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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1.  – Odio i test. O i colloqui di selezione.
 Li odio perché tu vieni misurato in base a quello che qualcuno, o un sistema, ha pensato che tu dovresti essere. Fa parte di tutto un marchingegno di indottrinamento che dice come devi essere per non incorrere in certe sanzioni, o al limite per non morire di fame.
 Un sistema di pressioni che si esercita su di te fin dall’infanzia e ti raggiunge da tutti i lati. Un sistema che ti dice cosa e come devi essere per essere ben accetto.

    – Tutto questo è odioso perché io sono io. Io voglio essere quella che sono e non fare la miss tal dei tali. Voglio essere miss me stessa. Voglio metter fuori tutto quello che ho dentro e rivendico una vita in cui io sia libera di esprimere quello che sono.
– Quello che sogno è un sistema che mi permetta di vivere facendo quello che amo e quello che sento. Io sogno un sistema che non mi obblighi a vendere me stesa e a dare certe prestazioni che non sento e che mi fanno morire dentro in forza del ricatto che altrimenti non avrò di che vivere.
I o sogno un mondo che sappia che i frutti della libertà sono più abbondanti e sani dei frutti della schiavitù.

     

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  2.  – Io ti voglio bene, Gess, ma ti devo lasciare. Lasciamoci per amore.
    Perché è tanto chiuso questo sentimento. E tu, a volte, sei tanto stupido. E obblighi anche me ad essere stupida, fino a questo punto.
    Non è il caso che ci rotoliamo per anni e anni in questa melassa. Non si va avanti, in questo modo. Si rimane come in una casa di riposo. Tutto è un collegio. Ma non è vita.
    All’inizio sembrava di vedere i fuochi sulla collina.
    Te lo ricordi? Li abbiamo visti insieme.
    Era un assaggio. Era come presentire che la vita è grande e straordinaria e meravigliosa.
    Ma poi – cosa diavolo è successo?
    E ora dobbiamo guardarci dentro…
    È meglio che, per amore, ci lasciamo.
    Piuttosto che…

     

     

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  3. I miei fili d’erba e i fiori di campo tendono a slanciarsi verso l’alto.


    Così, al risveglio, anch’io.

     

     

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  4. Una mattina al risveglio. La voglia di realizzare. L’immaginazione al potere. Qualcosa è seminato dentro. La pianta vuole sbocciare e crescere. Nel mondo. L’uomo non ha bisogno del letargo dell’inverno. Gli basta la notte. Può fiorire ogni giorno.

     

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  5. Era fresco, stamani.Aria fresca e luce intensa. Presto. Mi fa impazzire quando è così.
 Cammino e sogno.

    Quella passeggiata mattutina è la visita dei miei sogni.
 È l’altrove dei miei desideri. L’anima bambina che mi consente di accettare tutte queste difficoltà. Ora è un periodo difficile. Per me. Per tanti.
 Al ritorno, il mio alloggio è un vascello. Lo ripulisco. Lo apro alla luce e al vento. E parto.

    La fatica del vivere. Un concetto già classificato. Vuol dire che le cose non vengono da sé, come quando eravamo bambini e altri pensavano a noi. Non fottiamoci con questa categoria della fatica del vivere. Siamo grandi, abbiamo la forza di operare durante il giorno. E astuzia abbastanza, e intelligenza e immaginazione. La fatica del vivere è semplicemente vivere.

    Questa fatica ha un senso se dentro c’è il nostro sogno. Non possiamo avere certezza a priori che tutto funzionerà, Vogliamo questo? O metterci alla prova? Crescere e scoprire?

    Se troveremo l’Isola del Tesoro, un po’ sarà per caso – fortuna – un po’ sarà perché ci siamo avventurati. 
E se non lo troviamo?
 Avremo viaggiato!

    Siamo in crisi? Non siamo in crisi? E la guerra?
 Alcuni, ai tempi dei campi di sterminio nazista, sono sopravvissuti.
 Non siamo in un campo di sterminio.

    Ti rendi conto?
 Quanti anni sono che ti alzi ogni mattina con la pancia piena? Ieri sera hai mangiato. Te ne rendi conto?
 Hai ancora il coraggio di lamentarti?

    Tutto questo trafficare con gli eventi è bello. Lo senti? Il profumo della bellezza?

