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Oggi mi sono preparata da mangiare, con questi pensieri.
Dentro, qualcosa è mutato.
Ho pensato a quel che resta da realizzare, del mio Sogno.
Per quel che riguarda l’amore, per quel che riguarda l’arte, per quel che riguarda la traccia che vorrei lasciare… Ho pensato a tutto quello che pensavo prima.
E mi son detta: Bene! Mettiamoci al lavoro!
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Sono stati alcuni giorni di soffocante calma piatta. Forse caldo...
Mi sembrava di avere la testa diluita, sparpagliata in un acquitrino. Ma oggi sembra che la concentrazione ritorni. La voglia di mantenere la consapevolezza accesa. La luce nella testa. Invece della nebbia.
In quei momenti penso a come sia brutta la depressione e a come si sentano coloro che ne soffrono. Prego il cielo di tenermene a distanza. Non riesco a immaginare una vita che non voglia saltare giù dal letto la mattina per mettersi a fare quello che ami.
Eppure può capitare. Siamo esseri fragili, mentre siamo anche esseri forti e coraggiosi. La vita è incartata in misteri che nessuna dottrina riesce a svelare. Per fortuna, credere nella vita, credere che “La vita è bella”, attiene a un altro canale rispetto a quello delle dottrine.
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Spesso sono divisa tra la notte, il cuore della notte, ed il mattino. Questi sono i due momenti del giorno che preferisco: lotto tra la staticità e la lentezza della notte e la dinamicità del mattino
Il mio animo è ben rappresentato dal quel quadro di Magritte in cui si vede un paesaggio notturno sotto un cielo diurno chiaro e luminoso.
Vivere per sempre in un ipotetico mattino è però anche una condanna perché quando si ha tutto per possibilità è difficile prendere decisioni e intraprendere una strada ma in fondo questo è l'unico modo per mantenere accesi la fame, il desiderio e l'attrazione.
Mi piace allora immaginare il mattino con il sole che sale, il pane caldo e buono e agire senza pensare, senza pensare alle cose, senza spingere niente e nessuno per lasciare che tutto si muova per passione e vitalità: forse questo intendeva Aristotele quando aveva immaginato che il Dio muovesse ogni cosa non spingendola ma attraendola, immagine bellissima assai nota a chi è innamorato ma io non so che cosa sia fino in fondo l'amore e mi dispiace. -
Guardiamolo insieme, amico mio.
Guardiamolo insieme e guardiamoci in faccia.
Hai bisogno di inebriarti di vinsanto per capire che è ora di lasciare alle spalle tutto questo?Vuoi che la storia si ripeta ancora e ancora e ancora? Fino a quando?
Quando fonderai una nuova religione – e certamente questo avverrà, perché il mondo globale è un mondo di incontri o di scontri – so già che tu la saprai far vedere come la religione verso cui guardavano le grandi tradizioni della terra: quelle monoteiste e anche quelle politeiste, come pure quelle puramente filosofiche.
La saprai presentare come ciò verso cui stiamo tendendo da millenni, attraverso tanti conflitti ma anche tante intuizioni. La ricerca di un rapporto onesto, vero, con la vita.
E alla luce del tuo sorriso sarà chiaro che nessuna interpretazione dei rispettivi libri sacri può autorizzare il sopruso, la violenza, lo sfruttamento, la segregazione, il dominio di qualcuno su chicchessia …Dio non è mai – e non è mai stato – con noi quando lo abbiamo invocato per legittimare la nostra bestialità.
E scuoteremo la testa a pensare che ci siamo litigati e ammazzati reciprocamente facendo appello agli stessi testi sacri. In tutte la grandi tradizioni…
E sarà, semplicemente, un’altra epoca.
Ammetteremo che andiamo a tentoni e che i nostri slanci idealistici sono momentanei, mentre la fame, la sete, l’invidia, l’ingordigia, la prepotenza, sono longevi…
Andiamo a tentoni, certo, ma come immettendo input temporanei in una stessa direzione – per vincere l’entropia. Ed è così che facciamo conquiste di civiltà, di cultura, si compassione, di creatività.
