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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Beh, quando viene la sera io mi domando: quando verrà la mia? E che significa che ci sono? Che c'è tutto questo? E io che ci sto a fare? Sì, vivere, mangiare e dormire al riparo, anche guadagnarsi da vivere, perché no? Ma tutto questo a che serve? Che senso ha? Qualcuno ha davvero la risposta? 

    Quando viene la sera certe domande saltano in testa. Risuonano le domande nel cervello, e le risposte scappano alle reti della mia nave. Ma quelle domande senza risposta lasciano come una musica nell'animo. E quella musica è importante…

     

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  2. Mi sono resa conto che il perfezionismo è una trappola. Perfezionismo è non fare qualcosa finché non sei sicuro di farlo in maniera perfetta o finché non ci sono le condizioni ideali per farlo come piacerebbe.
 In questo modo non si incomincia mai a fare.

    In filosofia c’è una trappola analoga. Il pensiero è affascinato dall’Essere e lo pensa come perfetto. Poi, non trovandolo da nessuna parte, si converte al Nulla e diventa nichilista. Se non c’è l’Essere allora tutto è Nulla.

    Ma il pensiero, ridimensionandosi dopo vari tentativi estremi, si è reso capace di pensare anche il Qualcosa. Il Qualcosa non è l’Essere, ma non è neanche il Nulla.
 Il Qualcosa appare come la dimensione adeguata dell’umano – anche se la sua sete è senza fine.

    Convertito al Qualcosa, il pensiero diventa capace di apprezzare anche il Non-so-che, il Quasi niente. Dove va a riporre gli aspetti più sottili e qualitativi della sua esperienza. Che cos’è che ti fa innamorare? Cos’è che rende la tua giornata gioiosa? Cos’è che ti commuove e ti rinnova? Spesso non è neanche una Cosa o un Evento tangibile. Piuttosto un Non so che.

    Il Non so che non entra nella contabilità. Non si sa dargli un prezzo. Non si vende sul mercato. Eppure, questo Quasi niente, che non è una Cosa è responsabile della qualità della nostra vita. E noi diciamo che non ha prezzo.

    Ed è per questa via, la via del Non so che, Quasi niente, che riemerge nei nostri animi la fiducia e la speranza. E l’operosità che s’impegna con gentilezza e di buona lena a perseguire quel successo della nostra impresa che sogniamo da tempo.

     

     

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  3. E sogno un castello, dove sostare, senza far niente, in ascolto soltanto. 

    Ignara dei progetti turistici e dei convegni per la valorizzazione delle risorse locali. 

    Spostarmi sotto il sole come se il mondo fosse fermo in un altrove. 

    Almeno per qualche ora.

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  4. È stato un momento. La luce del sole al tramonto rimbalza sulle foglie degli alberi e mi raggiunge. 

    In quell’istante ho saputo che tutto è straordinariamente bello e ho sentito una nostalgia infinita per qualcosa che non so, ma che riguarda me. 

    Una sorta di malinconia invincibile per non vedere il senso delle cose. Per essere una spettatrice miope, che riesce a mala pena  a intuire di trovarsi solo sulla buccia del mondo.

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  5. Cosa c’è là fuori?

    
Il giorno che comincia.

    Il cielo promette bene.


    Mi sono svegliata con la voglia di uscire. 

    Fuori è un campo colorato. 


    Anche d’inverno.

     

     

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  6. Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro.
    Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.

     

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  7. Sì, guarda: le cose vanno bene.

    Dormo abbastanza, mangio tutti i giorni.

    Non ci penso più di tanto.



    Ma io ho ancora tanto bisogno di amore.

    Amore per ciò che faccio.

    Amore delle persone che incontro.

    Amore di qualcuno di speciale che ancora non ho incontrato. E che non cerco neanche.



    Penso a volte al passato e vedo tutto quello che ho sbagliato. 

Questa cosa che chiamiamo vita è la nostra avventura.

     

    È così.

     

    Diamoci dentro.


     

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    1. fabulousme

      fabulousme

      Amare se stessi è l'inizio di una lunga storia d'amore!

