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Ho voglia di bene, di bello, di vero. Sono curiosa della vita. Non di sapere cosa fanno gli altri. Ma di sapere cosa significa vivere davvero. Ogni esperienza è importante e la faccio a modo mio. La dico a modo mio. La invento a modo mio. Mi fido di me. So che posso farlo, non perché presuma di essere infallibile. Perché so di essere piuttosto imperfetta. Piuttosto, ho capito che fidarsi di sé e provare è il modo migliore per ottenere risposte, per muovere le cose, per aprire un varco ai propri sogni.
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l'essere è importante, ma anche importante è essere tra gli altri altrimenti è essere in solitudine
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che invidia...a me sta malissimo il rosso
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panorama pazzesco!
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che cielo! dove eri?
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Eppure, non so capacitarmi, non so capacitarmi. Tutti parlano di consapevolezza, oggi. Le filosofie orientali. E io mi dico: consapevolezza? Ma quale? A me sembra di vivere sempre nel dormiveglia. Chiamalo sonno, piuttosto. Chiamalo sonno. È come essere sempre nel dormiveglia. E te n’accorgi. E si va avanti nel dormiveglia. E anche questo è bello. La consapevolezza è qualcosa che chiama. Ma io sono nel dormiveglia. Per questo non so capacitarmi. Eppure..
Eppure si può andare avanti. Le cose capitano. Tu muovi le mani e le braccia. E cerchi. Come se tra un po’ ti potessi risvegliare. E allora vedrai tutto, in piena luce.
Ma per ora, vai avanti, anche se non sai capacitarti… -
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solare come le giornate!!
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che fascino!
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Territori intriganti
– Com’è bello essere vivi in questo novembre luminoso. Il vento ha spazzato l’aria con energia. E c’è una luce che non sai distinguere dove finisce l’anima e dove comincia il cielo.
Più o meno pensava cose del genere, Henry, mentre scendeva le scale. Ed era un respiro fantastico quello che sentiva aprirgli i polmoni.
– Ma chi cazzo me lo fa fare di arrovellarmi l’animo in questo modo? – più o meno.
E poi, d’improvviso: Ma con chi parlo quando parlo da solo?
Il marmo liscio delle scale lo riportava sulle Alpi Apuane. Chissà perché? Quello scenario tra cielo e mare, tutto fatto di bianco, che sembrava neve anche in estate. E gli venne in mente Enrietta.
Ricordava perfettamente il pagliaio in cui si erano sdraiati. Enrietta, non te ne andare! Enrietta aveva sempre gli occhi umidi, anche quando rideva. Enrietta era una freccia puntata sull’Altrove. Ricordava bene quel pagliaio. E cosa doveva dire? Che era il gusto del suo corpo che gli era entrato dentro?
Certe donne hanno un gusto intenso. Lo si afferra prima ancora di parlare, o di fare… Il gusto delle donne. Bah! Un gusto. Cosa doveva pensare? Il gusto di Enrietta? Non si trattava di quello.
Enrietta era una porta aperta per l’Altrove. Enrietta, con i suoi occhi umidi, era l’apertura verso l’Altrove. Come ho fatto a dimenticarti così presto, Enrietta? Tu parlavi già allora di esplorare ciò che ancora non si conosce, ma che ti appartiene nel desiderio.
Enrietta diceva spesso: non affogarti nel bicchiere del passato!
– Enrietta? Dove sarai adesso?
Poi vide uno scenario aprirglisi davanti. Lui era un io con le bollicine. Non un io e basta. Ma con le bollicine. Il che voleva dire che la sua quiete non era come l’acqua di uno stagno, ma come la corrente del fiume attorno ai dislivelli.
– Dove mi porti, Enrietta? In questa giornata di novembre. Dove mi porti?
E pensò: Se il mondo avesse la colonna sonora, tutto sarebbe diverso. E pensò ai suoi esercizi sulla tastiera. Che cercava? Che sognava?
Tra una cosa e l’altra, non c’è tempo abbastanza per rendersene conto. E allora rallentò. Rallentò molto. Per darsi il tempo di prendere coscienza. E più rallentava, più il disegno, il filo rosso, sembrava emergere dall’incoscienza.
– Ecco – pensò – ogni cosa che capita, ogni cosa che c’è… Tutto questo è buono. Tutto questo è vita. Giurò a se stesso che mai più avrebbe lottato contro ciò che c’è, contro ciò che avviene. La vita è più viva di quello che pensi – disse.
– Io sono un portatore sano di handicap – disse. E sembrava aver afferrato qualcosa d’importante.
Era bello scendere le scale in questa giornata di novembre piena di luce. Non sapevi decidere dove finiva l’anima e iniziava il cielo. Enrietta…-
tra la foto e le tue parole, mi eprdo sempre in te!
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colori del paradiso!
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bellissimi quei colori! voglio anch'io!!
