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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Mi hanno regalato un segnalibro con annotati i diritti del lettore (da Daniel Pennac). Il sesto è il diritto al bovarismo.

    Lo trovo giusto. Non forse nel senso del triste destino di Emma che Flaubert conduce inesorabilmente fino al suicidio.
 Ma certo nel senso di riuscire a vedere le cose diversamente da quelle che “sono”, a sognare delle felicità “irrealizzabili”, “irraggiungibili”.

    E questo perché la definizione di ciò che è e di ciò che è possibile fornita dal senso comunemente diffuso continua ad essere piuttosto taccagna. E, lungo il cammino dell’esistenza, siamo piuttosto incoraggiati dagli eventi a perdere il senso dell’abbondanza che aveva ispirato ancora le nostre fantasie di bambini.

    Ecco allora che i libri, e la lettura, possono nutrire – contrastando l’entropia – il sogno, la speranza, l’operosità gioiosa, la fiducia, …
 In una parola, l’arte di coltivare la gioia di vivere, sollevando quotidianamente dalla melma la nostra energia vitale.

    Ed è questo che fa la differenza.
     

     

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  2. Mi sembra proprio che siamo continuamente lì ad architettare qualcosa che manifesti il senso delle nostre giornate.
Delle volte viene facile. Gli eventi scorrono nella dolce pendenza e il fiume si allarga aprendo orizzonti dolcissimi.


    Altre volte è come attraversare un roveto. Graffi da tutte le parti.


    Altre volte ancora è come tramare una fuga, rinchiusi in una prigione.

     

     

     

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  3. Mi sento ignorantissima sulla vita, sulla storia, sul mondo, su me stessa. 

    È una situazione imbarazzante avere questa urgente voglia di conoscenza e rendermi conto di non sapere. Come se solo un debole fascio di luce fosse gettato su un piccolo spazio qui intorno sul terreno della realtà.


    Eppure, in questo debole fascio di luce emerge impudente un desiderio di vita e di vitalità irrefrenabile, spesso irruento, più sovente pacato ma intensissimo, struggente.


    Un desiderio che mi spinge ad agire, a tentare, a cercare, a inventare, a intraprendere, così come una fame atavica spinge un lupo a cercare una preda che ne plachi l’urgenza.


    Tutto ciò ha dato origine a una storia in cui si rovesciano le mie passioni. Una storia a cui tengo. E non solo come espressione dell’Io. Anche come dono alla vita.

    
Senza questa storia tutto sarebbe vuoto, per me.


    Una storia a modo mio. Una storia che costruisco ogni giorno trafficando col caso.


    Ho capito gradualmente che l’iniziativa e la responsabilità di questa storia spetta a me e che il primo passo di ogni giornata è alimentare la motivazione, nutrire il fuoco interiore. Ho capito che ogni mattina è come mettersi davanti a una tela bianca. E che sta a me trovare lo stato d’animo giusto, le energie forti, lo slancio vitale, capaci di superare l’inerzia e l’entropia.


    Col passare del tempo, con il moltiplicarsi delle esperienze, si è alimentata la fiducia e la speranza. Che ogni mattina, tuttavia, devono essere rinfrescate e nutrite. 

     

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  4. Molti lo stanno affermando. Molti esprimono timori catastrofici su dove ciò possa condurre. Non credo che il baratro dello smarrimento sia un destino ineluttabile. Ma conviene porsi la domanda. Essa può riguardare la vita delle persone anche più profondamente che il marketing. Ipotizzando che ci sentiamo tutti quanti sotto l’obiettivo della telecamera (che in tal senso ha sostituito l’Occhio di Dio di altri tempi), che effetti ha questo su la nostra “recita”? l’immagine che recitiamo è davvero la rappresentazione di ciò che siamo e dei sogni profondi che ci definiscono?
    Il Dio severo ed asciutto dell’Antico Testamento – dicono – è morto. Morirà anche il dio dello share, perché anche questo dio nega qualcosa che ci appartiene di diritto: l’identità tra la nostra immagine-sogno e la nostra realtà.

