• Donna
  • Verona (VR)
  • Ultima Visita

Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Quando sto male – come tutti – piango, prego, mi inquieto, dispero, mi abbandono, mi arrendo e mi do da fare.
    Riuscire ad isolarmi nell’adesso è come rannicchiarmi attorno alle mie ferite. Aspetto che passi – se passerà – risparmiando le forze.
    E riesco a trovare anche una certa pace. Mi accontento di essere. O di essere stata.


     

    IMG_4494.JPG
  2. Vorrei conoscere di più le piante, le erbe, i fiori e i frutti… ma anche nell’ignoranza, la semplice immersione nella natura mi nutre.


    Libri, scritti, intrattenimento, traffico sociale, iniziative, mi svuoterebbero del tutto se non potessi ritornare periodicamente a immergermi in questo oceano verde.

     

    IMG_2593.JPG
  3.  

    Les petits lacs de l'amour joyeux

    Oggi il bisogno di "diventare se stessi" appare sempre più rilevante.
 A volte un passaggio importante di questo processo consiste nello "smettere di essere se stessi" per trovare parti di sé ancora sconosciute.
 A volte sono proprio abbandoni e dolori strazianti a costituire le premesse di una svolta. Così appare a posteriori.
 
    Guardando avanti è sempre la speranza in una felicità più grande, quella che ci mette in moto.

    1CDB02E0-0B45-4397-9D78-D32BC13B53B4.jpeg

  4. Metterò radici nella roccia, dolcemente, poco alla volta, fino in fondo.


    Non sprecherò energie a lottare contro nemici. 


    Irradierò colore per chiunque ne voglia.

     

     

    IMG_6605%2Bcopia.JPG
  5. Trova il tuo ritmo. Né lento, né frettoloso. E colloca tra una cosa e l’altra il silenzio, la distensione.

    
Rivendica dai tuoi padroni il tempo della pausa, il ritmo della tua musica, gli spazi tra le note.


    Se ci riuscirai, ogni evento sarà Dio stesso, e nulla sarà più amabile, nutriente, perfetto, di quello che ti sta accadendo.

     Il tuo orto da coltivare, l’orto dove stanno nascendo i tuoi sogni.


     

     

    AVvXsEgIwmUi6Lss97cJG_RXiJqvl29Ky-cC48WmVUQeZ1XcyjWu2GMHmNY6YMvu9iHgXBGQO2-PpZHdbhVkV0MGMTGc-fOs_cqGY9s09wQOa57csOxv9pMnztz7iVmWFpvPVbAbG7UksSviiwuDYWxKbOidpsqzW1axKhVEFPByGWK_g5cKIAGQYLDihAfYyg=w640-h480
     


     

    AVvXsEiUJ2ipuE2yw6TqPgrAlpKgk1118VrPoIYb4MUNtYtoC86gjSUVqZwMdclWDZhsS0NucASyDWwX92TZ7aQ0u4fzA2WzSMuPX6Mi0YZgH04zwKh-0iSx7oHK-27JBdwcVf3oclISVGqXb7z13hSergrmVyLVIhoQrFI7ku9uG3kaYB01IZ_b-uBg-p-H-A=w640-h480
  6. Ho sempre amato le energie sostenibili.

     

    AVvXsEho9rNuc5chFsOj6hYCElLfgZDghGpOnPM5BYs6lHNu-eE3raZFmdpVIHqb4VD_NQ5nEP2J1vitpc8Ri_hOyQSsnO93RDYhQ_bkpFcK3VPB7aSlJDS2LIrD4eGOyHRIzC2afKX7ONJf_DQ5SncYW7NSLe_qZ5BHjQytWr9almhrmG4Ct72Mrrh1z1Es3w=w480-h640
  7. Vorrei affacciarmi alla finestra e vedere il mare.


    Vorrei scendere al porto, se ci fosse.


    Salire sulla barca e andare.


    Non in alto mare, ma lungo la costa. A distanza tranquilla.
I

    l vento giusto. Il mare, agevole.
U

    na giornata di contemplazione e basta.


    Solo respirare, guardare, lasciare che la meraviglia della natura filtri dentro e diventi pensiero.

