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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Basta che uno si fermi un momento a considerare. Quel poco, o quel tanto, che è sufficiente a prendere un po’ di coscienza… 

    

La sorpresa nasce appena uno si rende conto di essere al mondo. Di ritrovarsi in questa storia di cui nessuno gli aveva mai parlato, prima. 
La sorpresa fa, così, parte della struttura originaria del nostro essere al mondo. 

    

Prima di essere degli esseri sorprendenti, siamo esseri sorpresi. 



    E ogni sorpresa – che è sinonimo di dono per chi pensa con serenità – non fa che rammentare quella originaria, e, forse, rinnovarla. 



    Conoscerti è stata una sorpresa – Naturalmente, sorpresa fa rima con avventura.

     
Una storia avventurosa è una storia di sorprese. 



    Non desideriamo forse ogni giorno un miracolo per stare alti col cuore? 

    

L’avventura è un’altra dimensione originaria di ciò che siamo. 
Siamo “venuti” “al” mondo (ad-venuti). E cerchiamo, aspettiamo, desideriamo eventi che ci sorprendano in continuazione. 



    Questa spinta che ci porta, sorpresi, nell’avventura dell’essere, colmandoci il cuore, – vero motore del nostro viaggio – potrebbe anche essere l’amore, di cui tanto si parla... 


     

     

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    1. elvis06081994

      elvis06081994

      Mani magiche 

    2. elisa2807

      elisa2807

      Guardare la bellezza nel mondo e' il primo passo per purificare la mente.

       

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    3. diegodelavega0

      diegodelavega0

      Il verde rilassa gli occhi

    4. Visualizza i commenti successivi  altro %s
  2. Beh, loro due si erano scambiati ormai diversi discorsi eccitanti in cui si esploravano intimamente. Facevano forse l’amore, a quel modo. In ogni caso si rivelavano a vicenda le loro fantasie. L’eccitazione era sempre molto forte. E poi ci ritornavano sopra e facevano le loro considerazioni su quando stava avvenendo. 



    Era sempre intrigante provare a dire ciò che un attimo prima ci si vergognava di dire. Era come mettersi a nudo. Letteralmente, spogliarsi non solo dei vestiti, ma di tutte le strutture mentali che suggerivano di essere secondo un certo modo ideale, solo perché ci si immagina che gli altri ci accettino più facilmente. 



    Ora era diverso. Si giocava a lasciare cadere queste preoccupazioni e a imboccare la strada del “ti mostro come sono esattamente. Lo faccio con gradualità e andrò fino in fondo. Tu mi rimandi la tua reazione, vale a dire m’incoraggi col tuo desiderio di sapere e vedere. E vediamo dove ci porta questo gioco. Perché, alla fine, è proprio questo che vogliamo: essere amati per quello che siamo davvero”. 



    Questa strada portava a sopassalti emotivi, intriganti tafferugli del cuore, spianate rocambolesche della coscienza. Era un itinerario vivace, succuleto e istruttivo. Ma tutto, alla fine, trovava espressione in parole chiare, convincenti ed emozionanti. E, soprattutto, si aveva l'impressione che l'altro ci accettasse. 



    Eravamo vivi, sulla faccia della terra. E l'avventura umana era la cosa più bella che ci fosse stata regalata. Il senso di gratitudine era identico alla gioia che provavamo. 

Volevamo parole in abondanza per dire tutto questo. 



    Era il sole del mattino sui campi. Vicino al canale, scendendo giù per la strada sterrata, che costeggia gli agriturismi e finisce in fondo, quasi ai piedi dell'abitato. 


     

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  3. Beh, quando viene la sera io mi domando: quando verrà la mia? E che significa che ci sono? Che c'è tutto questo? E io che ci sto a fare? Sì, vivere, mangiare e dormire al riparo, anche guadagnarsi da vivere, perché no? Ma tutto questo a che serve? Che senso ha? Qualcuno ha davvero la risposta? 

    Quando viene la sera certe domande saltano in testa. Risuonano le domande nel cervello, e le risposte scappano alle reti della mia nave. Ma quelle domande senza risposta lasciano come una musica nell'animo. E quella musica è importante…

     

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  4. Bello portare il cuore sui seni morbidi delle colline.

