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L'amore, nel momento esatto in cui lo viviamo, si corrompe sì brucia.
L'attesa, il presentimento dell'amore invece lo rende eterno ed immortale. Comunque sia l'amore corrotto, sia l'eterna attesa sono mortificanti per l'uomo. Dove sta allora la vita vera? Che può indicarci la direzione da prendere o da perdere?
La risposta credo che stia semplicemente nel mezzo.
Né la privazione, né la mortificazione sono la soluzione.
Lasciarsi andare alla corrente delle cose e delle emozioni: sbagliare sbagliare sbagliare, soffrire soffrire soffrire, ricominciare ricominciare ricominciare, divenire divenire divenire. E via, avanti così.
La vita, finché sangue ci scorre nelle vene, non lascia scampo. -
Ogni emozione ha una fase ascendente, un culmine ed una fase discendente.
E poi si stabilizza.
È l'indole personale a farci scegliere quando abbandonare ogni emozione, se nella prima fase, nel sul culmine o successivamente.
Certe emozioni, affinché ci rimangano impresse e vive nella nostra memoria e ci lascino davvero qualcosa, è bene abbandonarle al suo culmine. -
I ragazzi e le ragazze sono una cosa sola, stanotte.
Si sbottonano le camice.
Tirano giù le cerniere.
Si tolgono le scarpe.
Spengono la luce.
Quelle oscillanti creature sono piene di bugie.
Si mangiano l’un l’altra.
Sono sazi.
Di notte, da sola, io sposo il letto
Anne Sexton, The Ballad of the lonely Masturbator -
Tu potresti essere l'archetipo dello sguardo che vorrei su di me.
Il modello pensato ed ideale.
Lo sguardo elettrico che attiva impulsi e risorse impensabili.
La pupilla assoluta.
Ogni sguardo terreno ha dei limiti e delle limitazioni, dei confini.
Il tuo no.
Spazia oltre, è inarrivabile.
Mi scava dentro e arriva dall'altra parte.
Una parte che non conosco e che forse non conoscerò mai. -
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Mi piacerebbe essere felice per tutta la vita ma, come ogni cosa, la felicità esiste in quando esiste l'infelicità e viceversa. E spesso la seconda prevale sulla prima, come il disordine prevale naturalmente sull'ordine.Hai mai pensato a fare tutto ciò che ti rende felice? Ogni azione volta solo ed esclusivamente alla tua felicità. Pensa un po'.Il fatto è che ogni azione implica sempre delle conseguenze, muove le cose e le persone intorno a noi e il più delle volte non riusciamo a valutarle con obiettività. Le conseguenze poi lasciano sempre degli strascichi, spesso irreversibili o almeno reversibili nella loro materialità ma inevitabilmente inamovibili da dentro di noi che fanno da contrappeso negativo ad ogni potenziale felicità.
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non è proprio come la filosofia orientale del Tao, ma il tuo pensiero ha qualcosa in comune con la teoria dello Yin e dello Yang
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Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri.