     

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  5. Nella nostra (mia) vita ci sono itinerari che ti portano a sperimentare la gioia e perfino l’estasi dell’essere al mondo. È un po’ l’aspirazione dei vari itinerari della spiritualità. In armonia con la natura, la meditazione che ti collega con la profonda sacralità dell’universo, la pace del cuore, etc… Ecco, mi dico, questo è il Paradiso Terrestre. Non c’è bisogno di altro e tutto è colmo.
    Ma, a un certo punto emerge l’albero della conoscenza e tutto cambia. Mangi la mela e sei cacciato.
    La conoscenza è innanzitutto la consapevolezza che il tuo desiderio sopravanza ogni bene che hai, ogni cosa che esiste, ogni traguardo raggiunto. La conoscenza che ti fa “come” Dio – anche se solo nel senso che il tuo desiderio è senza limiti, infinito.
    E, mangiando questa mela, tu esci dal Paradiso Terrestre e ti metti al lavoro, intraprendi un cammino che è tutt’altro che pacifico, per conquistare l’altrove.
    Il sentimento che provavo in queste riflessioni non era quello di una colpa, ma piuttosto la scoperta di un trucco fantastico della vita, che ti spinge ad andare oltre. La cacciata dal paradiso Terrestre risultava, nella mia interpretazione, il processo stesso della creazione della vita.
 Il Paradiso Terrestre è il grembo materno, dove tutto è dolce e pacifico. Ma da cui, per essere e per vivere, vieni espulso.
 La trasgressione che rompe l’armonia originaria diventa un gesto coraggioso e creativo. La colpa diventa una “Felix culpa”.
 È analogo alla decisione dell’emigrante che va a cercare l’America, non perché in casa non ci sia abbastanza, ma perché ha scoperto – la conoscenza – che il suo cuore desidera di più.

     

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  6. Nella vecchia casa di famiglia, nel centro del paese, il ragazzo batteva direttamente alla tastiera del computer la tesina che doveva presentare il giorno dopo.
    Stava mettendo a fuoco un concetto che l’aveva letteralmente rapito e trasportato nel mondo della filosofia.
    Si trattava dell’anti-fragilità, un concetto che superava quello di resilienza. In sostanza era la qualità di diventare migliore dopo eventi stressanti. Non semplicemente essere flessibile e riadattarsi tale e quale al mutamento. No, piuttosto evolvere, crescere, espandersi…
    Il ragazzo si rendeva conto che questo concetto corrispondeva esattamente alla sua esperienza personale. Era diventato più forte e più creativo dopo ogni evento perturbante che l’aveva colpito di sorpresa…

     

     

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  7. Non  credere che quello che conta davvero siano gli agganci, le relazioni importanti, la solida base finanziaria di partenza… Non è così.
    Ciò che conta in maniera invincibile è la testardaggine, la determinazione instancabile, la capacità di andare avanti malgrado tutto, l’alto livello di energia.

     

     

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    1. vitto071

      vitto071

      ciò che non ti uccide ti rende più forte :)

  8. Non abbiamo più a che fare con cose. Ma con entità, enigmi, complotti, epifanie, messe in scena, testi criptati, e svelamenti. 

    È il mondo del romanzo d’avventura. 

    L’intuizione vale quanto un pasto. L’idea quanto una nascita.

     

     

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  9. Non sono portata per le cose esoteriche. Ma ero piena di stupore e, razionalmente, cercavo di limitare la presunzione della ragione.

    In maniera da lasciare libero spazio all’imprevisto, alla sorpresa, alla meraviglia. 

    Mi piaceva perfino abbattere le rigide barriere dalla razionalità argomentativa.
     