     

    IMG_4554.JPG
  8. In ogni cuore giovane vive una danza. 

     

    IMG_0968.JPG
  9. Quando faccio volar un aquilone mi allontano nel Cosmo, entro in uno stato di trance in cui si intuiscono verità felici, che penetrano con disinvoltura nei segreti della realtà, e assisto al formarsi di immaginarie congetture sulla vita che saltano a piè pari i confini del verosimile usuale. 

    Per il poeta, lo scienziato, il danzatore, il musico e l’avventuriero, l’Altrove è sempre più importante del consueto.

     

    converted-IMG_3606.jpg
  10. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Uhm. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Okay. Per me… ehm, io direi… per Groucho Marx tanto per dirne una, mhmmmm, e Willie Mays e… il secondo movimento della sinfonia Jupiter… Louis Armstrong, l’incisione “Potatohead Blues”… i film svedesi naturalmente… “L’educazione sentimentale” di Flaubert, Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili… mele e pere di Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy…

    Woody Allen Manhattan

    DSC_4533.JPG

    DSC_4348.JPG

    DSC_4437.JPG

  11. Novembre è l’unico mese dell’anno tra ottobre e dicembre. Giusto per dargli un collocazione temporale. E manco a farlo apposta, proprio con un temporale è iniziato questo novembre. Uno si fa per dire.
    Stasera ho fatto le caldarroste, ne ho prese una manciata dalla padella, ho tirato fuori dall’armadio il mio giaccone pesante, e sono uscita a fare due passi. Io e le caldarroste nelle mie tasche ci facciamo una passeggiata.
    E proprio stasera, sgranocchiando castagne per strada e lasciando dietro di me una sottile scia di bucce, ho scorto nell’aria qualcosa di diverso, qualcosa di invernale, o quasi. Stasera c’è un’aria di passaggio, un’aria non-del-tutto. Un’aria affilata ma non troppo, umida ma non troppo, fredda ma non troppo, trasparente ma non troppo. L’aria di stasera ha un’aria decisamente transitoria, appena pochi giorni fa era diversa, un’aria dagli echi vagamente estivi, e adesso è qualcos’altro anche se non ha ancora assunto una forma definitiva. E mi piace respirare quest’aria che sta cambiando, e lei docile si lascia respirare.
    Questo novembre, insieme all’aria che muta di sostanza ed alle prime pioggie, qui in paese hanno chiuso i battenti un sacco di negozi e sulle vetrine spoglie vedo affissi cartelli gialli con una scritta nera: affittasi, vendesi, cedesi… perfino il negozio di fate ed elfi proprio vicino a casa mia ha cessato l’attività. Premetto che odio fate, elfi, troll e compagnia bella ma la cosa mi ha rattristato molto anche se mi sono chiesta come abbia fatto a rimanere aperto per quasi quattro anni. Io non ci ho mai comprato nulla e adesso mi sento pure un po’ in colpa.
    Comunque ammiro le persone che una mattina si svegliano e si dicono: oggi voglio campare vendendo fate ed elfi.
    A me non verrebbe mai in mente ed è una ineffabile limitazione.

     

     

    AVvXsEgEOubktKqdnan1jF-PWUf5uQHi9pDDRaOxbJ0vkHrmbSzUWqLyL4cjJH2eHEUFiynOkxsWES_E7FTxb2nJr4U5t-IARwNlFxbLyUpkCL6btS9bmgIj6OhRQE09Igv1_Cn7DjGW54phkbagQnnQp5rgt7Gt5S7VlgaewrRSgM59hdG-_nfFlgOzDknV6Q=w480-h640
  12. Il piacere di stendere i panni sul balcone ovest poco prima del tramonto! 

    Guardi quegli sbuffi di nuvole folli mentre pinzi le magliette: è la penetrante musica del silenzio

    IMG_4721.JPG
  13. Sentirsi diversi è bello.  
    È questa la molla che ci spinge verso nuove esperienze. 
    Sentirsi diversi. 
    Entrare in contatto con altri strati di noi stessi, finora sconosciuti. 
    Poi piano piano, la reiterazione delle emozioni e dei gesti, smussa le differenze e tutto se va.

