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Ci sono occasioni che vanno colte al volo, come un treno che passa e tu arrivi alla stazione in ritardo, senza biglietto, trafelato, sudato, accaldato, ma nonostante tutto riesci a salire proprio mentre le porte si stanno chiudendo. Che soddisfazione!
Il problema è che spesso le occasioni, proprio come i treni, passano fuori orario e ti colgono alla sprovvista e impreparato . Le segui con gli occhi e immancabilmente in tempo reale cerchi di prefigurarti tutte le alternative possibili. E i secondi scorrono. Fai due e tre passi verso la porta di ingresso mentre l’altoparlante con voce metallica e impersonale annuncia: “Treno per K in partenza dal binario X”. Altri due o tre passi. La porta si avvicina. Ma nulla, tutto rimane allo stato latente, solo l’immaginazione va, sale su quel treno e parte con biglietto di sola andata o magari pure senza biglietto. Sarebbe senz’altro più trasgressivo.Il passato o astratti mondi del possibile invece ci tirano per la giacca come un bambino che vuole farci comprare il gelato alla cassa del supermercato. Io mi dico: - Non mi rimane altro che il futuro! -. Sono perfettamente cosciente di questo. Ed allora partono riflessioni e congetture. La razionalità, l’istinto, l’intelletto, la ragione, i sentimenti, lui, lei, gli altri…Mi urta quando l’istinto è dominato dall’intelletto: l’istinto scodinzolante - praticamente un cagnolino – che si accuccia obbediente ai piedi dell’intelletto che tutto pianifica e dispone. Così iniziano periodi di bassa considerazione di me stessa e non riesco a vivere serenamente né il presente, né il futuro. Periodi in cui vorrei solo dormire, senza peraltro riuscirvi.-
che treno stai attendendo? ;)
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