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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Qualcosa che spunta fuori. Una luce diversa. Una luce e unsoffio di vento. Con la musica di sottofondo e tu che cerchi di immaginare la colonna sonora del film. Mentre la scena scorre.

    La rive gauche…, che cosa stai vedendo? Parigi. La prima gita scolastica all’estero, ricordi? Era bello esplorare il mondo con la tua classe del liceo. Li ricordi? Perfettamente. Li ricordo quei ragazzi. Enzo ed Elena, allora fidanzatini,  si sono sposati poi. E Luca? Santo cielo! Con la macchina fotografica che faceva scatti a ripetizione. E le storie di Sara, che non arrivava al treno all’ora della partenza, per via di quel fidanzatino che si era trovata strada facendo…

    
Non piove più. Ora tornerà il bel tempo e il caldo e le nostre lamentele… Tutto questo e quella luce diversa.

    Ma ci sei Diego? Mi ascolti?
 Mi hai detto cose ragionevoli, ma la cosa carina è stata che me le dicessi. Hai tentato di provocarmi e di scuotermi un po’. Tu sembri rassicurato da tanto tempo, molto prima che io mi ponessi domande in proposito. Hai una bella faccia. Questo mi dice molto. E so che sei capace di mantenerla tale molto a lungo. Io … continuo ad essere piuttosto inquieta, ma…

    Quando è stato? ieri, mi sembra. Già fin dalle prime ore del mattino. È stato allora, sì, credo che sia avvenuto in quella fascia oraria, io andavo al bosco. In quel momento non pioveva. E io andavo a vedere gli effetti del temporale nella mia tenuta boschiva.

    Vogliamo rappresentarla come una scena dialogo?


    Ecco:

    Io: Che sta succedendo?


    Voce: Stai conoscendo un periodo nuovo. Il peso e la fatica della mente. E ti sei spaventata a morte?


    Io: E che altro potrei fare?


    Voce: Accetta tutto questo. Affidati. Abbandonati. Se sei furba, fa’ di più: di’ che hai la fortuna di esplorare una nuovo passo della vita e cerca di divertirti. Di scoprire. C’è ancora avventura nella tua vita.
     

    E Thomas? Che stai facendo? Perché non ti sento da tanto tempo? Ce l’hai una versione di La Vie en Rose? Lo so che tu suoni sempre orchestre celestiali. Scrivi una nota o due per me. Mi fa piacere sentire un po’ di melodia.

    E così, credo di essermi arresa. E anche con sollievo. Quanto è faticoso lottare per imporre alla vita, costantemente, il tuo volere.

    Forse dipende da quel che ci hanno messo addosso da piccoli, forse, non so… poi impariamo un linguaggio e molte cose sono già formate lì dentro. Quando pensi, pensi con il linguaggio che hai imparato e vedi quello che il linguaggio ha già visto. E diventa difficile rinnovare la percezione del mondo e della vita.

    Ma non è tutto qui. C’è anche qualcosa di selvaggio che si agita dentro. Quello che non ti fa accettare del tutto passivamente gli usi e costumi vigenti e neanche le dottrine e le chiese. Quello che protesta, rivendicando una presa genuina del senso del vivere. Che non si sa neanche cosa la possa fornire. Ma il selvaggio non demorde certo per questo.

    E io sono appesa a questo dilemma: tra la selvaggia che non osa accogliere una saggezza già confezionata e una pavida che diventa falsamente cedevole.
Sembra, comunque, che mi sia arresa in qualche modo. Vediamo… 

     

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  2. Anche se non oso avventurarmi a lungo nei territori aperti da queste suggestioni, il mondo mi appare incantato e magico e l'esplorazione più intrigante e inquieta. 

     

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  3. Importante imparare a dire di no alle mille cose per dire di sì solo a quelle poche che ti portano dove vuoi andare.

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  4. Nelle mie camminate ho ripreso a sognare. Fantastico, trasportata dal benessere che questo provoca dentro di me. E la fiducia si sviluppa attorno alle mie fantasticherie e a queste sensazioni.

    E rientro in casa lievitata, ripulita dalla pesantezza.


     

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  5. Non so se pensare a te, alla tua anima o alla tua pelle. O forse penso solo ai tuoi occhi grandi, alle tue gambe mentre cammini, a come ti muovi.
    Penso a ciò che vuoi dire o a ciò che vorresti dire.
    All’energia che manifesti, all’energia che vorresti ti investisse, che ti inebriasse, che ti riempisse.
    Penso al vuoto a cui vorresti fuggire.
    Alla nebbia che si confonde con la tua pelle.
    A mani che vorresti sentire.
    Al desiderio che qualcuno rompa e inchiodi quel tuo respiro così regolare che si ripete secondo dopo secondo.
    Al tuo desiderio di silenzio, di silenzio pieno, quel silenzio caldo che ti avvolge come un cappotto d’inverno.
     
    Ti penso.

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  6. Ho pensato a questa cosa, oggi, dove immaginoo la Notte che si tira su la coperta del Giorno, portandosi nel  tutto quanto, per farlo suo. 

