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Contenuti pubblicati da odessa1920
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Ti conobbi in quel villaggio
che scrivevi poesie.
So che non trovai il coraggio
allor di leggerti le mie.
Ma promisi che avrei scritto
con impegno la bellezza
che mi aveva lì sconfitto,
dal tuo volto, giovinezza.
Certamente ho lavorato
con costanza ardimentosa,
credo alfin che in mezzo al prato
sia fiorita quella rosa.
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E io vidi i tentacoli dell’uomo col cappello, l’Uomo Guidato dalla Luna. Aveva grosse sopracciglia e occhi sgranati dalla meraviglia. Le sue mani afferravano i pezzi separati e li filavano come il formaggio ammorbidito nell’acqua calda. Fila e rifila, la matassa del mondo si ricostituiva in una nuova unità.
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In fondo desideriamo tutti emanciparci dall’obbligo di essere in un certo modo.
Oggi sembra che si debba essere professional, che si debba essere positivi, che si debba essere assertivi, che si debba essere creativi, che si debba essere efficienti… Perfino che si debba essere felici!
Ma quando saremo ciò che siamo davvero?
Ci siamo scordati che tra non molto tempo saremo tutti morti?
Quanto tempo riusciamo a procurarci per essere quello che siamo spontaneamente?
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"Il bello e' essere sempre se stessi, senza aver vergogna dei propri difetti. Hai mai visto una rosa vergognarsi per le sue spine ? "
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fioredizucc1 ha aggiunto una reazione
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"Lasciati di quando in quando i sentieri battuti e inoltrati fra i boschi.Troverai certo qualcosa che' non hai mai visto prima. Probabilmente si trattera' di una piccola cosa,pero' non ignorarla ..... "
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e io ti correrò dietro
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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A volte, mentre magari stai prendendo un caffè e guardi fuori dalla finestra, e là fuori piove, piove, ininterrottamente e sarebbe primavera…, a volte hai delle visioni, dei flash, niente di che, qualcosa di istantaneo, ma che sono vere e proprie filosofie dalla storia, metafisiche dell’essere e cose così, e tu senti una commozione dentro, qualcosa che assomiglia a un profondo dolore, come da ferita che ti ha toccato il nucleo dell’anima, e nello stesso tempo senti emozione e aspettativa, come l’attesa di grandi eventi e la gioia, anzi qualcosa di più intenso, una sorta di esplosione di felicità, che pare accostarsi al limitare della tua casa, ai confini della tua percezione, smaniosa di uscire allo scoperto e di gettarsi negli spazzi smisurati irrorati dalla luce solare…
Pazzesco! E tu pensi: cosa sarebbe la gioia se non avesse conosciuto il dolore e la tristezza? E allora ti confondi, non sai come risolvere la questione con le parole piane della ragionevolezza e ti limiti a sentire… sentire il mistero delle cose, con la voglia di attraversarlo, comunque, non di restare all’ombra dell’albero, e di nascondersi nella buca… con quella voglia di attraversarlo che, anche senza spiegazioni, manifesta la sua forza vitale, biologica direi, che spazza via ogni farfugliamento e dona slancio…-
Bellissima foto e molto bello il pezzo.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Le filosofie sapienziali sono una grande cosa quando contengono lo stress, quanto riconducono all’equilibrio, quando riportano al contatto col mistero, quando riconducono l’uomo a se stesso e alla sua sorgente di vita. Ma non sono la fonte dell’iniziativa. Sono spesso consolazione che aiuta a sopportare la delusione e lo sconforto. E allora possono diventare una sorta di oppio.
È la sindrome della rana lessa, che invece di saltar via dall’acqua bollente, si lascia addormentare fino a ritrovarsi bollita.
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odessa1920 e sweetlovelylips ha aggiunto una reazione
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In perfetta sintonia con la natura.Complimenti
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ci sono degli eventi nella vita pazzamente affascinanti.
I momenti eureka.
Piccoli o grandi che siano.
I momenti dell’intuizione. Quando un pensiero, all’improvviso, apre un orizzonte là dove c’era un confine, un muro.
Fuori non è cambiato niente. Tutto è come l’istante prima.
Dentro è nato un nuovo mondo.
Il chimismo degli umori si è trasfigurato in un attimo.
Il respiro è cambiato e la tensione dei muscoli sulla schiena e all’addome si è allentata.
L’immaginazione sta già proiettando il nuovo film.
Piccolo o grande che sia.