    Sviluppa la tua forza, cammina all’aria aperta, leggi e lasciati stimolare dai libri, immagina l’impossibile che desideri.
 Se spari alto, arriverai più lontano.

    Ma, mastica ogni istante. Masticalo bene. Ti nutrirà.
Vivi nel presente, ma non farti fuorviare da filosofie affrettate. Il presente, l’attimo, passa in fretta. E che altro potrebbe fare un attimo? Lascia che il tuo attimo si gonfi di tutto il passato e dei sogni del futuro. Non passerà mai.
 

    Che il tuo presente sia una storia lunga e avventurosa.
 

    Che il tuo presente sia memoria e immaginazione.


    Che il tuo presente sia un fare pieno di fiducia e d’iniziativa.

     

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  6. Molte pene dell’anima nascono, si sviluppano e crescono alimentate dalla nostra stessa cura. La Montagna Incantata di Tomas Mann ci ha mostrato come la malattia sia suadente e piacevole. Però fa di noi degli esseri decadenti. A meno che non siamo gli scrittori che ne descrivono le volute.

    Il fatto è che – come Leopardi e Shopenhauer – crediamo ancora che ad essere intelligenti si comincia a soffrire. Ci teniamo ancora stretti a quest’idea che ad essere consapevoli è inevitabile soffrire. Meglio sarebbe, come le pecore, brucare e dormire sotto la luna, senza sapere…

    Ma non potremmo cambiare questo pre-giudizio? Non potremmo sostituire al corrente concetto d’intelligenza quello che prevede che è più intelligente chi riesce a star bene, ad essere felice piuttosto che avere ragione?

     

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    1. vincent29264

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      No, purtroppo non è possibile, la consapevolezza stessa è fonte di paura, non tanto per la coscienza di essere fragili nei confronti della vita, o di essere realmente solo anche nel stare in mezzo alla gente. È proprio alla base di questo nostro essere che tutte le religioni hanno prosperato al mondo, proprio per quella paura di quell'ignoto che ci circonda, di cui siamo consapevoli ma che ci illudiamo di un dio benevolo che ci circonda, ci accudisca e nel bisogno si prende cura della nostra persona. Si, l'ignoranza è una brutta bestia ma ad essa v'è rimedio, il problema è la stupidità, quella proprio non ce modo di curarla.

      Tu hai parlato di pregiudizio, purtroppo non è un pregiudizio ma un dato di fatto ma v'è un rimedio, a parte la religione che dovrebbe smaltire quelle paure che si generano dalla consapevolezza di sapere che oltre quello che vediamo dovrebbe esserci di più, c'è anche la conoscenza che possiamo acquisire di quello che non sappiamo cos'è in sé, e come ben sappiamo tutti, tutto ciò che si conosce non fa più paura perché si sa soprattutto come affrontarlo.

    2. fabulousme

      fabulousme

      Aforismario: Aforismi, frasi e citazioni sull'Essere Felici

  7. Mentre salti e danzi e sogni vicino al fiume, mentre scodinzoli ebbro tra le foglie e odori la resina degli alberi impazziti al primo sole, là tra le canne dei tuoi acquitrini segreti, in apparenza silenti, si covano le idee e gli impulsi vitali che ti porteranno a creare gli incanti dell’esistenza.

     

     

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  8. Inizio con brio, perché così tutta la marcia sarà leggera.


    I primi passi sono sempre decisivi.

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  9. Mi figuro la città e gli spazi urbani, in una geografia rovesciata rispetto a ciò che percepisco di solito. Non già un’area urbanizzata in cui la natura è evocata da aree verdi, parchi e giardinetti… Al contrario la casa e la città come aiuole dentro la natura, che risultano dal modellamento dell’ambiente, ossequiando il richiamo della bellezza. Lo scenario si ribalta. Non un giardino attorno alla casa, ma la casa dentro un giardino. La “casa” più grande è la natura, insomma.

    E mi vengono in mente le idee di Rousseau sulla capacità della natura di bonificare i guasti che la cosiddetta civiltà ha prodotto nell’animo, la capacità di ricongiungere il cuore con il grande respiro dell’universo, ritrovando una sorta di verginità.

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  10. Ci siamo. Comincia la settimana e comincia il mese.

