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Non c'è istante più dolce di quando l'amore ci travolge
e bacio le tue rubinee labbra, e s'intrecciano le nostre lingue innamorate.
Languori si alternano a sospiri, baci a baci, lievi morsi a morsi,
fin che si desta in noi tal piacere, che allaccia insieme le nostre anime e innesta
come piante i nostri corpi.
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There, where it smells eternal spring and overlooks the arcane, in a fairy tale castle I see you and I crave you, my queen. Novello Praxiteles, I sculpted the simulacrum for you that only to goddesses is granted, marble, bright, with the swaying peplos that only partially cover your graces they will shape your hips and the round and smooth shapes of arms and legs. Then I will wrap it in myrtle and I will worship her as my only goddess.
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È il primo vere e zefiro spira dolcemente con la sua brezza
agita con continuo palpito i tuoi capelli e la tua veste primaverile.
Come la Venere del Botticelli ti contemplo, e la parola mi si ferma in gola.
Parlano, però, i miei occhi e, certo, ti dicono quanta malia
eserciti su di me, e su chiunque ti miri.
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Senza uno sguardo,
senza una carezza,
fai cenno ch'è giunta l'ora.
Come il soffio del vento
che or ora dormiva
improvviso circola e trema
nell'erba folta,
esplode il sentimento che ci accomuna
ed è tutto un incendio,
che travolge le nostre bocche
e le nostre mani tremanti.
Oh, come siamo felici!
Che il cielo non ci invidi
e non sciolga l'incanto!
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Conservez-vous toujours vos cheveux soyeux aux reflets dorés pour moi aujourd'hui?
Je mourrais si je ne le faisais pas pour moi, mais pour quelqu'un d'autre, peut-être plus jeune et
parfumée.
Je ne pleurerais jamais ta foi violée et les vents contraires.
Oh, votre élégance simple et votre éclat sont les seuls qui m'attendent! Pour toujours!
Je ne pourrais pas m'en passer, même si je le voulais. Oui, je ne le nie pas
Je ne pouvais tout simplement pas, même si je décidais avec ma tête. -
Felice io sono,
che posso trascorrere l'oggi
senza pianto, e cantare,
ispirato dalla Musa
che assiste questo poeta dell'amore,
sia che lodi la luce
ch'effondono gli occhi dell'amata,
sia che enumeri i sospiri e le pene
per la sua lontananza.
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Venti contrari spirano e la nostra vela fatica a volare sull'onde.
Ma nel segreto del cuore sappiamo che alfine cesseranno e sulla quiete
marina giungeranno al porto agognato. Là. Sulla nostra isola, nella capanna che ci
aspetta uniremo i nostri corpi in un amplesso senza fine, senza contare
più le ore e i giorni; dimenticheremo ogni travaglio e porremo il passato
alle nostre spalle.
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Spirito e carne
È l’uomo.
Grandezza e miseria,
Come avevano pensato
E dimostrato
Agostino e Pascal.
Ma nell’amore Lo spirito è profondamente
Unito alla carne,
Quando è vero.
Altrimenti
È solo carne,
Perciò la felicità
Allora è effimera.
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Dawn comes and I wake up with a bitter taste in my mouth.
I had a dream
we were together in a desert island,
to finally enjoy a vacation;
you were no longer reluctant and hesitant,
you abandoned yourself in my arms
and you enjoyed so many of my tender caresses
and my endless kisses.
Then the sudden awakening
and the sense of emptiness.
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Dormo…e sogno te.
Mi sveglio…e penso a te.
Di giorno mi fa capolino
Il tuo sorriso luminoso
E mi irradia la felicità
Di amarti, mia unica
Musa ispiratrice.
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Così soavemente apri le dolci labbra, che mi capita di ripensare solo a quelle
dimentico quanto m'hai appena detto. Risuona nell'orecchio il caro accento
ch'esce da quelle rose, ma solo il profumo ne resta. Tutte le altre cose
il Cielo mi vieti, fuorché questa.
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Ecco ride l’Oriente
E un raggio di sole
Indora la tua limpida fronte
E ridona il rosa
Alle tue molli labbra,
Che età non discolora
Né increspa.
Le tue pupille brillano
Come la stella mattutina.
M’invade l’odor femmineo
Del talamo
E m’inebrio del profumo
Singolare che solo è tuo
E di nessun’altra.
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MONTALE
xxx
Tergi gli occhiali appannati
se c’è nebbia e fumo nell’aldilà,
e guarda in giro e laggiù se mai accada
ciò che nei tuoi anni scolari fu detto vita.
Anche per noi viventi o sedicenti tali
è difficile credere che siamo intrappolati
in attesa che scatti qualche serratura
che metta a nostro libito l’accesso
a una più spaventevole felicità.