E la tua nuova religione la smetterà di chiedere che la sua verità venga dimostrata contro altre verità. I figli delle diverse tradizioni s’incontreranno per aprire un luogo in cui ogni religione presenterà i suoi doni, perché si celebri un gran banchetto dove tutti possano nutrirsi delle ricette che ogni tradizione ha elaborato.
E nascerà da qui la Nouvelle Cuisine!
E da qui il tuo Verbo s’irradierà sul mondo globale. Perché sarà chiaro che l’incontro è meglio dello scontro.
Hai bisogno di vinsanto per capirlo? -
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E nelle prime pagine de "La quinta donna", di Henning Mankell, tu incontri questo vecchio, che è stato un venditore di auto, ma nel tempo libero scriveva poesie. Tutte sugli uccelli. E vieni a sapere che ne ha scritta una sulla vita spirituale delle cutrettole, le nostre ballerine gialle. E tu pensi che è l'esistenza ti tipi del genere, con le loro idiosincrasie e stranezze, che rendono la vita umana uno spettacolo interessante...
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Settembre: il fresco, i cinema che riaprono, le lenzuola un po’ più pesanti, le felpe leggere la sera. Tutto ciò ci suggerisce che ogni cosa va avanti, che deve andare avanti in qualche modo. I rituali gesti estivi sono ormai conclusi. Settembre si apre a nuovi gesti e i nuovi gesti generano una strana forma di dimenticanza.In fondo l'essere felici serve ad un sacco di cose (alla nostra pelle, per dire… è più luminosa) ma soffrire non serve proprio a nulla. Un po’ come le zanzare, a che cosa servono? O le cimici, peggio ancora. Quindi perché ci ostiniamo a soffriggere nel soffrire!? Il soffritto fa pure male.Stanotte c’è una pioggia sottile che bagna ma non bagna, e camminare per i vicoli stretti senza ombrello non è male, pensando a tutte le persone che ci sono ma non ci sono, proprio come questa pioggia qui.
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Certamente! I momenti più belli sono quelli della “zona”. I momenti in cui gli incanti escono dalle mani. Chissà dov’è il cuore in quei momenti?
E saprei dire esattamente, con efficacia, quello che provo? E conta molto? Vengono in mente fantasie che non stanno con i piedi per terra. E le lasci fluire negli spazi di quella geografia che chiamo “altrove”, per qualche motivo. Ma che è qui e ci sei dentro.
I momenti in cui le cose nascono. Uno pensa: è questa la logica della creazione? Che non sai niente prima e solo dopo che le cose sono venute alla luce ti rendi conto che è successo?
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Ti guardo negli occhi, amico mio, e sento musica.
Musica è la parola.
Musica che entra dentro, come un soffio d’anima.
E mi entra dentro.
E ci resta.
A lungo, amico mio.
E si cammina – nei ritagli del tempo
Sui sentieri del parco più vicino.
Si cammina, nelle pieghe del tempo.Il tempo occupato dal lavoro e dalle strategie.
Sarà questo il Sabato della vita?
Un sabato esiguo – sull’orologio della vita.
Sui sentieri del parco…
Quando siamo lì – nel tempo vuoto – sembra tutto strano.Ci vengono pensieri come uccelli tropicali.
Come se la geografia del quotidiano fosse – di fatto – un paese straniero.
Il paese di un altro – di altri – un altro paese.
Perché camminiamo vicini, sui sentieri del parco – dove corre tutta questa gente?
Ti guardo negli occhi e sento questa musica.Mentre guardiamo, strabici, percorsi alternativi.
Perché l’arte è entrata nel nocciolo caldo della nostra vita.
Paradossi e contraddizioni non fanno che eccitare una prorompente vitalità.
Dove guardano i tuoi occhi, amico mio?E i miei?
È questo il Sabato?
Le foglie degli ontani diconoChe sono idee nuove quello che cerchiamo.
Le incontreremo sui sentieri del parco?
Guarda come corrono i bambini!
E tu sorridi – indimenticabile.
Quel tuo sorriso che viene dall’anima.
E io penso: idee nuove, è questo che cerchiamo.
