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SAFFO
Fr.40-41D
Ti amavo, Attide, un tempo…mi sembravi una fanciulla piccola e senza grazie.
Fr.18D ( la poesia, “ rose della Pieria “)
(trad. di Manara Valgimigli)
Morta tu giacerai
né rimpianto; chè non cogliesti
le rose della Pieria:
e ombra ignota anche nell’Ade
ti aggirerai,
tra scure ombre di morti
sperduta.
Fr.61D (La rivale Andromeda)
Che rustica donna t’affascina l’animo (o Attide?), una donna che indossava una rustica stola
e non sa rialzare la veste sopra la caviglia?
Commiato Fr.96D (e nostalgìa)
“Vorrei proprio esser morta”. Ed ella mi lasciava tra molte lacrime;
e questo mi disse: “ Ahimè che gran dolore il nostro, o Saffo: con mia pena davvero t’abbandono!”. Ed
io a lei: “Addio, va! E ricordati di me; tu sai infatti quanto bene ti volevo. Ma se non sai, allora io voglio
ricordarti (quante dolci) e soavi cose godevamo; chè di viole e di rose
ed insieme di croco molte corone sul capo ti cingesti a me vicina e molte
ghirlande intrecciate intorno al tenero collo fatte di fiori… e con essenza
di fiori e regale ungesti…, e su morbidi letti…placavi il desiderio,
né v’era festa da cui mancavamo né bosco sacro…”.
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Scorgo nei tuoi atti
il carattere del mare.
Esso sovente sta calmo, d'estate,
rallegra i marinai e non fa loro danno;
all'improvviso, però,
si agita e divien furioso,
generando uno spaventoso fragore di cavalloni,
e minaccia la vita che prima allietava.
Tale è il tuo umore cangiante:
un giorno ridi, tutta allegra,
sì che a vederti il cuore si allarga;
un altro giorno non sopporti nulla
e fai la pazza se m'avvicino,
in tutto simile alla cagna coi cuccioli,
che tutti scoraggia,
familiari ed estranei.
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Ormai m’è agevole
iI mio sogno ricorrente.
E’ certo.
Sia pure sotto
mentite spoglie,
hai ridestato
lo schianto dell’abbandono,
il dolore e la disperazione
sempre vivi
nella mia fragile esistenza.
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Portami, o vento, nella terra di nessuno, ove,
ai piedi di un albero che tu d'estate ristori, io possa cantare l'amata,
deposto ogni triste pensiero. Canterò il suo dolce sorriso, i suoi mielati sussurri
e le sue finte resistenze. Lì sognerò d'essere vicino vicino alla mia bella,
stretto col fianco contro il suo fianco, anche s’ella non voglia. Scuoterò
dai suoi capelli e dal suo seno ogni foglia caduta per caso.
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Tremo come foglia al vento,
rorida è la fronte,
brucia e avvampa il cuore
e il sangue nelle vene,
appena rivedo il mio unico sole!
Null'altro conta,se esso mi arride.
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Sotto questo azzurro e terso cielo
nella luce abbacinante del mattino
vedo danzare nei tuoi occhi
i raggi del sole ridente,
mentre tu inneggi alla vita
ed io canto l'amore di sempre.
Qui che respiriamo l'aria sottile, fresca,
ch'accarezza il "campo del lago",
la conca ampia di Seefeld,
bianca di neve sui tetti spioventi
delle ville e degli alberghi,
sulle cime zigzagate della corona dei monti
e sui pendii delle piste
e nell'ampia piana dello sci di fondo.
Vieni, confondiamoci tra la folla variopinta
dei turisti, fanciulli, giovani e anziani
spensierati e felici
di questo mondo di favola,
lontani dal grigio quotidiano,
almeno per altri trenta giorni.
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Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
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Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
-
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Lingua umana non può dire
l'effetto che i tuoi occhi
mi fanno sul cuore.
specie a sera,
quando brillano di luce ammaliante.
Allora io leggo tutta la tua tenerezza
e il crescendo d'amore
che mi fa impazzire.
