• Donna
  • Verona (VR)
  • Ultima Visita

Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Io sono sempre questa, una che cammina attraversando prati pieni di colori e di vita, una sempre in cerca di una città ideale che sta sempre oltre l'orizzonte. Una che cammina... 
    Soprattutto con la testa, con l’immaginazione.

    IMG_3318.JPG

  2. Se le energie della salute sono presenti, comunque stiano le cose sul piano filosofico, trovo interessante la partecipazione a questo giro di giostra. E tutto quel che accade – voluto o non voluto – merita ogni interesse e alimenta un mare di aspettative.


     

    IMG_3009.JPG
  3. Un tempo le utopie avevano una dimensione collettiva. Non sono sicura che quei tempi siano da rimpiangere. Oggi la dimensione utopica trova il suo spazio vitale nei sogni della gente. L’utopia è il principio della speranza che anima i lungo tratto dell’esistenza individuale. È il sogno che vivi ogni giorno lavorando e procedendo verso quella direzione che hai trovato in te stessa come un richiamo, un’urgenza incalzante. Non è una meta irraggiungibile, perché la vivi ogni giorno. Non è un’illusione destinata a disilluderti, è l’ossigeno che anima i tuoi gesti quotidiani. E nello stesso tempo è un potente richiamo a crescere, a perseverare, a esplorare, a inventare, a progettare, a immaginare.

     

     

    IMG_5485.JPG
  4. Forse è nel sonno che la giornata nuova è stata seminata.


    Forse è nella mente inconscia che i pensieri del giorno hanno le loro radici.


    Ma ora è tempo di svegliarsi e d'infilare il vestito delle ore.


    La maglietta leggera dei tuoi sogni.


    Le scarpe desiderose di passi.

    
La strada si apre, davanti la porta di casa.

    IMG_2100.JPG
  5. L'altrove in una persona che ci piace inevitabilmente ci attrae fino al parossismo anche se sappiamo che niente avrà un seguito. È la mancanza di seguito che dà intensità e profondità all'amore. La consapevolezza del seguito invece attutisce e ovatta ogni emozione.

    IMG_5353.jpg

  6. Mi vengono in mente questi pensieri:
    ecco una spiritualità che viene in soccorso della speranza nei momenti bui. Ma la spiritualità è così strettamente legata alla sofferenza?
    Le religioni e le saggezze che ci vengono dalla tradizione hanno tante cosa da dire e da offrire alle persone che versano in momenti difficili, dolore, malattia, angustia, angoscia, mancanza di senso…
    Dunque, è proprio vero quel che si diceva una volta del Dio tappa buchi? Che Dio sorge nel momento in cui l’uomo si riconosce debole e malato?
    Insomma, lo capisci quel che voglio dire: non mi ritrovo con senso di dignità di fronte a una spiritualità, a una religiosità, a una fede che si fa avanti proprio in forza della debolezza e della malattia.
    Penso che non sia giusto, che non sia onesto, che non sia bello.


     

    IMG_4099.JPG
  7. Sì, ti conosco, ti piace la luna

    Non si può essere perfetti, sempre, nello stesso posto!

    IMG_3472.JPG

  8. Il fascino evocativo del bianco e nero. Il monocromatico. Immagino un ambiente abitativo, o uno studio creativo, con quattro o cinque di questi quadri, capaci di evocare quel pizzico di erotismo che condisce sapientemente le attività mentali, di ideazione, di progettazione.
    Il nostro approccio alla vita, parlo di quello quotidiano, quello che si esprime nel modo in cui e con l’umore con cui affrontiamo i compiti e le decisioni operative di ogni giorno è in fondo l’invenzione del nostro rapporto personale con la vita, la composizione musicale della nostra sinfonia.

     

    IMG_0964.jpg
  9. Stamattina sono a camminare in questa stradina che è diventata parte della mia vita.

 Qui vengo spesso a iniziare la giornata. Qui mi sembra di inventare l’incipit di un capitolo di storia. È come camminare col Dio nel paradiso terrestre prima di avventurarsi tra le vicende concrete della creazione.