     

    IMG_8229.JPG

  14. Quando dobbiamo cambiare qualcosa da dove dobbiamo iniziare?
    Dall’inizio, si inizia sempre dall’inizio.
    5bfb3fc3586c3_IMG_57932.thumb.JPG.647c9cdc616fabf0a6ac4d47077cda1f.JPG

  15. (Dedicato a Cristiano e Andrea)

    Mi piace sentirti dire che vuoi andare a Barcellona, iniziare una nuova vita, e mettere su la tua impresa. Hai un buon lavoro, un ottimo stipendio e quello che fai non ti dispiace affatto. Ma tu vuoi andare a Barcellona.


    C’è qualcosa nel tuo spirito indomito che t’impedisce di star seduto comodo e tranquillo sulla tua poltroncina. Ed è proprio questo che mi piace di te.

    Te lo dicevo nel vigneto. Ne parliamo ancora un po’?


    Era la faccenda di Pinocchio. Sai, ho rivisto il film di Benigni qualche giorno fa. E mi ci son messa a pensare sopra.


    Da ragazzina Pinocchio mi piaceva assai. 

    
Il libro Cuore mi piaceva anche, ma non come Pinocchio. Pinocchio era un burattino selvatico, insofferente delle regole sociali. E io credo di sapere molto bene quello che vuol dire.

    
Collodi e De Amicis – ho studiato – hanno scritto questi due romanzi come romanzi di formazione nel momento in cui si costruiva l’unità d’Italia e bisognava attrezzarsi per comportamenti adeguati. Insomma, diventare bravi ragazzi.

    Pinocchio è dunque il ragazzino selvatico che diventerà un bravo ragazzo – alla fine del libro. È chiaro che Pinocchio è simpatico soprattutto finché rimane burattino, non va a scuola, si prende gioco dei carabinieri, e ne fa di tutti i colori perfino con Geppetto, che – cosa veramente straordinaria – è riuscito a metterlo al mondo semplicemente con una sega.

    La svolta della storia avviene quando scopre che, a vivere a quel modo, sta diventando un asino. Questo lo spaventa a morte e allora si converte. Lui che non ne voleva sapere di scuola e di lavoro, ritornerà a scuola – miracolosamente motivato e sorridente – e si metterà a sgobbare per portare il latte a Geppetto e per ricomprargli la giacca. Nel film di Benigni questa parte è veramente molto esplicita. Pinocchio lavora a una macina, facendo proprio il lavoro dell’asino che non ha voluto diventare.

    Sarebbe come dire – correggimi se vado fuori le righe – che per non diventare un asino si mette a sgobbare come un asino!

    Questa riflessione mi è parsa veramente sconvolgente. Dunque, eccolo qua l’inghippo, la trappola dei bei discorsi formativi che cercano di promuovere l’adeguamento – o l’adattamento – alla società e alle sue regole. Per non diventare un asino, sgobbare come un asino!

    E allora?
 Dov’è la differenza?

    Ho letto con attenzione le teorie dei giusnaturalisti. Norberto Bobbio le presenta in maniera intellettualmente fantastica. 
Pinocchio me lo fa ritornare in mente.

    I giusnaturalisti s’impegnarono a pensare razionalmente il passaggio dallo stato naturale dell’uomo – immaginato come totalmente libero, ma anche pieno di pericoli e di limitazioni – allo stato civile, dove si trovava più potere collettivo, più sicurezza e tanti altri vantaggi, ma si era sottoposti all’autorità di un potere, e quindi si doveva rinunciare in tutta o in parte (dipende dagli autori) alla propria libertà naturale.

    Insomma, è la situazione di Pinocchio.
 

    O sei libero, giocherellone, e fai quel che più ti aggrada – ma allora diventi somaro, non fai parte del consesso civile, sei fuori… Oppure rinunci al tuo spirito di gioco e alla tua indipendenza assoluta e stai alle regole. E quali sono, te lo diciamo noi.

    Beh, non hai l’impressione che in questo giro di ragionamento, per quanto liscio possa apparire, si nasconda una trappola? Una sorta di pressione a un passaggio troppo frettoloso?