Sei già in volo
Nella direzione promettente.-
Sarebbe bellissimo se tutte le nostre strutture fossero ricoperte di verde
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ho sempre avuto difficoltà a definire la concretezza, forse perché amo gli spiragli in genere, e succedere che mi piace far congetture su chi abita dietro le porte che si aprono appena. E poi se incontro qualcuno che in qualche modo riesce a crearmi dentro lo spazio di un sogno, seppure estemporaneo, oppure che riesce a destarmi dalla vita sognata (spesso non vi è troppa differenza) ecco che il senso del cercare si fa vivo e lo sento pulsare (ecco, forse quella pulsazione costante è la concretezza per me).
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Ciao Odessa, verranno giorni migliori, su con la vita. Buon weekend.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Scusa ma non ho capito il tuo commento. Dove vedi la negatività in ciò che scrivo?
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diegodelavega0 ha aggiunto una reazione
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Okei, sto andando per la mia strada. Sono entusiasta. Mi piace. È questa la mia vita. Lo sento dentro.
E c’è un luogo, dove amo sostare, dove amo restare anche quando mi muovo, un luogo dove sento forte il calore dell’energia, una sorta di amore primigenio, qualcosa cui non so dare un nome, ma è un luogo dove mi ritrovo, dove sento bene, da dove sorgo, da dove vado, da dove traccio rotte…
La domanda è sempre la stessa. Quella da cui sono partita, non so più da quanto tempo. Cosa voglio, chi sono, che combino?
E, strada facendo, ho capito che le prime risposte non devono essere prese per definitive. Farlo sarebbe come inchiodarsi.
La domanda è quella, ma la risposta ha una storia. La risposta è una storia.
Se accetti di ripetere la domanda, di farle spazio, ogni volta, di farla riecheggiare nella tua grotta, al calore del fuoco che sta in quel luogo – lo dico in questo modo – vedi che la risposta è come una pianta, che cresce, ramifica, ha una sua storia. E promette un futuro.
E più che la risposta è il rispondere continuamente che ti tiene in sella.
E io penso a questo, ora, nella gioia di questo luogo.
E mi lascio portare nel momento stesso in cui metto in atto tutto quel che so fare, per cercare risposte ulteriori…
Che voglio? Dove vado? E chi sono?...
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Basta che uno si fermi un momento a considerare. Quel poco, o quel tanto, che è sufficiente a prendere un po’ di coscienza…
La sorpresa nasce appena uno si rende conto di essere al mondo. Di ritrovarsi in questa storia di cui nessuno gli aveva mai parlato, prima. La sorpresa fa, così, parte della struttura originaria del nostro essere al mondo.
Prima di essere degli esseri sorprendenti, siamo esseri sorpresi.
E ogni sorpresa – che è sinonimo di dono per chi pensa con serenità – non fa che rammentare quella originaria, e, forse, rinnovarla.
Conoscerti è stata una sorpresa – Naturalmente, sorpresa fa rima con avventura.
Una storia avventurosa è una storia di sorprese.
Non desideriamo forse ogni giorno un miracolo per stare alti col cuore?
L’avventura è un’altra dimensione originaria di ciò che siamo. Siamo “venuti” “al” mondo (ad-venuti). E cerchiamo, aspettiamo, desideriamo eventi che ci sorprendano in continuazione.
Questa spinta che ci porta, sorpresi, nell’avventura dell’essere, colmandoci il cuore, – vero motore del nostro viaggio – potrebbe anche essere l’amore, di cui tanto si parla...
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Mani magiche
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Guardare la bellezza nel mondo e' il primo passo per purificare la mente.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Il verde rilassa gli occhi
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Le forme di un angelo
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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A proposito di vento, non volare via che ci servi ancora qua.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Chi segue l'intuito non è mai sbagliato.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Attiriamo ciò che pensiamo sempre, come se lo manifestassimo. Più ci si crede ai nostri pensieri e più quel vortice ci risucchia.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Naturale che ammiro i grandi eroi, quelli delle imprese eccezionali, dei grandi sforzi, della tenacia incrollabile. Da bambina ho letto Salgari, Kipling, Stevenson e tutti gli altri.
Ma un po’ per volta mi sono accorta che ho più talento per le piccole imprese quotidiane, quelle capaci di aprire le porte alla gioia, con quelle piccole conquiste su di sé che non militano sotto bandiere infiammate, ma che trasformano notevolmente la qualità dell’esistenza e dispongono l’animo a vedere la bellezza, conservare la meraviglia e coltivare la gentilezza.