    Qui succedono quei meravigliosi piccoli miracoli personali che sono: la comparsa di un’idea che apre l’orizzonte, il ritrovamento della pace del cuore, intravedere per un attimo il filo rosso della mia vicenda, capire un po’ di più cosa mi piace davvero, uscire dalle prigioni che mi sono lasciata costruire addosso strada facendo, andare allo scoperto osando l'esistenza, rinnovare il desiderio folle di esplorare la vita…



    Mi rendo conto che, ormai, anch’io sono diventata parte del paesaggio. I contadini mi passano accanto con i trattori. Ci salutiamo con la mano. Non ci conosciamo per niente, ma vedo nei loro sguardi l’accettazione della mia presenza.

    
E poi ci sono i camminatori salutisti del mattino. Sempre gli stessi. Ci incrociamo, o mi sorpassano – perché io cammino adagio – e ci scambiamo un saluto. Ma anche per loro sono ormai parte del paesaggio.

    

Oggi la nebbia copre tutto. Lo scenario è una strada contornata da campi e una grande cupola di cielo che la raccoglie.



    Una brezza gentile, porta sulla pelle del volto il piacere di una nuova giornata tutta da vivere, da viaggiare… E già sogno.

 Le tante cose che voglio fare saltellano nella sala d’attesa. Le guardo sorridendo. Le prenderò una alla volta, senza fretta, e inventerò un modo tutto mio per intrattenermi con loro.

 Le cose capitano. Il modo di guardarle e di trattarle è mio. Esprimo me stessa in questo modo. E talvolta ho l’impressione di non essere solo questa spettatrice sorpresa che sono, ma perfino un protagonista che determina un poco il corso delle cose.



    Chiamo questo “il piccolo importante potere della narrazione”. E avverto il fascino discreto della microstoria che mi concerne.

     

     

    IMG_3777.JPG
  10. Come sono belli i piedi di coloro che portano buone notizie! 

     

    IMG_4912.JPG
  11. Da bambini, giocando, viene da sé. Come se la natura ci instradasse per istinto al modo di vivere alla grande.
Sei in mezzo a dei cartoni da imballaggio, quelli che la mamma ha lasciato per qualche tempo a tua disposizione, prima di metterli davanti al cassonetto.
E tu ci entri dentro, li traffichi un po’, e ti ritrovi a viaggiare su una macchina sportiva, o su un’astronave, oppure ne fai una casa dove inventi un’intera saga familiare…

    C’è da domandarsi come si possa perdere un’inclinazione così piacevole. C’è da domandarsi come mai smettiamo… diventando adulti.

    Ma non tutti.

    
Guardate l’artista, il pittore, il compositore, il regista, il romanziere, il ballerino, l’attore… trafficano con la pasta del mondo, ma la loro testa è altrove, nel mondo delle visioni, dei sogni, delle idee. Quello che risulta dai loro gesti viene a far parte del mondo e lo abbellisce, lo arricchisce.

    Ma per un momento, trascuriamo il risultato, l’opera.


    Guardiamo l’artista nel processo creativo. Sta giocando un gioco meraviglioso, la sua testa è tra le nuvole, si alimenta di sogni, di visioni. Ha dato vita a questo film e, poco alla volta, il film gli prende la mano e va avanti da solo, il romanzo procede per conto  suo, il quadro che si fa guida i gesti del pittore…
L’energia fluisce nel corpo, nelle mani, nel cuore.
È la pienezza, la ricchezza, la gioia di essere vivo, la misura stessa della vita.
     

    L’approccio dell’artista alla vita risiede in questo credere nel sogno, nel lasciare libero movimento al flusso creativo.

     

     

    IMG_2337.JPG
  12. poi, lasciatemi partire con i miei velieri a visitare il mondo e i Mari del Sud. Sono in cerca dell’Isola del Tesoro e adoro l’avventura. 

    Terrò un Diario di Bordo e lascerò traccia delle vicende umane che incontrerò. E racconterò ai figli dei nipoti storie incredibili e meravigliose.

    62459ED6-2AAD-4838-A1B2-5CBE2FEA4D5B.jpeg
  13. Si diceva pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.