     

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    1. vitto071

      vitto071

      bellissima foto :) 

  5. Bisogna proprio che abbandoni l’idea  di controllare tutto – o quasi.
 Perché l’ideale del controllo obbliga la vita a filtrare attraverso le categorie della mia mente, che, per quanto sia straordinaria, è sempre un occhio piuttosto limitato. 
E mi figuravo la vita che si sforzava di adeguarsi a quello che io pensavo. E si angustiava. E proprio non ci stava dentro. E si contorceva le viscere.

    Sì, lo capivo, all’istante, che non potevo pensare di obbligare la vita a muoversi secondo le mie piccole categorie. Per quanto abbia studiato, riflettuto, immaginato, non mi sfugge che tutto questo è poca cosa di fronte alla vita.

    Capivo che, piuttosto, ero io a dover usare la mente in maniera diversa. Piuttosto dovevo aspirare ad allargare la mia consapevolezza della vita stessa: della sua complessità, della sua bellezza, del suo aspetto paradossale.

    Che la vita mi appaia paradossale indica appunto la limitatezza della mia ragione logica. E il fatto che non mi esaurisca nella ragione logica è attestato dal fatto che sono in grado di vivere il paradosso e di scegliere intuitivamente nelle varie circostanze la direzione di marcia, le cose da fare – anche in mancanza di un sapere definitivo.

     

     

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  6. C'è aria e respiro tra una cosa e l'altra. Pensieri che sono domande e che sono risposte. Risposte che sono decisioni e scommesse. Non so cosa incontrerò, ne cosa desidero, se non seguire questa direzione di marcia. Pulisco casa e rimetto in ordine le cose, ogni giorno, ogni momento. Cerco di fare come il giardiniere. 

    Lo sguardo cerca la bellezza, le braccia trafficano instancabili. Finché crollo nel sonno, in un attimo.

     

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    1. diegodelavega0

      diegodelavega0

      bellissima foto :)  

    2. vitto071

      vitto071

      simpaticissima :)

  7. C'è aria e respiro tra una cosa e l'altra. Pensieri che sono domande e che sono risposte. Risposte che sono decisioni e scommesse. Non so cosa incontrerò, ne cosa desidero, se non seguire questa direzione di marcia. Pulisco casa e rimetto in ordine le cose, ogni giorno, ogni momento. Cerco di fare come il giardiniere. Lo sguardo cerca la bellezza, le braccia trafficano instancabili.

    Finché crollo nel sonno, in un attimo.

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    1. martymartina1

      martymartina1

      elegante come sempre ! :)

  8. C’è questa cosa che desta una certa compassione poetica. Questa cosa che si può chiamare “la grande fatica del vivere”. La si può percepire nell’individuo ma anche nella specie: nell’umanità intera, se la si guarda da quelle altezze da cui si vede la storia.
    Da quella prospettiva e con quelle emozioni di meraviglia e pathos che ci fanno sentire parte di un mondo grandioso, che pure, da vicino, è pieno di robaccia che non ci piace. Un po’ come quando si contempla il paesaggio a distanza. Bellissimo! Anche se da vicino, lungo il torrente e negli anfratti tra le rocce, si vede l’immondizia abbandonata senza cura.

    Questa “grande fatica del vivere”, da vicino appare spesso come “la gioiosa operosità del fare vita” qui, adesso. Ed è qui che il gusto e la bellezza trovano un’espressione particolarmente nutritiva. Io adoro questa prospettiva. Ci lavoro tutti i giorni. Mi creo i miei film mentali per questo… E allora io ero una creativa alla scoperta di funzioni straordinarie della scrittura e del pensiero, io ero capace, con le immagini di incantare se stessa e la vita… io ero…

    Non mi nascondo affatto tutte le incongruenze che ci sono nel mio passato e ancora nel presente. Le parti di me che non sono integrate tra loro e il rapporto sempre problematico con questo mondo in cui voglio essere, sia pure a modo mio, e da cui non voglio essere imprigionata, ma senza appartarmene. Anzi ci tengo a vedere realisticamente me stessa e a ritornare a uno sguardo schietto e disincantato, se mi accorgo di essermi smarrita in qualche noiosa edulcorata immagine ideale di me.

    Trafficare con questi problemi quotidianamente lo trovo funzionale con la voglia di vivere. È in un certo senso l’officina centrale del mio fare vita. E mi capita di scoprire – meravigliosa intuizione! – che dentro ogni grande problema ce n’è uno più piccolo che sta lottando per venire fuori. E che si tratta di operare spesso un piccolo ritocco piuttosto che demolire un grattacielo ed edificare una cattedrale. 

