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Tinto qua e là
Di rosa
Il cielo saluta ormai
Il suo astro morente.
Vaga la mente e pensa
Al sole calante
Del nostro amore.
Vivo è ancora
Il mio sentimento per te,
e anche l’affetto di coniuge.
Perché – dimmi –
Ancora il desiderio e la passione
Mi spingono verso di te ,
Mentre tu sembri
Non provare più
Attrazione verso di me?
Eppure la giovinezza
Ancora ti arride
E la tua beltà
Non è affatto sfiorita.
Dimmi…perché
La mia mente è confusa.
-
V: MONTI
Pel giorno onomastico della mia donna
( canzone libera )
Donna, parte più cara dell’anima mia,
perché mi guardi muta in atto pensoso,
e le tue pupille si fanno rugiadose
di segrete stille?
Intendo, o mia diletta, la cagione
di quel silenzio e di quel pianto.
L’eccesso dei miei mali ti toglie la favella,
e discioglie in lacrime furtive il tuo dolore.
Ma datti pace, e solleva il cuore
ad un pensiero più degno di me e, insieme,
della tua forte anima. La stella del viver mio
s’appressa al suo tramonto : ma ti giovi sperare
che non morrò del tutto : pensa che un nome
non oscuro ti lascio, e tale che un giorno
fra le italiche donne ti sarà bel vanto il dire :
“ Io fui l’amore del cantore di Basville,
del cantore che vestì l’ira di Achille
di care itale note”.
Soave rimembranza ancora ti sarà
che ogni spirito gentile compianse i miei casi
( tra i lombardi qual è lo spirito che non sia gentile? ).
Ma con tutto ciò poni nella mente
che cerca un lungo soffrire chi cerca
lungo corso di vita. Oh Teresa mia,
e tu parimenti sventurata e cara figlia mia!
Oh voi che sole temperate il molto amaro
della mia triste esistenza con qualche dolcezza,
poco manca che, lacrimando, chiuderete
i miei occhi nell’eterno sonno! Ma sia breve
per causa mia il lacrimare : chè nulla,
fuor che il vostro dolore, sarà che mi gravi
nel partirmi da questo mortal soggiorno
troppo funesto ai buoni, in cui corte
vivono le gioie e così lunghe le pene;
ove non è già bello rimanere per dura prova,
ma bello l’uscirne e far presto tragitto
a quello dei ben vissuti a cui aspiro.
E quivi di te memore, e fatto cigno immortale
( chè l’arte dei poeti in cielo è pregio e non colpa ),
il tuo fedele, adorata mia donna,
ti aspetterà cantando le tue lodi,
finchè non giunga; e molto dei tuoi cari
costumi parlerò coi celesti, e dirò quanta
fu la tua pietà verso il miserando tuo consorte;
e le anime beate, innamorate della tua virtù,
pregheranno Dio che lieti e sempre sereni
siano i tuoi giorni e quelli dei dolci amici
che ne faranno corona : principalmente i tuoi,
mio generoso ospite amato,
che fai verace fede del detto antico,
che ritrova un tesoro chi ritrova un amico.
-
“ Fidàti colloqui d’amore “
Ci porta il lento
Risveglio del mattino
E la pace effusa della sera.
Il tuo capo
Sul mio petto,
Il tuo braccio avvinto
Come laccio,
Ti dico parole di miele,
E tu rafforzi la tua morsa
E miagoli come gattina
In calore.
Ma talora per un nonnulla
Mi serbi rancore
E mi porgi solo le terga,
in tutto simile alla folle Luna.
-
Ardo come un tempo
Al luccichìo dei tuoi begli occhi.
Taci, se mi vuoi dire
Che ancora ti assillano
Tristi pensieri e sordo rancore
Ormai antico.
-
Belvedere
Sui “Sassi” di Matera
Non può mancarci, cara,
La salita al Belvedere.
Che spettacolo si presenta
Ai nostri occhi stupiti!
A fronte,
Sulla dorsale collinare
L’immenso drago
Della nuova Matera
Disteso per vari chilometri
Da nord a sud.