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E poi, d’improvviso, lo vedi.
Una sorta di guizzo di luce:
la vita resta quella meravigliosa avventura
che sapevi negli anni eccitati
dei giochi d’infanzia,
malgrado le batoste e le cattive notizie,
ed ogni momento è buono
- questo momento lo è -
per riprendere il cammino,
rafforzare le gambe e le braccia
per aprire le porte del possibile.
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che forza della natura sei!
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che bellezza!
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che voglia di giocare in quelle foglie!
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Come tutti, sono un misto di forza e debolezza. Dei momenti sono debole, fragile, vulnerabile e intimorita. In altri momenti ho la grinta di una leonessa che difende i suoi piccoli. Sono coerente, a modo mio. Nel senso che non consento ai momenti di debolezza di portarmi fuori dal binario che decido nei momenti di forza e di visione nitida.
Nei momenti di debolezza ho imparato a fidarmi delle cose che avvengono. Mi siedo nel centro del cuore e mi lascio guidare da quello che avviene, dentro e fuori. Ho fiducia. Prima o poi, vengo premiata. Le cose si risolvono bene, da sole – si direbbe. Eppure credo di contribuire con questo mio atteggiamento a che tutto proceda per il meglio.
La consapevolezza che tutto è andato a buon fine, che c’era una logica segreta negli eventi, ce l’ho solo dopo che tutto è successo. Potrebbe essere altrimenti? Per questo, ho deciso di non strizzarmi troppo il cervello nel cercare soluzioni a priori. A priori io cerco di centrarmi, di restare connessa o di ricollegarmi. Lo dico in questo modo. Quando sono collegata, credo che tutto quel che avviene porterà a un buon fine. E credo che tutto quel che faccio colpirà nel segno, anche se non lo vedo subito.
Quando sono forte, vedo chiaramente in anticipo. So dove andare a parare e come comportarmi. So fare piazza pulita di tutti i ragionamenti contorti e le domande stupide.-
che bello sciarpone!
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dove passeggi di bello?
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hai sempre quel tocco in più!!
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Sì, tutto si rinnova. E anche il passato sfodera un nuovo volto, da sempre sperato. Ora risulta chiaro che tutto quello che hai vissuto era necessario perché tu diventassi quello che sei, e perché tu potessi vivere quest’ora.
È ora che il passato diventa passato. E puoi lasciarlo andare. Smetterai di guardare la scia che la tua barca lascia dietro le spalle e ti rivolgerai a prua, con il timone tra le mani, e sognerai l’America.-
sono proprio i colori dell'autunno!
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il vestito è bellissimo!
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La voglia di felicità corre al galoppo.
Lo so, se siamo razionali, hanno ragione tutti i pessimisti, i cinici, i figli di puttana che hanno il grugno duro. E quelli che scuotono la testa e bestemmiano.
Ma dobbiamo per forza essere razionali?
Possiamo essere folli. E crederci lo stesso. Possiamo fare una scommessa ubriaca.
Fino a quando si chiude il sipario.
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giochi a nsscondino?
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Succede qualcosa che se avessi un linguaggio matematico schematizzerei così:
x per y + y per x = M (come Mega), dove M è x e y elevati ad un esponente crescente.
Un matematico potrebbe apprezzare questa formulazione astratta – sebbene balbuziente. Quello che diventiamo nel momento in cui c’è amore ricambiato e schiettamente comunicato è un multiplo indefinito di noi. E, probabilmente, anche questa formulazione ha il difetto di estendere nella stessa dimensione, sebbene in modo esponenziale, la qualità della nostra vita. Probabilmente è qui che converrebbe parlare di salti quantici, in cui uno passa ad una realtà diversa, una dimensione altra.
Io vorrei che gli innamorati prestassero attenzione a questi momenti magici che ci sono all’inizio della loro storia, Che diventassero consapevoli, con calma, dei processi che avvengono dentro la loro percezione d’essere. E vorrei che di qui si traessero generalizzazioni importanti per tutte le dimensioni della vita.-
ma che solarita!
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ma che albero è?
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che bei colori!!
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L'anatra volante
Per le storie dei bambini
pronta è l’anatra volante,
porta doni e bocconcini
e notizie proprio tante
di paesi assai lontani,
di città d’oro e d’argento,
di potenti re sovrani
che non hanno il cuor contento,
d’un eroe giovane e bello,
coraggioso dentro al petto,
sempre in sella al suo cavallo,
dal linguaggio puro e schietto.
La paura guarda in faccia
e la sfida sempre accetta,
non dà mai pan per focaccia
e non tollera vendetta.
Vola l’anatra nei cieli
del mattino e della sera,
lascia che lei ti riveli
quel che il cuore aspetta e spera.
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dove salti di bello?