     

    IMG_0575.JPG
  14. A volte pensiamo che forse stiamo scorrendo la vita, il tempo, troppo frettolosamente. Che, se rallentassimo un po’, potremmo assorbire di più e renderci conto maggiormente… E, di fatto, per quanto ci riguarda, stiamo tentando di contrastare l’abitudine a correre rapidamente sulla buccia del mondo.
    E, quando rallentiamo nel modo giusto, diventiamo più consapevoli di dimensioni che prima ci sfuggivano. Così come quando mangi più lentamente, assapori meglio il gusto e, forse, ti nutri e assorbi qualcosa che altrimenti sarebbe scivolato via, indigerito, nei canali intestinali.

     

    AVvXsEhMjLVbuGs2V6pi1iQNfedj1YR7_W3ugSO9gUR9AEtZCE7dhegapnKpz0SA5fa0QCRKxw8LG2rH47BGJhqASIP0qQXeH3WE9lvg-ULX6OxAUCPPLKXGI9emNI4cN8UypvgqADELFQcNCTjo5pD0oj1dYrcYMwLLqT-PfuiNwHtsep7aUEWu7pDTA6MguA=w514-h640

     

     

     

    AVvXsEhbEyaIT4R3ExpogffnQh6r22X4J9C_rnqkYUWthK5Jop-DKgrAB1QDz-iWg5QvzIzxLkgihMMcBZibwGue9WoNuGrSFUHe9iZC3otfHnK7YXCRksGxB0a3q8EqdlPK-1aCFsW6nbDKkWlGL8jcrFYndq92mSb1giXAtZ3_bdsAhgE9GROhr_DYwvXeHw=w514-h640
  15. Dio non è in contatto telefonico con nessuno. Non ti parla né ti scrive. La gente, che ne sente il bisogno, si avvicina a Dio solo attraverso l’immaginazione. Cioè l’immagina vicino e immagina di fare qualcosa della propria vita che corrisponda a un desiderio di Dio stesso. Immagina di parlargli e di sentire la sua voce nelle parole che la propria immaginazione suggerisce. Immagina di interpretare i segni che gli manda attraverso gli eventi.

     

    IMG_0115.JPG
  16. Io, dall'altra parte dell'oceano nei luoghi dei pionieri.
    Tu, tra le tue quattro mura.

     

    IMG_0432.jpg

    DSC_2653.jpg

  17. Le immagini vengono prima della parola, vengono anche senza parola, e spesso al posto della parola. C'è qualcosa di magico nel creare immagini.

     

    IMG_8863.JPG
  18. Non abbiamo più a che fare con cose. Ma con entità, enigmi, complotti, epifanie, messe in scena, testi criptati, e svelamenti. 

    È il mondo del romanzo d’avventura. 

    L’intuizione vale quanto un pasto. L’idea quanto una nascita.

     

     

    IMG_1017.JPG
  19. Era un pomeriggio estivo. Ma le spesse mura della casa regalavano la piacevole sensazione del fresco. E la ragazza stava lì, seduta sul canapè, un braccio appoggiato allo schienale e un fiore rosso tra i capelli scuri. Si era prestata volentieri a fare da modella. Diceva che era una faccenda che riguardava la sua identità. Le donne - diceva - hanno un rapporto complesso con il proprio corpo. E tra il proprio corpo e la loro identità.
    Lui la guardava impregnato da una sorta di erezione dell'anima. E dipingerla era come accarezzarla. Era accarezzarla in una dimensione eterea. Lei, docile eppure distante. Qui davanti e altrove.
    Pensava alla magia della pittura. Pensava alle cose che si dicono, commentando i quadri, per lo più volgendoci alle tecniche, ai materiali, ai colori, allo stile... cose che non toccano mai il cuore, l'essenza, dell'esperienza del dipingere. Pensava alla magia del dipingere, difficile da dire, su cui arduo è comunicare. Ma che gli artisti sanno. E che sanno anche coloro che l'arte sentono dalla parte del fruitore.
    E la vita era magnifica. Diventarne consapevole era felicità pura.
    E sentiva il sogno di grandezza pulsare sotto la corteccia, sotto la pelle del cuore.

    IMG_5046.JPG

  20. Dove corri? Dove vai?

    Fermati un po’. Pensaci.
  

    Quante vite hai? Questa la puoi buttare?
  

    Ma che stai facendo? E per cosa?


    Devi guadagnare da vivere? Devi pagare le bollette? Vuoi comprarti quel televisore nuovo, e poi la macchina, tra quanto la cambi? Naturalmente, il cellulare…


     

    Una nuova giornata?