Giù nella profonda gravina
Il torrente omonimo
Si svolge tortuoso e sonnolento.
Soffia il vento lieve e costante
E scompiglia dolcemente
I tuoi setosi lunghi capelli
Mentre fissi sull’altra ripa scoscesa
Le cavità d’accesso
Alle millenarie chiese rupestri.
Poi mi chiedi di avventurarci
Tra quelle sottostanti al Belvedere
E t’incanti a contemplare e studiare
I brandelli di dipinti
Di santi e storia sacra.
Infine mi conduci quasi riluttante
Tra i sassi murgiani
Per esplorare il pianoro.
E cerchi qualche punto appartato
Per coprirmi di baci
E stringermi al tuo petto,
Ebbra di felicità
Per l’insolita giornata.
-
Buona notte, anima mia.
Già dormi,
ma continui ad esserci
nei miei pensieri
e certo poi nei miei sogni.
Sogni d’oro, amore mio.
Mentre, in dormiveglia,
cerco e sfioro il tuo braccio
e intreccio le mie dita
alle tue, già remissive,
ascolto il tuo ritmico respiro.
Sospiro e attendo il tuo risveglio
dal primo profondo sonno
e già pregusto la dolcezza
del desiato amplesso,
mentre la complice Diana,
sorella di Febo Apollo dormiente,
splende appieno in cielo.
-
Cessa di figurarmi
Quale scellerato coniuge
Ch’ha violato ingiustamente
La fede nuziale.
E’ vero: ho perduto l’anello nuziale,
Ma per stupida fatalità!
Non è mai mutato
Il sentimento che nutro per te
Negli abissi del cuore.
E il mio pensiero
È sempre
Rivolto a te soltanto.
Credimi:
è l’unica realtà!
-
Dalle stelle precipiterei
Negli abissi,
Se tu cessassi di amarmi
Per tua o per mia colpa.
Il cielo dell’anima mia
Sarebbe sempre coperto di livore
O in tutto simile a notte fonda.
Buio sarebbe il futuro,
Spenta ogni speranza di vita.
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Dalle stelle precipiterei
Negli abissi,
Se tu cessassi di amarmi
Per tua o per mia colpa.
Il cielo dell’anima mia
Sarebbe sempre coperto di livore
O in tutto simile a notte fonda.
Buio sarebbe il futuro,
Spenta ogni speranza di vita.
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Già l’Aurora
Abbandona il talamo di Titone,
l’alba è già vermiglia
e vanisce il nero ammanto
della Notte.
Rivedo in te
Purpurea rosa
E bacio la tua bella mano,
Che tiene il filo della mia vita.
Tacciono le nostre favelle
E ti fo catena delle mie braccia.
Ti suggello con le mie mordaci labbra.
Giostrano per celia
Le nostre lingue innamorate.
E prego la Sorte
Che non ti divida mai da me.
-
Già l’Aurora
Abbandona il talamo di Titone,
l’alba è già vermiglia
e vanisce il nero ammanto
della Notte.
Rivedo in te
Purpurea rosa
E bacio la tua bella mano,
Che tiene il filo della mia vita.
Tacciono le nostre favelle
E ti fo catena delle mie braccia.
Ti suggello con le mie mordaci labbra.
Giostrano per celia
Le nostre lingue innamorate.
E prego la Sorte
Che non ti divida mai da me.
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Nei “ Sassi di Matera “al calar del sole
Fino agli anni Cinquanta
Or che nella corte del vicinato
Sirio lentamente s’asconde
Dietro i crinali dell’Appennino,
Si smorza il chiasso dei fanciulli.
Ad una ad una escono dalle case-grotte
Le madri e le figlie da marito
Ch’hanno di già approntato
Il modesto desinare ai mariti o ai padri.
Han tempo fino all’imbrunire e oltre,
Per spettegolare o lamentarsi,
Quando stanchi e affamati
Gli uomini tornano dai campi seminati
O dai piccoli orti o dalle vigne proprie,
talora dalle altrui proprietà.
L’asino o il mulo a lor dinanzi
Avanzano zoccolando sul selciato sconnesso.