     

     

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  9. C’è stato un tempo in cui mi sono detta: “Meglio rimorsi che rimpianti!”. Erano gli inizi di un’avventura. Ci voleva un certo indurimento del cuore per aprire un varco ai miei sogni. 

    Oggi sono più condiscendente. 


    Sono ancora convinta, tuttavia, che i primi passi di un cambiamento, di una conversione, hanno bisogno di una determinazione cruda, testarda. Si tratta di scrollarsi di dosso un po’ di zavorra. 

    Si tratta di dire un sì deciso al sogno che si è appena scoperto.

     

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  10. C’è tutto il futuro che viene da est.
    È difficile immaginare cosa potrebbe arrivare.
    Ma noi abbiamo i nostri sogni e ci immaginiamo quelli.

     

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  11. C’è un luogo caldo dove abita il nostro desiderio e la nostra fede. La casa dove i nostri sogni trovano conforto e rinascita. Coltivati dalla carezza dolce della Vita. 
Noi ci torniamo ogni sera, quando il corpo è stanco e le viscere sentono la fatica. Quando il respiro si fa più pesante e lo sguardo si carica di stanchezza.


    Sappiamo che lì il riposo ci rinnoverà. E chiudiamo gli occhi, affidati, abbracciando il morbido cuscino. 

     

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  12. C’è un piacere nel pensare, per chi lo prova, e lo si può provare davvero, che merita di essere chiamato erotismo della mente. Un erotismo del pensare e del parlare che si mescola volentieri con l’erotismo dei corpi, ma che dev’essere preso in considerazione in se stesso. 


    Quando la mente si eccita e di solito questa eccitazione è legata a certi luoghi, per esempio i caffè parigini, i pub di Dublino, o che so io, nella sala di un museo davanti a un quadro espressionista.
Questo erotismo che infiamma l’animo e partorisce discorsi tanto belli quanto folli, fa venire in mente che l’apprendimento dovrebbe essere pervaso dallo stesso fuoco. Un insegnamento senza eros come potrà nutrire gli animi e spingere a grandi imprese. A sognare un futuro di grandezza?

    
E, prima ancora, come potrà far sentire che si è vivi?

     

     

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    1. davidek1982

      davidek1982

      scrivi sempre cose belle e carine, brava.

    2. antonio-21

      antonio-21

      è la migliore....

    3. diegodelavega0
  13. C’è una figura de I Ching – Il Seguire – che esercita su di me una certa attrazione. Seguire è un po’ l’arte di navigare con la vita, lasciarsi guidare, lasciarsi portare. Ma non in maniera passiva e da vittima.
    È forse un modo di procedere che, tutto sommato, richiede meno sforzo. Non è una lotta contro qualcosa. È un andare attivamente dietro i segnali che trovi tra le cose, negli eventi, nella vita – per dirla con una parola generica.
    Apparentemente il “seguire” è una rinuncia. Rinuncia a qualcosa che nella nostra cultura ha un certo apprezzamento: la volontà di imporre al destino le proprie decisioni, i propri progetti, la realizzazione dei propri obiettivi.
    Ma è un’apparenza.
    Di fatto è un modo di procedere che sceglie la linea di minore resistenza. Un po’ come fa l’acqua nel seguire la pendenza, colmando ogni avvallamento, e continuando a scorrere verso il mare. Evitando lo scontro, colloca la propria energia nelle circostanze della vita, in uno scenario di alleanza e di sinergia.
    Io non sono una conoscitrice del mondo e del mercato. Non saprei dare dei consigli di sostanza a chi vuole sfondare in un certo campo, o vincere in borsa. Non saprei proprio da dove cominciare se mi chiedessi come fare a diventare miliardaria.

    Ho imparato un po’ a gestire il mio umore, a rigenerare le energie, a ritrovare l’innocenza, la meraviglia, il gusto per le cose che faccio, ogni giorno. Si tratta del proprio benessere? Certo che sto bene. Il mio corpo è ancora giovane e le mie giornate scorrono nella gioia.

    Queste cose hanno acquistato la precedenza rispetto agli obiettivi di successo sul mercato. Solo dopo essermi occupata di queste cose, mi metto a lavorare per ottenere dei risultati materiali: i mezzi per continuare l’avventura.

    Non è certo un modello per la vita d’azienda.