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Il corpo pensa e pensa diretto. È intelligenza in atto: sente al volo. Esprime senza impaccio e in maniera efficace. Collega. Danza le idee. Ha radici nella terra e braccia nel cielo. È qui, adesso. È tutta la storia dell’universo, qui, a disposizione. Sa come fare. Racconta l’anima. Apprende per sempre. Parla l’amore. Uccide i fantasmi e si pulisce da sé. Ritorna bambino ogni sera e si sveglia innocente ogni mattino. Accumula energie e le regala nella gioia. Sente il gusto dello sguardo.
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strabiliante!!
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dove ti trovavi?
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E non ci si lascia distrarre dal vecchio mondo, litigioso, conflittuale, cinico... ci si può accorgere dell'esistenza di altri spazi umani in cui si cerca un nuovo punto di partenza, sano, creativo, etico, per reinventare il rapporto con la natura, con gli altri, con le istituzioni. C'è una nuova ecologia della mente che è oggetto di una ricerca diffusa. Essa cerca modi innocenti e sani di sentire, di pensare, di comunicare, di aggregarsi, di lavorare. C'è slancio, entusiasmo, creatività. C'è gusto fresco per la vita. C'è fiducia e spirito d'avventura. È il nostro viaggio.
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ma stupenda!!!
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dove stai andando di bello?
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E poi ci sono questi giorni meravigliosi. Come dimenticarli? Come lasciarseli sfuggire dalla memoria? Anche se succederà... Questi giorni straordinari in cui la vita corre nella direzione desiderata e tu, in sella, con lei. Che sembra quasi che il lavoro testardo di anni abbia raggiunto finalmente la terra sognata. E si apra davanti agli occhi una nuova prateria per scorribande e avventure dell’anima. E tu ringrazi la buona stella per non esserti smarrito tra i meandri del fiume, i calanchi del monte, e le ombre del bosco. Per non avere preso sentieri che ti portassero via senza possibilità di ritorno - perché una buona stella ci vuole davvero per vivere la vita. E tu senti che ora è venuto il momento, e non sai di che. E la mente è ancora più persa dentro il mistero del mondo e non sa capacitarsi fra le domande che riecheggiano tra le quinte. E tutto questo non sapere che lascia sospesa nella meraviglia l'avventura dell’esistenza. E suscita timore grande per i pensieri che vi germogliano nell’ombra. E grande slancio per i sogni che, nell'incertezza del sapere, la certezza del desiderio disegna, prendendo in mano le briglie del destriero.
Al galoppo, dunque, finché il vento è favorevole!-
ma dove ti trovavi di bello?
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hai fatto il bagno?
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L’alchimista ci sapeva fare. Trasformava il piombo in oro. Ovvero, non c’è mai riuscito alla lettera, ma ci provava e usava il piombo e l’oro come metafora della vita. (Come effetto secondario ha dato origine alla chimica moderna).
Paulo Coelho ci ha lavorato sopra questo concetto. Il suo successo librario significa che milioni di persone prendono sul serio questa faccenda.
E sia io che te desideriamo follemente possedere questa magia. Quando abbiamo bevuto un po’ ci crediamo vivamente. E quando siamo sobri ci sforziamo di ragionarci sopra per capire come potrebbe risultare possibile.
Ora si tratta di decidersi se preferire la metafora o buttarsi a capofitto nella cosa.
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sei fantastica!
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che bella descrizione che ci hai dedicato!
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che classe!
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una divinità!
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che colori!
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il giallo è un colore cosi sereno!
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Vedere il mondo dalla luna
C’è una gran luna stasera, appena levata in volo da sopra le colline. Nata rossa si sta schiarendo e attraverserà nella notte una volta celeste, nero profondo, spazzata dal vento e trapunta di stelle.
Spesso guardo le nostre vicende, la mia e quella di conoscenti, dalla sua altezza. Immersa
nell’oscuro mistero di questo universo che corre e gira e si espande chissaddove, chissà perché.
Da là, anche le nostre liti, le tensioni, e le guerre, e le follie di cui disseminiamo la nostra storia, si ridimensionano. Comunque sia, ci vedo tutti insieme su questo pianeta a occuparci in modi diversi e spesso scoordinati, per farne una casa ospitale. E questo da sempre. E con sorprendenti risultati.
Da lassù, nell’ignoranza madornale su ciò che siamo e sul senso dell’essere vivi, sento il desiderio di dare il mio contributo, modesto, tranquillo, ipotetico, all’impresa comune.
Mi viene in mente Leopardi che trovava la Natura estranea o addirittura matrigna, e che sentiva per questo il bisogno di richiamare gli umani alla solidarietà. Io non sento matrigna, né estranea, la Natura. Ma la sua amicizia mi appare problematica, ipotetica, desiderabile ma misteriosa.
E mi sembra di capire che una cosa come questa (l’amicizia dell’Universo), può solo essere oggetto di fede. Di una fede consapevole dei suoi limiti razionali, ma anche del suo potere di ricreare l’anima.
E di ispirare la solidarietà.