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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Vivere di frammenti. È possibile? Il nostro DNA e le regole sociali che l'uomo si è costruito attorno forse ce lo impediscono.
    Il punto, il frammento è comunque più umano della linea, nonostante ciò ci sentiamo in debito prima di tutto con noi stessi perché tutto il resto è strutturato in linee che ci imprigionano come un'acciuga nella rete.

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  2. Mi fermavo spesso lungo i canali, ad osservare scorci di abitazioni. Io che da casa me n'ero andata, provavo per un attimo una sorta di nostalgia per il calore del focolare. Poi mi scuotevo e attraversavo il viale, decisa a trovare un fuoco interiore che mi riscaldasse a sufficienza.

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  3. Il Desiderio è tenace. 

    Il Sogno difficilmente muore. 

    Può covare sotto la cenere, ma, al primo alito del vento, ringalluzzisce.

     

     

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  4. Amo questa vita che ho ricevuto in dono.



    Ho fatto molti errori nella vita.

    Ho vissuto e mi è piaciuto.



    Al punto da desiderare di vivere per sempre.


    Che questa avventura continui senza tregua.



    E non so come la saggezza replichi a questo folle desiderio.



    Quasi certamente sono fuori della saggezza.

    

E non me ne importa più di tanto.



    Quasi credessi che la saggezza vera è da qualche altra parte, in vacanza dai nostri discorsi mielosi, sdolcinati e castranti.



    E so benissimo – nel dire queste cose – di non essere né una gigante, né un' eroina.



    Mi glorio che un essere piccola e mediocre come me possa accogliere nel petto l’audacia di sfidare luoghi comuni accreditati e tentare le vie della sincerità. Buttando a terra i vestiti di cui è stato ricoperto dai sarti della cultura e avanzando nuda – il più possibile – sui sentieri della terra.

     

     
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  5. Sì, trovo che la vita si presta alle interpretazioni più diverse. Si può pensare, in certe circostanze, che se ne scorra indifferente, nella sua indipendenza dai nostri pensieri, ma che sia anche docile a lasciarsi leggere e raffigurare come più ci viene o ci aggrada.

    Se entro in quest’ordine di pensieri, vedo la vita, l’universo, la totalità di ciò che esiste, come un’impresa colossale di cui non posso essere altro che spettatrice. E già così mi sembra una gran cosa.
 I miei piccoli traffici con le mani assomigliano ai giochini che faccio nel bosco, o a ciò che combinano i bambini con la sabbia in un pomeriggio d’estate.
 Un po’ d’immaginazione, qualche castello costruito per gioco con la rena, che poi, di notte, un’onda del mare cancellerà.

    Se mi avvicino un po’ di più alla terra, se fisso lo sguardo sulle città, le strade, i cantieri, le fabbriche…, allora vedo che la presenza di noi umani su questa zolla dell’universo ha costruito qualcosa di più duraturo. Sempre fragile di fronte all’immensità del potere della natura, ma a suo modo un universo consistente e complesso, in cui scorrono le nostre esistenze traendone vantaggi e limitazioni.
Anche questo mondo, uscito dalle mani dell’uomo, sembra possedere una sua indifferenza e autonomia nei confronti dei nostri umori quotidiani. Scorre nella sua oggettività, seguendo le sue regole, senza dar troppo peso alle nostre interpretazioni di singoli.

    Ma se mi accosto ancora di più e cerco di entrare sotto la pelle degli individui, scopro come un nuovo universo, dove pensieri, emozioni, sentimenti, desideri, aspettative, costituiscono il pane quotidiano. E quel che è curioso è che tali pensieri e aspettative sembrano riguardare eventi che dovrebbero avvenire proprio nell’altro mondo, oggettivo, della società e della natura.
Far fortuna, la salute, un partner d’amore, opere che esprimano la nostra soggettività e i suoi bisogni e desideri… sono attesi come eventi oggettivi.

    Il corpo e il suo traffico con le cose sembra essere il tramite grazie al quale le aspettative interiori cercano di provocare gli eventi favorevoli. E noi sappiamo che le nostre città, la tecnologia, le infrastrutture sono apparse nella dimensione oggettiva come risultato di questa logica che dall’interno, attraverso il lavoro, realizza all’esterno.

    Noi umani, soprattutto noi occidentali, crediamo molto in questa logica secondo la quale aspettative e desideri prendono forma in idee della mente e si traducono attraverso il lavoro in nuove realtà utili e vantaggiose.

    Da questa prospettiva conta poco se, quando verrà la notte dei tempi, un’onda spazzerà via ogni cosa che abbiamo costruito. Conta invece che possiamo giocare il nostro gioco durante il pomeriggio che ci è concesso, come fanno i bambini sulla spiaggia.