    Ma è la stessa identica giornata, ripetuta mille volte!

    Ti rigiri nella stessa giornata da quanti giorni? Contali. Trecentosessantacinque per quanto? 

    Dieci? Sono tremilaseicentocinquanta giorni.


    Quanti anni – se ti va bene – rimarrai in questa azienda? 30? 40? Sono quattordicimilaseicento giorni. Quattordicimilaseicento ripetizioni della stessa giornata. 

    Credi che la vita sia ripetere quattordicimilaseicento volte la stessa giornata?
     

     

    Lei si chiamava Cathérine. Era francese.

    Coltivava piante selvatiche. Le lasciava crescere
.

    Ne studiava con cura le qualità per la cucina, la terapia, il sollievo.

    Studiava i metodi più efficaci di tirarne fuori aromi, profumi, sostanze. Per catturarne le doti, per confezionare prodotti.

    Aveva un negozietto. Un’erboristeria. Clienti affezionati.

    
Coltivava piante selvatiche e le lasciava crescere. Si assicurava che potessero crescere al meglio e dare i loro doni.

     

     

    Ora pensava a Cathérine, a quanto si fosse innamorato di lei. Quand’era successo? A quel tempo era ancora studente. Non lavorava ancora in azienda. Chi ha tempo d’innamorarsi davvero, in azienda? Qui al massimo si fanno battute sulle donne. E i più audaci le fottono negli spogliatoi o nei gabinetti. Tutto in fretta…

    Cathérine! Quand’era che venivo a guardare il modo in cui coltivavi le tue piante? Mi facevi innamorare, ma volevo diventare consigliere delegato, esperto project manager, fare carriera. Il mio master alla Bocconi, Cazzo, Cathérine, ero tra i primi, quell’anno, alla Bocconi.

    Mi sono perso qualcosa, strada facendo, Cathérine.
Lo sento. Ma corro sempre. Mi rado, faccio la cacca, prendo il cellulare – lo yogurt, quello non lo dimentico – e poi, via, in auto, nella fascia oraria più impossibile del giorno…

     

     

    AVvXsEgk5ZH2nJt4dU7TbUASnGw3J4RuanJhJ2AP2CvmzQmUNnbhOON1Q4jr_9z35N_qNofWiC4B7cV4JgDnJ4NXhLZ9Y5u9ZMcuUdYrMCI8h0W37HPaJIIwpQNUXX3ZrDZMdlCdgsUaFDE5C6v4hpjr9QedKTKjj6RR101QLpPzVsI9766g5nPdxBkybjr9Zg=w480-h640

     

     
  21. K. aveva lunghe unghie affilate e taglienti e scavava tane nella carne. Aveva una casa di mattoni e cemento, tende di lino dietro alle finestre, un soffitto bianco sopra la testa ed un’auto lucida con cui spostarsi ma non è questo il punto. Nonostante tutto, nonostante tutti i suoi averi, di notte o nelle pause pranzo, usciva, come uscisse da se stesso, si affilava con cura le unghie rapaci e scavava tane nella carne, come un coniglio, una talpa, come un topo.
    K. era senza posa, in perenne ricerca di un rifugio, di una consolazione, di una conferma, di un plusvalore, di giuste reazioni oltre le recinzioni, di inediti rituali, di occasioni occasionali, di brandelli di ideali, di incerti lacerti, di confini affini, di un motivo di resa o di vittoria.
    K. scavava e scavava forse in cerca del centro della (sua) vita dove trovare almeno un frammento di nucleo ancora tiepido e scovarvi un po’ di pace o di effimero silenzio, perso tra la via dello zenith ed il nadir.
    K. era un animale selvatico, aggressivo ed impaurito con gli occhi di latta e lo sguardo di latte che scolpiva e scandiva ogni notte. Un animale acquattato nel bosco dei giorni, con i muscoli in tensione, pronto a scattare, ad inarcarsi, a venerare, pronto ad esercitare la sua personale raccolta indifferenziata di emozioni.
    Ed io sentivo, dentro di me, le sue zampe cieche ed i suoi occhi ansiosi, le tempie protese e le narici pulsanti andare sempre più a fondo senza trovare un fondo, e vedevo cumuli di carne smossa ovunque, in un eterno rimestare, calpestare, mescolare e confondere.
    Poi ricordo di essermi chinata per stringere un po’ di quella carne ormai morta nel mio pugno socchiuso, e infine lasciarla lentamente scorrere via per gravità, verso il basso, tra il palmo e le dita in un lieve ed impalpabile fruscio.

