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Capita di osservare la propria vita e di dire che non è poi granché. Che non si è raggiunta nessuna delle nostre aspettative. Che sembra quasi di passare sulla terra, di attraversare il tempo, senza fare alcuna differenza. Chi si ricorderà di te quando morirai? A quanti oggi importa che tu ci sia ?
E ti può prendere quella angoscia dilagante che è il sapore amaro dell’ inutilità. E che, diventando rassegnazione, introduce per l’inclinata strada grigia di un’esistenza senza sapore.
Chi di noi non ha vissuto più volte questa situazione?
E sappiamo anche che c’è una reazione sana, a partire da qui. Una decisione rimette in cammino, e nasce nuovamente la voglia di vivere.
Una scossa che immette in un'altra dimensione. Dove le cose ritrovano l’innocenza dell’erba bambina.
E si ricomincia a pensare a ciò che si vuole, abbandonando l’abitudine ad avere sempre in testa solo ciò che non si vuole. E ci si concentra sull’immaginare la realtà in cui saremo a tutto tondo.
Scrollando le spalle alle miriadi di voci degli avvocati del diavolo, con la testa piena dei nostri sogni, avanzando con le mani in tasca, come un ragazzino spregiudicato e avventuroso, per le strade della vita.