    Però – a stare a quel che sento e quel che vedo – c’è da chiedersi se il dinamismo dell’azienda oggi non sia compromesso almeno un po’ dallo stato di salute, fisica e mentale, delle persone che ne subiscono la tirannia. E forse, la tirannia della disciplina d’azienda, scaturisce dalla volontà di imporre (al mercato, ai dipendenti…) i proprio obiettivi, le proprie strategie, i propri modelli di organizzazione…

    Ci sono alternative?

     

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      oggi si produce per guadagnare non produrre per creare ma guadagnare indipendentemente proprio dall'essere creativi ma soprattutto dall'essere sé stessi.

      il dio denaro è tutto in una azienda, guai a venir meno a tale ideologia, l'azienda fallirebbe e il dipendente creativo, il che ha bisogno del proprio tmepo, del proprio spazio per tirar fuori ciò che ha dentro finirebbe in mezzo alla strada. questo è il mondo di oggi, guadagnare per essere sociali altrimenti rimani fuori, diventi un associale .

    2. domydomy69

      domydomy69

      Bellissimo è chi riesce a scoprirsi o riscoprirsi e rimanere se stessi!

    3. domydomy69

      domydomy69

      Complimenti per la fotografia e per il senso di voluta meraviglia!

      Sostenendoti alla colonna per dare una profondità!

      👏🏻👏🏻👏🏻

  14. Camminare per le campagne è ritrovarsi ogni giorno dentro uno scenario nuovo, sorprendente, quasi che l’universo si appronti a scenografia meravigliosa per una storia straordinaria da inventare. 

    E tutto questo con un’abbondanza così indifferente alle leggi dell’economia da riversarsi a profusione nel quotidiano di ciascuno.

     

     

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  15. Cerco su Google “agenzie di viaggio”. Vediamo un po’…”Jabalì Viaggi”, “Solletico Viaggi”, “Via col vento”. È tardi, lo so, siamo già a luglio inoltrato ma forse riesco ancora a trovare qualche buona occasione. Sono fiduciosa.
     

    No, non è un viaggio per me, non intendo partire, almeno non tutta intera. Mi spiego: voglio mandare in vacanza solo una parte di me. Una parte non indifferente, discretamente importante in certe occasioni, devo dire.
     

    Siamo o no in estate!? E pure lei ha bisogno di disintossicarsi da tutto lo stress accumulato in un anno intero. Se lo merita. Io no, non parto, non sono affatto gelosa, quest’anno abbiamo deciso di fare le vacanze separate, nonostante la sua possessività ma non le dico che è possessiva, altrimenti si offende a morte e non mi rivolge più parola. La cosa in fondo non sarebbe poi tanto male: in questi ultimi tempi non siamo più felici insieme come un tempo, non c’è più passione, unità di intenti, complicità; il nostro rapporto si è appiattito.
     

    Ebbene si! Ho deciso di mandare in vacanza la mia volontà, e pure di tasca mia, non ne posso più di quella smorfiosetta presuntuosa. Così ho trovato un viaggio last minute, non le ho detto la meta del viaggio, si fida ancora di me: biglietto di sola andata per Roulettemburg. Poi, se vorrà, tornerà da sola.
     

    Ed io qui, voglio solo lasciarmi travolgere e stravolgere dagli eventi e magari surfarci un po’ su, aspettando con impazienza l’evento anomalo. La volontà ha il brutto vizio di scartare a priori eventi che lei giudica folli ed impossibili ed è molto abile a persuaderci che siano tali perché non sopporta il caso. Oh… non si sopportano proprio.
     

    Sì… la volontà talvolta avvelena la fantasia, ti impedisce di cogliere la mela. Ed io ho fame.

     

     

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  16. Certamente! Ho imparato che gli umori vanno coltivati. Che il campo della mente e del cuore merita di essere accudito. Il pensare merita attenzione. Il dialogo interiore è importante per ottenere un atteggiamento più fecondo nei confronti della vita, degli eventi, dei progetti. I sogni possono diventare una forza potente. Che l’impresa nel mondo si coniuga con un’impresa dentro di sé. Che tutto questo può diventare una vita sensata, affascinante, appassionata. Giorno dopo giorno.