     

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  10. Nutrire il sogno è un lavoro. Meraviglioso, appassionante, emozionante.
    Una delle mie massime preferite è: se sei capace di immaginarlo, sei capace anche di realizzarlo.
    Il sogno si nutre costruendo immagini che lo rappresentino, che lo dispieghino.
    Lo si fa, spontaneamente, nelle fantasticherie.
    Si può assumere la responsabilità attiva della fantasticheria.
    Svilupparla come farebbe un regista fantasioso.
    Il sogno, una volta innescato, cresce da solo. Come le opere d’arte nelle mani degli artisti.
    E guida i tuoi gesti.
    È il sogno che parla di te, che fa uscire all’aperto quello che sei nella ghianda. Il sogno è l’epifania della tua anima.

     

     

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  11. Oggi è tornato il bel tempo.
    La felicità di vedere, con gli occhi della notte, il cielo aperto e il sole che inizia a sorgere! È promessa consolante.
    Cerco di accettarmi così come sono, senza riuscirci mai del tutto. E approfitto dei periodi buoni per essere gioioaa ed entusiasta. 

    Vago tra sensi di inutilità e slanci altruistici di grande respiro.


    Mi barcameno facendo finta di aver capito i segreti della vita, quando il destino soffia il suo vento in poppa, o quando lo prendo di bolina. Salvo ammettere sinceramente la mia profonda ignoranza quando ci sbatto il naso contro. 

    Se questo è il mio viaggio, stamani ne sono molto lieta. Con la luce di questa mattinata promettente mi sembra di poter contribuire al benessere del mondo. E forse giungere in prossimità della mia Itaca, che continua ad attrarre il mio pensiero, sia che faccia tempesta, sia che trionfi il bel tempo.
     

     

     

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    1. martymartina1

      martymartina1

      Bellissima descrizione e foto!:x

  12. Per quel che ne capisco io, la posta in gioco del lavoro quotidiano che si fa su noi stessi per attraversare la vita, le sfide, i problemi, le cose da fare, gli spazi e i tempi da riempire, concerne lo spirito con cui lo facciamo.
Personalmente vorrei essere sempre gioiosa, appassionata, vitale al cento per cento, e provare sensazioni intense, un chiaro senso della direzione di marcia, e la luce negli occhi di chi sente che tutto è bello.
    Vorrei dare la mia impronta a tutto quel che tocco, essere a modo mio. Vorrei avere una mia storia di cui andare fiera. Da poterla raccontare con quell’atmosfera magica con cui ho sentito da piccola raccontare le storie d’avventura.

    Tutto questo, probabilmente, è un segnale del fatto che non ho mai sentito grande fascino per il “mondo dei grandi”, dove regnano parole seriose che alludono alla responsabilità, al dovere, al rispetto delle regole. Ho accettato probabilmente con maggiore propensione il punto di vista dei “ragazzi” che trovano il mondo dei grandi piuttosto noioso, pedante, grigio e tendenzialmente ipocrita. Che pizza!
    Nelle giornate di vento caldo e di luce splendente come quella di ieri, viene spontaneo un inno a Peter Pan. Signore, tienimi ancora lontano dalla saggezza dei grandi. Lasciami giocare con il mondo ancora un po’. 
Non importa se mi dicono che non sono ancora matura. Quello che sento dentro è una gran festa del cuore.

     


     

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  13. Piccoli segnali che avverto all’interno.
    Che infiltrano suggestioni di rinnovamento. 

     

     

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  14. Prepararmi alla giornata stando al sole è per me un vero piacere. Un momento di connessione con quello che sono, che sento, con le paure e con i sogni. È un momento per ricostruire la fiducia, la speranza. Per diventare più consapevole della bellezza e del dramma.

     

     

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  15. Quando sto male – come tutti – piango, prego, mi inquieto, dispero, mi abbandono, mi arrendo e mi do da fare.
    Riuscire ad isolarmi nell’adesso è come rannicchiarmi attorno alle mie ferite. Aspetto che passi – se passerà – risparmiando le forze.
    E riesco a trovare anche una certa pace. Mi accontento di essere. O di essere stata.