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Quanto rapido il trascorrere
di sì liete ore.
Oh, se fossi un mago
e potessi esclamare
– Fermati, o Tempo vorace
che ingoi le Ore ad una ad una,
senza mai fermarti! –
– Rendi omaggio alla mia bella
e ferma i tuoi passi. Se puoi, aspergi
il suo volto dell'oro di eternità
e fanne una stella
che brilli là su sempre per me.
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PASCOLI
Da “ Myricae “ – Sez. “ Tramonti “
I – La Sirena
La sera, fra il sussurio lento
dell’acqua che succhia la rena,
dal mare nebbioso un lamento
si leva : il tuo canto, o Sirena.
E sembra che salga, che salga,
poi rompa in un gemito grave.
E l’onda sospira tra l’alga,
e passa una larva di nave :
un’ombra di nave che sfuma
nel grigio, ove muore quel grido;
che porta con sé, nella bruma,
dei cuori che tornano al lido :
al lido che fugge, che scese
già nella caligine, via;
che porta via tutto, le chiese
che suonano l’avemaria,
le case che su per la balza
nel grigio traspaiono appena,
e l’ombra del fumo che s’alza
tra forse il brusìo della cena.
-
Quanti sospiri
Traevo dal petto,
Quante lacrime dai miei occhi.
Quell’anno infausto in cui
Per stupide incomprensioni
E avverse circostanze familiari
La vita ci tenne lontani,
Tu a Boiano, io a Gravina!
Gran torto subì
Il nostro amore.
Ancora dopo tanti anni
Ti chiedo perdono
Per la mia parte di colpa.
Dolcissima, però, torna alla mente
La memoria
Della tanto attesa rappacificazione.
Com’eri tenera a telefono,
Mentre ti chiedevo perdono
Per la prima volta
E ti confermai
Che il mio cuore batteva
Ancora forte per te
E mi eri mancata tanto!
Quale non fu la consolazione
A udire il tuo secondo “sì”.
Sì, mi amavi ancora!
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I no longer fear the sweet song of the treacherous sirens, if it brings me painful luck
to shipwreck among smoky ionic waves, with no hope of escape.
Only there is the most trustworthy port where the war of a love can cease
impossible, born among strong winds and hard rocks, in the stormy sea.
Because the sun is out in this city and no longer lives leaf in tree or flower
in public garden lawn. Why is she so deaf to my invitation to love?
Only these waves and this sea are so pitiful
towards my soft eyes!-
mipiace molto il fatto che tu abbia deciso di scrivere in inglese :)
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lullabyblue0 ha aggiunto una reazione
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Tinto qua e là
Di rosa
Il cielo saluta ormai
Il suo astro morente.
Vaga la mente e pensa
Al sole calante
Del nostro amore.
Vivo è ancora
Il mio sentimento per te,
e anche l’affetto di coniuge.
Perché – dimmi –
Ancora il desiderio e la passione
Mi spingono verso di te ,
Mentre tu sembri
Non provare più
Attrazione verso di me?
Eppure la giovinezza
Ancora ti arride
E la tua beltà
Non è affatto sfiorita.
Dimmi…perché
La mia mente è confusa.
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V: MONTI
Pel giorno onomastico della mia donna
( canzone libera )
Donna, parte più cara dell’anima mia,
perché mi guardi muta in atto pensoso,
e le tue pupille si fanno rugiadose
di segrete stille?
Intendo, o mia diletta, la cagione
di quel silenzio e di quel pianto.
L’eccesso dei miei mali ti toglie la favella,
e discioglie in lacrime furtive il tuo dolore.
Ma datti pace, e solleva il cuore
ad un pensiero più degno di me e, insieme,
della tua forte anima. La stella del viver mio
s’appressa al suo tramonto : ma ti giovi sperare
che non morrò del tutto : pensa che un nome
non oscuro ti lascio, e tale che un giorno
fra le italiche donne ti sarà bel vanto il dire :
“ Io fui l’amore del cantore di Basville,
del cantore che vestì l’ira di Achille
di care itale note”.
