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Contenuti pubblicati da odessa1920

  1. Stamattina sono a camminare in questa stradina che è diventata parte della mia vita.

 Qui vengo spesso a iniziare la giornata. Qui mi sembra di inventare l’incipit di un capitolo di storia. È come camminare col Dio nel paradiso terrestre prima di avventurarsi tra le vicende concrete della creazione.



    Qui succedono quei meravigliosi piccoli miracoli personali che sono: la comparsa di un’idea che apre l’orizzonte, il ritrovamento della pace del cuore, intravedere per un attimo il filo rosso della mia vicenda, capire un po’ di più cosa mi piace davvero, uscire dalle prigioni che mi sono lasciata costruire addosso strada facendo, andare allo scoperto osando l'esistenza, rinnovare il desiderio folle di esplorare la vita…



    Mi rendo conto che, ormai, anch’io sono diventata parte del paesaggio. I contadini mi passano accanto con i trattori. Ci salutiamo con la mano. Non ci conosciamo per niente, ma vedo nei loro sguardi l’accettazione della mia presenza.

    
E poi ci sono i camminatori salutisti del mattino. Sempre gli stessi. Ci incrociamo, o mi sorpassano – perché io cammino adagio – e ci scambiamo un saluto. Ma anche per loro sono ormai parte del paesaggio.

    

Oggi la nebbia copre tutto. Lo scenario è una strada contornata da campi e una grande cupola di cielo che la raccoglie.



    Una brezza gentile, porta sulla pelle del volto il piacere di una nuova giornata tutta da vivere, da viaggiare… E già sogno.

 Le tante cose che voglio fare saltellano nella sala d’attesa. Le guardo sorridendo. Le prenderò una alla volta, senza fretta, e inventerò un modo tutto mio per intrattenermi con loro.

 Le cose capitano. Il modo di guardarle e di trattarle è mio. Esprimo me stessa in questo modo. E talvolta ho l’impressione di non essere solo questa spettatrice sorpresa che sono, ma perfino un protagonista che determina un poco il corso delle cose.



    Chiamo questo “il piccolo importante potere della narrazione”. E avverto il fascino discreto della microstoria che mi concerne.

     

     

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  2. Oggi è la Festa della Donna.


    Oggi niente mimosa. 

    Oggi ho altro da dire.
    Le parole delle donne!
    Che le parole delle donne rompano questo rigirare negli stessi discorsi. Siano le parole delle donne ad annunciare che il mondo cambia, che il mondo sta cambiando.


    Parole nuove dalla bocca delle donne.

     

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  3. Ho terminato un lavoro, un testo. Mi fermo. Mi ritrovo smarrita. Nello spazio vuoto tra un lavoro e il prossimo (quale?), improvvisamente, non so più dove sto andando, … ho smarrito la mappa più grande, me la sono dimenticata… Dovrei salire su un’altura, vedere più cose insieme, nel quadro globale, sapere dove si collocano le singole azioni…
     

    Una leggera ansia incomincia a filtrare dentro l’anima, promette di riempirla in fretta… Allora mi siedo e cerco di ritornare qui e ora, adesso.
    Vedo la casa che stamani ho riassettato. I pavimenti sono puliti, la luce dalle finestre regala un’atmosfera serena, piacevole, all’ambiente. I fogli degli appunti sul tavolo e quelli appesi alla parete sembrano un quadro. Un collage. C’è un bel silenzio qua dentro. Il cuore batte. 

    Ho steso i panni sul balcone. Due lavatrici. Ho buttato vecchie magliette, vecchi vestiti. Tutto sembra più pulito e leggero. Il pulito leggero mi distende. Questo è il mio orto giardino.

    Sì, sono nel mio orto giardino. Ecco cosa sto facendo: lavoro al mio orto giardino.

     

     

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  4. Il mio amore è un ragazzo  che si fa strada tra i rami del bosco, con le gambe rinnovate nel vigore, il petto coraggioso destato dal vento e nel ventre la fiducia dell’anima bambina.
     
     
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  5. Stamani il cielo è più aperto. Soprattutto a oriente da dove compare il sole. 

    Il canto degli uccelli è più vivace, sullo sfondo del rombo del fiume, che prosegue imperterrito e incurante di altro che di se stesso. L’atmosfera è mite. Sto bene ferma ad ascoltare. 