  8.  Lo sguardo si smarrisce nel contemplarne la bellezza.

    Una piccola mente, addestrata dai discorsi usuali, suggerisce il pensiero che questa bellezza sia uno spreco. Quali occhi umani ne giustificano l’esistenza? Tutta questa meraviglia anche senza l’attenzione di spettatori.

    L’esperienza è toccante.
Mi suggerisce l’idea che il mio punto di vista – letteralmente – non è né l’unico che conta, né il più adeguato.

    Ho coltivato il desiderio di assumere un altro punto di vista.

    Quello secondo il quale tutto questo spreco è invece abbondanza.

    Quello che non si perde alcuna delle innumerevoli meraviglie di bellezza che popolano l’essere indipendentemente dal mio sguardo umano.

    Che c’è uno sguardo di fronte al quale nulla va perso.

     

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  9. o sono colpita dal fatto che in circolo c’è tanto poco entusiasmo. È deprimente. 

    Ma altrettanto irritata lo sono dall’entusiasmo effimero. Quello che nel momento sembra un colpo di cielo. 

    Ma che svanisce alla prima cattiva digestione.

     

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  10. Terra mater

    Credo che siamo in tanti ad essere stati richiamati dal tema della Leggenda Personale che Paulo Coelho ha fatto risuonare in ogni angolo del mondo. Perché è esattamente quello che il nostro cuore sogna. Che ognuno di noi, venendo al mondo, ha un suo compito e una sua missione. Che essere al mondo non sia senza significato. Che essere vivi voglia dire essere destinati personalmente a qualcosa. Che la nostra vita individuale sia un’avventura speciale dotata di senso.

    Nessun sapere scientifico ci darà la certezza su questa faccenda. Però, nessun sapere scientifico ha la forza di escludere che il nostro sogno possa realizzarsi. Che i nostri desideri profondi abbiano una loro verità.

    E allora, in tanti, incominciamo a interrogarci per capire cosa, dentro di noi, è in grado di segnalare il senso della nostra vita. E lo facciamo uscendo dai ruoli che troviamo già descritti nella società. Cercando di ascoltare i segnali, semmai gli eventi e il nostro cuore siano in grado di darci delle indicazioni.

    E ci rendiamo conto che, scommettendo su questa ipotesi piuttosto peregrina, in certi casi perfino folle, qualcosa si accende nel fuoco che ci portiamo dentro. E che la vita comincia ad essere avventurosa – anche se paradossale.

    Senza la protervia assertiva della certezza assoluta, noi incominciamo a disegnare itinerari possibili che ci congiungano a ciò che – in negativo – immaginiamo come pienezza del vivere.

    Io lo faccio, fronteggiando quotidianamente lo scetticismo del mio cervello. E vado raccogliendo, giorno per giorno, note di viaggio. Una sorta di diario di bordo del navigante.

    Cosa definisce la mia leggenda personale?
 E sono indotta a cercare nel baule magmatico dei miei desideri.
 E vado scoprendo che non si tratta poi tanto di cosa fare – del tipo: il medico, la violinista, o la fotografa…
 Mi sembra che i tratti della leggenda personale stiano più nel modo di fare quelle cose. Il modo viene ad indicare uno stile di vita. Una situazione in cui non solo ciò che ami, ma come lo ami fare – vale a dire nel rispetto di quello che ti trovi a scoprire che sei – è decisivo.

    E questo, mentre ti spinge lo sguardo lontano, verso il futuro, ti riporta ad osservare con cura il quotidiano, l’oggi, il qui e ora. E si crea un curioso paradosso: che mentre tu proietti il film davanti a te, lontano ancora nel tempo, tu sei impegnato a vivere il come già ora.
 Quello che sogni è nel domani, ma vuoi che sia già nel presente. E sai che la tua creatività per il futuro si cimenta già in ciò che sei capace di aggiungere all’oggi.
     

    Io – per esempio – sento che è l’arte che mi chiama. Ma sento anche che la mia leggenda personale è tratteggiata da una sorta di immagine che mi vuole come un albero fecondo, una donna perennemente incinta, partoriente. Ed è per questo che sto la maggior parte del tempo nella mia tana, nel pensatoio, intenta a mettere al mondo pensieri. E ad affidarli al vento.


    Mi piace essere in perpetuo travaglio.

    Assomiglio alla Terra, di cui son figlia.

