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Contenuti pubblicati da odessa1920

  1. Dentro di me sento forze che neppure io riesco a decifrare. Fisiche e metafisiche.
    Voci mi dicono che non devo costruire e strutturare la mia vita, bensì destrutturarla e decomporla, scinderla nei singoli componenti.
    La fisicità: quel vortice che mi investe impetuoso e che nelle storie che ho vissuto ho visto svanire e mescolarsi con la consuetudine e la ripetitività senza che io abbia trovato nessun appiglio per preservarla.
    Forse è questa la molla che mi spinge verso la decomposizione della mia esistenza, non riesco a contrastare l'entropia che naturalmente mi accerchia. Troppo lavoro, troppa energia, troppa dedizione. A che pro?

     

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  2. Quando non so che direzione prendere mi concentro sui miei piedi.5c5649dd7c253_Schermata2018-10-27alle01_43_24.png.8fff1cae6fb508699d5ae17f49ca90e2.png

  3. L'altrove in una persona che ci piace inevitabilmente ci attrae fino al parossismo anche se sappiamo che niente avrà un seguito. È la mancanza di seguito che dà intensità e profondità all'amore. La consapevolezza del seguito invece attutisce e ovatta ogni emozione.

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  4. Ieri sera non ho visto la luna. Peccato... ma è quando c'è la luce del sole che vorrei vederla, compreso il suo lato oscuro.

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    1. gerbera0

      gerbera0

      musiche bellissime...

  5. Non vedo, non sento, non parlo. Annullamento dei sensi in sequenza. E intorno che cosa rimane?

    Una ovattata sicurezza? Una ancora sentimentale? Un appiglio? No, rimane il buio. La mortificazione del desiderio.

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  6. — Perché, mia piccola regina,
    mi fate morire di freddo?
    Il re dorme, potrei, quasi,
    cantarvi una canzone,
    ché non udrebbe! Oh, fatemi
    salire sul balcone!
    — Mio grazioso amico,
    il balcone è di cartapesta,
    non ci sopporterebbe!
    Volete farmi morire
    senza testa?
    — Oh, piccola regina, sciogliete
    i lunghi capelli d’oro!
    — Poeta! non vedete
    che i miei capelli sono
    di stoppa?
    — Oh, perdonate!
    — Perdono.
    — Così?
    — Così...?
    — Non mi dite una parola,
    io morirò...
    — Come? per questa sola
    ragione?
    — Siete ironica... addio!
    — Vi sembra?
    — Oh, non avete rimpianti
    per l’ultimo nostro convegno
    nella foresta di cartone?
    — Io non ricordo, mio
    dolce amore... Ve ne andate...
    Per sempre? Oh, come
    vorrei piangere! Ma che posso farci
    se il mio piccolo cuore
    è di legno?

    Sergio Corazzini, Dialogo di marionette

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  7. Il mio è un desiderio surreale. Anche un desiderio terreno ha bisogno di surrealismo, di accostamenti che nulla hanno a vedere con la realtà, seppur calati nella realtà. È questo aspetto del desiderio che ho perso e vado cercando.

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    1. gerbera0

      gerbera0

      wow!

  8. Ci sono grandezze troppo relative e con valichi imponderabili. Io credo nelle coincidenze. Il difficile può diventare facile e viceversa. Anzi, neppure ce lo chiediamo. Ogni muro ha sempre un varco, ogni foresta un sentiero che l'attraversa.

     

     

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    1. juanf

      juanf

      Complimenti al fotografo! Immagine artistica davvero. 

  9. Quando le stive delle mie navi saranno pulite, quando avrò buttato a mare la zavorra, sentirò di procedere leggera, e che il peso più grande da cui mi sarò liberata erano proprio i miei risentimenti.
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    1. nuncepenza6

      nuncepenza6

      immanso l'oceano e bellissimo il testo + l'immagine!

  10. Desidero pensare che c'è sempre una spiaggia nuova da cui ripartire per la grande avventura. Sono ignorante sulle cose della politica e dell'economia. Una spiaggia attende, da qualche parte...

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    1. fleurdelys00

      fleurdelys00

      certo, bisogna sempre essere alla ricerca di luoghi dove si possa guardare il mare.

      Non importa dove, non importa il motivo per cui ci siamo arrivati.

      Basta che il mare sia lì, aguardarci mentre noi ci perdiamo nell'infinito.

