- Donna
- Verona (VR)
-
Ultima Visita
Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920
-
Grazie del tuo commento. Mi fa piacere che poche e semplici parole abbiano suscitato delle emozioni.
-
Ecco, da alcuni giorni mi sono impegnata nella pulizia e nel riordino di casa. Santo cielo questa sì che è una buona idea. E i benefici li sento immediatamente. Lo spazio luminoso che cresce (mi ci muovo meglio): la sporcizia e il disordine (l’accumulo di cose che non uso da tempo) inibiscono l’iniziativa fresca, creativa. Fare spazio, aprire alla luce, l’atmosfera del pulito, della freschezza, della rinascita; tutto questo è in sintonia con il gioco leggero e importante dell’ideazione e del mettersi in moto per realizzare.
Sembra di avere il controllo dell’avventura, anche se essa conserva il suo mistero. Sei tu che stai modellando il mondo attorno a te. E il mondo ti risponde da amico.
-
Si muove sui treni. Di città in città. Un nome insolito, raro. E particolare era lui. Come di un altro mondo. Tre ore e mezza? Quanto era durato il nostro incontro? Tre ore e mezza, contando largo. Si muove sui treni e forse non sapeva – ma un nucleo vivo e interiore lo sapeva – che lui stesso era un vascello, una nave, un mezzo di trasporto. E io mi lasciai trasportare e ancora veleggio. Sì, in quell’altrove dove riponiamo tutti i nostri sogni più vivi. Non l’ho più sentito. Ma conta?
Ci sono vie di fuga dal tempo che vanno al cuore stesso del tempo.
Lui è stato questo, per me, quel giorno. Vie di fuga che portano oltre lasciandoti scoprire che quell’oltre è proprio casa tua. Sei qui, ma non sei di qui. Viandante? Lui si muove sui treni ed era un viaggio anche per me.
Ora ogni cosa che abbia un profumo, una luce, una musica, un calore, mi ricorda quel viaggio e il suo nome. E l’altrove.
Non ho nostalgia né senso di perdita. Uscendo dal mio tempo quotidiano, mi ha lasciato il meglio della vita. L’incanto di un richiamo. Non perché se n’è andato. No. Ma perché lui era un vascello, un mezzo di trasporto. Trasporto. Non è questa la parola che usiamo per certi stati d’animo?
-
-
Anche quando ci si allontana dal mondo, o da certe sue manifestazioni, perché consapevoli della nostra vulnerabilità, non si abbandona la responsabilità nei confronti dell’umanità. Al contrario, è per conservare e alimentare energie pulite e poter lavorare al miglioramento delle cose.
Il destino del mondo è affar nostro, in qualche modo.
-
-
Dopo aver scalato i quarantanove scalini della saggezza
alla ricerca di un indizio
Dopo aver rubato le battute migliori
nascosto dietro le quinte di un palcoscenico
Dopo aver indossato ogni tipo di maschera
Dopo essermi strappato la pelle
Dopo averti fatto ubriacare
Dopo avere immolato i miei giorni per te
Dopo essere entrato fino alle ginocchia nell'acqua gelida
per vederti ridere
Dopo aver ballato musica di merda
credendo di farti ridere
Dopo essermi illuso che alla fine mi avresti amato
Dopo aver progettato viaggi
Dopo averti letto i miei racconti inediti
Dopo averne accettato le tue critiche arbitrarie
Dopo averti fatto spazio nel mio letto
Dopo averti fatto spazio nelle mie vene
Dopo averti risparmiato quando ero già pronto ad ucciderti
Dopo aver preso a morsi i mobili della mia stanza
per non ucciderti
Dopo aver visto morire inosservate le mie battute migliori
Dopo averti amato
Avuto conferma di vento a favore
tolgo gli ormeggi
Massimo Volume -
Quando ero ragazzina, alle medie, erano i Poemi Omerici a disegnare gli scenari delle mie aspirazioni e di quelle dei miei compagni.