    E la vita, nella sua sonnacchiosa indifferenza oggettiva, ci lascia giocare, prestandosi alle nostre interpretazioni, ai nostri progetti e pensieri, anche se non rinuncia mai alla possibilità di un grosso scossone che cancelli ogni nostra opera e noi stessi.

    Il Dio misterioso tace e ci lascia giocare, finché non risvegliamo la sua suscettibilità con qualche gesto eccessivo?

    Noi parliamo molto, nelle nostre fantasie, di vero e di giusto. Di fatto conosciamo veramente poco il tremendo potere dell’essere. Ma, entro un certo margine, l’Essere si lascia interpretare come più ci aggrada.

    In questa labile giornata dei nostri giochi, tuttavia, ci è dato certamente un dono che colma l’anima. Vedere la Bellezza, e tentare di farla affiorare nelle nostre opere.

    La Bellezza è tenera e gentile. Sembra una Potenza che sfugge dai pori dell’Essere, si sottrae al suo tremendo potere, per venire a carezzare le nostre brevi esistenze.
 Riesce a vestire anche le nostre tragedie e i nostri drammi.
 Esala, come un profumo, in ogni spazio che le apriamo. Visita i nostri corpi, e sosta nelle nostre opere.

    Noi chiamiamo Arte, questa capacità di vedere e di evocare la Bellezza.
 Le nostre interpretazioni migliori, le nostre fantasie più gustose sulla vita, sono quelle che consentono l’Epifania della Bellezza. 

     

     

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  6. Chiedete a un rospo cos’è la bellezza, il bello assoluto, il to kalòn. Vi risponderà che è la sua femmina, con i suoi due grossi occhi rotondi sporgenti dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo, il dorso bruno.
    (Voltaire)

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  7. Adoro il mio balcone, anche la notte. 



    La notte d’agosto scavata tra le stelle cadenti in cerca di messaggi ai bordi del mistero. 

    

Perché vivo ai bordi del mistero. 

    

La notte, come la battigia che separa la spiaggia stretta del noto dall’oceano immenso dell’ignoto. 



    E guardo nel buio come si può guardare nell’altrove. 

    

E la vita stessa appare come la prua della nave che avanza nelle acque sconfinate navigando a vista. 



    E benedico il sapere, tutto il sapere che millenni hanno accumulato. Pur sapendo che è poco, è già immenso per la mia piccola mente. E vi posso accedere in qualche modo, per trarne conforto e indicazioni. 



    Ma la mia vita si accende sul balcone che guarda nella notte. E aguzza l’occhio per vedere ciò che non si vede e dare certezza a quello che spero, in attesa dell’alba. 



    Una grande fiducia invade l’animo che respira già le cose di oggi. E sembra che una musica accompagni la storia, dando ai piccoli gesti l’eco dell’impresa. 



    E anche stamani posso sentire gratitudine per poter progettare il modo, il come, in maniera che calzi non l’uomo in generale, ma proprio me, così come sono.


     

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  8. Il punto è sempre lì.


    A volte il tempo sembra offrire opportunità insperate.


    Ma devi muoverti. 

    Devi cambiare. 

    Si tratta di cambiare. 

    Si tratta, in fondo, di fare tu l’atleta delle Olimpiadi.


    Sentire il richiamo e cambiare.

     

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  9. Un cielo fiorisca

    sopra il tuo balcone 

    sopra le tegole del tetto 

    e come alzi gli occhi

    te l'ho detto

    allunga il dito

    e già lo tocchi


     

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  10. La testa si bagnerà di sudore, le membra raggiungeranno il limite della fatica, la stanchezza mi chiedaerà di riposare un po’m  La mia fame verrà nutrita, probabilmente rimetterò un po’ a posto la casa, trascurata in questi giorni, ma la mia testa sarà a questa impresa. L’intenzione sarà di scoprire e di fare.
    Perché questa fame che chiamo inquietudine continua a parlare dentro di me, sussurra tra le pieghe delle azioni, e a volte urla, come la sera, prima di andare a dormire.

     

     

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  11. Facevo il consuntivo della giornata, come sempre. Bisogna ricordare le cose, se no, scappano nell’oblio. Bisogna mantenere la memoria. Quando si vive si fa poca attenzione. Si perde tanto. Bisogna recuperarlo. Io lo faccio alla sera. Ho un diario di bordo. Cerco di ricordare le cose e me le annoto. Mi sembra di vivere di più…

     

     

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  12. La notte avvolge nel suo manto le nostre domande.

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  13. La brina e il sole


    Queste le parole

     

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  14. A volte è a sera che riprende il volo.

    Sfilacciati rivoli di forze intrecciano energie
 e i sogni colorano l’anima di nuove avventure.
     