Si può restare a bocca aperta di fronte allo spettacolo del mondo. E interrogarsi all’infinito con l’immaginazione su ciò che passa nella testa e nel cuore degli altri. E allora viene voglia di non toccare niente, di lasciar accadere, restando lì a guardare.-
Come sempre fai incantare con la tua scrittura!!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Siamo tutti spettatori in questa vita, ma purtroppo molti si credono Dei.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Bellissima come sempre
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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E ritrovarsi bambini i primi di maggio.
E navigare tra nuvole e sogni.
E il cuor che respira quell’aria di festa.
Vedere da questa distanzal’immane fatica del vivere qui,
con regole e spazi occupati da termini
, e sponde e barriere ad ogni tuo moto.
Vedere e sorridere, quasi il possesso
di un grande segreto…
Qualcuno l’ha detto…Lo vedo. Lo sento.
Immaginare è la tua libertà.
Da presso, ogni cosa è un grande tormento.
Da quella distanza, è felicità.
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@odessa1920 una motivazione in più per conoscere il tuo fotografo
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Impressionate! il tuo modo di fare. Complimenti.
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Mi ha detto che il richiamo della Natura per lei è soprattutto desiderio di naturalezza. Coltiva un sentire limpido che prende le distanze con grazia dalle complicazioni sentimentali e dalle turbolenze emotive. Ha un’anima che scorre con modestia e tanta dignità tra le vicende dei giorni. Afferma di camminare nella direzione dei sogni, pensando che è la vita stessa che chiama da quella parte. Ha fiducia ma con gli occhi spalancanti e attenti. Sembra fragile, ma a parlarle con lei anche solo un po’ ho sentito una forza interiore tanto incrollabile quanto tranquilla. Quando mi guardava negli occhi mi sentivo scrutata nell’intimo.
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La Natura è rivelazione di Dio; l’Arte, rivelazione dell’uomo.
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elvis06081994 ha aggiunto una reazione
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Questa mattina sono andata a camminare nel parco, prima di lavarmi, prima di fare ogni cosa. Il parco è qui vicino, in altri termini, ti alzi, ti togli il pigiama, infili i vestiti e sei fuori, subito lì. Subito lì.
Lo faccio quasi sempre – a meno che non ci siano inghippi. Subito lì.
Adesso vi domanderete che cosa significa lì. E anche io.
Io vado subito lì.Fuori.
C’è l’aria dell’aperto – molto diversa dell’aria del chiuso.
Lì, è dove sono all’aperto.
E che vuol dire essere all’aperto?
Ora ve lo dico.
Essere all’aperto è essere dove la natura continua a scorrere – sto dicendo, fuori delle strutture e dei comportamenti della cultura e della civiltà. Che, per carità sono importanti e pieni di merito, ma… – sì, sarebbe come – scusate se esagero – come ritornare alla fonte. Lì, dove zampilla la vita. Quella lì è la natura. Ed è bello poterla ritrovare ovunque. Mica ho tempo, la mattina, di volare fino al Machu Pichu!La cosa bella è che la natura non la puoi cancellare completamente – nemmeno in città.. Davvero! – malgrado le discariche, la burocrazia, e il codice stradale… Esci, vai nel parco, e la ritrovi. Non ti preoccupare se il parco è pieno di gente che si alza la mattina presto per portare il cane a passeggio, con il sacchetto di plastica e la palettina…
Lì c’è la natura. È l’aperto.Quello lì è l’aperto.
Mi sono spiegata?
Io vado lì, che sono ancora assonnata. Perché, non credere che quando ti alzi, togli il pigiama e infili i vestit, chiudi la porta di casa e incominci a muovere la gambe e le braccia – dico – a respirare… ? Beh, non crediate che quando esci in queste condizioni, sei subito sveglia, e ragioni come un filosofo dell’età di Pericle.È tutto diverso. Ce l’hanno raccontata sbagliata.
Tu sei ancora tutta attorcigliata nel sonno. Quello che sta succedendo, con i tempi che ci vogliono, è che tu, gradualmente, – nota come l’ho detto – gradualmente, tu ti affacci alla vita da sveglio. Quella che – lo sai – ci si sente lucidi e sei in grado di rispondere alla domanda: cosa hai deciso di fare oggi? Qual è il tuo programma? Per favore! Non fatemi questa domanda subito. Appena sveglia.
Lasciatemi il tempo di andare lì, all’aperto, dove c’è la natura.
Che bello!
Ero lì, nel parco, all’aperto. La natura. E dicevo: che bello!
Sono viva, ho gli occhi aperti. Ma scherzi? Vedo!
Questa cosa qui mi sembrava un miracolo, da sola.