La madre di Achille gli faceva un discorso piuttosto esplicito e diretto: se non parti per la guerra, ti sposerai, avrai figli e loro ti daranno nipoti. Parleranno di te, certamente, e ricorderanno i tuoi gesti. Ma alla terza generazione già si dimenticherà il tuo nome e tu cadrai nel nulla. Se vai alla guerra, non ritornerai, non avrai figli e nipoti, ma le tue imprese faranno parlare di te per mille e mille anni!
Lo confesso che il richiamo della Gloria era molto forte su di me a quei tempi. E che mentre altri compagni preferivano l’umanità di Ettore alla fierezza spregiudicata e alla forza guerriera di Achille, i miei pensieri erano attratti irrimediabilmente da quest’ultimo.
La predizione della madre di Achille è stata confermata. Ancora oggi noi parliamo di lui e di Paride, di Priamo, di Ettore, di Elena, di Ulisse…
Forse era una faccenda da ragazzini. Ma il richiamo alla grandezza nella vita mi pare qualcosa che sfugge ai limiti di un’immaginazione necessariamente condizionata dai modelli che si hanno a disposizione. Andava oltre l’immaginabile e significava qualcosa di più profondo.
E certamente, allora, per noi, la grandezza non separava la fama dal valore. E non c’era ancora nemmeno quella sottile e insidiosa sensibilità moralistica che metteva in guardia contro la Vanità e che suggeriva di cercare una grandezza e un valore separati e perfino indifferenti alla fama e alla gloria.
Era qualcosa di originario e di innocente, che scaturiva – credo – dalla radice istintuale dell’essere venuti al mondo.
Quante vicissitudini ha attraversato quel desiderio di grandezza nel corso degli anni! Quante forme ha rivestito, quanti abiti si è messo addosso! Con quanti fallimenti e con quante sfide ha fatto i conti! Ma anche a quante realizzazioni, e coronamenti d’imprese ha condotto, alimentando la perseveranza e il coraggio!
E ancora vive nel fuoco dell’anima. Ancora impacciato e confuso nella soluzione degli interrogativi che suscita alla coscienza morale, ma ancora capace di sprigionare un potente richiamo che solleva la postura e gonfia il petto.
Me ne sono accorta visitando il paese della mia infanzia, i luoghi in cui ho vissuto bambina – mi ha riportato indietro. In un certo senso ricongiungendomi con il mistero giovane e fresco della vita che emerge, con quel poco di consapevolezza in più che mi ritrovo addosso ora. Mi ha aiutato a spogliarmi almeno un po’ dalle incrostazioni e gli schemi che la cultura mi ha successivamente appiccicata addosso.Ora so che quel desiderio è sano e buono. È il desiderio di grandezza, il desiderio di una vita piena e significativa. È energia vitale allo stato incoativo.
-
— Perché, mia piccola regina,
mi fate morire di freddo?
Il re dorme, potrei, quasi,
cantarvi una canzone,
ché non udrebbe! Oh, fatemi
salire sul balcone!
— Mio grazioso amico,
il balcone è di cartapesta,
non ci sopporterebbe!
Volete farmi morire
senza testa?
— Oh, piccola regina, sciogliete
i lunghi capelli d’oro!
— Poeta! non vedete
che i miei capelli sono
di stoppa?
— Oh, perdonate!
— Perdono.
— Così?
— Così...?
— Non mi dite una parola,
io morirò...
— Come? per questa sola
ragione?
— Siete ironica... addio!
— Vi sembra?
— Oh, non avete rimpianti
per l’ultimo nostro convegno
nella foresta di cartone?
— Io non ricordo, mio
dolce amore... Ve ne andate...
Per sempre? Oh, come
vorrei piangere! Ma che posso farci
se il mio piccolo cuore
è di legno?
Sergio Corazzini, Dialogo di marionette -
-
Voglio aver cura del tempo.