Soave rimembranza ancora ti sarà
che ogni spirito gentile compianse i miei casi
( tra i lombardi qual è lo spirito che non sia gentile? ).
Ma con tutto ciò poni nella mente
che cerca un lungo soffrire chi cerca
lungo corso di vita. Oh Teresa mia,
e tu parimenti sventurata e cara figlia mia!
Oh voi che sole temperate il molto amaro
della mia triste esistenza con qualche dolcezza,
poco manca che, lacrimando, chiuderete
i miei occhi nell’eterno sonno! Ma sia breve
per causa mia il lacrimare : chè nulla,
fuor che il vostro dolore, sarà che mi gravi
nel partirmi da questo mortal soggiorno
troppo funesto ai buoni, in cui corte
vivono le gioie e così lunghe le pene;
ove non è già bello rimanere per dura prova,
ma bello l’uscirne e far presto tragitto
a quello dei ben vissuti a cui aspiro.
E quivi di te memore, e fatto cigno immortale
( chè l’arte dei poeti in cielo è pregio e non colpa ),
il tuo fedele, adorata mia donna,
ti aspetterà cantando le tue lodi,
finchè non giunga; e molto dei tuoi cari
costumi parlerò coi celesti, e dirò quanta
fu la tua pietà verso il miserando tuo consorte;
e le anime beate, innamorate della tua virtù,
pregheranno Dio che lieti e sempre sereni
siano i tuoi giorni e quelli dei dolci amici
che ne faranno corona : principalmente i tuoi,
mio generoso ospite amato,
che fai verace fede del detto antico,
che ritrova un tesoro chi ritrova un amico.
-
CAMILLO BOITO
“ Senso “
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
La mattina seguente, prima delle nove, mi feci condurre nella mia carrozza al comando della fortezza.
L’erta mi pareva interminabile : gridavo a Giacomo di frustare i cavalli. Una folla di militari d’ogni colore, di
feriti, di popolani, ingombrava il piazzale innanzi al castello; ma giunsi senza ostacoli all’anticamera degli
uffici, dove un vecchio invalido pigliò il mio biglietto da visita. Dopo qualche minuto ritornò, dicendomi che
il generale Hauptmann mi pregava di passare nel suo quartiere privato, e che, appena sbrigati certi affari
urgentissimi, sarebbe venuto a presentarmi il suo omaggio. Fui condotta attraverso logge, corridoi e
terrazze in una sala, che dominava dalle tre larghe finestre la città intiera.
L’Adige, interrotto dai suoi ponti,
si torceva in una S, avente la prima delle sue pancie ai piedi del monticello su cui sorge Castel San Pietro,
e la seconda ai piedi di un altro bruno castello merlato; e sorgevano dalle case i culmini e le torri delle
vecchie basiliche; e in un largo spazio si vedeva l’ovale enorme dell’Arena antica. Il sole mattutino
rallegrava l’abitato ed i colli, e dall’una parte indorava le montagne, dall’altra gettava una luce placida
sull’interminabile pianura verde, sparsa di villaggi bianchi, di case, di chiese, di campanili. Entrarono nella
sala con gran fracasso di risa e salti due bimbe, le quali avevano il volto color di rosa e i capelli biondi
paglierini. Vedendomi, di primo botto rimasero impacciate, ma poi subito si fecero coraggio e mi vennero
accanto. La più grandicella disse : “ Signora, si accomodi. Vuole che vada a chiamare la mamma? “. “ No,
fanciulla mia, aspetto il tuo babbo “. “ Il babbo non l’abbiamo ancora visto stamane. Ha tanto da fare “. “ Lo
voglio vedere io il babbo”, gridò la più piccina. “ Gli voglio tanto bene io al
babbo “. In quella entrò il
generale,e le bimbe gli corsero incontro,gli si avviticchiarono alle gambe, tentavano di saltargli sulle spalle;
egli prendeva l’una e l’alzava e le dava un bacio, poi prendeva l’altra; e le due pazzerelle ridevano, e negli
occhi del generale spuntarono due lagrime di tenerezza beata. Si volse a me dicendo : “ Scusi, signora;
s’ella ha figliuoli, mi compatirà “. Si mise a sedere in faccia a me e soggiunse : “ Conosco di nome il signor
conte, e sarei lieto se potessi servire in qualcosa la signora contessa “. Feci un cenno al generale perché
allontanasse le bambine, ed egli disse loro con voce piena di dolcezza : “ Andate, figliuole mie, andate,
dobbiamo parlare con la signora”. Le bambine fecero un passo verso di me come per darmi un bacio;
voltai la testa; e se ne andarono finalmente un poco mortificate. “ Generale – mormorai – vengo a
compiere un dovere di suddita fedele “. “ La signora contessa è tedesca? “.