Camminiamo nel parco più vicino.Un ritaglio di tempo – tutto qui.
Ritaglio nel tempo del lavoro e delle strategie.
Per un istante abbiamo visto come un altro paese.
Il nostro?
E ora?
Siamo all’estero?
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Troppa spiritualità, credi, t’ammoscia.
È meglio avere spirito e un paio d’ali,
molta letizia e muscoli di coscia
che saltino leggeri tra i mali.
Ti stai a lamentare che i vecchi pesi
si sono volatizzati, sono morti,
che ti senti accecato dei valori
e che i sentieri nuovi sono storti.
Ma non t’accorgi che sei più leggero?
Che ti puoi avventurare per il mare aperto?
Che puoi seguire col vento il tuo pensiero
e provare il piacere d’aver scoperto
qualche nuovo paesaggio dell’umano,
e del possibile qualche nuovo anfratto?
A me piace di più, non mi fa strano
che mi senta dal nuovo tanto attratto.
E mi domando se non fosse mai
che da sempre questo dentro ci sia stato
e che i padroni, quelli che tu sai,
con sti grandi valori l’avessero castrato. -
Forse Pollyanna è troppo…
Tuttavia, anche se a volte l’ottimismo può farti sembrare stupido, il cinismo ti fa sempre sembrare cinico!
Apprezzo molto, moltissimo il coraggio di un impegno positivo, creativo, entusiasta in quello che sei, che fai, che decidi di perseguire a modo tuo, a tutto tondo.
È la forma più sensibile di idealismo: seguire la propria idea, il proprio sogno, scommetterci e darci dentro.
Perché non è più tempo di prepararsi a vivere.È tempo di vivere.La vita è adesso.Ora. -
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Ma il desiderio – come quasi tutto – si mostra ambiguo, ambivalente.
La faccia del desiderio che la cultura del risentimento fa propria è quella della mancanza. Si desidera qualcosa che manca. Se ci si focalizza sul lato della mancanza è la mancanza che si espande, nei nostri pensieri e nella vita vissuta. Anche se otteniamo tanto, non ci sarà mai niente che soddisfi l’infinita voragine di ciò che si desidera. Non saremo mai felici su questo versante.
L’altra faccia del desiderio?È tensione vitale, vitalità appassionata, movimento del cuore che mette in moto le ossa e la carne. Energia che ti attraversa e che ti fa fluire.
Che succederebbe se spegnessimo il desiderio come sembrano – apparentemente – suggerire certe filosofie?
Che vita sarebbe una piatta quiescenza nel nirvana?
Cosa sarebbe la mia vita senza i miei sogni?Per uscire dalla trappola della cultura del risentimento bisogna rivolgere lo sguardo sul lato vitale del desiderio. Desiderare e sognare ora, qui, adesso. Capire che la vitalità del desiderio adesso è la qualità migliore del mio presente.
Hai visto mai dei grandi uomini e delle grandi donne che non fossero infiammati dalla passione?
Hai visto mai grandi realizzazioni che non fossero il parto di sogni coltivati con testardaggine?
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Sono innamorata della parola. La parola sa dire i pensieri e le emozioni con una lucidità che soddisfa la mia mente. Ma la parola che amo di più è quella che è capace di evocare il pensiero nel momento stesso in cui le dita si muovono sulla tastiera. C’è questa sorta di comunanza tra la mia fotografia e il mio modo di scrivere: l’immediatezza. Le cose nascono nel momento stesso in cui le mani si muovono. È una magia a cui è affidata la mia vitalità. Credo che sia una cosa imparentata con il jazz. Anche se non so dire perché. Sento che fotografia e parola non sono due binari paralleli. C’è un legame segreto tra loro. Che però non è visibile. Sono impegnata a tenere insieme questi due dimensioni espressive, ma senza subordinare l’una all’altra.
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Uccidere è come tagliarsi le unghie dei piedi: all’inizio solo il pensiero ti rende pigro, ma quando cominci a tagliarle ti accorgi che fai molto più in fretta di quello che avevi pensato. Poi credi che passerà parecchio tempo prima di rifarlo, ma quando meno te lo aspetti sono ricresciute.