     

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  11. È bello essere saggi nella sera della vita, ma durante il giorno e al mattino è la stoltezza giovanile che premia.
     

    Che gli occhi siano accesi dalla meraviglia. 

    E che le mani tentino gesti non ancora fatti.

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    1. vincent29264

      vincent29264

      belle parole, dense di significato ma direi che la stoltezza difficilmente premia senza chiedere in cambio contributi ancora più alti di quello che dà

  12. E la vita è diventata una sorta di tela su cui volevo dipingere ciò che desideravo.


    Ed era questo il mio modo di parlare – col Dio (che non risponde a parole), con me, e con gli altri.
     

    E m’immagino che dipingendo io persuado la vita a diventare come la desidero.


    Apro le porte all’impossibile.


    E ci spero.

     

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  13. C'è aria e respiro tra una cosa e l'altra. Pensieri che sono domande e che sono risposte. Risposte che sono decisioni e scommesse. Non so cosa incontrerò, ne cosa desidero, se non seguire questa direzione di marcia. Pulisco casa e rimetto in ordine le cose, ogni giorno, ogni momento. Cerco di fare come il giardiniere. 

    Lo sguardo cerca la bellezza, le braccia trafficano instancabili. Finché crollo nel sonno, in un attimo.

     

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    1. diegodelavega0

      diegodelavega0

      bellissima foto :)  

    2. vitto071

      vitto071

      simpaticissima :)

  14. E guardavo le profondità del cielo.



    Di giorno è una cupola trasparente piena di luce rassicurante, la notte è miliardi di fori luminosi in un’oscurità senza fine di anni luce.


    E, guardando, io mi chiedevo: e noi chi siamo, qui dentro, e per che cosa?



    E andavo persa nell'impaccio viscoso del non aver cose sensate da rispondere a tali interrogazioni. Che quasi mi parevano sensate le parole di Luca: che non serve proprio a nulla darsi tanto da fare. E di Sartre: che l’uomo è un’inutile passione!



    Eppure – dentro - questa voglia irresistibile di fare. Questo desiderio di andare e scoprire e lavorare l’universo e che l’inquietudine che sgorga dalla crepa dolorosa tra il sogno e l’esistente sia lì apposta per metterci in moto, per spingerci a trafficare…



    E, pure, questo desiderio che tutto serva, che tutto abbia un senso, che tutto insegni, che tutto guidi, che tutto conduca a quell’altrove che chiama come fosse casa…


    E tutto questo stupore, di chi è l’ultimo arrivato. E non solo per le galassie e i firmamenti, ma per la storia stessa dell’uomo e le conquiste e il lungo interminabile discorso che crea sapere e consapevolezza.



    Oh, come vorrei…

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      conoscere l'infinito e oltre è del tutto impossibile per le nostre menti, almeno nell'immediato presente, domani poi... chi lo sa, con le nuove scoperte in campo tecnologico che la nostra specie compie, prima o poi lo navigheremo questo infinito, andando oltre quella barriera oscura che ci circonda.

    2. vitto071

      vitto071

      bellissima foto !! 

  15. Nelle macchie è come negli eventi: c'è sempre molto altro da scoprire, da far venire alla luce. Cogliendo alcuni indizi e portandoli dove chiedono di andare si può intessere un discorso che ha un significato. Un discorso che narra l'incanto del mondo senza distruggerlo, senza appiattirlo. Fessure attraverso cui lo spirito creatore mette al mondo nuove forme, di continuo.

     

     

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  16. Ancora notte sui tetti delle case.


    Non dentro di me.

    
Il desiderio si desta prima del sole.


    È un bambino che frigge per andare a giocare.


    Benedico il sonno ma bramo la veglia.

     

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  17. Una volta mi sono resa conto con straordinaria lucidità di quanto mi piaccia l’improvvisazione.


    Sì, d’accordo, l’improvvisazione che funziona presuppone ore e ore di esercitazione. Ma vive anche e soprattutto di un’altra cosa, che è la splendida vitalità del flusso creativo, dell’energia follemente slanciata che ti attraversa in quel momento. 
E più o meno ho pensato: ecco, è così che voglio vivere sempre. Questa è arte. Questa è vita. Di meno è noia.