“ No, sono trentina “. “ Ah, va
bene “, esclamò, guardandomi con una cert’aria di stupore e di impazienza. “ Legga “ e gli porsi in atto
risoluto la lettera di Remigio, quella che avevo ritrovata nel taschino del portamonete. Il generale, dopo
avere letto : “ Non capisco; la lettera è indirizzata a lei? “. “ Sì, generale”. “ Dunque l’uomo che scrive è il
suo amante? “.
Non risposi. Il generale cavò di tasca un sigaro e lo accese; s’alzò da sedere e si pose a camminare su e giù
per la sala; tutt’a un tratto mi si piantò innanzi e, ficcandomi gli occhi in volto, disse : “ Dunque, ho fretta,
si sbrighi “. “ La lettera è di Remigio Ruiz, luogotenente del terzo reggimento granatieri “. “ E poi? “. “ La
lettera parla chiaro. S’è fatto credere malato, pagando i quattro medici – e aggiunsi con l’accento rapido
dell’odio : - è disertore dal campo di battaglia “. “ Ho inteso. Il tenente era l’amante suo e l’ha piantata. Ella
si vendica facendolo fucilare, e insieme con lui facendo fucilare i medici. E’
vero? “. “ Dei medici non
m’importa “. Il generale stette un poco meditando con le ciglia aggrottate, poi mi stese la lettera, che gli
avevo data : “ Signora, ci pensi : la delazione è un’infamia e l’opera sua è un assassinio “. “ Signor generale, -
esclamai, alzando il viso e guardandolo altera – compia il suo dovere “.
La sera, verso le nove, un soldato portò all’albergo della “ Torre di Londra “, dove finalmente mi avevano
trovata una camera, un biglietto che diceva : “ Domattina alle quattro e mezzo precise verranno fucilati nel
secondo cortile di Castel San Pietro il tenente Remigio Ruiz ed il medico del suo reggimento. Questo foglio
servirà per assistere all’esecuzione. Il sottoscritto chiede scusa alla signora contessa di non poterle offrire
anche lo spettacolo della fucilazione degli altri medici, i quali, per ragioni che qui è inutile riferire, vennero
rimandati ad un altro consiglio di guerra. ……………………..Generale Hauptmann “.
