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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Giulia: “La forma più bella di creatività non consiste nell’ideare un oggetto di design o d’arte, o che so io…”
     

    Andrea: “Io ho acquistato una lampada Nesso, progettata da Giancarlo Mattioli…”
     

    Giulia: “Bella, certamente. Ma io mi riferisco ad altro…”
     

    Andrea: “E quindi qual è  la forma più alta di creatività?”
     

    Giulia: “Rendere sempre fresca la propria vita.  Nuova. Rinnovata, ingenua, elettrizzata. È questa per me la forma più grande di creatività”

     

     

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  2. Fuori una pioggia infinita.

    Poteva, volendo, essere un pianto. 

    Ma io non avevo nessuna voglia di piangere.

     

     

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  3. Forse, sulla sensualità ci troviamo, ancora, a rispecchiare nella nostra esistenza una battaglia millenaria. Avvertiamo che le forze che si affrontano dentro di noi appartengono a schieramenti opposti, a potenze rivali.

    Da un lato c’è un’ombra inquietante e severa gettata sui moti più intriganti del nostro corpo che si appella a principi duri come tiranni, seduti sullo scanno di una verità solida come un blocco di granito. 
Il cipiglio dei signori della purezza ci induce a scegliere di camminare in un paio di scarpe, mentre possediamo in corpo un astronave.
 E tutto questo in nome di qualcosa che noi desideriamo a fondo: un valore per la nostra vita.
S u questo fronte, sembra che per avere la vita dobbiamo rinunciare alla vita.

    Dall’altro lato, ci sono gli sguardi stupiti degli dei pagani, la bocca spalancata dell’innocenza attratta dall’incanto. Il calore inebriante che si accende nel corpo. L’irresistibile fascino del volo, il mito incantevole della spontaneità in trance.
 Con la paura fondata che la nostra innocenza non sia adeguatamente protetta. E che lasciandosi portare dal vento perdiamo le cose veramente consolidate che testimoniano la nostra consistenza umana.

    Uscire dalla necessità di scegliere lo schieramento è forse la strada da percorrere, sfuggendo alla trappola della polemica, esplorando in proprio il territorio dei sensi, e cercando un linguaggio nuovo, tutto nostro, e poetico, per dare voce e lasciare venire alla luce quello che abbiamo in corpo.

    L’ipotesi è che, venendo alla luce, vestirà la sua forma bella.

     

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  4. Un po’ per volta sono riuscita a spostarmi sulla strada dei miei desideri. Questo mi rende felice.

     

     

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  5.  Non cerco di essere intelligenti, o arguta. Mi basta provocare un leggero moto di benevolenza.

    In fondo, abbiamo tutti voglia di guardare oltre. Di dimenticare le cose brutte almeno per un po’. Di pensare alla vita, ai sogni, ai desideri, ai progetti. Abbiamo bisogno di sorridere sulle grosse domande cui non sappiamo rispondere.

     

     

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  6. Penso al potenziale creativo racchiuso nella vitalità del corpo, che la disciplina usuale del lavoro solitamente esclude, ignora o ricaccia.

    Penso a un corpo liberato dal lavoro, libero di incanalare la sua energia vitale all’inseguimento dei sogni.

    A queste cose ho pensato e a quelle potenze che la ragione che definisce non riesce ad acchiappare del tutto. Che la coscienza e la brama di sapere non ignora affatto, ma che non riesce a dire se non nei termini di un “non-so-che”, di un “quasi-niente”, e che invece sembrano costituire l’essenziale.

     

     

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  7. Nella mia mente le idee non solo hanno colore e gusto, ma sono anche musica. Quando l’idea suona in testa, allora è volare. Tra dire, fare e ascoltare non c’è più distinzione.

    È da decenni che io sogno di imparare a suonare. Nel repertorio dei miei desideri c’è un grande pianoforte a coda, in una sala larga con finestre sul mare.