    Com’è immenso il mondo! E il cosmo! 

    Che intelligenza permea ogni cosa! 

    Come ogni cosa s’incastra in un piano grandioso! 

    E noi?

    E io?

     

     

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  6. Il était agréable de se promener le matin le long des jardins du Château.

     

     

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    1. umbertoivre

      umbertoivre

      chi è figliola questo nobile fortunatissimo fidanzato ? io TVB ma sono quasi 60enne e sposato A SanctaRomanaeEcclesiaerumACSacEm.to

  7. E c'è stato un momento in cui ho deciso: "allora mi farò io da mamma! Nessuno può farlo meglio di me. Io conosco bene le mie esigenze!"

    
Prendersi cura di sé è una scelta decisiva.


    Implica coraggio.


    Perché siamo stati educati ad un'etica dell'amore sacrificale.


    Ho scoperto che avevo questo potere.
Molte cose sono cambiate. Ma, soprattutto, la vita è diventata più dinamica, più avventurosa, più interessante.

     

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  8. Avevo un po’ di compassione per me. E volevo bene a quasi tutto il mio prossimo.
    Mi sembrava che non riuscissi a mettere molto lievito nella pasta delle mie giornate. Era una sorta di attesa. Un capitolo in cui non succede quel colpo di scena che ti fa sentire sulla cresta dell’onda.
    Ma faceva parte della mia storia. La quale andava avanti.
    La mia pazienza sembrava giustificata.
    Ci scommettevo.
    Stavo sperando, al posto di disperare.

     

     

     

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    1. vitto071

      vitto071

      splendida :) 

  9. Noi diciamo: la fortuna aiuta gli audaci. E audacia qui è uscire dal seminato, cercare in altri posti, andare incontro a ciò che cerchi – senza ancora conoscerlo – esplorando strade insolite e nuove.
     

     

     

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  10. Sicuramente t’immaginerai una storia, ti susciterà un ricordo. E forse vorrai mettere qui una traccia di tutto ciò.

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    1. vitto071

      vitto071

      bellissima foto :) 

  11. Un cielo fiorisca

    sopra il tuo balcone 

    sopra le tegole del tetto 

    e come alzi gli occhi

    te l'ho detto

    allunga il dito

    e già lo tocchi


     

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  12. E se mi accettassi ancora un po’ di più?

    La luce era diffusa nel bosco, stamani. 
Una luce del mattino.

    Avevo dei “pensieri” questa mattina. Li ho portati al bosco per lasciarli parlare, per familiarizzarmi con loro, per ascoltare e raccogliere il loro dono.
 Erano pensieri di vergogna e di inquietudine.

    La luce del mattino è una bellissima fanciulla, che visita sorridente ogni spazio del bosco e scioglie i miei ragionamenti e libera le mie domande con il solo sorriso.

    E se mi accettassi ancora un po’ di più?


    Così a un certo punto suggeriva la luce del bosco.


    E ho rivisto cose del mio passato, un tempo fonte d’imbarazzo e ora come messaggeri e epifanie.
 E, dopo tanto ragionare, sono arrivata a un punto in cui i pensieri non cercavano più di mettersi in fila e ben allineati, incastrati nella trama di qualche logica deduttiva. Un punto in cui semplicemente l’energia del mio sentire era diventata di nuovo pienamente viva e mi inondava il corpo e l’anima con il fremito del suo charme.

    Ero di nuovo un sì.
 Quando è così non c’è più tanto da strizzare gli intestini per valutare, soppesare, rispondere alle obiezioni, insomma “baccaiare” dentro.

    Il bosco mi dà doni del genere.
Il bosco non è lavorare con le persone, il mondo e le azioni – agenda e scaletta…
Ma il bosco prepara l’azione e le consente di esprimersi “a modo mio”.

     

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    1. umbertoivre

      umbertoivre

      molto bello il bosco con te

  13. Mia madre guardava la televisione. Le piacevano le storie romantiche. Si commuoveva ed era totalmente presa. Poi, quando la puntata era finita, si alzava e rientrava nella sua vita di routine, dove (io lo sapevo) era infelice.
    Ero solo un a ragazzina, ma credo di aver cominciato da allora a capire che non mi sarebbe bastato l’intrattenimento televisivo come nutrimento delle mie emozioni: avrei ricercato attivamente una mia storia reale interessante, appassionata, significativa.