Alle tre e mezzo della notte buia uscivo a piedi dall’albergo,
accompagnata da Giacomo. Al basso del colle di
Castel San Pietro gli ordinai che mi lasciasse, e cominciai a salire sola la strada erta; avevo caldo, soffocavo;
non volevo togliermi il velo dalla faccia, bensì, sciolti i primi bottoni dell’abito, rivoltai i lembi dello scollo al
di dentro : quel po’ d’aria sul seno mi faceva respirare meglio. Le stelle impallidivano, si diffondeva intorno
un albore giallastro. Seguii dei soldati, che, girando il fianco del castello, entrarono in un cortile chiuso dagli
alti e cupi muri di cinta. Vi stavano già schierate due squadre di granatieri, immobili. Nessuno badava a me
in quel brulichio silenzioso di militari e in quelle mezze tenebre. Si sentivano le campane suonare giù nella
città, dalla quale salivano mille rumori confusi. Cigolò una porta bassa del castello, e ne uscirono due
uomini con le mani legate dietro la schiena; l’uno magro, bruno, camminava innanzi ritto,sicuro, con la
fronte alta; l’altro, fiancheggiato da due soldati, che lo reggevano con
molta fatica alle ascelle, si trascinava
singhiozzando. Non so che cosa seguisse; leggevano, credo; poi udii un gran frastuono,
e vidi il giovane bruno cadere, e nello stesso punto mi accorsi che Remigio era nudo fino alla cintura, e
quelle braccia, quelle spalle, quel collo, tutte quelle membra, che avevo tanto amato, m’abbagliarono. Mi
volò nella fantasia l’immagine del mio amante, quando a Venezia, nella “Sirena “, pieno d’ardore e di gioia,
m’aveva stretta per la prima volta fra le sue braccia d’acciaio. Un secondo frastuono mi scosse : sul torace
ancora palpitante e bianco più del marmo s’era slanciata una donna bionda, cui schizzavano addosso gli
zampilli di sangue. Alla vista di quella femmina turpe si ridestò in me tutto lo sdegno, e con lo sdegno la
dignità e la forza. Avevo la coscienza del mio diritto; m’avviai per uscire, tranquilla nell’orgoglio di un
difficile dovere compiuto.
Alla soglia del cancello mi sentii strappare il velo dal volto; mi girai e vidi
innanzi a me il grugno sporco
dell’ufficiale boemo. Cavò dalla bocca enorme il cannello della sua pipa, e, avvicinando al mio viso il suo
mustacchio, mi sputò sulla guancia…
-
Che aspettiamo, cara, a volare
verso il mare, noi due soli,
a inebriarci del suo inconfondibile odore
e ad ubriacarci di questo primo sole?
Ci basterà un solo telo per stenderci
e sognare lo stesso sogno d'amore
e dirci, di tanto in tanto,
l'emozione del momento;
consumarci di baci improvvisi e incontenibili,
ripeterci con slancio
che il nostro amore non ha confini
né di spazio né di tempo.
-
S. DI GIACOMO
Da “ Ariette e sonetti “
-
Pianoforte di notte
Un pianoforte di notte
suona di lontano
e la musica si sente
per l’aria sospirare.
E’ l’una . Dorme il vico
su questa ninna nanna
di un motivo antico
di tanto tempo fa.
Dio, quante stelle in cielo!
Che luna! E che aria dolce!
Quanto una bella voce
vorrei sentir cantare!
Ma solitario e lento
muore il motivo antico;
si fa più cupo il vico,
dentro all’oscurità.
L’anima mia soltanto
rimane a questa finestra.
Aspetta ancora. E resta,
incantandosi, a pensare.
-
un ritmo delicato ma inesorabile, lontano ma profondo, la musica di un pianoforte nella notte, come una delicata e notturna pioggia estiva
-
tacchialti94 ha aggiunto una reazione
-
-
Senza uno sguardo,
senza una carezza,
fai cenno ch'è giunta l'ora.
Come il soffio del vento
che or ora dormiva
improvviso circola e trema
nell'erba folta,
esplode il sentimento che ci accomuna
ed è tutto un incendio,
che travolge le nostre bocche
e le nostre mani tremanti.
Oh, come siamo felici!
Che il cielo non ci invidi
e non sciolga l'incanto!
-
MONTALE
Quasi un madrigale
Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l’aria dell’estate
s’addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S’allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest’ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi,non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull’argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l’acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s’oscura.
E l’uomo che in silenzio s’avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.
Altra volta salimmo fino alla torre
dove sovente un passero solitario
modulava il motivo che Massenet
imprestò al suo Des Grieux.
Più tardi ne uccisi uno fermo sull’asta
della bandiera : il solo mio delitto
che non so perdonarmi. Ma ero pazzo
e non di te, pazzo di gioventù,
pazzo della stagione più ridicola
della vita. Ora sto
a chiedermi che posto tu hai avuto
in quella mia stagione. Certo un senso
allora inesprimibile, più tardi
non l’oblio ma una punta che feriva
quasi a sangue. Ma allora eri già morta
e non ho mai saputo dove e come.