     


     

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  8. Tenere vivo il sogno è un lavoro.
    Uno dei miei motti preferiti è: se sei capace di sognarlo, sei capace anche di realizzarlo.
    Il sogno si alimenta costruendo immagini che lo rappresentino, che lo dispieghino.
    Lo si fa, spontaneamente, nelle immaginazioni.
    Si può assumere la responsabilità attiva dell’immaginazione
    Svilupparla come farebbe un regista.
    Il sogno, una volta cominciato, cresce da solo. Come le opere d’artefatte dai veri artisti.
    E accompagna i tuoi gesti.
    Il sogno c parla di te, fa uscire all’aperto quello che sei nella noce. Il sogno è l’epifania della tua anima.

     

     

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  9. Bisogna che metta meglio a fuoco questa faccenda. Sono ispirata da un sincero amore per quello che faccio. Cosa sto facendo? Sto lavorando per tenere accesa la fiamma, per avere il cuore sempre caldo e per una mente che ha fiducia nella vita e in se stessa. Fiducia di realizzare tutti i sogni che si presentano a bussare al cuore.

     


     

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  10. Sto vivendo una fascia di condizioni in cui io esisto, ci sono, opero, sogno, progetto, faccio… ho dei confini ben precisi. Al di sotto di quei confini è stordimento, pesantezza, quasi oscurità. Resta solo preghiera, attesa, rassegnazione, accettazione. Un po’ più sotto ancora, vuol dire il niente.
    Non sono proprio fatta per la malattia. Mi ci rigiro dentro come nelle sabbie mobili. Mi sembrava perfino di non essere mai esistita, o di non esserci del tutto. Ho provato perfino ad offrire il mio disagio per qualche nobile motivo, per qualche persona che sta male – come mi avevano insegnato a catechismo, da piccola e come so che sanno fare i buoni.
    Non ne ho tirato fuori proprio niente di consolatorio.

    Quando ricomincia a rispuntare la speranza , rispunta  anche il sorriso.
    E piano, la gioia per la salute che ritornerà, andrà a finire in colore.
    Insomma ho voglia di ritornare a navigare, veleggiando verso la mia isola.

     

     

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  11. Cosa voglio? dove voglio arrivare? Sono domande analoghe a: chi sono? Chi voglio essere?
    Niente più del desiderio ti definisce.
    Guardati allo specchio e, dopo essere rimasto sorpreso – sono io quello? – ti verrà la domanda su cosa desideri.
    Lo specchio è riflessione. Riflettere mette subito in campo la domanda unica che c’è su di te, che tu sei. Che voglio? Che desidero? Che ne faccio di questa vita? Cosa rende la mia vita degna di esserci?

     

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  12. Non devi stare nei confini imposti da una concezione fatalista della malattia. “Non c’è più nulla da fare. Rassegnazione, accettazione del declino, limitazione dell’operosità”. A volte sono gli altri che te lo impongono. Ma l’imposizione non funziona senza la tua complicità. In fondo hai già deciso nella tua testa che “ormai posso fare più poco!”. Uscire da questi margini. Bucare i confini. Per conoscere “cosa si può fare così”.

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  13. Le sfide che abbiamo davanti sono enormi. Ci vuole molto impegno, molta solidarietà, molta intelligenza e collaborazione per affrontarle.
    La cosa sicuramente disastrosa sarebbe di lasciarsi contagiare da un’epidemia di depressiva sensazione d’impotenza. L’idea che come singoli non abbiamo alcun potere di modificare le cose è letale.
    Noi abbiamo un grande potere da esercitare e la capacità di inventare nuovi modi di pensare e di aggregarci.
    Il primo passo è senza dubbio che ognuno di noi sappia che ha il potere di iniettare nella vita input di positiva creatività. 

     

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    1. vitto071

      vitto071

      splendida :) 

    2. vincent29264

      vincent29264

      il problema è proprio convivere pacificamente

  14. Sento di essere piuttosto limitata. Ritrovo la fiducia nel come vanno le cose per conto loro. Lo so che è solo per recuperare un po’ d’energia. E che, dopo, ritornerò a spingere sull’acceleratore.

    Ma tutto va in fretta oggi. Le cose si devono intuire a fiuto. M’illudo sempre di trovare dentro di me un luogo fermo, dove stare, mentre gli occhi, le mani, il sentire, sfrecciano tra gli eventi in corsa. Una sorta di paradosso: ferma e rapida al contempo! Sento però che questo è il nostro mondo. Poco da fare. E il piacere di essere persona tra le persone del mio tempo è irrinunciabile.

