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Forse è nel sonno che la giornata nuova è stata seminata.
Forse è nella mente inconscia che i pensieri del giorno hanno le loro radici.
Ma ora è tempo di svegliarsi e d'infilare il vestito delle ore.
La maglietta leggera dei tuoi sogni.
Le scarpe desiderose di passi.
La strada si apre, davanti la porta di casa.
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A dire il vero non saprei come sopportare la vita se non trovassi il tempo per leggere libri di filosofia, romanzi e saggi che mi facciano pensare, che mi tengano in moto sia il cervello che il cuore; senza avere giornate libere da impegni per andare a passeggio e respirare l’aria fresca dell’aperto di prima mattina, osservando un paesaggio dall’alto. Se non trovassi il tempo per scambiare comunicazioni emotive con gente che come me si emoziona di fronte agli eventi e aspira a conoscere l’amore un po’ più a fondo di quanto sia successo finora.
Come potrei lavorare per un’azienda in cui per tante ore al giorno, alla settimana, al mese, all’anno… dovessi occuparmi soltanto di implementare le mie performance per alzare i grafici dei profitti degli azionisti? Come potrei reggere il peso dell’esistenza se dovessi considerare soltanto quelle attività che portano a risultati quantificabili in termini di prezzo?
Ma non è il caso di denunciare come fattore altamente inquinante, pari almeno al riscaldamento globale, questa visione unidimensionale della nostra vita?
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Mi alzo prestissimo. È ancora notte, ma quella parte della notte che corre verso il giorno. Che va incontro al sorgere del sole.
E io aspetto il momento in cui potrò uscire, per andare a camminare. Non m’importa dove, mi basta andare dove starò sola con i miei pensieri. Quello stato di solitudine che mi dà una gioia straordinaria. Quel piccolo viaggio interiore che mi consente di trovare la mia dimensione personale del viaggio.
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Era la via del mare che cercavamo. E la stavamo percorrendo. Il mare era l’orizzonte aperto verso una vita avventurosa e interessante. Quella gioia intima e profonda che sa di possedere il senso dell’esistenza. Volevamo radunare lungo le strade tutti coloro che asfissiavano per il clima depressivo che contagiava le regioni della terraferma. Volevamo creare gruppi di ribellione, comitati di resistenza, campi di addestramento all’operosità creativa. Dovevamo contrastare quella visione che riduceva tutto alla dimensione dei conti, dei prezzi e degli utili. Volevamo riappropriarci di tutte quelle cose “inutili” che rendono la vita bella e significativa. Volevamo dare valore alle molte dimensioni dell’uomo. Sorridere con sincerità, esprimersi, condividere. Era necessario capire come operare una rivoluzione culturale capace di conquistare e sedurre, capace di accendere la fiamma dentro il petto delle persone.
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L’immensità dell’universo ci suggerisce che un giorno viaggeremo tra le galassie.
Lungo è il cammino che ci attende e la scoperta non avrà mai fine.
Una buona cultura prepara lo spirito per il lungo viaggio. Già da oggi.
Una buona cultura non sperpera intelligenze ed energie in stupidi conflitti, ma le investe nella costruzione del futuro. -
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Il fascino dell’avventura. Partì da ragazzino come mozzo su un vascello. Divenne capitano - oh capitano, mio capitano! – E solcò gli oceani del mondo, imparando molto sugli umani e sui cetacei. Conobbe la flora di isole tropicali, si nutrì di cibi esotici ed ebbe amori intensi e brevi. Lasciò traccia di sé su taccuini rilegati. Si assopì nel tramonto colmo di mistero.
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Il 2022 è già esaurito. La mia testa è già nel nuovo anno. Il nuovo anno è già iniziato.
A me piacciono i buoni propositi. Non aspetto l’inizio dell’anno a farli. Li faccio spesso. Li tengo in caldo. Al centro c’è sempre il lavoro per tenere alta la guardia e acceso il fuoco.
Le cose vengono meglio se la fiamma è accesa. Il viaggio diventa eccitante. Le difficoltà si sciolgono più facilmente. -
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E immaginavo Ulisse nel suo viaggio verso Itaca.Dieci anni? È tanto? È poco?
È quello che è.
Tu vai verso Itaca, ma intanto esplori il mondo, la vita. Aderisci agli eventi, quali che siano gli dei che si danno da fare.
E ascolti il canto delle sirene, avendo cura di farti legare all’albero maestro.
E ti lasci incastrare da Circe, ma senza chiudere il cuore alla nostalgia.
Oh, Nausica, com’era dolce il tuo sorriso…Si va, verso Itaca, ma intanto si esplora il mondo, la vita.
E non smetterò mai di meravigliarmi.
Se potessi dirlo con le parole della poesia!
Perché, infatti, tutto è musica. Tutto è sogno.
Il mondo che c’è fuori di qui, il mondo tutto da esplorare, tutto avventura e conoscenza, è già presente nella mia anima e mi porta fuori dai confini stretti del presente. Ma nel veleggiare verso Itaca, io aderisco al presente, alle onde di quel che succede, là fuori e qui dentro.