       

  11. Io, dall'altra parte dell'oceano nei luoghi dei pionieri.
    Tu, tra le tue quattro mura.

     

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  12. L'inferno è vuoto... tutti i diavoli stanno qui.

    William Shakespeare, La tempesta

     

     

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  13. Lasciare fluire e respirare. Fluire e respirare, questo forse è lo stile, il modo che dovrei sviluppare in me.

    Fluire è il contrario di bloccare, fluire implica assecondare il flusso degli eventi, senza usare troppa forza per condizionarli, fluire è muoversi indipendentemente dalla volontà, non esercitare la volontà per cambiare le cose perché le cose cambiate con la forza non cambiamo davvero, tendono a riappropriarsi di se stesse e a diventare ciò che dovevano diventare.

    Respirare è seguire un ritmo, sentire il flusso e seguirne il ritmo, respiro dopo respiro, fermarsi se necessario e lasciare che ciò che ci deve lasciare ci lasci senza opporre troppa resistenza, respirare è sopportare l’assenza, il vuoto, riempirsi i polmoni d’aria e andare avanti.

    Quindi sì… fluire e respirare. Basta solo questo.


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    1. fleurdelys00

      fleurdelys00

      totale.

      Il testo e l'immagine.

  14. Non m’importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos’era.

    Ernest Hemingway

     

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    1. londoncalling6

      londoncalling6

      Che meraviglioso reportage!

      Dove sei?

      Il posto è assurdo..

    2. odessa1920
  15. Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita.

     

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    1. beautifullmind0

      beautifullmind0

      Kerouac...un'ispirazione continua.

       

    2. londoncalling6

      londoncalling6

      • Beat, è il beat da tenere, è il beat del cuore, è l'essere beat e malmessi al mondo e come l'essere a terra ai vecchi tempi e come nelle antiche civiltà gli schiavi ai remi che spingevano le galere a un beat e i servi che facevano vasi a un beat.

      Cuore.

  16. Il mattino riporta il fiato alle mie narici e questo mi uccide perché sporca i miei desideri.

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    1. nuncepenza6

      nuncepenza6

      bellissimo ritratto 9_9

      il mattino "sporca" anche i sogni, talvolta..per questo non mi piace il momento del risveglio...oltre al fatto che ho sempre un sonno tremendo ¬¬

       

      Buongiorno Odessa!

    2. carlo9876541

      carlo9876541

      buona sera a te Carlo

    3. altomororicco

      altomororicco

      bellissimo scatto...intenso.

  17. Uccidere è come tagliarsi le unghie dei piedi: all’inizio solo il pensiero ti rende pigro, ma quando cominci a tagliarle ti accorgi che fai molto più in fretta di quello che avevi pensato. Poi credi che passerà parecchio tempo prima di rifarlo, ma quando meno te lo aspetti sono ricresciute.


    Da Kika, Pedro Almodovar

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  18. Sto rileggendo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Rifletto sulle coincidenze, quelle di cui Kundera scrive a proposito
    dell’incontro tra Tomas e Tereza. Un incontro è tanto più importante quanto più è mosso dalle coincidenze, ovvero da eventi che ci fanno convergere verso una persona in modo ineluttabile. Sono le coincidenze che dovrebbero muovere tutto, non la necessità.
    La necessità è banale, scontata, prevedibile, meccanica. Le coincidenze invece hanno a che fare con il destino, quando noi ce ne accorgiamo esse si manifestano. Sì, perché spesso non ce ne accorgiamo, non ci facciamo caso e non allora succede nulla.
    Tomas è andato in un piccolo paese della Boemia per lavoro, in verità doveva andarci il suo capo ma a causa della sciatica ha mandato lui. Poche ore prima di prendere il treno per tornare a Praga si ferma a bere un cognac in un locale dove lavora Tereza. Lei vede che ha un libro sul tavolo e questo fa scattare in lei una sorta di affinità elettiva nei confronti di Tomas (raramente in quel locale i clienti hanno un libro aperto sul tavolo). Mentre lei chiede cosa desidera a Tomas la radio suona un quartetto di Beethoven (anni fa Tereza ha ascoltato dal vivo quel brano e quella sera al concerto erano presenti lei, il farmacista del paesee la moglie. Tre spettatori per quattro musicisti. Quella musica per lei da quel momento ha rappresentato l’accesso ad un mondo superiore rispetto alla mediocrità ed alla grettezza della propria famiglia). Insomma tutte queste coincidenze fanno scattare qualcosa
    in lei. Quella cosa strana e indefinibile che si chiama amore, forse.