    Io penso di sì, perché infatti, tu che hai un buon lavoro, un buono stipendio, e quello che fai non ti dispiace affatto…, tu mi dicevi – con gli occhi che si accendevano – che volevi scappare a Barcellona, e mettere su qualcosa di tuo. E il nostro amico, che condivide il tuo sogno barcellonese  – in treno per Milano – mi manda un messaggio in cui mi confessa che è stato contento nel vignote “scoprendo che alla nostra età è ancora possibile giocare”.

     

     

     

    IMG_6141%202.jpg
  16. Il giorno in cui mi staccai dalla mia ombra…

     

     

    IMG_2292.jpg
  17. Oh sì, è meglio avere aperto le palpebre su questo scenario. E aver sentito tutto quello che hai sentito. E aver provato ad immaginare. E aver messo alla prova i propri talenti nell’interpretare le cose, e nel cercare con loro un’alleanza. È meglio averci provato a lasciare in eredità le tue piccole conquiste. E aver ricevuto in eredità un sacco di conquiste. E aver immaginato che i propri sforzi servissero a qualcosa. E aver guardato con curiosità e stupore negli occhi dei nostri figli. Ignari forse gli uni degli altri, ma comunque intrisi d’amore.
 E aver pensato che forse siamo solo ai primi passi di qualcosa che appena si annuncia.
E aver accettato la pazienza. Anche l’attesa. E la transitorietà di ciò che ci sembrava valere un’eternità.

    Da ragazzina credevo fosse più semplice. Ora è un po’ diverso. Ma è possibile recuperare l’innocenza. Ricominciare. Provare ancora a inventarsela la vita. A immaginarla come più piace. E fare come se…

    IMG_3291%20copia.JPG
  18. Quando colgo i pensieri che arrivano, si creano le condizioni ideali perché succeda una cosa che mi accompagna generosamente da tempo immemorabile.

    Una sorta di magia che non smette di stupirmi. Si viene a creare come uno specchio dove io mi vedo, mi parlo e mi considero. Lì, nel gioco dello specchio, le cose vengono dette, si lasciano dire e vedere, tutto si appiana e arrivano le idee. Quelle idee tanto piacevoli che rischiarano il cammino. E alla fine ne vengo fuori rinnovata.


    E ciò che mi stupisce è constatare che io non sono un pezzo unico, ma che sono questo continuo colloquio con me stessa in cui mi sdoppio e vedo la me di me in quello specchio. La guardo, le parlo e mi faccio parlare.

    Quesa io che sta al di qua e quella me che sta di là sono una cosa sola, vivente, che dialoga in questo modo. Se una delle due parti scomparisse, penso che non sarei proprio per nulla. Il mio io può vivere e avere una storia proprio grazie a questa possibilità di avere una me.

    Io e il mio doppio siamo una cosa sola. La voglio sfruttare fino in fondo questa opportunità. 

     

    IMG_0709.JPG
  19.  Le cose che non conosci cambieranno la tua vita.

     

     

    IMG_8167.JPG
  20. Vedi quello che succede, quando scrivi?

    Capisco che si parli di terapia della scrittura.

    Lo capisco benissimo perché la scrittura lascia emergere la tua voce fino ad uscire allo scoperto, a collocarsi nella grande canzone dell’universo. 
Ma non mi piace che questo concetto della terapia, che oggi ti ritrovi dappertutto, sia troppo insistito e si fagociti la scrittura stessa – e tutto il resto.

    Che siamo tutti e sempre malati? E cos’è questa smania di definirsi in permanenza bisognosi di guarigione?

    Pensare che ancora dobbiamo guarire è prendere tempo. È rimandare.

    Voglio pensare che sono già guarita. Che sto bene abbastanza per vivere, che ho abbastanza energia per fare e per creare, per alimentare la vita attorno a me.

    Fino a che punto siamo diventati ipocondriaci? Questa vecchia mania a provare piacere nel sentirsi inadeguati. Non stiamo abbastanza bene per fare casini in questo minestrone della vita?
    La vita è molto più divertente di una continua terapia.

     

    IMG_1482.JPG
  21. Come fai ad andare a dormire quando i pensieri ti accendono l’animo? 