E’ mezzogiorno, qualcuno col fazzoletto
ci dirà d’affrettarci perché la cena è pronta,
la cena o l’antipasto qualsivoglia mangime,
ma il treno non rallenta per ora la sua corsa.
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Come mi piaci, quando ti vedo far le fusa come una gatta!
O quando socchiudi le labbra e stai lì lì per prendermi in giro!
Quando, ancora, chiudi gli occhi e attendi ch'io ti sfiori il labbro,
per addentarlo tu graziosamente, subito dopo!
Quando mi afferri dalle terga e mi stringi quasi a soffocarmi!
Quando mi dici che sei pazza di me!
Quando mi confessi che mi ami per le mie virtù
e mi odii per i miei difetti!
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MONTALE
Da “ Quaderno di quattro anni “
Domande senza risposta
Mi chiedono se ho scritto
un canzoniere d’amore
e se il mio “ onlie begetter “
è uno solo o è molteplice.
Ahimè,
la mia testa è confusa, molte figure
vi si addizionano,
ne formano una sola che discerno
a malapena nel mio crepuscolo.
Se avessi posseduto
un liuto come d’obbligo
per un “trobar “ meno chiuso
non sarebbe difficile
dare un nome a colei che ha posseduto
la mia testa poetica o altro ancora.
Se il nome
fosse una conseguenza delle cose,
di queste non potrei dirne una sola
perché le cose sono fatti e i fatti
in prospettiva sono appena cenere.
Non ho avuto purtroppo che la parola,
qualche cosa che approssima ma non tocca;
e così
non c’è depositaria del mio cuore
che non sia nella bara. Se il suo nome
fosse un nome o più nomi non conta nulla
per chi è rimasto fuori, ma per poco,
della divina inesistenza. A presto,
adorate mie larve!
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La mia no -cari saluti.
Il mio posto è
accanto a te,
e quando ti brillano
gli occhi di felicità
e il buon umore
ti sprizza fuori
da ogni poro,
e quando l’angoscia
e la disperazione,
la paura e il pessimismo
ti attanagliano il cuore.
Al sorgere del nuovo
giorno e al calar del sole,
sempre mi avvinghio te
e attendo speranzoso
le tue ambite effusioni
e paradisiache dolcezze.
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CARDUCCI
Per le nozze di mia figlia ( 1880-81 )
O nata quando su la mia povera
casa passava come uccel profugo
la speranza, e io disdegnoso
battea le porte de l’avvenire;
or che il piè fermai su ‘l termine
cui combattendo valsi raggiungere
e rauchi squittiscon da torno
i pappagalli lusingatori;
tu mia colomba t’involi, trepida
il nuovo nido voli a contessere
oltre Appennino, nel nativo
aere dolce de’ colli tòschi.
Va’ con l’amore, va’ con la gioia,
va’ con la fede candida. L’umide
pupille fise al vel fuggente,
la mia Camena tace e ripensa.
Ripensa i giorni quando tu parvola
coglievi fiori sotto le acacie,
ed ella reggendoti a mano
fantasmi e forme spiava in cielo.
Ripensa i giorni quando a la morbida
tua chioma intorno rozze strisciavano
le strofe contro a gli oligarchi
librate e al vulgo vile d’Italia.
E tu crescevi pensosa vergine,
quand’ella prese d’assalto intrepida
i clivi de l’arte e piantovvi
la sua bandiera garibaldina.
Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite
teco fìa dolce forse ritessere,
e risognare i cari sogni
nel blando riso de’ figli tuoi?
O forse meglio giova combattere
fino a che l’ora sacra richiamine?
Allora, o mia figlia, - nessuna
me Beatrice ne’ cieli attende –
allora al passo che Omèro ellenico
e il cristiano Dante passarono
mi sgorga il tuo sguardo soave
la nota voce tua m’accompagni.
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Non sa, non ode i miei sospiri
la mia padrona.
È ignara del mio tormento!
Se solo volgesse ver me il suo sguardo,
oh, sì che lo capirebbe!
Vedrebbe l'estasi che mi produce
il solo mirarla, anche di lontano.
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È l'amore che congiunge Terra e Cielo, è l'amore
che unisce un uomo e una donna. è l'amore che
mi lega a te come l'edera all'olmo. Mistero di cui
non conosco la chiave di lettura, mistero che supera
ogni nostra capacità, puramente umana, di comprensione piena.
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XVI – Ultimo canto
Solo quel campo, dove io volga lento
l’occhio, biondeggia di pannocchie ancora,
e il solicello vi si trascolora.
Fragile, passa fra’ cartocci il vento:
uno stormo di passeri s’invola :
nel cielo è un gran pallore di viola.