    Alla fine dei conti, sono una viaggiatrice. E una narrattrice di viaggi. In questo nostro mondo, oggi.

     

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  15. Ora che è sera, tutto è musica. Tutto è sogno.

    
Il mondo che c’è fuori di qui, il mondo tutto da esplorare, tutto avventura e conoscenza, è già presente nella mia anima e mi porta fuori dai confini stretti del presente. Ma nel veleggiare verso terre lontane, io aderisco al presente, alle onde di quel che succede, là fuori e qui dentro.

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    1. glamoursnob

      glamoursnob

      Bellissima foto e descrizione! Un saluto per te ^_^

  16. Abbiamo fame di colore e di gesti rapidi, espressivi, che raggiungano il cuore delle cose. Che inchiodino il senso del viaggio nel fondale imperturbabile dello sguardo interiore, mentre tutto fluisce rapido. Siamo destinati tutti a diventare navigatori in una società liquida. Saranno i nostri diari di bordo a testimoniare un’esistenza troppo veloce.

     

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  17. Ho sentito il fischio di un treno che non c’è.
    Treno a vapore del tempo del Far West.
    Un bambino negli occhi di un vegliardo.
    Una favola sotto la tovaglia.
    Dita smarrite tra i capelli.
    In cerca di sogni che evaporano al sole.

     

     

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  18. Ci sono cose che capisci in un attimo e che ti fanno sentire viva.
Quando quello che fai diventa un cammino in continua espansione di ciò che per te significa dedizione, espressione, e curiosità. La vera espressione di chi sei di chi diventerai che nel profondo costituisce anche il modo per dare il tuo amore al mondo.

     

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    1. sweetlovelylips

      sweetlovelylips

      Bellissima foto e vestito stupendo!xD

  19. Non finivo più di sostare nella meraviglia, oggi.
    È lì che lo stupore di essere al mondo si fa gratitudine intesa, mentre gli occhi si riempiono più che possono di cose.
    E com’è bello avere più stimoli di quanti si riesca a digerire, più abbondanza di quel che si possa mettere in tasca!
    La parola viene a mancare mentre il desiderio di dire si fa gigante.
    E il cuore allarga i suoi confini, cimentandosi col Tutto. 

     

     

     

     

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  20. Avere creativitàe in definitiva significa portare qualità, rinnovamento e vitalità nella nostra vita quotidiana di tutti i giorni, delle cose che facciamo normalmente per andare dove vogliamo andare, per gestire questa miriade di piccole cose che fanno il nostro giardino e il nostro orto domestico.


     

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    1. vitto071

      vitto071

      splendida :) 

  21. Io cerco l’anima negli occhi delle persone che incontro. Anche quelle che incrocio ai centri commerciali. Anche quelle che siedono ai tavoli vicini della pizzeria.

    So che lo fai anche tu. Magari in tralice.


    Gli occhi delle persone sono una suggestione di mistero.


    E tu le scruti. Magari quando parli con il tuo partner, o giri per i negozi al centro commerciale.

    Vedi una persona e cerchi i suoi occhi.

    Che vuol dire? 

    Penso che sia una sete di anima, che attraversa i corpi e vuol raggiungere le vibrazioni interne. Le vibrazioni che fanno il calore della vita, dove gli ormoni del corpo s’impastano con i sogni più segreti e con gli slanci dello spirito.

    Perché io penso – tu pensi – che negli occhi galleggino i segnali misteriosi del desiderio. Qualcosa che non è ancora, ma che non è neanche nulla. Un vento, un’inquietudine allo stato liquido.

    E gli occhi delle persone diventano lo specchio dei miei stessi sogni. Il palcoscenico della mia danza espressiva. L’aula universitaria delle lezioni della vita. Lo spazio della coreografia dove la danza dell’avventura si ridisegna nuova.

    So perché ci si guarda negli occhi quando si ama, quando si parla, quando si consola, quando si sogna. È sete di anima. E di futuro. Sete di Altrove.