Oggi penso che tu sei stata un genio
di pura inesistenza, un’agnizione
reale perché assurda. Lo stupore
quando s’incarna è lampo che ti abbaglia
e si spenge. Durare potrebbe essere
l’effetto di una droga nel creato,
in un medium di cui non si ebbe mai
alcuna prova.
-
È il crepuscolo mattutino
e tu, cara, saluti di buon'ora Lucifero,
il messo del giorno, che rinnova
il dono della vita a noi concesso.
Con impazienza attendi lo sguardo di Febo,
il principe del cielo.
Ma cari a me siete voi, occhi di cielo della mia amata,
quando, messi del nuovo giorno,
mi portate il sole del risveglio.
-
MONTALE
Quasi un madrigale
Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l’aria dell’estate
s’addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S’allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest’ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi,non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull’argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l’acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s’oscura.
E l’uomo che in silenzio s’avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.
Altra volta salimmo fino alla torre
dove sovente un passero solitario
modulava il motivo che Massenet
imprestò al suo Des Grieux.
Più tardi ne uccisi uno fermo sull’asta
della bandiera : il solo mio delitto
che non so perdonarmi. Ma ero pazzo
e non di te, pazzo di gioventù,
pazzo della stagione più ridicola
della vita. Ora sto
a chiedermi che posto tu hai avuto
in quella mia stagione. Certo un senso
allora inesprimibile, più tardi
non l’oblio ma una punta che feriva
quasi a sangue. Ma allora eri già morta
e non ho mai saputo dove e come.
Oggi penso che tu sei stata un genio
di pura inesistenza, un’agnizione
reale perché assurda. Lo stupore
quando s’incarna è lampo che ti abbaglia
e si spenge. Durare potrebbe essere
l’effetto di una droga nel creato,
in un medium di cui non si ebbe mai
alcuna prova.
-
Nella mente spunti al
primo mattino come stella
rilucente. Tale è il tuo
dolce sembiante, che il
cuore impazzisce di gioia,
come pianeta che riceve i
primi raggi del sole e
passa dalle tenebre della
notte alla luce splendente
del giorno. Gran diletto
prova tutto il mio essere
al solo pensarti e a
nutrirsi della nuova linfa
che apporta il tuo
apparire, rinnovando la
voglia di vivere e di agire.
-
I will tell you every penalty every thread of hope, every project for the future. In joy we will be two, and so also in pain. Hold me stronger - I'll tell you Come closer. Do not ever leave me, love, if you don't want the death of my heart. - Forever, forever - you'll tell me - I'll love you forever, even if the days granted to us are not many now. - You're the only joy, you're the last one hope, my constant thought. - That is what I will repeat to you without ever getting tired.
-
Amore,
non voglio perderti,
e non per istinto maschilista
di possesso o per insana gelosìa,
come talora sembra
tu voglia dirmi.
Invero non potrei fare a meno
di te,
chè sei il respiro della mia anima,
il senso della vita mia,
la compagna da cui mai
potrei separarmi,
se non a rischio
di profonda depressione
e disprezzo della vita stessa.
Amore,
continua ad amarmi
com’io ti amo,
e sempre più.
Che nemmeno l’aldilà
ci separi!
-
Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
-
Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
-
-
Oh, how I would like to live next to my sweet tyrant,
enjoy the flash of his eyes and hear the melodious sound
of his sayings! Often I gaze at her beautiful face, and feel me
like in heaven. But it upsets my every hope to know that it is far away
my good and such will remain who knows until when. How long can I still tolerate his absence? Not aiming at his beloved and dear face?
Hear the harmony of his voice? -
Perché trepidi
E a tratti piangi
Se non è ancora giunta
L’ora mia ?
Prega il Cielo
Che ci lasci svegliare
Ancora accanto
E augurarci
Il nuovo buon giorno.
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