     

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    1. antonio-21

      antonio-21

      bellissima foto :) 

  17. Che dobbiamo dire? esclama Luciana.
    Che hanno ragione quelli che vedono il lato tragico della vita, perché di schifezza ce n'è proprio tanta. 
 Che hanno ragione quelli che puntano a produrre gioia e colore con ogni gesto del loro fare. Perché c'è spazio per questa creatività e indipendenza ed è bene non lasciarsi contaminare dall'inquinamento.
                                     Che ha ragione chi urla che la vita è bella, perché è un'incanto e uno schianto anche a morirci dentro.

     

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    1. davidek1982

      davidek1982

      Bellissima questa foto.

  18. Che giornata!
 Sempre con la testa nelle nuvole. Una situazione in cui il solo vedere  il verde dei fiori e la luce del giorno è una grazia.


    Come quando sei un po’ brillo, dopo cena, e soffia il vento e tu ti rendi conto di vedere solo la punta dell’iceberg della vita.


    La bellezza di avere un tetto e pareti bianche e l’acqua corrente.


    Come ti senti piccolo e come senti grande lo spettacolo in cui sei stato gettato!
     

     

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  19. Che la sofferenza sia stata utile è per me solo un’affermazione legittima a posteriori. Quando tutto è finito. E quando è successo proprio questo: che lil nuovo giorno contenga elementi che consentano di dare un senso a ciò che è capitato.


     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      Beh, il senso lo si trova, dipende dall'umore naturalmente ma è parte della nostra natura dare un significato tutto ciò che ci circonda, possiamo dire che sia una marcia in più alle nostre capacità di sopravvivenza.

  20. Che vuol dire tutto quello che c'è? 

    Che ci facciamo noi?


    Quali indizi abbiamo raccolto in questa grande caccia al tesoro?


    M’interessano le parole, mi interessa imparare come si può usare la narrazione per dare significato alla nostra avventura nell’universo.

     

     

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  21. Ci sarebbe anche questa idea: la relazione come danza. 

    Parlo della socialità pubblica transitoria. Gli incontri casuali sui marciapiedi o al supermercato, per esempio. 
Trasformare queste circostanze in tempo di danza. Scimmiottando i classici minuetti o balli collettivi di un tempo, con inchini, manfrine e segni di rispetto. 
Arricchendo il solito “come va?”, danzare un minuto, con battute appropriate, inventate sul posto, ma a ritmo di danza (che uno s’immagina in testa).

     

     

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  22. Ci siamo. Comincia la settimana e comincia il mese.

    Fermati. Fermati un momento, altrimenti il tempo scivola via troppo in fretta e tu rimani sempre in una sorta di presente iperbolico.
Voglio sentire il tempo che scorre, come l’acqua del torrente sulla pelle. Voglio che gli eventi abbiano il tempo di realizzare una presa su di me, che si trattengano un poco, quel tanto che basta per sentirne il sapore, e la successione.

    C’è stato un tempo in cui ero sempre incazzata con la vita e con gli eventi. Era una continua rottura di palle. Il mio corpo e le mie smorfie sembravano dire a chiare lettere: lasciatemi in pace!

    Mi sembra la vita di un’altra.

    Adesso, ogni minuto, vedo una corrente di vita stracolma che mi viene addosso, mi accarezza, e mi chiede di giocare. Ora accolgo gli eventi come una vela aperta raccoglie il vento. Li lascerò andare, certamente, ma cerco di trattenerli un po’ nelle mani, per sentirne il gusto, per goderne la successione.

     

    Ricordi, quando mi accarezzavi le ascelle?


    Io mi chiedo: c’è qualcosa di meglio che farsi accarezzare le ascelle?


    La luce di questa primavera produce una radiografica dell’anima.
Tutto è limpido – terribilmente limpido – al tramonto del sole.


    La mia stanza è un poligono di luce, verso Occidente.

    Mioddio! Sono viva.
Non riuscirò mai a capire questa cosa.
La mia stanza è traforata dalla luce.


    Ci sono mille pensieri.

    
E io cammino un passo dopo l’altro, credendo di andare in una certa direzione, Credo che ci sto andando. E succedono cose.

    Perché so di non sapere tutto questo?

     

    Facciamo tutto troppo velocemente. Anche l’amore.


    Eppure, quando mi accarezzavi le ascelle, era un volare via per altri mondi, e sentivo che il desiderio amava rallentare.

    Che avventura straordinaria!
 Sono stupefatta.
 Che debbo fare? Pregare? Rendere grazie? Cantare? Ballare?
 Sembra tutto, lì dietro, a portata di mano… eppure, ancora inaccessibile.