     

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  14. In fondo, rendersi conto della propria ignoranza sul senso della vita non è poi così disastroso come si potrebbe sospettare. L’ignoranza consapevole può regalare grande leggerezza, uno spazio mentale che consente di fare le cose semplici e i gesti gratuiti, semplicemente perché si sente voglia di farli, perché a farli ci si sente bene. 

    Fare le cose che ci fanno sentire bene non è un criterio più che sufficiente?

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  15. Molti di noi hanno imparato a respirare, a meditare, a sentire il legame con la natura e l’universo. 

    Molti hanno ritrovato il proprio destino conoscendo vite precedenti, moltissimi si sono sottoposti a discipline, a regole di vita, a scuole. 

    Alcuni hanno trovato Dio nell’ascetismo e altri nel sesso tantrico. 

    Insomma , il mistero è rientrato a far parte della vita, e il mondo ritorna incantato – dopo il disincanto provocato dalla modernizzazione. 

    L’avventura di esistere è diventata più succulenta…

     

     

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  16. Anche quando ci si allontana dal mondo, o da certe sue manifestazioni, perché consapevoli della nostra vulnerabilità, non si abbandona la responsabilità nei confronti dell’umanità. Al contrario, è per conservare e alimentare energie pulite e poter lavorare al miglioramento delle cose. 

    Il destino del mondo è affar nostro, in qualche modo.

     

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  17. Le montagne sono un invito a salire e a guardare dall'alto la situazione. 

    Dall'alto e dal lontano si ha una visione più globale. 

    Ogni tanto ho bisogno di staccare il naso dalle cose che sto facendo. 

    Per vederne e deciderne il senso.

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  18. Se non lo so, non lo so. E infatti non lo so e non posso dire di saperlo. Ma posso crederci lo stesso che la vita mi voglia bene e che sia pronta a sostenere e favorire le mie ricerche e i miei sogni.

    È un bel pensiero. Cui se ne aggiungono altri, diciamo: della stessa famiglia. Come questi, per esempio: Che posso provare ad ascoltare in ciò che avviene una voce, un input, rivolti a me, proprio a me. Che posso abbandonare l’atteggiamento di chi deve portare da sola sulle proprie spalle il peso di un’impresa titanica. Che posso procedere leggera lungo i sentieri dell’essere. E lasciare a distanza preoccupazioni e paure, respirando il vento che gonfia le vele.


    Certo, una mano sul timone, e l’attenzione sveglia, ma con le lunghe pause in cui si respira la vita e ci si lascia attraversare dal sole.

    Se non lo so, devo essere sincera e dire che non lo so. Ed è infatti quello che dico. Ma posso crederci lo stesso, semplicemente perché è più piacevole e allarga l’animo, che la vita è amica dei miei sogni.

    E se succede che la mia fede trovi riscontro in eventi favorevoli e significativi, magari del tutto imprevisti, non mi permetto di affermare con sicurezza che essi sono stati un premio della mia fede stessa, perché non lo so, non si vede, non è affatto evidente. Ma posso immaginare lo stesso che sia così. E che potrebbe anche essere successo che io abbia imboccato un canale giusto per entrare in sintonia con l’universo.

    Lo immagino come un bambino che immagina di volare su un’astronave, seduto nello scatolone che imballava la lavatrice.
 E forse succede che voli davvero negli spazi sconfinati dell’universo.
 Perché è proprio quello che sta avvenendo, se ci pensi: noi stiamo volando di fatto negli spazi sconfinati dell’universo seduti in questo scatolone chiamato terra.

    Quando succede che crediamo nella Vita, una sorta di follia leggera s’impossessa di noi e ci solleva al di sopra delle solite, concrete, realistiche, ragionevoli preoccupazioni quotidiane. Tutte dignitosamente figlie della paura.
    La vita, quando è viva, è sempre un po’ folle.

     

     

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  19. Le parole che bisbigliavi ora sono ricordi. 


    Hanno mantenuto il rosso calore del cuore che batte. 


    Di notte intonano canti nelle armonie celesti. 

    
Pulsano nelle galassie occupando anni luce di pensieri. 