     

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    1. altomororicco

      altomororicco

      ho letto questo libro molti, moltissimi anni fa...

      lo riaprirò presto, mi sei stata d'ispirazione!

       

      Buon pomeriggio,

      Marco.

    2. londoncalling6

      londoncalling6

      Kundera...è vero, ogni tanto va riletto!

  19. Quell'angolo di lago dove ti baciai

    Capita che, viaggiando in auto certi luoghi in cui arrivi pensando ad altro ti richiamino alla mente persone ed eventi del passato.

    “Lì è successo qualcosa che ci riguarda, ricordi?”, potresti dire se quella persona fosse presente.

    Romanticismo?

    Un po’ di commozione.

    Poi la mente ridiventa fredda, il ragionamento si fa distaccato. È la coscienza “che sì, ma alla fine…”: è cosa passata.

    Nessuna nostalgia.

    È la consapevolezza che c’è uno spessore nelle cose che fai nel presente.

    Che non tutto si riduce a quello che vedi scorrendo rapidamente in corso d’opera.

    L’emozione è forse qui: nello scoprire che sei tu, la stessa, ma non più la stessa.

    “Un'altra” e “la stessa" convivono nel discorso che ti riguarda.

    E questo riporta lo sguardo verso il futuro. Forse è questo che apre un futuro.

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    1. weddingdresses8

      weddingdresses8

      Parole profonde... Complimenti! :)

    2. vecchialenza6

      vecchialenza6

      Complimenti, davvero!

    3. londoncalling6

      londoncalling6

      i viaggi interiori,

      quelli più importanti per lo spirito.

       

      Belle parole e piacere di conoscerti!

  20. Ora che l'orizzonte
    è in fiamme
    noi rincasiamo
    serriamo in fretta le imposte
    mettiamo in ordine i fogli
    le provviste
    i vestiti smessi dell'estate
    in attesa dei barbari

    Massimo Volume

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    1. fromtheashes93

      fromtheashes93

      A volte è proprio così che mi sento..

  21. Ogni tanto mi viene voglia di scriverti poi non lo faccio mai. Giusto per sapere come stai, dove vai, cosa cucini, quando fai la pipì, come ti perdi… So che non si può più giocare con i giocattoli rotti, intristiscono pure i bambini, ma qualche mio neurone e due o tre rughe della mia faccia succede che ti ricordano ancora, allora sento un indefinito brusio come quello degli storni di notte tra i cipressi della chiesa che si sentono ma non si vedono, poi un finto stridio di un falco, e cala il silenzio, ma è un silenzio irreale, lo stridio era solo uno stupido dissuasore, che vuoi farci… bello settembre però.34.thumb.JPG.5f2250f6d05f1140244a31ff6cca177a.JPG

  22. A volte la gioia è semplicemente stare.

     

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    1. dancia

      dancia

      credo esista anche una gioia nel fare

       

  23. Quando dobbiamo cambiare qualcosa da dove dobbiamo iniziare?
    Dall’inizio, si inizia sempre dall’inizio.
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  24. Non ho smesso di pensarti,

    vorrei tanto dirtelo.

    Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,

    che mi manchi

    e che ti penso.

    Ma non ti cerco.

    Non ti scrivo neppure ciao.

    Non so come stai.

    E mi manca saperlo.

    Hai progetti?

    Hai sorriso oggi?

    Cos’hai sognato?

    Esci?

    Dove vai?

    Hai dei sogni?

    Hai mangiato?

    Mi piacerebbe riuscire a cercarti.

    Ma non ne ho la forza.

    E neanche tu ne hai.

    Ed allora restiamo ad aspettarci invano.

    E pensiamoci.

    E ricordami.

    E ricordati che ti penso,

    che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,

    che scrivo di te.

    E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.

    Ed io ti penso

    ma non ti cerco


    “Non ho smesso di pensarti”, Charles Bukowski

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  25. Dove devo andare?

    E come posso sapere tutto fin dall'inizio?
    E sono sicura di desiderarlo davvero?

    Il tempo sarà un'illusione - come vuole Einstein - ma io ci devo passare attraverso.
    Mi capita d'incontrare vie di fuga, momenti di tempo senza tempo. Dove intravedere quella pienezza che mi chiama.
    Ma solo intravedere. Frammenti di luce.

    E il tempo non è solo l'orologio.
    Il tempo è il mio sentiero, il mio viaggio, nella geografia che mi viene incontro.

    È andando che imparai dove dovevo andare.

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