Alda Merini
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Scena finale di “Gocce d’acqua su pietre roventi” di F. Ozon: il cadavere di Franz giace per terra con addosso solo il cappotto di Vera. Vera ha bisogno d’aria, cerca in ogni modo di aprire la finestra. Insiste. Vanamente. Non ce la fa. Sembra bloccata da qualche oscuro incantesimo. È un limite invalicabile."Io non ho bisogno di te. Tu hai bisogno di me"E allora rimane ansimante come un bestia in gabbia con i palmi delle mani appoggiati al vetro guardando fuori: occhi sciolti, vuoti e persi, nel buio.Poi, impotente e rassegnata, abbassa lo sguardo.La macchina da presa lentamente si allontana e lei diviene sempre più piccola ed insignificante, prigioniera di quell’elegante appartamento.Una devastante sensazione di claustrofobia mi assale.E quella finestra bloccata, quelle mura, quell’arredamento cosi ricercato non sono solo un luogo fisico ma un luogo mentale, una metafora di qualcos’altro.Indubbiamente è più facile fuggire da un luogo fisico piuttosto che da un luogo mentale che ti segue e ti persegue sempre, comunque e dovunque.Il mio luogo mentale ha mura molto spesse, porte blindate, finestre sigillate, il citofono rotto e non ho ancora trovato un varco, un passaggio segreto per uscire completamente fuori, una botola magica. Certe volte sento delle voci disarticolate e sconnesse, dei labili rumori all’esterno, sento il fischio di treni che passano ma non conosco gli orari e non li voglio conoscere, certe volte vorrei stabilirmi qui, crearmi i miei spazi, le mie comodità, ed uscire solo per fare frugali spese come i pastori che scendono dalla montagna per andare al paese una volta ogni tanto, certe volte… si, certe volte progetto la fuga da qui, sarebbe una grande impresa, tipo fuga da Alcatraz, non so… ma come dice E. De Luca “nelle imprese la grandezza sta nell’avere in mente tutt’altro”. E poi in fondo non mi piace neppure la parola “fuga”: ero e sono sempre io, e sono qui ed ora pure grazie a ciò che ero.E allora si, adesso me ne voglio stare così… “sotto le stelle sparse in cielo come un chilo di farina”.
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Una delle mie citazioni preferite. Complimenti per la scelta!
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Amare qualcuno per i propri difetti. Amare ed innamorarsi dei difetti dell'oggetto del nostro amore. Oltre ogni cognizione razionale. Non capirci nulla eppure amare. Quando non ci capiamo nulla è sempre un buon segno. Invece noi capiamo tutto e non amiamo.
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la razionalità...
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Federica: ho dei rapporti con lui… sto con lui, io mangio, dormo, penso con lui…Confessore: rapporti?Federica: si… senza essere sicura, senza sapere…Confessore: sicura di che cosa?Federica: d’altra parte so… so che approfitto di lui, della sua… della sua intelligenza, del suo calore, del suo… di tutto lui…Confessore: della vita…Federica: sì…Confessore: beh… approfitta della vita…Federica: sì…Confessore: ma dov’è il male?Federica: sì, è vero… ma non… non riesco a respirare e… ho paura di invecchiare così… senza mai più respirare… quando invece mi sento ancora un po’ giovane…Flashback:Federica bambina: che i miei capelli siano molto lunghi, anche quando qualcuno me li taglia, che ricrescono subito, che questo zucchero filato non finisca mai, che io non abbia mai più paura di niente…Mamma: Federica lo sai che non ti devi allontanare… dammi la mano, dammi la manoFederica bambina: dove vanno i palloncini quando salgono in alto? E poi quando arrivano dove ci sono le nuvole? Scoppiano! E poi ricadono… ma in testa di chi? Hai già conosciuto qualcuno che ha ricevuto un giorno un palloncino sgonfiato in testa!?Da “È più facile per un cammello” di Valeria Bruni Tedeschi
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Noi d'altra parte sappiamo benissimo che non possiamo tornare indietro. La nostra vita ci appare nel bene e nel male come una entità rivelata come un dogma a cui noi dobbiamo e sentiamo di dover obbedire.
Anche gli amori per certi aspetti sono cosi. All'inizio la scoperta di un mondo nuovo, una giungla piena di creature sconosciute. La nostra curiosità ci fa avanzare. Passo dopo passo lentamente ci affezioniamo alle cose, ai gesti, agli odori. Quando quelle cose quei gesti quegli odori diventano inaspettatamente abituali e risaputi è troppo tardi per tornare indietro indenni. Il prezzo dell'abbandono è il dolore. -
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Sulla tomba di Bukowsky l’epitaffio dice: Don’t try, non cercare, non provarci.
È una sua poesia che si riferisce all’eventualità di fare lo scrittore, in sostanza se non sei convinto di una cosa non farla, se non ti ruggisce dentro non farla, inutile cercare, inutile sforzarsi di farla, riuscirà male, in ogni caso.
Questo principio credo vada applicato anche in altri campi, non solo alla scrittura. Amore compreso.