    Imperlato di rugiada il tuo volto 


    e il respiro, un suono di flauto. 

    
Gli occhi chiusi, tutto appare 

    
nel chiarore abbagliante dell’evidenza.


    L’intera lunghezza del tempo si raccoglie in un punto.


    Qui siamo, e basta. 

     

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  20. La ragionevolezza con cui sono stata formata dalla scuola dice che per ottenere un certo risultato bisogna mettere in fila le condizioni che lo produrranno. Insomma prima le cause e poi gli effetti.


    La follia creativa rovescia questa logica dando soddisfazione al desiderio: prima l’effetto e poi le cause arriveranno.


    È un po’ il ritorno a quella che una volta gli psicologi chiamavano onnipotenza del desiderio attribuendola ai bambini. Le cose si realizzano semplicemente perché le desideri.


    Il desiderio immagina, vede il risultato finale, ci entra dentro e ci risiede. E tutto si allinea.


    Si tratta di una scommessa.


    E tu sei subito felice.


    E ti aspetti che la gioia generi le sue cause.

     

     

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  21. Tra i sassi, 


    in mezzo ai ciottoli più grossi, 

    
su quel terreno arido e argilloso 


    era spuntato un fiore, 


    grosso, 

    
impacciato. 


    E dal suo tozzo stelo 


    scrutava il territorio 


    sbalordito. 


    Alzò lo sguardo 

    
e vide il sole.

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  22. Il silenzio del mattino è qualcosa che si ascolta.

     

     

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  23. Ho sempre desiderato che la vita fosse magica. Nel senso della lampada di Aladino. Il ragazzo baciato dalla fortuna che trova la lampada con tanto di Genio, pronto ad esaudire i suoi desideri. Magari solo tre, ma con la possibilità di incatenare ancora il potere gestendo argutamente l’ultimo di essi…

    Quante delle favole da bambini contengono i doni magici concessi al protagonista! Bisogna essere in un certo modo per ricevere i doni? O c’è un arbitrio totale della Fortuna? E se tutto consistesse nel prendere coscienza che i doni magici li abbiamo già ricevuti? E che si tratta solo di usarli in maniera appropriata?

    Non desidero un’impresa con tanto di organizzazione, burocrazia e mansioni ben definite, orario di lavoro e procedure e protocolli…
Desidero scorrazzare di qua e di là, con una lampada magica nella bisaccia, essere conquistata dai tuoi occhi, incantata dai sogni, meravigliata dagli eventi, sorpresa dai risultati…

    Sto qui, a poche centinaia di metri dal fiume, vicino a una boscaglia amica… ma i miei occhi sono sul mondo intero. I miei pensieri nascono nel mio particolare e sbocciano sull’umanità nel suo insieme, fanno treccia con la mia microstoria e respirano le correnti d’aria che muovono la Storia.

    Tutti i giorni attraverso un ponte. È l’operazione fondamentale per il mio desiderio di senso. Da questa parte sto squadrando un cubetto di granito e basta, dall’altra sponda sto costruendo una Cattedrale.
 È la magia fondamentale. Ho i doni per farla.

    Ho conosciuto la passione e l’entusiasmo quando mi sono innamorata la prima volta. Da allora ho considerato quello stato d’animo come il prototipo della vita vera. Ho fatto di tutto per provare gli stessi sentimenti in ogni cosa che facevo. Non riesco a immaginare un senso senza la passione d’amore.

    Il mio cuore è diventato pacifico. Non lotto più contro niente e nessuno. Sono pronta a contribuire a ciò che nutre, che guarisce, che cura l’erba bambina.


    Mi piace lavorare sorridendo. È col sorriso che abbraccio i miei amici. È il dono che preferisco profondere ogni giorno.

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  24. La nuit, moi et le chat

    Avevi messo il cappellino, quella sera, chissà perché?
    Forse la luce della luna?
    Recitavi un copione che non avevo mai sentito.
    E sondavi il possibile con gesti inappropriati…
    Certo eri bella.
    E avevi occhi pungenti, che foravano la notte.
    Io non pensavo all’etichetta, ma all’amore.
    Non sapevo che fare e feci tutto…

     

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  25. So già che tratterrò le palpebre il più a lungo possibile e fantasticherò nuove esplorazioni e nuovi eventi.
     

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