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Uccidere è come tagliarsi le unghie dei piedi: all’inizio solo il pensiero ti rende pigro, ma quando cominci a tagliarle ti accorgi che fai molto più in fretta di quello che avevi pensato. Poi credi che passerà parecchio tempo prima di rifarlo, ma quando meno te lo aspetti sono ricresciute.
Da Kika, Pedro Almodovar -
Sto rileggendo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Rifletto sulle coincidenze, quelle di cui Kundera scrive a proposito
dell’incontro tra Tomas e Tereza. Un incontro è tanto più importante quanto più è mosso dalle coincidenze, ovvero da eventi che ci fanno convergere verso una persona in modo ineluttabile. Sono le coincidenze che dovrebbero muovere tutto, non la necessità.
La necessità è banale, scontata, prevedibile, meccanica. Le coincidenze invece hanno a che fare con il destino, quando noi ce ne accorgiamo esse si manifestano. Sì, perché spesso non ce ne accorgiamo, non ci facciamo caso e non allora succede nulla.
Tomas è andato in un piccolo paese della Boemia per lavoro, in verità doveva andarci il suo capo ma a causa della sciatica ha mandato lui. Poche ore prima di prendere il treno per tornare a Praga si ferma a bere un cognac in un locale dove lavora Tereza. Lei vede che ha un libro sul tavolo e questo fa scattare in lei una sorta di affinità elettiva nei confronti di Tomas (raramente in quel locale i clienti hanno un libro aperto sul tavolo). Mentre lei chiede cosa desidera a Tomas la radio suona un quartetto di Beethoven (anni fa Tereza ha ascoltato dal vivo quel brano e quella sera al concerto erano presenti lei, il farmacista del paesee la moglie. Tre spettatori per quattro musicisti. Quella musica per lei da quel momento ha rappresentato l’accesso ad un mondo superiore rispetto alla mediocrità ed alla grettezza della propria famiglia). Insomma tutte queste coincidenze fanno scattare qualcosa
in lei. Quella cosa strana e indefinibile che si chiama amore, forse.-
ho letto questo libro molti, moltissimi anni fa...
lo riaprirò presto, mi sei stata d'ispirazione!
Buon pomeriggio,
Marco.
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odessa1920 e londoncalling6 ha aggiunto una reazione
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Kundera...è vero, ogni tanto va riletto!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Quell'angolo di lago dove ti baciai
Capita che, viaggiando in auto certi luoghi in cui arrivi pensando ad altro ti richiamino alla mente persone ed eventi del passato.
“Lì è successo qualcosa che ci riguarda, ricordi?”, potresti dire se quella persona fosse presente.
Romanticismo?
Un po’ di commozione.
Poi la mente ridiventa fredda, il ragionamento si fa distaccato. È la coscienza “che sì, ma alla fine…”: è cosa passata.
Nessuna nostalgia.
È la consapevolezza che c’è uno spessore nelle cose che fai nel presente.
Che non tutto si riduce a quello che vedi scorrendo rapidamente in corso d’opera.
L’emozione è forse qui: nello scoprire che sei tu, la stessa, ma non più la stessa.
“Un'altra” e “la stessa" convivono nel discorso che ti riguarda.
E questo riporta lo sguardo verso il futuro. Forse è questo che apre un futuro.-
Parole profonde... Complimenti!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Complimenti, davvero!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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i viaggi interiori,
quelli più importanti per lo spirito.
Belle parole e piacere di conoscerti!
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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A volte è proprio così che mi sento..
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odessa1920 ha aggiunto una reazione
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Ogni tanto mi viene voglia di scriverti poi non lo faccio mai. Giusto per sapere come stai, dove vai, cosa cucini, quando fai la pipì, come ti perdi… So che non si può più giocare con i giocattoli rotti, intristiscono pure i bambini, ma qualche mio neurone e due o tre rughe della mia faccia succede che ti ricordano ancora, allora sento un indefinito brusio come quello degli storni di notte tra i cipressi della chiesa che si sentono ma non si vedono, poi un finto stridio di un falco, e cala il silenzio, ma è un silenzio irreale, lo stridio era solo uno stupido dissuasore, che vuoi farci… bello settembre però.
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Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco
“Non ho smesso di pensarti”, Charles Bukowski -
Dove devo andare?
E come posso sapere tutto fin dall'inizio?
E sono sicura di desiderarlo davvero?
Il tempo sarà un'illusione - come vuole Einstein - ma io ci devo passare attraverso.
Mi capita d'incontrare vie di fuga, momenti di tempo senza tempo. Dove intravedere quella pienezza che mi chiama.
Ma solo intravedere. Frammenti di luce.
E il tempo non è solo l'orologio.
Il tempo è il mio sentiero, il mio viaggio, nella geografia che mi viene incontro.
È andando che imparai dove dovevo andare. -
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Chiedete a un rospo cos’è la bellezza, il bello assoluto, il to kalòn. Vi risponderà che è la sua femmina, con i suoi due grossi occhi rotondi sporgenti dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo, il dorso bruno.
(Voltaire) -