    Vorresti fermare il tempo? 

    No, vorresti che questo tempo non finisse mai. 

    E temi che, addormentandoti, gli dai il permesso di cambiare.

     

    So già che tratterrò le palpebre il più a lungo possibile e fantasticherò nuove esplorazioni e nuovi eventi.

     

     

    1B965313-5E35-4EF8-A723-EFE6B1D4921C.jpeg
  22. L’anima non è sempre con me. Ma spesso mi visita nei miei soliloqui. 

    E so che quando parlo con lei io parlo con tutti.

     

     

    AVvXsEgmjqTMqGLW9upTD4atHH3FpFlRhPKsTtf_j9-9P2KsGijzdNxc8QEYbvzSJML5d3M5nGsBGE_I9YT2rm9FLxL4AJGPF1xOfR1SOJFW91mo7HiyEm_qYrG8wgkh1cndr0DtpZlkK5p4Tt1nBh8WDSpym2fE4Kqhv_qlG4PjOvhEP1fao9Nh2EpPz5sFbA=w480-h640

     

     

     

    AVvXsEjNpENnVCDkfYxeYq51GaonrkwqBpICpuCQ9bY6hvHc-RI8NS_PE9QOvDprIJ8VRFo7fUJXTbMa2RvjUyhoqBxwSjC0-Yr0W1fP2ctiocFUwaPrTgCgVZC81tcL1u_HSQ1gCN9ruuZesV9iDwhDUvz8mCw9ryNUspq_DaA3zUg82KJ0wHAkBVWWzqseNw=w480-h640

     

     
  23. Oggi mi sveglio e vado in terrazzo per vedere il sorgere del sole. 

    L’emozione è sempre intensa.


    Il sentimento è di gratitudine per essere al mondo, per vedere e sentire tutto questo. E per avere dei sogni che ispirano le mie azioni: Una nuova giornata da modellare come un quadro, come un’opera d’arte o di artigianato. Qualcosa che risulta da una sorta di danza tra me e gli eventi.


    Ho fiducia e, anche se rimango senza parole se mi chiedo il senso di tutto questo, sento dentro che tutto questo è bello ed ha valore.


    Non è sempre stato così.


    Ci sono stati tempi in cui la rabbia e la paura erano loro a dominare le mie giornate. E una sorta di risentimento per tutto il male e la sofferenza che la vita e il mondo comportano.


    Qualcosa è successo.


    Qualcosa ho fatto anch’io.


    Qualcosa mi fa stare meglio.


    E oggi mi sembra logico e perfino doveroso cercare di realizzare una vita di gioia e di creatività.


    Interpreto la mia esistenza come un’avventura di ricerca, piena di sorprese e di scoperte. 

    Vorrei davvero non finisse mai. 

     

     

    IMG_2464.JPG
  24. Fugge a galoppo il tempo irridendo alle ambizioni della fretta. E io rallento per raccogliere il suo fiato nella mia vela.

     

    IMG_0578.JPG
  25. Mattino. La giornata è appena cominciata la fuori. Mentre qui dentro il desiderio è già sveglio. Ci sono le cose da fare. Vestite e calzate. Ma c’è anche una presenza inquieta, ancora informe, che urge. È il desiderio che non si vede ancora allo specchio. So che è lui che comanda. Più che gli aspetti esecutivi della giornata.
    E mi spinge a scrivere e a disegnare, magari solo scarabocchiare, alla ricerca di una forma, di un volto. Per poter chiamare le cose per nome.
    Capisco che è qui la mia ricchezza più intima e vera. Questa pressione interna che non equivale ancora ad un progetto ben architettato. Una pressione, piuttosto, in cerca di un progetto. Del suo progetto.
    Bussa insistente alla porta dell’intelligenza e dell’immaginazione. Le sollecita a partorire tentativi e interpretazioni.

    È lì la mia giovinezza.


    È lì il luogo dove incontro me stessa, oltre il già fatto, oltre ciò che già esiste.

    È quella la punta avanzata dell’Essere.


    È da lì che scruto il futuro.


    E tento di disegnarne i tratti, con gesti che non sono ancora nomi.

     

    IMG_5255.JPG