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  15. Non uvoglio n Dio che parla la lingua nazionale e che emana un ordine sovrano.
    Ma l’oggetto oscuro del desiderio.
    L’obiettivo di una sete che ti abita, anzi: che ti costituisce. Che tu sei. E che cerchi a tentoni, divenendo consapevole della tua ignoranza proprio lungo l’itinerario glorioso dei tuoi fallimenti.

     

     

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  16. È come se nella pianta ci fosse, in incognito, il desiderio del fiore, e nel fiore ci fosse – in incognito – il desiderio del frutto.
    Nel momento in cui questo incognito diventa un po’ consapevole, s’innesca il processo. L’avventura. E incominci a diventare altro. 

    E l’altrove incomincia a diventare qui.

     

     

     

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  17. Il mio amore è un ragazzo  che si fa strada tra i rami del bosco, con le gambe rinnovate nel vigore, il petto coraggioso destato dal vento e nel ventre la fiducia dell’anima bambina.
     
     
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  18. Dove il cavaliere con estrema audacia si getta nel fiume col cavallo per portar soccorso alla principessa..
     

     

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  19. Per quel che ne capisco io, la posta in gioco del lavoro quotidiano che si fa su noi stessi per attraversare la vita, le sfide, i problemi, le cose da fare, gli spazi e i tempi da riempire, concerne lo spirito con cui lo facciamo.
Personalmente vorrei essere sempre gioiosa, appassionata, vitale al cento per cento, e provare sensazioni intense, un chiaro senso della direzione di marcia, e la luce negli occhi di chi sente che tutto è bello.
    Vorrei dare la mia impronta a tutto quel che tocco, essere a modo mio. Vorrei avere una mia storia di cui andare fiera. Da poterla raccontare con quell’atmosfera magica con cui ho sentito da piccola raccontare le storie d’avventura.

    Tutto questo, probabilmente, è un segnale del fatto che non ho mai sentito grande fascino per il “mondo dei grandi”, dove regnano parole seriose che alludono alla responsabilità, al dovere, al rispetto delle regole. Ho accettato probabilmente con maggiore propensione il punto di vista dei “ragazzi” che trovano il mondo dei grandi piuttosto noioso, pedante, grigio e tendenzialmente ipocrita. Che pizza!
    Nelle giornate di vento caldo e di luce splendente come quella di ieri, viene spontaneo un inno a Peter Pan. Signore, tienimi ancora lontano dalla saggezza dei grandi. Lasciami giocare con il mondo ancora un po’. 
Non importa se mi dicono che non sono ancora matura. Quello che sento dentro è una gran festa del cuore.

     


     

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  20. Se noi facciamo film, scriviamo romanzi, componiamo musica, facciamo quadri e disegni, se semplicemente fantastichiamo... non è per allontanarci dalla realtà, ma per accostarla da un altro punto di vista, nella speranza di ottenere risultati migliori.

     

     

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  21. Quanto tempo avrò ancora da vivere?
    I segnali del tempo che passa li sento anch’io.
    Ma che vuol dire? Forse che è ora di rassegnarsi a cosa?
    Un cavolo!
    Voglio essere viva quando viene l’ora.
    Voglio che tutte le mie energie – quelle che sono a mia disposizione – siano per  gustare la vita. Che è straordinariamente ricca.
    E mi piace che ci siano molte più cose in agitazione di quelle che io riesco a digerire.
    Questo senso straordinario che la vita è sempre troppo.

     

     

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  22. Samo vivi. Siamo ancora vivi.

    
È come scoprirsi rinati!


    Ah sì! Ora ci si può mettere al lavoro.

    
I tuoi sogni. Quelli sono la tua verità.


    Ci sarà qualche marchingegno qui dentro.


    Non importa. Hai voglia di fare.

    
E sai dove andare.

     

     

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  23. Ecco quello che ci vuole. Un pensiero emozionante. Meglio, un pensiero emozionato. Un pensiero che si dà una scossa e la smette di dare tutto per scontato. 

    Le domande. Ci vogliono domande che ci aprano gli occhi. Che sollevino la coperta della routine. 

    Sono annoiata? 

    Sono stufa di vivere sempre la stessa giornata? 

    Dove sono i miei sogni da bambina? 

    E se buttassi tutto all’aria?

     

     

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  24. E c'è stato un momento in cui ho deciso: "allora mi farò io da mamma! Nessuno può farlo meglio di me. Io conosco bene le mie esigenze!"

    
Prendersi cura di sé è una scelta decisiva.


    Implica coraggio.


    Perché siamo stati educati ad un'etica dell'amore sacrificale.


    Ho scoperto che avevo questo potere.
Molte cose sono cambiate. Ma, soprattutto, la vita è diventata più dinamica, più avventurosa, più interessante.

     

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  25. Un posto dove le idee si acchiappano con le dita.

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