Da Kika, Pedro Almodovar -
L’arte di generare ora le mie energie e la mia fiducia è un atto creativo decisivo. Perché si tratta di rompere la linea di continuità del tempo – il prodotto entropico del passato – e di irrompere trasversalmente con un nuovo inizio.
Era il mito dell’Araba Fenice, che risorgeva dalle proprie ceneri.
Oggi sappiamo che è possibile.
È il modo giusto di essere nel presente.
Il presente non è quello che capita. Ma ciò che ne facciamo.
La creatività non è questo? -
– Sonia, l’occhio mi cade sulle tette.
– Cazzo dici?
– Porti sempre queste scollature… mi aspetto da un momento all’altro che tutto scivoli giù e che spuntino sul palcoscenico due tette sguinzagliate. Mi rendo bene?
– Tette al vento… dici tu… qualcosa del genere?
– Io dico che la vita è come un aperitivo.
– Spiegati un po’.
– Va di moda, no?
– Dappertutto.
– Un aperitivo è la stimolazione dei succhi gastrici…
– Vuoi dire: in attesa di un pasto, una cena, un pranzo.
– Si dice così: prendiamo un aperitivo?
A quei tempi, l’aperitivo non era più l’apertura di un processo che portava al pranzo vero e proprio. Gli storici sottolineano il fatto che l’aperitivo poteva tenere il posto della cena. Tutta quella gente, dopo il lavoro, in attesa di una serata speciale… Andiamo a farci un aperitivo? E, lo sai, all’aperitivo tu trovi tre primi di pasta, alcuni bocconcini con formaggio, melanzane, peperoni sott’aceto, e funghetti sott’olio, mortadella tagliata a cubetti su una base di focaccia, un assaggio di salumi della Valsugana e vini in calice garantiti in qualità dalla promozione…Non dimenticare le frittate…
– Sonia, è una vita che ti voglio scopare…
– Cazzo dici?
– Dico che la vita è un aperitivo. Hai il solletico di quel che significa vivere. Ti viene una voglia matta di fare un pranzo pieno della vita. Ma è come se, sempre, solo, ti fermassi all’aperitivo. Sentirne il gusto, l’attrazione – come le tue scollature… Ma quando si mangia davvero?
Sonia cammina leggera.
Il vento le scompigliava i capelli.
Da sola, camminava sul prato.
Pensava: la vita è un aperitivo. Senti il gusto, l’attrazione, il richiamo… ma non è ancora il pasto. Forse stiamo andando da qualche parte. Ma io, dove voglio andare?
Io, ho forse paura di volare? -
Non sono onnipotente. Non sono Dio.
Ma certo il dio mi ha dato uno spazio per essere. Per navigare la mia rotta. Per disegnarla con le mie dita.Con lo slancio della mia passione la disegnerò. La sto disegnando.E soffierò sul fuoco quando la fiamma accennerà a smorzarsi.È la vita che voglio scoprire. Come una bellissima dama voglio svelarla e che mi mostri il suo giardino segreto.Il mio amore è la vita.Niente che sia basso, grigio, appiattito. Voglio che tutto sia poesia, intensità e gioco.Se piango voglio farlo da disperata. E se rido, esultare come una folle.Solo occhi grandi, sgranati, per me.Non occhi cisposi. -
Sento di essere piuttosto limitata. Ritrovo la fiducia nel come vanno le cose per conto loro. Lo so che è solo per recuperare un po’ d’energia. E che, dopo, ritornerò a spingere sull’acceleratore.
Ma tutto va in fretta oggi. Le cose si devono intuire a fiuto. M’illudo sempre di trovare dentro di me un luogo fermo, dove stare, mentre gli occhi, le mani, il sentire, sfrecciano tra gli eventi in corsa. Una sorta di paradosso: ferma e rapida al contempo! Sento però che questo è il nostro mondo. Poco da fare. E il piacere di essere persona tra le persone del mio tempo è irrinunciabile.
Alla fine dei conti, sono una viaggiatrice. E una narrattrice di viaggi. In questo nostro mondo, oggi.