Anch’io ne ho perso molto, con tante occasioni, opportunità.
Viene da rimpiangere, da pentirsi.
Sì, mi pentirò, ma senza rimpianti.
Non voglio la paralisi del rimpianto.
In fondo, è come se fossi nato proprio ora. E il tempo che resta è il tempo che c’è. Quello che ho davanti agli occhi.
“Quello” è il tempo che viene a me, fresco e nuovo. Con i vagiti di inconsapevole certezza di esserci.
-
Lei vagava nel deserto: l’orizzonte degli eventi era completamente sgombro, escluso il tramonto di un sole rosso. Non c’è un tramonto uguale all’altro, si diceva. E mentre pensava lasciava le sue impronte sulla sabbia. Non aspettava, si limitava a camminare con lentezza e costanza con la sua spada tra le mani.
-
-
Diego, che è intuitivo e penetrante, una volta ha detto che io sono un po’ gatto. È vero. Sono un gatto e sto bene da sola. Non manco di nulla quando sono con me stessa.
Questo non significa che io sia separata dal mondo, dalla gente e dai grandi problemi che minacciano il genere umano. Al contrario.
Io amo la mia vita. Amo l’ambiente dove vivo . Amo il processo stesso attraverso cui mi esprimo. Amo i miei amici, quelli a cui scrivo e che mi scrivono. Quelli con i quali c’incontriamo. Quelli di cui so qualcosa, anche piccola, che li riguarda. Quando scrivo, lo faccio per me e identicamente anche per loro.
Da sola riesco a concentrarmi meglio sulle cose che mi interessano. E anche a lavorarci meglio. A modo mio.
Io credo che i miei sogni e desideri siano da prendere in seria considerazione. Sono la parte più viva di me. Mi spingono verso qualche meta, mi scaldano mentre cammino, mi confortano quando sono stanca.
Prendendo sul serio i miei sogni ho preso sul serio la vita. Perché mai ci sarebbero dei sogni e dei desideri? Per illuderci? Per ingannarci? Si prende sul serio la vita se si assume questa opinione?
I sogni sono un fattore importante della vitalità. Riscaldano il cuore, spingono a pensare, progettare, prevedere, immaginare. E ad agire, a fare, a muovere le mani e le gambe e la voce. A usare strumenti, a cercare strumenti, mezzi, condizioni, perché l’oggetto del desiderio venga in chiaro e si realizzi.
Prendendo sul serio il sogno che mi abita io ho fiducia della vita. E sono in grado di stabilire con me stessa un buon rapporto, che libera energie profonde, a volte insospettate.
Sì, sono un gatto che ama la luna. -
-
-
-
-
La principessa triste
Io penso, Principessa, che sempre il mondo per noi è stato troppo. Siamo consapevoli dei nostri limiti nel momento in cui avvertiamo questo troppo. Ma il punto è da un'altra parte. Un mondo troppo è un mondo interessante, da esplorare, da meravigliarsene, da giraci dentro, da trafficarci in mezzo...Non è questo il troppo che senti tu. Il tuo troppo è che non vuoi più giocare, non vuoi più essere sorpresa. Vuoi solo aver avuto! -
-
Io mi domando: ma come mai sono così ignorante? Come mai sono così imbecille? Sarà forse per poter inventare meglio?
A volte troppo sapere inibisce l’invenzione.
Vorrei che fosse così.
Vorrei poter essere in grado di inventare la mia storia, ancora, e ancora.
Di raccontarmela.
Sfuggendo all’azione castrante delle notizie grigie, degli eventi pesanti.
Allora parlerei di un amore impossibile, di una passione irresistibile, di gesta che aprono, anzi, sfondano portoni e muraglie, di creazioni di cattedrali, di ondate liberatorie che attraversano il pianeta.Parlerei del coraggio, della modestia, dell’integrità, del sostegno.