Qual più gonfia qual meno
Donzolano le bisacce
E canta l’acqua di fonte nei barili.
Le fiasche son vuote, più di vino che d’acqua.
La parca cena li ristora, il vino, prezioso
E perciò misto ad acqua, li disseta.
Indi assisi sul muricciolo con gusto
Aspirano tabacco dalla pipa attempata
O dallo spinello fresco di paziente fattura.
Han poco tempo per scambiare
Qualche parola coi vicini di casa,
Già che la stanchezza del duro lavoro
Ormai ha il sopravvento e calano
Le palpebre, di tanto in tanto.
Le donne di casa han sparecchiato
E lavato le stoviglie, non tante.
Ora mettono a letto i loro uomini e bambini,
Spengono i costosi lumi e tornano
A confabular con le vicine.
Che mai si dicon tra loro?
E’ presto detto: nascite, matrimoni e lutti,
Figli e acciacchi, gioie e dolori,
Speranze e delusioni.
Anche l’andamento del tempo
È tema ricorrente, perché dai capricci del cielo
Dipende ogni spiga, ogni legume,
Ogni tronco di vite, ogni dono dell’orto,
Ogn’erba selvatica o medicinale.
Vita semplice e dura, scandita
Dalla vicenda incessante delle stagioni.
Vita breve per ogni sorta di male,
Che non risparmia bambini, gestanti, Puerpere, uomini sfiancati dalle fatiche
Dal primo mane a tarda sera,
Più di rado anziane dalla pelle grinzosa.
Eppur vita tranquilla, più che nel dopoguerra
Frenetico, incalzato da presunto progresso.
-
bellissimi versi!
Grazie @fel55
-
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Nei “ Sassi di Matera “al calar del sole
Fino agli anni Cinquanta
Or che nella corte del vicinato
Sirio lentamente s’asconde
Dietro i crinali dell’Appennino,
Si smorza il chiasso dei fanciulli.
Ad una ad una escono dalle case-grotte
Le madri e le figlie da marito
Ch’hanno di già approntato
Il modesto desinare ai mariti o ai padri.
Han tempo fino all’imbrunire e oltre,
Per spettegolare o lamentarsi,
Quando stanchi e affamati
Gli uomini tornano dai campi seminati
O dai piccoli orti o dalle vigne proprie,
talora dalle altrui proprietà.
L’asino o il mulo a lor dinanzi
Avanzano zoccolando sul selciato sconnesso.
Qual più gonfia qual meno
Donzolano le bisacce
E canta l’acqua di fonte nei barili.
Le fiasche son vuote, più di vino che d’acqua.
La parca cena li ristora, il vino, prezioso
E perciò misto ad acqua, li disseta.
Indi assisi sul muricciolo con gusto
Aspirano tabacco dalla pipa attempata
O dallo spinello fresco di paziente fattura.
Han poco tempo per scambiare
Qualche parola coi vicini di casa,
Già che la stanchezza del duro lavoro
Ormai ha il sopravvento e calano
Le palpebre, di tanto in tanto.
Le donne di casa han sparecchiato
E lavato le stoviglie, non tante.
Ora mettono a letto i loro uomini e bambini,
Spengono i costosi lumi e tornano
A confabular con le vicine.
Che mai si dicon tra loro?
E’ presto detto: nascite, matrimoni e lutti,
Figli e acciacchi, gioie e dolori,
Speranze e delusioni.
Anche l’andamento del tempo
È tema ricorrente, perché dai capricci del cielo
Dipende ogni spiga, ogni legume,
Ogni tronco di vite, ogni dono dell’orto,
Ogn’erba selvatica o medicinale.
Vita semplice e dura, scandita
Dalla vicenda incessante delle stagioni.
Vita breve per ogni sorta di male,
Che non risparmia bambini, gestanti, Puerpere, uomini sfiancati dalle fatiche
Dal primo mane a tarda sera,
Più di rado anziane dalla pelle grinzosa.
Eppur vita tranquilla, più che nel dopoguerra
Frenetico, incalzato da presunto progresso.