     

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  16. Rintocchi di campane. Mattina presto. Una mattinata d’incanto. Sole caldo, aria fresca. Come mi piace. E camminata lenta, in mezzo ai campi.
    Ho incontrato un fotografo amatoriale. Mi ha parlato di nidi di airone. E gli si accendevano gli occhi nel farlo.
    Vorrei esserti di sostegno, quando incappi nella pesantezza dell’essere. Perché anch’io ho bisogno di sostegno. Ho bisogno di un colpo di coda della vita. Un soffio del vento, un battito d’ali, il sorriso di un amico. Perché viene per tutti, ripetutamente, il momento in cui sembra che tutto sia inutile.
    Allora io cammino, al sole, all’aria fresca. Penso solo ai movimenti del corpo. E mi accorgo che già essere al mondo è una gran cosa. Che guardare e vedere è una gran cosa.
Ma, subito dopo, una voce dentro mi dice che non basta. Che non me la devo raccontare. Grata, sì. Tutto quello che sono e che ho è miracolo. Ma non me la devo raccontare: non basta!
    E allora faccio sogni agitati. In cui litigo con qualcuno. E mi sveglio con la voglia di sfidare il destino e di mandare a quel paese un sacco di cose. E anche gente.
    Delle volte non mi ricordo più dove sto andando. E mi ritrovo frastornata. E mi vengono in mente solo gli errori e le colpe. E allora mi scuoto e ricomincio daccapo. A ridare un nome alle cose che voglio. 

     

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  17. Samo vivi. Siamo ancora vivi.

    
È come scoprirsi rinati!


    Ah sì! Ora ci si può mettere al lavoro.

    
I tuoi sogni. Quelli sono la tua verità.


    Ci sarà qualche marchingegno qui dentro.


    Non importa. Hai voglia di fare.

    
E sai dove andare.

     

     

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  18. Un’immagine che mi è divenuta cara a proposito sia dei pensieri con cui oriento la mia navigazione, sia degli eventi che costellano la mia avventura è proprio quella di pescare con le mani nel fiume del tempo.
    C'è stato un tempo in cui volevo pensare difficile. Ero convinta che si pensasse a quel modo e partorivo anche dei pensieri pregevoli, delle connessioni originali.


    Era un po’ lo stesso modo con cui affrontavo la vita in generale. Bisognava stare in tensione, essere severi e critici, esercitare il sospetto…e conquistare gli obiettivi.
    Ora la mia vita ha conosciuto un altro modo di pensare, più rilassato. Non dico che sia saggezza. Certo è che godo molto di più nel pensare.

    Mi immagino che i pensieri vengano a me come i pesci che popolano la corrente del fiume. Vi sono immersa dentro e afferro quello che mi passa tra le mani.

    Ho smesso di essere critica e severa nei confronti dei pensieri che vengono. Immagino che ogni pensiero abbia una sua ragione e un suo messaggio. Diciamo, il suo nutrimento.
 Li assaporo più a lungo. Lascio che si distendano, che mostrino tutto quello che hanno da mostrarmi.
P erché i pensieri sono vivi e hanno una storia.
 Non parlo della storia che hanno avuto nella cultura. Sto parlando della storia che raccontano raccontando se stessi.

    I pensieri non si esauriscono mai in quel che dicono di primo acchito. Lasciandoli parlare, vanno avanti. Io dico che si distendono, si slargano, si dipanano, si svelano.
 Seguire – direi: ascoltare – il loro racconto è piacevole e conduce in geografie mentali popolate da parentele e connessioni interminabili.

    Lascio che sia la spontaneità del loro movimento a guidare il viaggio. Non impongo loro la legge della coerenza logica a priori. Sempre si rivelano molto logici, a posteriori, quando il loro racconto è terminato in un punto, in una stazione di posta.

    Accolgo anche i pensieri che a prima vista sembrano brutti, negativi, persino mostruosi. Li lascio svolgersi per la loro strada finché non arrivano ad un approdo gentile.

    Spesso mi fanno fare tutto un percorso emotivo, intimo. Mi fanno passare attraverso diverse figure della mia vita interiore. Operano delle trasformazioni. Durante il loro racconto provo sentimenti diversi, fluidamente collegati tra loro.
 Procedo con perseveranza, animata dalla fiducia che anche questi pensieri hanno una loro verità da mostrarmi. Qualcosa che mi riguarda personalmente. Un cambiamento da operare e che si genererà semplicemente seguendoli a quel modo.

