..

    Un po’ a tentoni.

    Infatti, non trovo dentro di me un libro in cui è già scritto quello che sono davvero e che quindi devo essere. Questa metafora è troppo vaga e ambigua. Suppone che quello che io sono sia già definito da qualche parte.

    Al contrario la confezione del messaggio che mi rivela a me stessa è un'operazione che faccio io. Ciò che troverò, in un certo senso, lo avrò inventato. Non un’invenzione che si eleva su un terreno del tutto arbitrario, un vuoto assoluto, dove sarebbe possibile inventare qualsiasi cosa e avrebbe senso. No, capisco che si tratta di un inventare fedele a un richiamo di autenticità. E monitorizzare questa fedeltà sarà un compito dell'inventare stesso. Un po' come quando si inventa una melodia e con l'orecchio si controlla se questa melodia è in risonanza con l’armonia che la sottende.
     

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  8. Ciao Odessa! come stai? che progetti hai per il pomeriggio?

  9. Il sole sorge di nuovo  a est ed ho voglia di vivere.

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  10. In breve
    Mi piace pensare in maniera ispirata. Adoro le idee che rinnovano costantemente gli orizzonti.


     

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  11. Il sole sorge di nuovo  a est ed ho voglia di vivere.

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  12. - Ma tu preghi?

    - Certo che prego!
    
- Allora tu credi in Dio.

    - Assolutamente, ci credo... Soltanto non so chi sia né se ci sia davvero.

    - Spiegami...

    - Se ascolto un teologo, i suoi ragionamenti mi convincono...
    
- E allora?
    
- ... Se ascolto un ateo, i suoi ragionamenti mi convincono...

    - E allora come preghi?

    - Io dico: Non ci capisco niente, ma io ho bisogno di te, quindi ESSICI!

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  13. In ogni abbraccio è il sogno che si ritrova. Il sogno che accompagna ogni passaggio della nostra strada. Il sogno che ci precede sulla strada e spesso corre il rischio di lontananza.
     

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  14. Ciao Odessa! ti sei attrezzata per le foto in casa? sarebbe bello se continuassi a pubblicare materiale! non trovi?

  15. In ogni abbraccio è il sogno che si ritrova. Il sogno che accompagna ogni passaggio della nostra strada. Il sogno che ci precede sulla strada e spesso corre il rischio di lontananza.
     

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  16. Ciao Odessa! come stai?

  17. Cosa ne pensi delle opere di Kubrick? ti piacciono?

  18. Non è che dentro un calice per birra, un boccale o una pinta, ci si possa bere solo la birra.
    Pensiero insipido, all’apparenza: eppure, stava lì, e insisteva costante dentro la testa bislunga di Roberto, il lavapiatti. Le mani di lui non sentivano le variazioni di temperatura, anche estreme, dell’acqua che scrosciava dal rubinetto.
    Ogni mestiere è meccanica, e si finisce, sempre, col non avvertire nessuna emozione, o sensazione, nel farlo.
    Fortuna, allora, l’opportunità di pensare, nonostante.
    Nella sala da cena, la ragazza morsicava lo spiedino sorridendo per finta, con la memoria alla madre dispersa, sognata durante la pennichella del pomeriggio.
    Fuori, all’apice della collina sovrastante il ristorante, l’assassino argomentava tra sé che le persone vivono non solo per vivere.
    Il buttafuori del locale, invece, era ben rintanato, perché, fuori, non c’è solo la notte, no, no.
     

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  19. Non è meraviglioso quando si realizza un tuo desiderio senza che te l’aspettassi, senza che tu abbia fatto qualcosa di speciale perché questo avvenisse? Oh, sì che è meraviglioso e magico. E come sarebbe bello che ce ne fossero tanti di eventi di questo genere. È bello impegnarsi e ottenere. Ma è ancora più bello ottenere senza aver fatto nulla di speciale. 
    
Un mio amico diceva sempre che una buona botta di culo è meglio di una programmazione accurata.
     
    Questa notte ho sognato di correre. L’erba del grande prato era stata appena tagliata. Correvo con leggerezza attorno a un boschetto di frassini e robinie. Mi sembrava impossibile. Eppure era così reale che al risveglio ho provato una grande delusione. Ero così felice nel sogno. Pensavo che era impossibile, eppure stava accadendo.
    Mi sono ricordato di un periodo in cui sognavo sovente di volare. Avevo trovato il modo di fare un salto e mettermi orizzontale. Rimanevo sospeso nell’aria e bastava che allungassi la mano, con il dito puntato (come Superman) e partivo nella direzione voluta. Era una sensazione meravigliosa. Il sogno si era ripetuto un numero incredibile di volte. Al risveglio ero tentata di ripetere l’esperimento del salto e messa in orizzontale. Non ho mai trovato il coraggio.
 Però, questi sogni bellissimi, lasciano una scia di fiducia nell’incredibile che fa bene.

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  20. La mia ricchezza è il vuoto desiderante e avventuroso che mi abita.

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  21. Ciao Odessa! a te piace Lana del Rey? molte tue descrizioni mi ricordano suoi pensieri

  22. Tra le nuvole e i sassi, i nostri progetti ci conducono lungo le avventure dell’esistere. Ogni cosa e ogni evento, guardato con cura si rivela un mondo inesauribile e sorprendente. 
    Divisa tra il desiderio di contemplare ciò che c'è e quello di raggiungere una meta, scrivo la mia storia. 
     
    Inquieta, cerco di rendere quieta e gioiosa la stessa inquietudine, ogni giorno.

     

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  23. Le immagini alimentano l’immaginazione, la sviluppano, la esercitano. Ma non per creare un mondo separato dove rifugiarsi alienati. 

     
    L’immaginazione che amo è quella che guida e orienta la mia avventura nelle pieghe del mondo. Che fa fare le cose, che fa esplorare il possibile, che s’intreccia con gli eventi e le persone, per dare senso alle vicende. 
Per creare qualcosa, per lasciare una traccia.

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  24. Ciao Odessa! hai qualche servizio fotografico in programma?