Non cercare, non cercare, no… rassegnati, può succedere, può non succedere, nulla cambia, inutile cercare, bisogna rassegnarsi al destino delle stelle, ascoltarle mentre bruciano, sentire i pianeti che girano intorno a noi, limitarsi a questo, senza alcuno sforzo.Don’t try!-
amo Bukoski, forse è il mio scrittore preferito; ma non conoscevo questo particolare...che ovviamente me lo fa amare ancora di più.
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Dopo aver scalato i quarantanove scalini della saggezza
alla ricerca di un indizio
Dopo aver rubato le battute migliori
nascosto dietro le quinte di un palcoscenico
Dopo aver indossato ogni tipo di maschera
Dopo essermi strappato la pelle
Dopo averti fatto ubriacare
Dopo avere immolato i miei giorni per te
Dopo essere entrato fino alle ginocchia nell'acqua gelida
per vederti ridere
Dopo aver ballato musica di merda
credendo di farti ridere
Dopo essermi illuso che alla fine mi avresti amato
Dopo aver progettato viaggi
Dopo averti letto i miei racconti inediti
Dopo averne accettato le tue critiche arbitrarie
Dopo averti fatto spazio nel mio letto
Dopo averti fatto spazio nelle mie vene
Dopo averti risparmiato quando ero già pronto ad ucciderti
Dopo aver preso a morsi i mobili della mia stanza
per non ucciderti
Dopo aver visto morire inosservate le mie battute migliori
Dopo averti amato
Avuto conferma di vento a favore
tolgo gli ormeggi
Massimo Volume -
Dentro di me sento forze che neppure io riesco a decifrare. Fisiche e metafisiche.
Voci mi dicono che non devo costruire e strutturare la mia vita, bensì destrutturarla e decomporla, scinderla nei singoli componenti.
La fisicità: quel vortice che mi investe impetuoso e che nelle storie che ho vissuto ho visto svanire e mescolarsi con la consuetudine e la ripetitività senza che io abbia trovato nessun appiglio per preservarla.
Forse è questa la molla che mi spinge verso la decomposizione della mia esistenza, non riesco a contrastare l'entropia che naturalmente mi accerchia. Troppo lavoro, troppa energia, troppa dedizione. A che pro?
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Ieri sera non ho visto la luna. Peccato... ma è quando c'è la luce del sole che vorrei vederla, compreso il suo lato oscuro.
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musiche bellissime...
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— Perché, mia piccola regina,
mi fate morire di freddo?
Il re dorme, potrei, quasi,
cantarvi una canzone,
ché non udrebbe! Oh, fatemi
salire sul balcone!
— Mio grazioso amico,
il balcone è di cartapesta,
non ci sopporterebbe!
Volete farmi morire
senza testa?
— Oh, piccola regina, sciogliete
i lunghi capelli d’oro!
— Poeta! non vedete
che i miei capelli sono
di stoppa?
— Oh, perdonate!
— Perdono.
— Così?
— Così...?
— Non mi dite una parola,
io morirò...
— Come? per questa sola
ragione?
— Siete ironica... addio!
— Vi sembra?
— Oh, non avete rimpianti
per l’ultimo nostro convegno
nella foresta di cartone?
— Io non ricordo, mio
dolce amore... Ve ne andate...
Per sempre? Oh, come
vorrei piangere! Ma che posso farci
se il mio piccolo cuore
è di legno?
Sergio Corazzini, Dialogo di marionette -
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wow!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ci sono grandezze troppo relative e con valichi imponderabili. Io credo nelle coincidenze. Il difficile può diventare facile e viceversa. Anzi, neppure ce lo chiediamo. Ogni muro ha sempre un varco, ogni foresta un sentiero che l'attraversa.
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Complimenti al fotografo! Immagine artistica davvero.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Quando le stive delle mie navi saranno pulite, quando avrò buttato a mare la zavorra, sentirò di procedere leggera, e che il peso più grande da cui mi sarò liberata erano proprio i miei risentimenti.
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immanso l'oceano e bellissimo il testo + l'immagine!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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