-
Nell’orecchio mi favella
Amica voce
E mi assicura che anche tu
Corrispondi
Al mio appassionato amore,
Come prima,
Forse più di prima,
Ora che si fa più greve
Il fardello degli anni,
E si avvicina ambìto
Il cinquantesimo volger di anni
Da che davanti a Dio
E agli uomini
Ci giurammo reciprocamente
Di continuare ad amarci
Fin che morte non ci separi.
-
Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
-
Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
-
-
Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
-
Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
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Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
-
Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
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Se è vero
Che ancor m’accetti
Quale amante e sposo
Indissolubilmente a te congiunto,
E’ vero anche
Che la tua fiducia traballa
E ti rode la gelosìa latente
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Credimi – immotivata.
Quali prove ancora
Ti attendi?
T’amo ancora…
come sempre
E mai potrei…
Fare a meno di te!
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Soffocami di baci,
Colmami di carezze,
Promettimi amore eterno,
Anche se non lo merito
Del tutto
Per le mie incomprensioni
E il mio innato maschilismo.
Ti vivo sempre accanto,
A fianco a te,
Unica donna e padrona
Della mia vita.
Orsù, sorridimi
Come sempre hai fatto
In tanti momenti belli,
Sempre vivi nella memoria,
in eterno incancellabili.
-
Soli.
Altro non può desiderare
Chi è innamorato come me.
Esser soli
È natura congeniale all’amore.
A volte basta
Guardarti mentre taci e pensi.
E poche parole
Bastano
Per rompere il loquace silenzio.
Una mia carezza,
Il tuo rossore
Basta pure
Per intonare il canto dell’amore
E toccare il cielo con un dito.
-
Solo ti chiedo
Che tu mi lasci
Sognare ancora
Cieli sereni,
Mare azzurro
E monti innevati.
E tu solo mi chiedi
Vita tranquilla
E trasparenza di pensieri,
Amore sincero e unico.
Troppo preziosa è
La felicità coniugale.
Tu lo sai, io lo so.
Ma a noi non costa nulla
Proteggerla,
Perché l’amore di mezzo secolo
E’ pietra di diamante.
-
Solo ti chiedo
Che tu mi lasci
Sognare ancora
Cieli sereni,
Mare azzurro
E monti innevati.
E tu solo mi chiedi
Vita tranquilla
E trasparenza di pensieri,
Amore sincero e unico.
Troppo preziosa è
La felicità coniugale.
Tu lo sai, io lo so.
Ma a noi non costa nulla
Proteggerla,
Perché l’amore di mezzo secolo
E’ pietra di diamante.
-
- Di te
Ne ho fatto una donna-
-E di te io ne ho fatto un uomo -
Avevi appena
vent’anni
ancora col volto
di un’adolescente.
Ed io poco più di
ventisette ancora
nient’affatto maturo
e un po’ irrequieto.
Insieme siamo
divenuti grandi e
presto capaci di
costruire una
famiglia felice,
pur tra le consuete
difficoltà della
vita.
Quanti progetti!
-
“ Cuore mio “ –
Ti ripeto al
Risveglio di ogni
Mattino,
Anche senza parole.
“ Dolce compagna
Di un’intera vita “-
Vorrei ripeterti
Anche quando fuori
Non splende il sole
E ti svegli stanca
E di nero umore.
Vorrei che ogni Mattino
Fosse un nostro inno
All’amore,
Quello che mai muore
Pur fra tante
difficoltà.
-
Oh! Il desiderio
che non muore!
Oh, la dolcezza
del primo mattino!
Svegliarsi anzitempo,
fare l’amore
con l’amata,
e riaddormentarsi
stretti stretti.
Osmosi di calore
e di amore
in soave dormiveglia!
-
Ormai è solo
Dolce malinconìa
L’amore per te,
Unico,
Eterno.
Solo alimento
Della mia anima.
E anche speranza,
Se penso alla
Verginalità
Della tua anima
E del tuo corpo,
Vero tempio
Della maternità,
Forza invincibile
Che ci unisce
Per sempre,
A dispetto di tutto.
Potrebbe essere
Anche di più,
Fonte di felicità
Costante,
Se solo tu lo volessi
Com’io lo voglio.
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