    Fermati. Fermati un momento, altrimenti il tempo scivola via troppo in fretta e tu rimani sempre in una sorta di presente iperbolico.
Voglio sentire il tempo che scorre, come l’acqua del torrente sulla pelle. Voglio che gli eventi abbiano il tempo di realizzare una presa su di me, che si trattengano un poco, quel tanto che basta per sentirne il sapore, e la successione.

    C’è stato un tempo in cui ero sempre incazzata con la vita e con gli eventi. Era una continua rottura di palle. Il mio corpo e le mie smorfie sembravano dire a chiare lettere: lasciatemi in pace!

    Mi sembra la vita di un’altra.

    Adesso, ogni minuto, vedo una corrente di vita stracolma che mi viene addosso, mi accarezza, e mi chiede di giocare. Ora accolgo gli eventi come una vela aperta raccoglie il vento. Li lascerò andare, certamente, ma cerco di trattenerli un po’ nelle mani, per sentirne il gusto, per goderne la successione.

     

    Ricordi, quando mi accarezzavi le ascelle?


    Io mi chiedo: c’è qualcosa di meglio che farsi accarezzare le ascelle?


    La luce di questa primavera produce una radiografica dell’anima.
Tutto è limpido – terribilmente limpido – al tramonto del sole.


    La mia stanza è un poligono di luce, verso Occidente.

    Mioddio! Sono viva.
Non riuscirò mai a capire questa cosa.
La mia stanza è traforata dalla luce.


    Ci sono mille pensieri.

    
E io cammino un passo dopo l’altro, credendo di andare in una certa direzione, Credo che ci sto andando. E succedono cose.

    Perché so di non sapere tutto questo?

     

    Facciamo tutto troppo velocemente. Anche l’amore.


    Eppure, quando mi accarezzavi le ascelle, era un volare via per altri mondi, e sentivo che il desiderio amava rallentare.

    Che avventura straordinaria!
 Sono stupefatta.
 Che debbo fare? Pregare? Rendere grazie? Cantare? Ballare?
 Sembra tutto, lì dietro, a portata di mano… eppure, ancora inaccessibile.

    Certo, desidero far fortuna, avere successo. Conosco l’importanza del denaro e della buona fama. Ma c’è qualcosa che mi sfugge, e che… Qualcosa che mi sfugge, eppure chiama. Qualcosa che fa di tutto questo un mistero.

    Ah, viene ancora ad accarezzarmi le ascelle!
 Mi addormenterò così, stordirò la mia coscienza inquieta, in questo modo.

    Quando mi carezzavi le ascelle era aprire una porta su mondi che stanno oltre la tenda. Dove non so niente. E che pure mi chiamano.

     

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  11. Il Dio a cui mi affido, so benissimo che me lo sono inventato – nella speranza di fare centro. E nelle faccende del senso, so benissimo che lavoro d’immaginazione.

     

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  12. Lascerò, dunque, che le vecchie abitudini, la paura, i dubbi inibiscano la voglia che ho di mettermi in gioco?
Resisterebbe un innamorato alla forza d’attrazione che la bellezza della donna amata sprigiona?
Mi metterò a discutere, a sottilizzare, a chiedermi “se” e “poi”?

    Che nuoti dunque, ogni giorno della mia vita, ogni istante della mia giornata, in questa corrente d’abbandono. E, semmai mi accorgessi che mi sto allontanando dal flusso, che non mi occupi di altro che di ritrovare la sua magia.

    Alla resa dei conti, io non desidero “insegnare” la fiducia. Desidero viverla e irradiarla.

     

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    1. vitto071

      vitto071

      bellissima :) 

  13. Carlo – questo il suo nome.


    Aveva tutta la sua storia addosso, e nelle parole.


    Nel raccontarla, guardava lontano. Credo il futuro. O forse un altro mondo. Diciamo: quella regione del pensiero dove futuro e l’altrove si coniugano insieme. Il suo passato era importante, ma era passato. Lui era già da qualche altra parte.


    Io sono grata a Carlo perché mi ha regalato il suo sognare, il suo coraggio di sognare. Perché uno immagina che la gente non pensi ad altro che all’esistente. Il posto di lavoro, le faccende da sbrigare, le bollette, quelle isteriche querele con i colleghi e il capo. Uno immagina che si tratti soltanto dell’amministratore di condominio, della revisione della macchina, dell’insegnante di matematica del figlio, delle obbligazioni che ha sottoscritto…
Sbagliato!