    Se cammini sulla terra, il tuo corpo spinge la testa nel cielo, come i grandi alberi del viale le lunghe braccia protese. Quasi che i due universi possano trovare nel tuo corpo caldo il luogo di una sperata congiunzione. La festa della pienezza. La sovrabbondanza dell’essere.

    Ed è così che nello sguardo trova posto non soltanto il contorno dell’esistente, ma anche ciò che non è ancora, ma che sarà – se avrai la tenacia di sperare e l’operosità fiduciosa dei visionari.

    E andranno in cerca di colonne sonore i tuoi occhi bramosi di avventura. In modo che tutto ciò che tocchi lieviti nel senso.

    E lo sguardo si allargherà sull’intero pianeta. Sul grande, meravigliosamente complesso, mondo umano. La sua lunga storia. I millenni che l’hanno preceduta. E il futuro che l’aspetta.

    E si sentirà in viaggio in un universo sconfinato, sull’astronave terra. Un viaggiovVacanza nell’essere. A partire da dove? E verso dove?

    Come non restare a bocca aperta? Come non desiderare un nuovo anno per esplorare ancora. E per crescere dentro il viaggio stesso che è la vita, fino a trovare una veste più calzante di chi sei?

     

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    1. martymartina1

      martymartina1

      Ti saluto, buon martedi!^_^

  22. Le parole più belle sulla leggerezza le ha scritte Italo Calvino: “Prendere le cose calando dall’alto, senza avere macigni sul cuore”.


     

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  23. Che mettendoci passione e inventare con libertà renda la vita più gioiosa e avventurosa è un’immaginazione scommessa che, per me, si è rivelata vera. Cioè, ha prodotto proprio ciò che aveva immaginato. È vera a posteriori.


    La verità non è solo ciò che è, ma anche ciò che avverrà. La verità non è solo un dato di fatto, ma anche il prodotto di una cura.


    Se ci sono verità di cui si deve prendere atto, ci sono anche verità che vanno prodotte. 

    Che l’uomo potesse volare, comunicare a distanza, è stata una cosa non vera per moltissimo tempo. Poi è diventata vera.


    Si può certo stabilire con esattezza ciò che non c’è. Ma chi può porre dei limiti a ciò che ci sarà?

     

     

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  24. Qualcuno mi dice che c'è bisogno di Dio.
    E forse l’osservazione è azzeccata.
    Tranne per il fatto che non oso pensare a Dio attraverso i vestiti di alcuna teologia, compresa la parola stessa. E quindi, quando prego, mi trovo di fronte a un Tu totalmente vuoto, completamente mistero, ovverosia, ignoranza.
    Dunque, una strana Presenza quella che si manifesta soprattutto come Assenza. Un’Assenza che si fa sentire. Una Mancanza che c’è.

     

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  25. Eccola che arriva la notizia brutta. È morta una cara amica. La brutta malattia. 

    Gli occhi si allargano sbarrati, come per vedere, oltre le forme usuali della vita, semmai si capisca qualcosa. Il cuore ha voglia di piangere.

    L’idea di un dio insensibile al nostro sgomento perché si muore è bruttissima. Resta tuttavia nell’elenco delle cose pensabili. Un brivido attraversa il corpo, da capo a piedi.

    La parola vien meno. Tu capisci che il tuo continuo parlare è per tenere a bada domande e ipotesi terrorizzanti. Ah, se potessi scorrere tra una cosa e l’altra, per tutto il tempo, senza che mai mi sfiorasse il pensiero che si muore!

    Che triste quest’idea di una vita che sembra non farcela contro la morte. Che sembra condannata ad essere una passione inutile.

    Beati quelli che credono senza esitazione che la morte è già vinta dall’amore!

    Ma io?

    Ma ecco il mio umore muta. Curiosamente sento avanzare dentro di me come una spinta dignitosa, che mi raddrizza la schiena e distende il mio volto. Ed ecco che, all’improvviso, capisco che sono in grado di sorridere. Di sorridere a questo evento che sta in fondo alla mia strada.

    Sorriderò per prima alla nera signora che si aggira tra i vicoli delle case. La guarderò negli occhi e le sorriderò, per prima. Sì, per prima.

     

     

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