     

     

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  7. L’acqua può stare nello stato solido, liquido, aeriforme.

    Così immagino che le cose, il paesaggio che sta lì davanti, per esempio, possa esistere in stati diversi.

    Alcuni di questi possono essere evocati dalle macchie con cui le tue mani li rappresentano.

    L’immaginazione tende ad evadere dai confini del mondo usuale. Tende ad esplorare nella geografia che sta fuoriporta.

    Forse è di qui che si origina quel senso di leggerezza e di gioco che ci libera dal senso del dovere e dalle pressioni.

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  8. Io sono sempre questa, una che cammina attraversando prati pieni di colori e di vita, una sempre in cerca di una città ideale che sta sempre oltre l'orizzonte. Una che cammina... 
    Soprattutto con la testa, con l’immaginazione.

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  9. Se le energie della salute sono presenti, comunque stiano le cose sul piano filosofico, trovo interessante la partecipazione a questo giro di giostra. E tutto quel che accade – voluto o non voluto – merita ogni interesse e alimenta un mare di aspettative.


     

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  10. Un tempo le utopie avevano una dimensione collettiva. Non sono sicura che quei tempi siano da rimpiangere. Oggi la dimensione utopica trova il suo spazio vitale nei sogni della gente. L’utopia è il principio della speranza che anima i lungo tratto dell’esistenza individuale. È il sogno che vivi ogni giorno lavorando e procedendo verso quella direzione che hai trovato in te stessa come un richiamo, un’urgenza incalzante. Non è una meta irraggiungibile, perché la vivi ogni giorno. Non è un’illusione destinata a disilluderti, è l’ossigeno che anima i tuoi gesti quotidiani. E nello stesso tempo è un potente richiamo a crescere, a perseverare, a esplorare, a inventare, a progettare, a immaginare.

     

     

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  11. Forse è nel sonno che la giornata nuova è stata seminata.


    Forse è nella mente inconscia che i pensieri del giorno hanno le loro radici.


    Ma ora è tempo di svegliarsi e d'infilare il vestito delle ore.


    La maglietta leggera dei tuoi sogni.


    Le scarpe desiderose di passi.

    
La strada si apre, davanti la porta di casa.

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  12. L'altrove in una persona che ci piace inevitabilmente ci attrae fino al parossismo anche se sappiamo che niente avrà un seguito. È la mancanza di seguito che dà intensità e profondità all'amore. La consapevolezza del seguito invece attutisce e ovatta ogni emozione.

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  13. Mi vengono in mente questi pensieri:
    ecco una spiritualità che viene in soccorso della speranza nei momenti bui. Ma la spiritualità è così strettamente legata alla sofferenza?
    Le religioni e le saggezze che ci vengono dalla tradizione hanno tante cosa da dire e da offrire alle persone che versano in momenti difficili, dolore, malattia, angustia, angoscia, mancanza di senso…
    Dunque, è proprio vero quel che si diceva una volta del Dio tappa buchi? Che Dio sorge nel momento in cui l’uomo si riconosce debole e malato?
    Insomma, lo capisci quel che voglio dire: non mi ritrovo con senso di dignità di fronte a una spiritualità, a una religiosità, a una fede che si fa avanti proprio in forza della debolezza e della malattia.
    Penso che non sia giusto, che non sia onesto, che non sia bello.


     

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  14. Sì, ti conosco, ti piace la luna

    Non si può essere perfetti, sempre, nello stesso posto!

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  15. Il fascino evocativo del bianco e nero. Il monocromatico. Immagino un ambiente abitativo, o uno studio creativo, con quattro o cinque di questi quadri, capaci di evocare quel pizzico di erotismo che condisce sapientemente le attività mentali, di ideazione, di progettazione.
    Il nostro approccio alla vita, parlo di quello quotidiano, quello che si esprime nel modo in cui e con l’umore con cui affrontiamo i compiti e le decisioni operative di ogni giorno è in fondo l’invenzione del nostro rapporto personale con la vita, la composizione musicale della nostra sinfonia.

     

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  16. Stamattina sono a camminare in questa stradina che è diventata parte della mia vita.

 Qui vengo spesso a iniziare la giornata. Qui mi sembra di inventare l’incipit di un capitolo di storia. È come camminare col Dio nel paradiso terrestre prima di avventurarsi tra le vicende concrete della creazione.



    Qui succedono quei meravigliosi piccoli miracoli personali che sono: la comparsa di un’idea che apre l’orizzonte, il ritrovamento della pace del cuore, intravedere per un attimo il filo rosso della mia vicenda, capire un po’ di più cosa mi piace davvero, uscire dalle prigioni che mi sono lasciata costruire addosso strada facendo, andare allo scoperto osando l'esistenza, rinnovare il desiderio folle di esplorare la vita…



    Mi rendo conto che, ormai, anch’io sono diventata parte del paesaggio. I contadini mi passano accanto con i trattori. Ci salutiamo con la mano. Non ci conosciamo per niente, ma vedo nei loro sguardi l’accettazione della mia presenza.