E non pensare che sarei nell’empireo. Ci sarebbe sesso ed erotismo in ogni pagina del racconto. Ci sarebbe meraviglia e senso del mistero. Ci sarebbe corpo esterrefatto dallo stupore. E musica.E le mani toccherebbero il divino.
-
Era fresco, stamani.Aria fresca e luce intensa. Presto. Mi fa impazzire quando è così. Cammino e sogno.
Quella passeggiata mattutina è la visita dei miei sogni. È l’altrove dei miei desideri. L’anima bambina che mi consente di accettare tutte queste difficoltà. Ora è un periodo difficile. Per me. Per tanti. Al ritorno, il mio alloggio è un vascello. Lo ripulisco. Lo apro alla luce e al vento. E parto.
La fatica del vivere. Un concetto già classificato. Vuol dire che le cose non vengono da sé, come quando eravamo bambini e altri pensavano a noi. Non fottiamoci con questa categoria della fatica del vivere. Siamo grandi, abbiamo la forza di operare durante il giorno. E astuzia abbastanza, e intelligenza e immaginazione. La fatica del vivere è semplicemente vivere.
Questa fatica ha un senso se dentro c’è il nostro sogno. Non possiamo avere certezza a priori che tutto funzionerà, Vogliamo questo? O metterci alla prova? Crescere e scoprire?
Se troveremo l’Isola del Tesoro, un po’ sarà per caso – fortuna – un po’ sarà perché ci siamo avventurati. E se non lo troviamo? Avremo viaggiato!
Siamo in crisi? Non siamo in crisi? E la guerra? Alcuni, ai tempi dei campi di sterminio nazista, sono sopravvissuti. Non siamo in un campo di sterminio.
Ti rendi conto? Quanti anni sono che ti alzi ogni mattina con la pancia piena? Ieri sera hai mangiato. Te ne rendi conto? Hai ancora il coraggio di lamentarti?
Tutto questo trafficare con gli eventi è bello. Lo senti? Il profumo della bellezza?
Sviluppa la tua forza, cammina all’aria aperta, leggi e lasciati stimolare dai libri, immagina l’impossibile che desideri. Se spari alto, arriverai più lontano.
Ma, mastica ogni istante. Masticalo bene. Ti nutrirà. Vivi nel presente, ma non farti fuorviare da filosofie affrettate. Il presente, l’attimo, passa in fretta. E che altro potrebbe fare un attimo? Lascia che il tuo attimo si gonfi di tutto il passato e dei sogni del futuro. Non passerà mai.Che il tuo presente sia una storia lunga e avventurosa.
Che il tuo presente sia memoria e immaginazione.
Che il tuo presente sia un fare pieno di fiducia e d’iniziativa.
-
-
Era la via del mare che cercavamo. E la stavamo percorrendo. Il mare era l’orizzonte aperto verso una vita avventurosa e interessante. Quella gioia intima e profonda che sa di possedere il senso dell’esistenza. Volevamo radunare lungo le strade tutti coloro che asfissiavano per il clima depressivo che contagiava le regioni della terraferma. Volevamo creare gruppi di ribellione, comitati di resistenza, campi di addestramento all’operosità creativa. Dovevamo contrastare quella visione che riduceva tutto alla dimensione dei conti, dei prezzi e degli utili. Volevamo riappropriarci di tutte quelle cose “inutili” che rendono la vita bella e significativa. Volevamo dare valore alle molte dimensioni dell’uomo. Sorridere con sincerità, esprimersi, condividere. Era necessario capire come operare una rivoluzione culturale capace di conquistare e sedurre, capace di accendere la fiamma dentro il petto delle persone.
-
A me la musica piace, mi pare che sia dappertutto, la musica, e che qualsiasi movimento del corpo, il respiro, il battito del cuore, le gambe mentre cammino o corro… Sia musica.
Se c’è una cosa che rimpiango, forse l’unica cosa, è di non aver ancora imparato a suonare, comporre, a mettere in moto i suoni in maniera soddisfacente…