    Sognavo un vita di tipo improvvisazione jazz. E quando mi sveglio, al mattino, quando salto giù dal letto, beh, in quel momento ciò che bramo di più, è ritrovare quello stesso stato d’animo, quel favoloso atteggiamento interiore.

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      l'arte è sempre spontanea, almeno dal mio punto di vista, infatti non può essere tale se non viene dal nostro profondo

    2. domydomy69
  18. L’acqua di cui mi disseto è in fondo al pozzo. Arriverò in fondo con la mia brocca. 

    E non sarò negligente. Ne attingerò e ne berrò. E lascerò che ognuno ne beva.

     

     

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    1. sweetlovelylips

      sweetlovelylips

      una foto molto interessante :)

    2. domydomy69
  19. C’è una figura de I Ching – Il Seguire – che esercita su di me una certa attrazione. Seguire è un po’ l’arte di navigare con la vita, lasciarsi guidare, lasciarsi portare. Ma non in maniera passiva e da vittima.
    È forse un modo di procedere che, tutto sommato, richiede meno sforzo. Non è una lotta contro qualcosa. È un andare attivamente dietro i segnali che trovi tra le cose, negli eventi, nella vita – per dirla con una parola generica.
    Apparentemente il “seguire” è una rinuncia. Rinuncia a qualcosa che nella nostra cultura ha un certo apprezzamento: la volontà di imporre al destino le proprie decisioni, i propri progetti, la realizzazione dei propri obiettivi.
    Ma è un’apparenza.
    Di fatto è un modo di procedere che sceglie la linea di minore resistenza. Un po’ come fa l’acqua nel seguire la pendenza, colmando ogni avvallamento, e continuando a scorrere verso il mare. Evitando lo scontro, colloca la propria energia nelle circostanze della vita, in uno scenario di alleanza e di sinergia.
    Io non sono una conoscitrice del mondo e del mercato. Non saprei dare dei consigli di sostanza a chi vuole sfondare in un certo campo, o vincere in borsa. Non saprei proprio da dove cominciare se mi chiedessi come fare a diventare miliardaria.

    Ho imparato un po’ a gestire il mio umore, a rigenerare le energie, a ritrovare l’innocenza, la meraviglia, il gusto per le cose che faccio, ogni giorno. Si tratta del proprio benessere? Certo che sto bene. Il mio corpo è ancora giovane e le mie giornate scorrono nella gioia.

    Queste cose hanno acquistato la precedenza rispetto agli obiettivi di successo sul mercato. Solo dopo essermi occupata di queste cose, mi metto a lavorare per ottenere dei risultati materiali: i mezzi per continuare l’avventura.

    Non è certo un modello per la vita d’azienda.


    Però – a stare a quel che sento e quel che vedo – c’è da chiedersi se il dinamismo dell’azienda oggi non sia compromesso almeno un po’ dallo stato di salute, fisica e mentale, delle persone che ne subiscono la tirannia. E forse, la tirannia della disciplina d’azienda, scaturisce dalla volontà di imporre (al mercato, ai dipendenti…) i proprio obiettivi, le proprie strategie, i propri modelli di organizzazione…

    Ci sono alternative?

     

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      oggi si produce per guadagnare non produrre per creare ma guadagnare indipendentemente proprio dall'essere creativi ma soprattutto dall'essere sé stessi.

      il dio denaro è tutto in una azienda, guai a venir meno a tale ideologia, l'azienda fallirebbe e il dipendente creativo, il che ha bisogno del proprio tmepo, del proprio spazio per tirar fuori ciò che ha dentro finirebbe in mezzo alla strada. questo è il mondo di oggi, guadagnare per essere sociali altrimenti rimani fuori, diventi un associale .

    2. domydomy69

      domydomy69

      Bellissimo è chi riesce a scoprirsi o riscoprirsi e rimanere se stessi!

    3. domydomy69

      domydomy69

      Complimenti per la fotografia e per il senso di voluta meraviglia!

      Sostenendoti alla colonna per dare una profondità!

      👏🏻👏🏻👏🏻

  20. Ho voglia di qualcosa di nuovo. Il bisogno di essere libera dal contorno, libera dalla somiglianza, libera dal riconoscere qualcosa che è già nel nostro immaginario.