    Annoto volentieri i passaggi spontanei di questi pensieri. È il mio cestino del pescato. E possono passare delle ore prima che avverta stanchezza o noia per questa attività.

    Mi rendo conto che questo è uno dei modi – tra i miei preferiti – di vivere la mia fiducia nella vita.
 Non ho critiche a cui controbattere, non ho obiezioni da affrontare. È semplicemente come raccontare ciò che passa. E lasciarsene nutrire.

    È sulla base di questo stesso modello che cerco di vivere gli eventi oggettivi del tempo. Afferro quello che mi passa tra le mani. Cerco di trovare il suo nutrimento e gli do il tempo di offrirmelo. Con gentilezza.

    Potrà il mio sogno procedere in avanti, verso la meta, con questo sistema?


     

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  19. Voglio trovare nuovi modi di guardare alle cose con cui traffico ogni giorno? La solita visione non è l’unica. Lo so e lo desidero.
    Voglio una sorsata di giovinezza scaturita da uno sguardo nuovo. Più dentro, più oltre, più sopra. E anche fuori dalle solite filosofie.
    Quanto tempo ci vuole alla mente per evolvere?
    Guardo l’universo. Qualcosa che non conosco sta facendo qualcosa che non so. Avverto tutto il pathos di questa posizione. E tutto lo stupore dello sguardo di un’intelligenza che non si vuol perdere lo spessore del mistero, mentre spinge avanti l’occhio per afferrare qualche frammento di luce.
    Tutto il sapere che ci siamo costruiti appartiene ad uno spazio minimo di consapevolezza. La vita appare come un semplice aperitivo di se stessa. E l’amore come il vagito di ciò che aspira a diventare.
    Anche se si mostra pesante e pensosa, tutta la nostra saggezza è erba bambina. E le nostre facoltà, i nostri talenti, chiedono di essere liberati dalla zavorra più che riposare su archivi di risultati accumulati.
    La nostra è un epoca in cui l’aspirazione a volare liberi e leggeri conquista territori sempre più estesi d’espressione. Le storie d’amore si riducono a intensi scambi di sguardi mentre si attraversano le strisce pedonali. Fantasie istantanee durante il tragitto del tram da una fermata all’altra. Sorrisi intrecciati davanti l’entrata del negozio. Un attimo dopo, tutto è finito. Tutto ricomincia.
    Le visite della verità sono fugaci. La luce delle intuizioni, imprendibile. I segnali che contano sono nella visione laterale, in tralice. La nostalgia si fa poesia leggera, mentre lo sguardo si solleva alle nuvole, alla ricerca dell’altrove.
    Troverò nuove parole, masticando quelle vecchie. Aprirò la porta a nuovi pensieri battendo con i polpastrelli la tastiera del computer.
    Suonerò la mia musica per conoscermi meglio.
E ogni mattina darò una risposta fresca alla domanda che mi porto dentro. Chi sono? Dove vado? Cosa sogno davvero?

     

     


     

     
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  20. Vorrei dirti in questo modo quanto ti ammiro quando ti assalgono le preoccupazioni, o il peso degli errori commessi, perfino la paura di avere una vita priva di senso, una storia insignificante, neanche una storia..
… e tu riesci ad accennare quel tuo sorriso leggero, a scuotere pazientemente la testa, e a ricominciare daccapo, respirando profondamente. 

     

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    1. vitto071

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      “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.”
                                                                                                          PABLO PICASSO

       

  21. I colori, l’energia, la salute, i sogni, le gambe, la danza, la musica, l’apertura, l’aperto, il cielo, l’aria fresca, camminare. Il lato gioia dell’esistenza.

    Per nutrirsi, rafforzarsi, rigenerarsi e affrontare le sfide, i compiti, seguire i desideri, inventarsi il proprio itinerario.
     