    Certo, desidero far fortuna, avere successo. Conosco l’importanza del denaro e della buona fama. Ma c’è qualcosa che mi sfugge, e che… Qualcosa che mi sfugge, eppure chiama. Qualcosa che fa di tutto questo un mistero.

    Ah, viene ancora ad accarezzarmi le ascelle!
 Mi addormenterò così, stordirò la mia coscienza inquieta, in questo modo.

    Quando mi carezzavi le ascelle era aprire una porta su mondi che stanno oltre la tenda. Dove non so niente. E che pure mi chiamano.

     

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  23. Ci sono pinete lungo i sentieri
    dove hai il conforto dell'ombra
    e ti carezza la brezza salmastra del mare.
    Ci sono persone come pinete,
    come te.
     

     

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  24. Ci sono un sacco di cose intriganti che incontriamo nel viaggio della vita. Certamente l’amore, sicuramente l’avventura, poi: la scoperta, la poesia, comporre musica, pensare ai figli, esprimersi, e tant’altro…
Forse la cosa meno eccitante è lavorare come un mulo per pagare le bollette, stare costantemente in guardia per non incorrere nei rischi, e pensare che sei così misero e limitato che non puoi respirare l’aria e il sole a pieni polmoni.

    Allora, io ti dico: siediti sul cesso e ascolta il cuore – dove altro troverai il tempo di pensare a te stesso?

    Allora, io ti dico: diventa un angelo.

    Stai pensando che non hai concluso niente in questi… quanti? 30, 40, 50 anni? O forse sei vicino ai 70?

    Forse stai pensando: ma come farò senza un compagno, una compagna? La sera, andando a letto da solo, senza il corpo caldo di un lui, di una lei, dove immergere il tuo bisogno di senso, sperando di trovarlo nel fondo dei buchi di cui la natura ti ha fornito.
Buchi umidi, caldi, che parlano di mistero e di profondità, e di accesso all’altrove.

    Forse stai pensando: alla mia età, non ancora sicura, non ancora emergente, non ancora garantita, che cazzo ci sto a fare a questo mondo?

    Forse stai pensando: quando entro in macchina, per recarmi al lavoro, ogni mattina… e dove lo trovo il tempo? Dove posso ascoltare quel che desidero davvero e che non sto facendo? Dove diavolo vado in tutti questi chilometri di spostamenti?

    Allora, io ti dico: diventa un angelo.

    No! Non nel senso di abbandonare ogni dimensione umana, di spiritualizzarti fino all’estremo, di vivere di meditazione, di raccoglierti sulla cima degli alberi per respirare la luna…
Diventa un angelo in carne e ossa.

    Dici che non lo sai?
 Dici che non lo sai cos’è un angelo in carne e ossa?
 Sì che lo sai. Li hai incontrati per strada, quando ti sorridevano gratuitamente e per primi. Quando si fermavano con la macchina perché ti vedevano incerto alla rotonda. Quando avevi inciampato e ti hanno soccorso e quando stavi male in casa e ti sono venuti a trovare. E quando, al supermercato, ti hanno fermato per chiederti apparentemente dove stava il sale grosso… e poi…

    Quando uno ti viene in aiuto senza chiederti niente. Quando uno ti sta vicino solo perché ti ha visto in solitudine. Quando uno dice: vediamo un po’, potrei fare questo. Quando uno ascolta le tue lamentele fino in fondo e poi ti mostra i bambini nel parco. E tante altre volte… tante altre occasioni…

    Tu lo sai cos’è un angelo.
 Diventa un angelo. È una figata!
     



     

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  25. Ci vuole un luogo magico, una situazione speciale. Per qualcuno è una stanza, per Luana era una boccia d’acqua piuttosto capace con un pesce rosso che vi nuotava dentro.
Era il suo stratagemma per aprire l’animo ai doni dell’immaginazione. Era davanti a quella boccia che Luana sognava la sua vita.
Era convinta di una cosa. Che la gente sbaglia quando pensa che l’immaginazione sia una fuga dalla realtà, che sarebbe di per sé grigia e prosaica.
L’immaginazione è sì un allontanamento, ma non dalla realtà, piuttosto da quel modo pigro di guardare alla realtà senza alcuno sforzo di fantasia.
L’immaginazione offriva invece il dono sorprendente di vedere le cose e gli eventi avvolte nella meraviglia. L’immaginazione regalava alla vita quell’energia creativa che rende ogni cosa lucente.

     

     

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