Essere qui, nel presente, e bruciarlo come legno da ardere, per fare luce nel veleggiare verso Itaca. Vado verso Itaca – oh la mia Itaca! – e intanto esploro il mondo e gli eventi.
Dio! Non finirò mai di meravigliarmi. E prego il Cielo che questo continui per sempre…
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C’è qualcosa che sento dentro di me. E mi sembra una forza in azione anche là fuori, nel nostro mondo brulicante di movimento. Forse è anche la vocazione intima e profonda dell’arte.
A cosa mi riferisco? Forse non è un caso che il pensiero mi abbia visitato proprio nel periodo di Natale. Perché con la nascita che si rinnova questo pensiero ha a che fare. E forse ancora di più con quel tema che nella tradizione cristiana precede il Natale e che è l’Avvento.
Voglio dire il desiderio del Non Ancora. La ricerca del Non Ancora di cui scopriamo di avere un grande profondo desiderio.
Siamo attraversati da un profondo bisogno di creatività, in ogni settore della vita. La stessa qualità di vita degli itinerari personali sembra chiedere di prendere le distanze da ciò che è, che è stato per tanto tempo, da ciò che sembra immutabile e irremovibile. Siamo protesi verso qualcosa che non è ancora.
Nell’arte ciò che è stato non va ripetuto. È tutta una ricerca di nuove forme, movimenti e tracce di movimenti che esplorano ciò che ancora non è stato fatto, di modi e forme in cui ciò che si dice ancora non è stato detto. L’avvento del nuovo.
E non è leggerezza, superficialità, sottoprodotto di un consumismo che caratterizzerebbe una società liquida alla Baumann. Materia per le prediche dei moralisti, degli elogiatori del tempo andato.
Credo che vada guardato più a fondo e che vi si debba trovare un richiamo rivelatore della nostra vera natura e del nostro valore più intimo. Siamo esploratori dell’Essere, curiosi del Non Ancora, sempre in viaggio. Sempre in tempo d’Avvento. Anche a Natale. -
Beh, quando viene la sera io mi domando: quando verrà la mia? E che significa che ci sono? Che c'è tutto questo? E io che ci sto a fare? Sì, vivere, mangiare e dormire al riparo, anche guadagnarsi da vivere, perché no? Ma tutto questo a che serve? Che senso ha? Qualcuno ha davvero la risposta?
Quando viene la sera certe domande saltano in testa. Risuonano le domande nel cervello, e le risposte scappano alle reti della mia nave. Ma quelle domande senza risposta lasciano come una musica nell'animo. E quella musica è importante…
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Mi sono resa conto che il perfezionismo è una trappola. Perfezionismo è non fare qualcosa finché non sei sicuro di farlo in maniera perfetta o finché non ci sono le condizioni ideali per farlo come piacerebbe. In questo modo non si incomincia mai a fare.
In filosofia c’è una trappola analoga. Il pensiero è affascinato dall’Essere e lo pensa come perfetto. Poi, non trovandolo da nessuna parte, si converte al Nulla e diventa nichilista. Se non c’è l’Essere allora tutto è Nulla.
Ma il pensiero, ridimensionandosi dopo vari tentativi estremi, si è reso capace di pensare anche il Qualcosa. Il Qualcosa non è l’Essere, ma non è neanche il Nulla. Il Qualcosa appare come la dimensione adeguata dell’umano – anche se la sua sete è senza fine.
Convertito al Qualcosa, il pensiero diventa capace di apprezzare anche il Non-so-che, il Quasi niente. Dove va a riporre gli aspetti più sottili e qualitativi della sua esperienza. Che cos’è che ti fa innamorare? Cos’è che rende la tua giornata gioiosa? Cos’è che ti commuove e ti rinnova? Spesso non è neanche una Cosa o un Evento tangibile. Piuttosto un Non so che.
Il Non so che non entra nella contabilità. Non si sa dargli un prezzo. Non si vende sul mercato. Eppure, questo Quasi niente, che non è una Cosa è responsabile della qualità della nostra vita. E noi diciamo che non ha prezzo.
Ed è per questa via, la via del Non so che, Quasi niente, che riemerge nei nostri animi la fiducia e la speranza. E l’operosità che s’impegna con gentilezza e di buona lena a perseguire quel successo della nostra impresa che sogniamo da tempo.
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È stato un momento. La luce del sole al tramonto rimbalza sulle foglie degli alberi e mi raggiunge.
In quell’istante ho saputo che tutto è straordinariamente bello e ho sentito una nostalgia infinita per qualcosa che non so, ma che riguarda me.
Una sorta di malinconia invincibile per non vedere il senso delle cose. Per essere una spettatrice miope, che riesce a mala pena a intuire di trovarsi solo sulla buccia del mondo.
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Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro.
Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa. -
Sì, guarda: le cose vanno bene.
Dormo abbastanza, mangio tutti i giorni.
Non ci penso più di tanto.Ma io ho ancora tanto bisogno di amore.
Amore per ciò che faccio.
Amore delle persone che incontro.
Amore di qualcuno di speciale che ancora non ho incontrato. E che non cerco neanche.Penso a volte al passato e vedo tutto quello che ho sbagliato. Questa cosa che chiamiamo vita è la nostra avventura.
È così.
Diamoci dentro.