    IMG_0742 3.jpg

  22. Ci siamo. Comincia la settimana e comincia il mese.

    Fermati. Fermati un momento, altrimenti il tempo scivola via troppo in fretta e tu rimani sempre in una sorta di presente iperbolico.
Voglio sentire il tempo che scorre, come l’acqua del torrente sulla pelle. Voglio che gli eventi abbiano il tempo di realizzare una presa su di me, che si trattengano un poco, quel tanto che basta per sentirne il sapore, e la successione.

    C’è stato un tempo in cui ero sempre incazzata con la vita e con gli eventi. Era una continua rottura di palle. Il mio corpo e le mie smorfie sembravano dire a chiare lettere: lasciatemi in pace!

    Mi sembra la vita di un’altra.

    Adesso, ogni minuto, vedo una corrente di vita stracolma che mi viene addosso, mi accarezza, e mi chiede di giocare. Ora accolgo gli eventi come una vela aperta raccoglie il vento. Li lascerò andare, certamente, ma cerco di trattenerli un po’ nelle mani, per sentirne il gusto, per goderne la successione.

     

    Ricordi, quando mi accarezzavi le ascelle?


    Io mi chiedo: c’è qualcosa di meglio che farsi accarezzare le ascelle?


    La luce di questa primavera produce una radiografica dell’anima.
Tutto è limpido – terribilmente limpido – al tramonto del sole.


    La mia stanza è un poligono di luce, verso Occidente.

    Mioddio! Sono viva.
Non riuscirò mai a capire questa cosa.
La mia stanza è traforata dalla luce.


    Ci sono mille pensieri.

    
E io cammino un passo dopo l’altro, credendo di andare in una certa direzione, Credo che ci sto andando. E succedono cose.

    Perché so di non sapere tutto questo?

     

    Facciamo tutto troppo velocemente. Anche l’amore.


    Eppure, quando mi accarezzavi le ascelle, era un volare via per altri mondi, e sentivo che il desiderio amava rallentare.

    Che avventura straordinaria!
 Sono stupefatta.
 Che debbo fare? Pregare? Rendere grazie? Cantare? Ballare?
 Sembra tutto, lì dietro, a portata di mano… eppure, ancora inaccessibile.

    Certo, desidero far fortuna, avere successo. Conosco l’importanza del denaro e della buona fama. Ma c’è qualcosa che mi sfugge, e che… Qualcosa che mi sfugge, eppure chiama. Qualcosa che fa di tutto questo un mistero.

    Ah, viene ancora ad accarezzarmi le ascelle!
 Mi addormenterò così, stordirò la mia coscienza inquieta, in questo modo.

    Quando mi carezzavi le ascelle era aprire una porta su mondi che stanno oltre la tenda. Dove non so niente. E che pure mi chiamano.

     

    IMG_0658.JPG
  23. Come quando, di notte, guardi le stelle. E senti come tutto è immenso. Assolutamente fuori di ogni controllo. E tu ti domandi: ma che cazzo è questa cosa che chiamiamo vita? E la mia vita, cos’è? E ti rendi conto – immediatamente – che con tutta la tua intelligenza, la storia che hai alle spalle, la cultura, le scienze, e anche i tuoi tentativi di entrare in contatto con le forze divine… Insomma, che c’è qualcosa di essenziale che ti sfugge.

    E che è curioso, perfino paradossale, che con tutta questa voglia di vita e di sapere che ti trovi addosso per il solo fatto che sei sveglia e che vedi e che senti, che tu sia lì, come un allocco, consapevole che ti trovi solo sulla buccia di una sorta di coscienza…

     

    IMG_9943.JPG
     

     

     


     

  24. Cosa c’è là fuori?

    
Il giorno che comincia.

    Il cielo promette bene.


    Mi sono svegliata con la voglia di uscire. 

    Fuori è un campo colorato. 


    Anche d’inverno.

     

     

    IMG_5330.JPG