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Su di me

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    12 marzo
  • Situazione sentimentale
    Fidanzato/a
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    Marroni
  • Capelli
    Castano scuro
  • Figli
    1 figlio
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  1. Dove corri? Dove vai?

    Fermati un po’. Pensaci.
  

    Quante vite hai? Questa la puoi buttare?
  

    Ma che stai facendo? E per cosa?


    Devi guadagnare da vivere? Devi pagare le bollette? Vuoi comprarti quel televisore nuovo, e poi la macchina, tra quanto la cambi? Naturalmente, il cellulare…


     

    Una nuova giornata?


    Ma è la stessa identica giornata, ripetuta mille volte!

    Ti rigiri nella stessa giornata da quanti giorni? Contali. Trecentosessantacinque per quanto? 

    Dieci? Sono tremilaseicentocinquanta giorni.


    Quanti anni – se ti va bene – rimarrai in questa azienda? 30? 40? Sono quattordicimilaseicento giorni. Quattordicimilaseicento ripetizioni della stessa giornata. 

    Credi che la vita sia ripetere quattordicimilaseicento volte la stessa giornata?
     

     

    Lei si chiamava Cathérine. Era francese.

    Coltivava piante selvatiche. Le lasciava crescere
.

    Ne studiava con cura le qualità per la cucina, la terapia, il sollievo.

    Studiava i metodi più efficaci di tirarne fuori aromi, profumi, sostanze. Per catturarne le doti, per confezionare prodotti.

    Aveva un negozietto. Un’erboristeria. Clienti affezionati.

    
Coltivava piante selvatiche e le lasciava crescere. Si assicurava che potessero crescere al meglio e dare i loro doni.

     

     

    Ora pensava a Cathérine, a quanto si fosse innamorato di lei. Quand’era successo? A quel tempo era ancora studente. Non lavorava ancora in azienda. Chi ha tempo d’innamorarsi davvero, in azienda? Qui al massimo si fanno battute sulle donne. E i più audaci le fottono negli spogliatoi o nei gabinetti. Tutto in fretta…

    Cathérine! Quand’era che venivo a guardare il modo in cui coltivavi le tue piante? Mi facevi innamorare, ma volevo diventare consigliere delegato, esperto project manager, fare carriera. Il mio master alla Bocconi, Cazzo, Cathérine, ero tra i primi, quell’anno, alla Bocconi.

    Mi sono perso qualcosa, strada facendo, Cathérine.
Lo sento. Ma corro sempre. Mi rado, faccio la cacca, prendo il cellulare – lo yogurt, quello non lo dimentico – e poi, via, in auto, nella fascia oraria più impossibile del giorno…

     

     

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