Canta una sfogliatrice a piena gola :
Amor comincia con canti e con suoni
e poi finisce con lacrime al cuore.
XVII – Il piccolo bucato
Come tetra la sizza che combatte
gli alberi brulli e fa schioccar le rame
secche, e sottile fischia tra le fratte!
Sur una fratta ( O forse è un biancor d’ale? )
un corredino ride in quel marame :
fascie, bavagli, un piccolo guanciale.
Ad ogni soffio del rovaio, che romba,
le fascie si disvincolano lente;
e da un tugurio triste come tomba
giunge una nenia, lunga, paziente.
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PASCOLI
VIII- Notte
Siedon fanciulle ad arcolai ronzanti,
e la lucerna i biondi capi indora :
i biondi capi, i neri occhi stellanti,
volgono alla finestra ad ora ad ora :
attendon esse a cavalieri erranti
che varcano la tenebra sonora?
Parlan d’amor, di cortesie, d’incanti :
così parlando aspettano l’aurora.
Da “ Myricae “ – Sez. “ Tristezze “
II - Rammarico
Chi questo nuovo pianto in cuor mi pone?
Verso Occidente, o dolce madre Aurora,
da te lontano la mia vita è corsa.
Il cielo s’alza e tutto trascolora;
passano stelle e stelle in lenta corsa;
emerge dall’azzurro la grand’Orsa,
e sta nell’arme fulgido Orione.
Come più lieta la tua vista, quando
un poco accenni delle rosee dita;
e la greggia s’avvia scampanellando,
esce il bifolco e rauco i bovi incita,
canta lassù la lodola – apparìta
ecco Giulietta, e piange, al suo balcone! –
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Oggi che il tempo è noioso,
per pioggia e per freddo,
negli attimi in cui la tacita notte
viene allungando le sue ore,
dormiamo insieme avviluppati
al calduccio delle piumate coltri,
non prima che avremo ultimato
i giochi che Amore
ci avrà ispirato.
Felice io sono
che posso trascorrere l'oggi
senza pianto, e cantare,
ispirato dalla Musa
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Così mi tieni in bilico,
come barca sull'onda.
Per tutta la notte mi rigiro e sobbalzo nel letto,
ora preda dello sconforto, ora in volo di speranza
con la mente e col cuore.
All'alba, col moto della ragione passo in rassegna
i più proficui modi di abbattere ad una ad una
le cagioni delle tue titubanze,
quale paziente maestro contro muro diroccato.
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Mi vo struggendo d'ardente voglia, mentre sei lontana,
e di sospiri e lamenti mi nutro giorno e notte.
Oh, come rimpiango i dolci baci e quel tuo bel volto giulivo!
E quella fronte chiara, quei begli occhi lucenti come sole,
amo il tuo dolce sorriso
guerra sei tu per me, ma resta il fatto che non c'è cosa che
possa farmi più felice se non quella di saperti mia
e di contemplare il tuo dolce sembiante.
Dettagli -
SEMONIDE AMORGINO
Fr. 7D (trad.di Ettore Bignone)
Diversa Giove delle donne l’indole
da principio creò. All’una origine
dal porco irsuto diede. In terra giacciono,
nella sua casa, tra sozzura lercia,
a lei le cose; e qua e là si rotolano,
in gran scompiglio: e sozza, in vesti sordide,
in mezzo alla sporcizia essa s’impingua.
Trasse il dio l’altra dall’ape subdola,
chè tutto scruta e sa; a lei qualsiasi
ottima cosa, od anco pur tristissima,
celata non resta ;il buono pessimo
dice spesso, ed invece ottimo il tristo.
Sempre d’umore ad ora ad ora è varia.
(Trad.di Filippo M. Pontani)
Viene dal mare un’altra, e ha due nature
opposte: un giorno ride, tutta allegra,
sì che a vederla in casa uno l’ammira:
“ non c’è al mondo una donna più simpatica,
non c’è donna migliore”. Un altro giorno
non la sopporti neppure a vederla
o ad andarle vicino: fa la pazza,
e a chi s’accosti, guai! Pare la cagna
coi cuccioli, implacabile: scoraggia
nemici e amici alla stessa maniera.
Come il mare che sta sovente calmo,
non fa danno e rallegra i marinai
nell’estate, e sovente in un fragore
di cavalloni s’agita e s’infuria.
Tale l’umore di una donna simile:
anche il mare ha carattere cangiante.
(Trad. di Ettore Romagnoli)
Fu madre all’altra una cavalla morbida,
di lungo crine. La fatica e le opere
servili ha in gran fastidio, e staccio e macina
non toccherebbe mai, né l’immondizia
spazzerebbe da casa, o la fuliggine
dal focolare, e t’ama sol per obbligo.