    
La gente sogna.


    Sogna quando s’innamora. Vuol fare l’amore e sognare. Sogna quando progetta: vuol guadagnare e sognare. Sogna quando studia: vuole passare l’esame e sognare un’esistenza d’abbondanza e di bellezza.


    La gente disegna nella testa. Disegna scenari bellissimi per sé, per i figli, per la società, per il mondo.

    Carlo sogna. Sogna una vita come un viaggio che va sempre avanti, va sempre oltre. Carlo pensa che il sogno e le emozioni che lo accompagnano sono la voce del suo Dio. Balbetta, quando parla di questo. Ma in quel balbettio c’è più slancio ed energia che in qualsiasi discorso ben fatto.

    Carlo dice, lasciandomi: C’è una vita entropica, quella che segue la china decisa dal mondo e c’è una vita a modo tuo, che va a trovare le risorse nelle aree non colonizzate dalla società e dalle regole e si permette di disegnare un percorso che ti assomiglia davvero.

     

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  14. Il canto dei papaveri

    
rosso ignaro fruscio 

    
nel soffio del tempo

     

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    1. vitto071

      vitto071

      bellissima foto 

  15. Credimi, la cultura del risentimento porta alla morta rigidità dell’inverno.
    La cultura del desiderio è primavera!

     

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  16. Li ho letti con attenzione.
I grandi maestri della spiritualità contemporanea (Deyer, Chopra…) trasmettono tutti questo messaggio molto esplicito: fai quello che ami, con fiducia e passione, e i soldi arriveranno dalla finestra.
Risuona nell’orecchio il messaggio evangelico: cerca per prima cosa il Regno dei Cieli e tutto il resto ti sarà dato in abbondanza.

    Infatti sia Deyer che Chopra – e tutti gli altri – vogliono promuovere una mentalità dell’abbondanza, al posto della diffusa mentalità della scarsità. In perfetto accordo con il cognitivismo contemporaneo, sono convinti che ciò a cui pensi maggiormente si espande e cresce. Una sorta di profezia che si autorealizza. Se pensi sempre a quel che manca, sarà la scarsità a crescere. Se pensi in termini di abbondanza a tutto quello che hai e che desideri, sarà questo a espandersi.

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  17. Tu sai com’è la luna, in queste sere di primavera. Sussulti inspiegabili alterano la lucidità della mente. Si è trascinati per sentieri stravaganti, quasi foglia in balia del vento. E che importa non avere più saldamente in mano il timone della nostra barca? Ci abbandoniamo alla deriva con la follia di un gusto ipnotico inaspettato. E sembra la promessa di una felicità indicibile. La nostra lingua è diventata lingua di poeti. Potremmo danzare la notte in endecasillabi sciolti. 

     

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  18. Penso: volare? Volare è respirare la vita. Il respiro di grande portata apre alla vita i pori del mio corpo. Le idee si allargano. I movimenti diventano più cadenzati, più lenti, forse. Ma molto più intensi. 

    Mi vedo stupida alla scrivania – ora che conosco il pensiero all’aperto.
     

    Amare è annaffiare nel bosco, ancora morto, i fiori della primavera.

     

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    1. vitto071

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      In tutte le cose della natura c'è qualcosa di meraviglioso 

  19. Elide sedeva sul prato vicino al fiume. Leggeva un intrigante thriller la cui protagonista femminile era una ragazza dalla a vita solitaria e indipendente, affascinata dal teorema di Fermat.
 Quando interrompeva la lettura, Elide pensava a quanto poco conoscesse del mondo là fuori, o come fosse digiuna di matematica, o di astronomia, o di fisica delle particelle.
 E di tutto il resto.
 Avrebbe desiderato una vita dal tempo illimitato per leggere tutto ciò che la interessava, per imparare a conoscere e pensare. Le sembrava che non ci fosse abbastanza tempo per gustare e sentire la ricchezza di tutto ciò che c’è e di tutto ciò che è stato. E immaginava che questo non fosse altro che l’introduzione a qualcosa di ancora più importante: la possibilità di contribuire in maniera feconda a costruire il futuro.
 L’orizzonte del desiderabile era talmente vasto da paralizzarla. Alla fine si doveva rassegnare, controvoglia. E si risolveva a concludere che, in qualche maniera piuttosto enigmatica, le cose potessero prendere un’altra piega. Perché altrimenti…
E voleva resistere al senso di scoramento che questi pensieri suscitavano. Voleva credere che questa inquietudine, questa sete senza limiti, fosse destinata a qualcosa di positivo, di costruttivo, nell’economia della vita.
 E, intanto, vedeva come quella inquietudine la spingesse a non fermarsi mai, a non chiudere la partita per ritirarsi in santa pace. E questo era buono.