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      bellissima foto :) 

  22. Non capisco come si possa continuare a prendere le cose continuamente alla larga. Gira e rigira sulle questioni.  Mica dobbiamo riempire un palinsesto! E si tratta della nostra vita – o sbaglio?
    Insomma, sono convinta che il passo decisivo che abbiamo da fare lo conosciamo benissimo – dentro. E poi ci giriamo attorno. Insomma, mille ragionamenti affinati, e anche sani propositi, generosità a piene mani, compassione, assoluta volontà di non far pagare ad altri il prezzo delle nostre scelte, e via discorrendo…
    Scrupoli? Sensi di colpa anticipati?

    Ma che ne dici del motto: meglio rimorsi che rimpianti!

    Ti sembra aggressivo? Insensibile? Irresponsabile?
     

    Ma intanto, con tutto il tuo senso etico, ti condanni a vittima per l’eternità. Non farai mai un passo, in questo modo.

     
    Non ti sembra che un bell’errore – uno di quelli pieni di cose da correggere, da migliorare all’infinito – sarebbe meglio di un’eterna tergiversazione?

    Hai tenuto conto del fatto che alla lunga saremo tutti morti?

    Senza sfondare il muro della paura di fare errori o di commettere peccati è difficile mettere in moto le cose.

    E se non si mettono in moto le cose, non succede nulla di nuovo.
    E se non succede nulla di nuovo, siamo al punto di partenza – anche se ci abbiamo fatto sopra una bella letteratura.

    Non farlo perché te lo dico io.
    Guardati dentro e guarda le cose.
    Se hai già toccato il fondo, non ci restare ancora un giorno.
     
    Non succederà niente – credimi.
    E tu sarai ancora lì domani sera, e dopo domani sera, e anche il giorno dopo.
     
    Se la devi lasciare, lasciala. Non è detto che lei si uccida. Potrebbe anche scoprire qualcosa di sé che non ha mai potuto scoprire, avvolta dal tuo amore compassionevole.
     
    Sei vuoi cambiare, cambia. É difficile da noi morire di fame.
     
    Credi nella vita e nel desiderio e nel sogno.

    Tu non vuoi fare del male a qualcuno. Vuoi solo vivere, scoprire la vita e gustarla.

     

     

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  23. È quello che aspetto da tempo e ora so che arriva. 

    Da est verranno le carovane con i forzieri. Oro e argento rovesceranno nello spiazzo del trono e ci saranno movimenti di nuvole e fruscii di fronde. 

    Perché il tempo è questo e tutto precipita verso la conclusione.

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  24. A che serve avere dei sogni se non li insegui? La domanda mi aveva coinvolto. 


    Ho capito che avere dei sogni in concreto significa sognare a occhi aperti. 
Che questo non indica solo una direzione di marcia, ma libera subito energia buona necessaria per agire in maniera mirata. 
E ti rende felice di fare.

     

     

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      ok1803

       

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  25. A dire il vero non saprei come sopportare la vita se non trovassi il tempo per leggere libri di filosofia, romanzi e saggi che mi facciano pensare, che mi tengano in moto sia il cervello che il cuore; senza avere giornate libere da impegni per andare a passeggio e respirare l’aria fresca dell’aperto di prima mattina, osservando un paesaggio dall’alto. Se non trovassi il tempo per scambiare comunicazioni emotive con gente che come me si emoziona di fronte agli eventi e aspira a conoscere l’amore un po’ più a fondo di quanto sia successo finora. 

    Come potrei lavorare per un’azienda in cui per tante ore al giorno, alla settimana, al mese, all’anno… dovessi occuparmi soltanto di implementare le mie performance per alzare i grafici dei profitti degli azionisti? Come potrei reggere il peso dell’esistenza se dovessi considerare soltanto quelle attività che portano a risultati quantificabili in termini di prezzo? 

    Ma non è il caso di denunciare come fattore altamente inquinante, pari almeno al riscaldamento globale, questa visione unidimensionale della nostra vita?

     

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