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Quanto tempo avrò ancora da vivere?
I segnali del tempo che passa li sento anch’io.
Ma che vuol dire? Forse che è ora di rassegnarsi a cosa?
Un cavolo!
Voglio essere viva quando viene l’ora.
Voglio che tutte le mie energie – quelle che sono a mia disposizione – siano per gustare la vita. Che è straordinariamente ricca.
E mi piace che ci siano molte più cose in agitazione di quelle che io riesco a digerire.
Questo senso straordinario che la vita è sempre troppo. -
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Ecco quello che ci vuole. Un pensiero emozionante. Meglio, un pensiero emozionato. Un pensiero che si dà una scossa e la smette di dare tutto per scontato.
Le domande. Ci vogliono domande che ci aprano gli occhi. Che sollevino la coperta della routine.
Sono annoiata?
Sono stufa di vivere sempre la stessa giornata?
Dove sono i miei sogni da bambina?
E se buttassi tutto all’aria?
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E c'è stato un momento in cui ho deciso: "allora mi farò io da mamma! Nessuno può farlo meglio di me. Io conosco bene le mie esigenze!"
Prendersi cura di sé è una scelta decisiva.
Implica coraggio.
Perché siamo stati educati ad un'etica dell'amore sacrificale.
Ho scoperto che avevo questo potere. Molte cose sono cambiate. Ma, soprattutto, la vita è diventata più dinamica, più avventurosa, più interessante.
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Ed ecco la mia gioia.
Ora sembra ripristinata sul suo trono.
Trono di bambù, ovviamente.
La casa che mi fa da vascello.
E la navigazione – piccolo cabotaggio – che si alimenta di ciò che vedo fuori della finestra.
E l’audacia dei sorrisi, delle gentilezze…
E i colpi di testa delle sfide, per esplorare il possibile, inseguire la gioia, che ti bacia e si sottrae, come una fanciulla che t’inviti scappando…
Ora oso di nuovo aprire il cuore ai grandi sogni.
E soprattutto alla musica e alla danza di una vita che si solleva sopra i semplici fatti.
Una vita che si faccia!
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Ho capito presto che il perfezionismo era una trappola. Non dovevo fare cose perfette. Dovevo fare. Non dovevo essere perfetta tutti i giorni: dovevo semplicemente ricominciare ogni mattina. Mi sono specializzata nell’arte di ricominciare ogni mattina. Di rinascere. Qualsiasi cosa fosse capitata il giorno prima, bella o brutta, io la lasciavo andare e, al risveglio, mi dicevo: nasco adesso. Sono nata ora. Incomincio adesso.
Ho il desiderio di essere una benedizione per tutti quelli che incontro nel mio cammino. Ce l’ho dentro, non è un proposito della volontà. Diciamo che mi piace pensare una cosa del genere. Ma non faccio niente per recitare una parte. Non voglio essere più buona di quella che di fatto sono. Né voglio amare più di quanto un altro accetti di essere amata. Semplicemente, mi fido. Mi fido che restando fedele a me stessa sarò come un albero fecondo. E che altri mangeranno dei suoi frutti.
Un albero rosso? -
Molti di noi hanno imparato a respirare, a meditare, a sentire il legame con la natura e l’universo.
Molti hanno ritrovato il proprio destino conoscendo vite precedenti, moltissimi si sono sottoposti a discipline, a regole di vita, a scuole.
Alcuni hanno trovato Dio nell’ascetismo e altri nel sesso tantrico.
Insomma , il mistero è rientrato a far parte della vita, e il mondo ritorna incantato – dopo il disincanto provocato dalla modernizzazione.
L’avventura di esistere è diventata più succulenta…
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Dove sta la realtà?
Dietro di me?
Davanti?
Sotto il mio letto?
Sotto le mie ascelle?
Tra le lenzuola?
Nel mio passato?
Nel mio futuro?
In chi mi è vicino?
In chi mi è lontano?
Dentro di me?
Nel mio cuore?
Tra le mie gambe?
Nella dispensa della mia cucina?
Nel mio frigo?
Nel mio computer?
In coda alla posta?
In ciò che costruisco?
Nelle mie idee?
Nei miei ideali?
In orgasmi rubati?
In orgasmi pensati?
In orgasmi pianificati?
In orgasmi mai avuti?
Dove cazzo sta... è latitante.
Chiudo la realtà otre una porta di infinite domande senza chiave. -
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Ci vuole un luogo magico, una situazione speciale. Per qualcuno è una stanza, per Luana era una boccia d’acqua piuttosto capace con un pesce rosso che vi nuotava dentro. Era il suo stratagemma per aprire l’animo ai doni dell’immaginazione. Era davanti a quella boccia che Luana sognava la sua vita. Era convinta di una cosa. Che la gente sbaglia quando pensa che l’immaginazione sia una fuga dalla realtà, che sarebbe di per sé grigia e prosaica. L’immaginazione è sì un allontanamento, ma non dalla realtà, piuttosto da quel modo pigro di guardare alla realtà senza alcuno sforzo di fantasia. L’immaginazione offriva invece il dono sorprendente di vedere le cose e gli eventi avvolte nella meraviglia. L’immaginazione regalava alla vita quell’energia creativa che rende ogni cosa lucente.
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Io: cosa pensi della mia vita?Alberto: che la prendi troppo sul serioIn effetti mi prendo troppo sul serio, come fosse una esigenza.
Adesso, una delle poche certezze che ho è che non ho davvero nessuna esigenza, non ho la pretesa o la presunzione di esigere nulla da me stessa. Devo prendere coscienza di non avere nessuna esigenza, non esigere nulla né da me, né dagli altri e vivere così, distillando ogni giorno nella sua essenza, felice di essermi liberata da tutto, con fatica e dolore.Questo era il mio percorso, evidentemente, la mia liberazione, il mio senso. -
Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco
“Non ho smesso di pensarti”, Charles Bukowski -
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A dire il vero non saprei come sopportare la vita se non trovassi il tempo per leggere libri di filosofia, romanzi e saggi che mi facciano pensare, che mi tengano in moto sia il cervello che il cuore; senza avere giornate libere da impegni per andare a passeggio e respirare l’aria fresca dell’aperto di prima mattina, osservando un paesaggio dall’alto. Se non trovassi il tempo per scambiare comunicazioni emotive con gente che come me si emoziona di fronte agli eventi e aspira a conoscere l’amore un po’ più a fondo di quanto sia successo finora.
Come potrei lavorare per un’azienda in cui per tante ore al giorno, alla settimana, al mese, all’anno… dovessi occuparmi soltanto di implementare le mie performance per alzare i grafici dei profitti degli azionisti? Come potrei reggere il peso dell’esistenza se dovessi considerare soltanto quelle attività che portano a risultati quantificabili in termini di prezzo?
Ma non è il caso di denunciare come fattore altamente inquinante, pari almeno al riscaldamento globale, questa visione unidimensionale della nostra vita?
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