     

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    1. vincent29264

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      Fosse questa la sete che ci animasse, che animasse tutta l'umanità, potrei sperare che potremmo vivere in una società che al pari di una paradiso terrestre, non lascerebbe nessuno indietro al proprio destino, nessuno soffrirebbe fame sete e freddo. ahi me, purtroppo non è così, quelle persone spronate da fame e da sete di conoscenza, non sono che una esigua parte di quei simili il cui unico pensiero, dettato dai loro istinti bestiali. Altro desiderio, altra fame e sete non hanno che possedere, opprime e soggiogare le vite altrui.

  20. Mi piace alzarmi presto al mattino e sentire l’odore di un possibile giorno. Riempire gli occhi dei sogni più belli che accompagnano il mio viaggio. 

Pellegrina della bellezza, e del sentire. Sospesa – come piace a me – in questa dimensione da cui partono scorribande per le pianure del mondo. 

Fluido lo schermo della mente, le immagini vi scorrono danzando: non ci stanno neanche tutte. Sembra tutto altrove eppure i piedi sono a terra. 

Una grande voglia di dire, di raccontare. Di inventare la mia storia impastando la terra con la fantasia, nel momento stesso in cui le cose accadono. 



    Non mi manca il passato, non ho nostalgia di qualcosa che avrei perso. Scorro via col presente verso un altrove, che è già dentro di me. Tremo di emozione davanti al possibile e ho fiducia nelle mie forze e nella corrente stessa della vita. 

I tempi, per me, sono giusti. Quello che avviene, la sorte… mi va bene. È lì che muovo le braccia, i piccoli passi. Mi sembra di saltare, come una giovane navigatrice dell’essere.

     

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  21. 
Il ritorno delle energie fresche, ecologiche, della vitalità e il riaccendersi dei sogni. Una doccia sotto la cascata di acqua  fresca che toglie via le incrostazioni cavillose. Nudi e fiduciosi nel gioco di dare una forma bella alla nostra storia. E di goderne nell’intimo. Di goderne nell’abbondanza. Di goderne nella fantasia.

    E continuare a lavarsi ogni giorno, perché il cammino accumula polvere sulle nostre membra, e il sudore ve l’appiccica.
 Non innamorarsi della nostra polvere, non sostare troppo nella nostalgia dei ricordi che essa porta con sé.
 Lavarsi periodicamente, per ritrovare l’innocenza della voglia di vivere.

    Ed è in quell’alba della vitalità che fiorisce una forma di intelligenza che non si sperpera nel collezionare le ragioni che spiegano i nostri problemi, ma, piuttosto, inventa espedienti per aprire sentieri nuovi nel bosco. Perché nulla vale, sul piano pratico, come l’acutezza ingegnosa di escogitare le favole che ci daranno i doni magici per raggiungere la meta, conquistare il nostro regno, rendendo il viaggio avventuroso e succulento.

    Che venga la nostra primavera.

     

     

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  22. L’incanto che mantiene la nostra vita in quelle che Spinoza chiama “passioni gioiose” è legato spesso a quel filo conduttore arguto e brillante che lega l’una alle altre le vicende meravigliose della nostra quotidianità. Noi siamo per noi stessi l’arguta Sherazade.

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    1. glamoursnob

      glamoursnob

      bellissima 🌸 

  23. Ti amo

    Pensavo che, in fondo, la faccenda degli umori è alla nostra portata. Uno crede di essere preda degli umori. Ma non è così.

    Sognavo da tempo di incontrare un vero uomo, i cui sentimenti fossero tutt’uno con quello che lui è. È questo che desidero: incontrare un vero uomo i cui sentimenti siano esattamente lui e non un vento passeggero.