Io vedevo. Insomma c’era tutta questa roba meravigliosa che chiamo natura – voglio dire l’aria, il cielo, gli alberi, l’erba e anche la terra abbastanza morbida sotto i piedi. E c’era questo risvegliarsi del corpo, dico, le gambe, dico, le braccia, dico, il respiro. E poco a poco, anche la mente, quella roba lì, come si dice. Io insomma mi accorgevo che ero sveglia e che vedevo. E dicevo: che bello!
E poi arrivano i pensieri. Arrivano da soli. Sono ospiti visitatori. Ognuno ha qualcosa da dire. Sembra che abbiano una gran fretta di venirti a visitare. E tu, okei, dici, va bene, mi piacerebbe restare ancora un poco qui, a sentire la natura che scorre, la fonte che irrora, ma va bene, ora posso accogliervi. E arrivano questi pensieri. Credo che arrivino da ieri. Io penso che siano quelli di ieri, questi pensieri. Perché oggi non ho ancora pensato niente…Hanno tante di quelle cose da dirti. Una volta erano i tuoi pensieri. Ora sono tuoi solo perché vengono da te. E tu cerchi fare ospitalità – come si dice? Li ascolti.
Sono come tanti tasselli che dovrebbero far parte di un disegno unico. Un po’ come le tessere di un puzzle. Ognuno ha la sua premura. Ognuno chiede di essere preso in considerazione. E sembra giusto. E perfino bello. Tanti tasselli che si cercano e che cercano di entrare in armonia.
E io guardo di qui e di lì. Voglio dire, alla natura e a tutti questi pensieri. Loro si stagliano su questo fondale sorgivo. Sembrano musiche diverse. Ma si cercano. Come farli incontrare?
Perché all’inizio sembra che vogliano litigare, insomma, fare polverone. Ma ho imparato a resistere a questo primo impatto. In fondo, vado nel parco proprio per questo: per non farmi sequestrare dalla litigiosità dei pensieri e delle cose. Qui, nel parco, all’aperto, ribadisco la filosofia dell’Alleanza.
Mi dico, Alleanza. Voglio dire che intendo andare d’accordo con le cose che capitano e pensare che collaboriamo tutti quanti perché ci sia armonia, perché la banda trovi l’atmosfera e lo stile del concerto. Qualcosa del genere.
So che è una questione di diapason.
Insomma, immettere in quel polverone la nota giusta. Che faccia entrare in risonanza gli altri diapason… qualcosa così.
Insomma, sembra come in azienda, la mattina, quando arrivi e subito ti raggiungono le note, le ingiunzioni, gli ordini di servizio, le richieste, i memo, le mail, e i post in, lasciati da qualcuno… Troppo!
No, dico. La mia vita non dev’essere come in azienda!Qui sono io il capo. Pardon!
Poi mi viene l’idea. Il punto di Archimede. Dico, il punto di Archimede.
Infatti, l’alternativa sarebbe di esaminare tutti questi pensieri, analiticamente, uno per uno, e poi cercare di fare dei calcoli. Ma sento che questo è un lavoro hard, voglio dire duro, proprio, e farraginoso.
Ma mi è venuta in mente questa cosa del punto di Archimede.
Voglio dire, un punto leva. Dove agendo si muove tutto. Senza troppo sforzo.
Lascio le prospettive analitiche e cerco.
Ve lo giuro. Dopo pochi minuti, lì, all’aperto, le cose si chiariscono. Le vedi nell’insieme, nell’insieme della tua vita, senza difficoltà. Le vedi come dall’alto. E l’ho visto. Il punto di Archimede. Era lì chiaro, davanti ai miei occhi.
Ed era fatta.
Ritorno a casa, mi faccio il bagno.Lo so, dopo il bagno sono di nuovo qui, pronta per tutte le altre cose.
Ma, è lì, nel parco, che trovo la fonte. E anche l’intelligenza. Che dire?
Io vorrei che rimanesse sempre aperto questo canale che mi consente di ritrovare la fonte, ogni mattina. Il mio parco…
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Certe strade sanno dirlo meglio. Come certe persone.
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elvis06081994 ha aggiunto una reazione
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Noi ci parlavamo, ancora, la sera, affacciati alla finestra, sui giardini del quartiere, mentre la città trapassava dal tempo del lavoro e quello della casa. E tu dicevi spesso che non c’era tempo, nella giornata, per pensare a se stessi, alla propria vita, ai sogni, ai desideri… eri sempre preso da una qualche forma di compito che ti derivava dalla situazione.
E mi dicevi: ma tu, ma tu, dove?
E rimanevi così, a guardare dietro le mie spalle. E scuotevi il capo, e ripetevi: dove?