    
E poi ci sono i camminatori salutisti del mattino. Sempre gli stessi. Ci incrociamo, o mi sorpassano – perché io cammino adagio – e ci scambiamo un saluto. Ma anche per loro sono ormai parte del paesaggio.

    

Oggi la nebbia copre tutto. Lo scenario è una strada contornata da campi e una grande cupola di cielo che la raccoglie.



    Una brezza gentile, porta sulla pelle del volto il piacere di una nuova giornata tutta da vivere, da viaggiare… E già sogno.

 Le tante cose che voglio fare saltellano nella sala d’attesa. Le guardo sorridendo. Le prenderò una alla volta, senza fretta, e inventerò un modo tutto mio per intrattenermi con loro.

 Le cose capitano. Il modo di guardarle e di trattarle è mio. Esprimo me stessa in questo modo. E talvolta ho l’impressione di non essere solo questa spettatrice sorpresa che sono, ma perfino un protagonista che determina un poco il corso delle cose.



    Chiamo questo “il piccolo importante potere della narrazione”. E avverto il fascino discreto della microstoria che mi concerne.

     

     

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  17. Come sono belli i piedi di coloro che portano buone notizie! 

     

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  18. Da bambini, giocando, viene da sé. Come se la natura ci instradasse per istinto al modo di vivere alla grande.
Sei in mezzo a dei cartoni da imballaggio, quelli che la mamma ha lasciato per qualche tempo a tua disposizione, prima di metterli davanti al cassonetto.
E tu ci entri dentro, li traffichi un po’, e ti ritrovi a viaggiare su una macchina sportiva, o su un’astronave, oppure ne fai una casa dove inventi un’intera saga familiare…

    C’è da domandarsi come si possa perdere un’inclinazione così piacevole. C’è da domandarsi come mai smettiamo… diventando adulti.

    Ma non tutti.

    
Guardate l’artista, il pittore, il compositore, il regista, il romanziere, il ballerino, l’attore… trafficano con la pasta del mondo, ma la loro testa è altrove, nel mondo delle visioni, dei sogni, delle idee. Quello che risulta dai loro gesti viene a far parte del mondo e lo abbellisce, lo arricchisce.

    Ma per un momento, trascuriamo il risultato, l’opera.


    Guardiamo l’artista nel processo creativo. Sta giocando un gioco meraviglioso, la sua testa è tra le nuvole, si alimenta di sogni, di visioni. Ha dato vita a questo film e, poco alla volta, il film gli prende la mano e va avanti da solo, il romanzo procede per conto  suo, il quadro che si fa guida i gesti del pittore…
L’energia fluisce nel corpo, nelle mani, nel cuore.
È la pienezza, la ricchezza, la gioia di essere vivo, la misura stessa della vita.
     

    L’approccio dell’artista alla vita risiede in questo credere nel sogno, nel lasciare libero movimento al flusso creativo.

     

     

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  19. poi, lasciatemi partire con i miei velieri a visitare il mondo e i Mari del Sud. Sono in cerca dell’Isola del Tesoro e adoro l’avventura. 

    Terrò un Diario di Bordo e lascerò traccia delle vicende umane che incontrerò. E racconterò ai figli dei nipoti storie incredibili e meravigliose.

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  20. Si diceva pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.

     

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  21. A volte pensiamo che forse stiamo scorrendo la vita, il tempo, troppo frettolosamente. Che, se rallentassimo un po’, potremmo assorbire di più e renderci conto maggiormente… E, di fatto, per quanto ci riguarda, stiamo tentando di contrastare l’abitudine a correre rapidamente sulla buccia del mondo.
    E, quando rallentiamo nel modo giusto, diventiamo più consapevoli di dimensioni che prima ci sfuggivano. Così come quando mangi più lentamente, assapori meglio il gusto e, forse, ti nutri e assorbi qualcosa che altrimenti sarebbe scivolato via, indigerito, nei canali intestinali.

     

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  22. Dio non è in contatto telefonico con nessuno. Non ti parla né ti scrive. La gente, che ne sente il bisogno, si avvicina a Dio solo attraverso l’immaginazione. Cioè l’immagina vicino e immagina di fare qualcosa della propria vita che corrisponda a un desiderio di Dio stesso. Immagina di parlargli e di sentire la sua voce nelle parole che la propria immaginazione suggerisce. Immagina di interpretare i segni che gli manda attraverso gli eventi.

     

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  23. Io, dall'altra parte dell'oceano nei luoghi dei pionieri.
    Tu, tra le tue quattro mura.

     

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  24. Le immagini vengono prima della parola, vengono anche senza parola, e spesso al posto della parola. C'è qualcosa di magico nel creare immagini.

     

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  25. Non abbiamo più a che fare con cose. Ma con entità, enigmi, complotti, epifanie, messe in scena, testi criptati, e svelamenti. 

    È il mondo del romanzo d’avventura. 

    L’intuizione vale quanto un pasto. L’idea quanto una nascita.

     

     

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