Sta tutto quanto il santo giorno a tergersi,
due volte e spesso tre s’unge di balsami,
ravviata la chioma a fil di pettine,
disciolta, ombrata di corolle floride.
E’ questa donna, certo, uno spettacolo
bello per gli altri; e pel marito un guaio,
se pur non sia re di corona o principe,
che di tali vaghezze allegri l’animo.
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V: MONTI
Pel giorno onomastico della mia donna
( canzone libera )
Donna, parte più cara dell’anima mia,
perché mi guardi muta in atto pensoso,
e le tue pupille si fanno rugiadose
di segrete stille?
Intendo, o mia diletta, la cagione
di quel silenzio e di quel pianto.
L’eccesso dei miei mali ti toglie la favella,
e discioglie in lacrime furtive il tuo dolore.
Ma datti pace, e solleva il cuore
ad un pensiero più degno di me e, insieme,
della tua forte anima. La stella del viver mio
s’appressa al suo tramonto : ma ti giovi sperare
che non morrò del tutto : pensa che un nome
non oscuro ti lascio, e tale che un giorno
fra le italiche donne ti sarà bel vanto il dire :
“ Io fui l’amore del cantore di Basville,
del cantore che vestì l’ira di Achille
di care itale note”.
Soave rimembranza ancora ti sarà
che ogni spirito gentile compianse i miei casi
( tra i lombardi qual è lo spirito che non sia gentile? ).
Ma con tutto ciò poni nella mente
che cerca un lungo soffrire chi cerca
lungo corso di vita. Oh Teresa mia,
e tu parimenti sventurata e cara figlia mia!
Oh voi che sole temperate il molto amaro
della mia triste esistenza con qualche dolcezza,
poco manca che, lacrimando, chiuderete
i miei occhi nell’eterno sonno! Ma sia breve
per causa mia il lacrimare : chè nulla,
fuor che il vostro dolore, sarà che mi gravi
nel partirmi da questo mortal soggiorno
troppo funesto ai buoni, in cui corte
vivono le gioie e così lunghe le pene;
ove non è già bello rimanere per dura prova,
ma bello l’uscirne e far presto tragitto
a quello dei ben vissuti a cui aspiro.
E quivi di te memore, e fatto cigno immortale
( chè l’arte dei poeti in cielo è pregio e non colpa ),
il tuo fedele, adorata mia donna,
ti aspetterà cantando le tue lodi,
finchè non giunga; e molto dei tuoi cari
costumi parlerò coi celesti, e dirò quanta
fu la tua pietà verso il miserando tuo consorte;
e le anime beate, innamorate della tua virtù,
pregheranno Dio che lieti e sempre sereni
siano i tuoi giorni e quelli dei dolci amici
che ne faranno corona : principalmente i tuoi,
mio generoso ospite amato,
che fai verace fede del detto antico,
che ritrova un tesoro chi ritrova un amico.
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A punch in the stomach
it would be to hear me say
- I do not love you anymore.
I don't feel anything for you anymore.
You disappointed me deeply.
I should therefore resign myself and
looking for a new face to love?
I don't have a magic wand
to forget you on your feet
and start thinking about another woman!
-
O che la luna me lo sveli,
di tra i vetri, d'inverno,
il tuo perlaceo vago seno;
o che i raggi del sole, nella Canicola,
lo inondino, già rosato o abbrunito,
a mare, mi fa impazzire!
Sol che accosti i miei labbri,
ebbro assaporo il tuo miele,
e le mie nari, avide,
aspirano il tuo profumo di dea!
-
Come il fulmine che folgora l'aquila
è l'effetto del tuo inatteso ritorno!
Eppure credevo eternamente in pace
questo cuore inaridito,
e i tuoi occhi stelle ormai lontane
nella galassia che ci avvolge
e ci ignora;
petali di rosa rossa sospinti dal vento carezzevole
le tue labbra di rubino;
cara creatura evanescente
di tra le nubi in corsa,
in cerca di quel che non c'è e
non sarà mai là su in cielo.
Angelica è il tuo nome
e quale essere alato
ridiscendi
su questa ch'è per me
Terra Promessa.
-
Meditazione di una madre
Grazie, Signore, perché
Hai voluto esaudire il mio
Più profondo desiderio di donna,
Donandomi due bellissime creature,
Certo a mia immagine.
Mi hai reso madre e mi hai
Gettato addosso la stessa croce
Di tua Madre, il dolore più grande
Che possa toccare in sorte
Ad una madre terrena.
Uno dei tuoi misteriosi disegni?
Fiat voluntas Tua!
Almeno accoglile
Tra i tuoi piccoli angeli
E fa che, al termine di questo
Doloroso pellegrinaggio,
Io possa dedicare loro
Tutto l’amore e le carezze
E i baci di una madre.