    Sugli umori, dicevo. 
È come nuotare in un fiume. Ci hai provato? Ci sono correnti che ti portano via. Sta a te muoverti verso quelle correnti che ti lascino il controllo. Delle volte, le puoi perfino sfruttare.

    È alla nostra portata.
 Più che gli eventi del mondo, che succedono senza che tu lo sappia e che tu possa. Le cose vicine sono cose su cui si può mettere le mani e lavorarci. Le cose vicine sono le cose del tuo quotidiano.
 E sono anche gli umori.

    Il controllo non è su ciò che succede nel mondo. Quello è lontano e tu ci navighi dentro. Il controllo è sul tuo nuotare tra gli eventi. Delle volte le cose rischiano di portarti via. E tu sai cosa bisogna fare. Girare verso un lato del fiume in cui tu non perdi il controllo della tua nuotata.

    Quanti anni hai, figlia mia?

    Non ha importanza.

    Io sognavo da tempo un uomo che quando ti dice ti amo, è lui. E io sognavo da tempo di essere quello che sentivo.

    Mi sveglio, al mattino, e dico: eccoci. Tutto questo desiderio di vita e sembra che non ce ne sia abbastanza. E allora mi dico: che vuoi fare? Piangere perché non hai di primo mattino il rigoglio del regno? Oppure, darti da fare e cercare di ottenere quello che ami?

    Sei pigra, al mattino? 
È perché non sai ancora i doni che ricevi mettendoti all’opera.
 Non vorrò mai cedere alla noia.
 Mi metterò a lavare i piatti, a pulire i pavimenti, a fare qualsiasi cosa, pur di uscire dal risucchio della noia.
 La noia è la fatica immaginata dai muscoli non allenati.
 Ma chiunque cammini e tagli la legna sa che a lavorare il corpo è felice.

    Io ti immaginavo così. Eri un uomo che quando diceva: ti amo, era lui in persona. Stabile come una roccia, radicata nel suo essere. Qualcuno che era. E non una bandiera svolazzante.

    Io ti immaginavo così: grande, radicato nel tuo essere. Al riparo da tutti i soffi d’aria che spazzano la città. E desideravo questo. Che la tua bocca, i tuoi occhi, dicessero cose che sono e non soltanto cose che arrivano e passano e vanno.

    E che tu sapessi di essere. E che io sapessi di essere.
 Lasciando alle spalle tutte quelle domande che rivelano la nostra incertezza.

    E io ti abbraccerò, quando verrai. E non sarà un sentimento effimero. Non ci sarà niente di effimero in questo fluire del tempo. Ciò che permane, l’essere, emergerà dal fondale. Non sarà neanche scalfito dalla corrente.

    E io ti abbraccerò. E, semplicemente, saremo.


    Lasciando tutti i morti dietro le spalle.

     

     

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  24. Le nostre vite, per quanto modeste, contengono spunti decisamente interessanti. L’esercizio del pensiero durante una passeggiata in mezzo alla natura produce spesso idee capaci di aprire nuovi orizzonti per la nostra avventura umana.
    Sarebbe bello se riuscissi a scrivere soltanto per me stessa. Se non volessi così tanto essere apprezzato dal prossimo potrei forse pensare cose che mi fanno apprendere davvero.
    Molto spesso mi trovo a pensare a come salvare il mondo dai mali che lo affliggono mentre so così poco sugli effetti della digestione sul mio umore.

     
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  25. Le parole sono un dono straordinario. Senza parole come faremmo a dare un volto ai nostri pensieri? Ma le parole, anche, sono una trappola: le rigiri sulla lingua e sembra che non dicano altro che quello che hai già sentito, letto, immaginato. E qui, invece, si tratta di afferrare qualcosa che va più a fondo, che morde nella polpa stessa delle cose, che tocca il nocciolo del frutto maturo. Qui si tratta di usare le parole come una fionda. Che ti proiettino oltre.

     
    E allora si tratta di lasciare le parole e di andare alle immagini che si trascinano dietro. E molto più ancora: di andare dalle immagini a guardare proprio dentro la vita. Per afferrare un senso ulteriore. Oppure per ricevere un messaggio nuovo.
     
     
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