    Per dire cosa?


    Non so ancora.


    Per adesso mi vengono in mente gli avverbi.

    
Vorrei fotografare gli avverbi.


    Gli avverbi sono quasi tutti parole che fanno riferimento al modo. Il modo in cui si vivono le cose, il modo in cui si fanno le cose, il modo in cui si percepiscono le relazioni tra le cose.

    Io so come voglio il modo. So quali avverbi prediligo. Ma voglio spaziare. Come in una sorta di intrattenimento, una carrellata di avverbi, tanto per saggiare, come quando si tastano i dolcetti, i gelati, le confetture.

    Sarà una fotografia nuova?
 È possibile. Oggi sembra vero.


    Perché ci sono giorni esplosivi. E oggi è uno di questi.

     

     

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  21. Il tramonto si avvicina e la natura urla il suo desiderio di vita!

     

     

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  22. “Delirious New York” del grande architetto Rem Koolhaas ricostruisce in maniera magistrale la nascita di Manhattan. Magistrale e ammaliante, perché sa far emergere in tutto il suo fascino l’eccitazione di una città “che diventava una fabbrica di esperienze artificiali e dove il reale e il naturale cessavano di esistere”.


    Con Google Earth si possono realizzare delle visite virtuali, scendendo nelle piazze e nelle strade. E l’ho fatto. Su Youtube ci sono moltissimi video che ti portano a girare per la città. Puoi fare un “salto” al Luna Park di Coney Island, percorrere in battello la Baia di New York, visitare Ellis Island e il suo Museo dell’Immigrazione, il porto, il Ponte di Brooklyn, Little Italy e China Town, sostare di notte in Times Square, fermarti a guardare le insegne spettacolari di Broadway, fare un giro in Central Park…
 Non potrei accettare un mondo senza New York.


    Ma non potrei mai accettare neanche un mondo senza la tranquillità rosa che provo allontanandomi nella campagna e guardando da una pacata distanza il piccolo profilo di una cittadina italiana.

     

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    1. vincent29264

      vincent29264

      Evviva la tecnologia 

  23. Ma dai, non insistiamo sulla fatica di iniziare la giornata. Basta una scossetta interiore per scrollarsi la sonnolenza di dosso. E rotolare nella vita. Come farebbe un ragazzino con ancora il moccolo al naso. Non si deve pensare tutto prima. Si può prender coscienza delle cose, quanto basta, mentre ci si mescola al mondo. Noi siamo immersi in una grande corrente. Noi navighiamo a vista. Ed è piacevolissimo aver a che fare con la gente e trafficare con gli eventi. Mentre teniamo vivo il sogno e seguiamo i segnali del cuore.
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  24. Ho l’intenzione di stare dieci minuti senza pensare, concentrata sul respiro, come consigliano i saggi. Ma una scintilla di luce penetra le palpebre. E allora guardo. Il sole. Mi sembra uno spettacolo irrinunciabile. Perché?
     

    Mi viene in mente che del senso della vita e dell’universo sono ignorante. Sono come ingoiata da questa verità. Che senso ha tutto questo? Perché la vita? E io che ci faccio? Se provo a rispondere a queste domande so che si tratta di storie, di miti. Di invenzioni della mente, assetata di senso.

    E mi rendo conto che me la racconto ogni giorno. E che la fragilità delle mie congetture è il commovente tentativo di creare uno scenario mentale che mi aiuti a vivere più pienamente, nella misura del possibile.
 

    E che vivere pienamente vuol dire passione per ciò che faccio, slancio nel seguire il desiderio. Ascoltare la voce del desiderio e discernere là dentro cosa c’è di autentico.
    E la vita allora mi appare come una grande avventura, una navigazione a vista. E nel pensare questo avverto un piacere intimo, profondo. E sono pronta a salpare.

     

     

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    1. vincent29264

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      La vita è sempre un'avventura

  25. Una cosa è certa: mantenere la fiducia, riprendere il cammino con quella forza interiore che osa sfidare ogni negativo.
    Sfidare il negativo – che siano eventi, che siano persone.
    Iniziare con il rafforzamento della fiducia.
    La fiducia non è entropia. È creazione, innovazione, iniziativa.

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