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Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Non devi stare nei confini imposti da una concezione fatalista della malattia. “Non c’è più nulla da fare. Rassegnazione, accettazione del declino, limitazione dell’operosità”. A volte sono gli altri che te lo impongono. Ma l’imposizione non funziona senza la tua complicità. In fondo hai già deciso nella tua testa che “ormai posso fare più poco!”. Uscire da questi margini. Bucare i confini. Per conoscere “cosa si può fare così”.

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  2. Il movimento incessante delle cose tende ad aprire le porte del mondo all’innovazione.

     

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  3. E, intanto, il desiderio.
    Io ho preso sul serio il desiderio. Che chiamo sogno. Da tempo, ho fatto questo. Prendere sul serio il desiderio che ti abita.
    Il desiderio. Che meraviglia che tu sia un desiderio. E che mistero. Cosa desideri? Cosa vuoi? E, lo vuoi ancora? Oppure hai lasciato affievolire questa voce che una volta ti sbatteva contro le pareti della tua casa, e ti chiedeva di uscire a avventurarti?

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  4. Ho sempre la percezione che manchi qualcosa.
    Questa sensazione è una costante della mia vita, le mie perfezioni sono di una provvisorietà disarmante.

     

     

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  5. Oggi è la Festa della Donna.


    Oggi niente mimosa. 

    Oggi ho altro da dire.
    Le parole delle donne!
    Che le parole delle donne rompano questo rigirare negli stessi discorsi. Siano le parole delle donne ad annunciare che il mondo cambia, che il mondo sta cambiando.


    Parole nuove dalla bocca delle donne.

     

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  6. Scoprire quello in cui si crede davvero, quello che si sente autenticamente, sentirlo con quell’intensità che caratterizza la circostanza, è come rinascere. E non è, almeno per me, un evento immediato. È piuttosto una storia d’ascolto attento che dura da una vita. Una storia di tentativi e valutazioni a posteriori. Una storia di aggiustamenti e approssimazioni, nella sincerità di una ricerca che già da sola genera respiro e slancio. 

    È il richiamo del vecchio messaggio del tempio di Apollo a Delfi: Conosci te stesso.

     

     

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  7. Le conseguenze inarrestabili dello svelarsi.
    È un (triste e angosciante) paradosso ma quando ci togliamo i veli poi non ci vediamo più.
    Magritte con i suoi amanti ha colto nel segno.
    Per certe anime è difficile sopportarne le conseguenze.

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  8. La figlia del profeta

     

    Allora, immaginiamo un quadro che raffiguri la figlia del Profeta. Fatima, si chiama così?


    Questo è il momento in cui la figlia del Profeta nasce alla consapevolezza della vita.


    Io vorrei sapere quello che le passa per la testa.

    
E immagino.
 Il deserto, i tramonti, la sabbia rosa, i carovanieri, le città, il lusso delle piccole corti…
 La vita è una specie di sogno. Una sorta di aperitivo. La vita apre alla vita.

    Tu sei folle, amico mio – si sta rivolgendo proprio a me!


    E sorride. Sorride pronunciando parole che escono dal cuore del deserto.


    Lei dice: Noi diciamo che è il Dio che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Il che significa che siamo noi a fare Dio a nostra immagine e somiglianza.
 Il Dio ha fatto l’elefante, la giraffa e la formica. Non si è rinchiuso in un modello unico. Ha fatto tutto quello che voleva fare. Ha provato a inventare il mondo.
Ha inventato un mondo. 
E, dunque, anche tu puoi inventare un mondo. Non c’è niente che t’imprigioni in un modello. Puoi fare della tua vita il quadro che vuoi.
Ma, allora, non cercherai di dare un senso bello alle cose che vivi?
 Noi troviamo il senso della vita inventandolo. E che le nostre invenzioni siano almeno invenzioni piacevoli. 
Certo, devono mordere sulla cosa. Devono essere invenzioni che trovano quel che cercano. Una risposta dalla oscura oggettività dell’essere.
 Ma c’è modo diverso per scoprire l’abbondanza dell’essere che inventare senza economia?

    Tu sei libero di inventare – questo dice la figlia del Profeta.
Non ci sono errori nell’invenzione e nei tentativi. Ci sono solo mosse che esplorano, animate dalla fiducia.

    La fede – dice la figlia del Profeta – la fede è la scommessa che consente l’avventura dell’uomo.
La fede è fiducia che muovendo le mani e il cervello potrai trovare ciò che desideri. E vedere meglio i tuoi stessi desideri.


    È la fede che alleggerisce la fatica e spiana il cammino. La fede è il gesto coraggioso che rende l’orizzonte del possibile ampio quanto l’orizzonte del deserto.


     

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  9. La calma delle strade di campagna 


    è cosa ben gradita ai miei pensieri.

     
La brezza della sera, che accompagna 
i

     passi lenti lungo bei sentieri, 


    porta con sé la quiete che mi è cara 


    e i sogni che ho nel petto rende veri.

     

     

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  10. Le montagne sono un invito a salire e a guardare dall'alto la situazione. 

    Dall'alto e dal lontano si ha una visione più globale. 

    Ogni tanto ho bisogno di staccare il naso dalle cose che sto facendo. 

    Per vederne e deciderne il senso.

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  11. Talvolta al mattino sono serena...IMG_5518.JPG.be3e88f69298c8abe133706fffb66ce2.JPG

  12. Dopo una notte senza sogni mi svegliai in una camera a me sconosciuta. Una camera né accogliente, né ostile. Una camera completamente vuota e disadorna, senza finestre né porte ma bianca e illuminata come avesse tante finestre e tante porte. Solo il letto in mezzo, il ritmico riverbero del mio respiro e la sistole e la diastole del mio cuore.
    Tra coperte e lenzuola di lino anch’esse bianche e leggere per un attimo ebbi il sospetto di trovarmi in un ospedale ma mi sentivo in ottima forma e non avvertivo intorno a me quell’odore di lisoformio tipico degli ospedali. E poi gli ospedali non hanno lenzuola di lino. Nessun odore. Tutt’intorno un’asetticità inespugnabile, rilassante e senza tempo.
    E sulle pareti erano fissati una infinità di chiodi. Chiodi di acciaio, bronzo, rame, ottone di ogni foggia e funzione. Chiodi da falegname, carpentiere, tappezziere, alpinista, calzolaio, maniscalco. Chiodi piantati qua e là senza un ordine apparente, senza una parvenza di senso pratico o di utilità. Chiodi senza quadri, senza nulla che vi fosse appeso.
    Pensai allora a quei giochi che quando ero piccola mi piaceva fare sulla Settimana Enigmistica, tipo “Unisci i punti e scopri” ma almeno quei punti lì erano numerati, c’era un ordine chiaro e ben definito da seguire, qui invece non riuscivo a scorgere nessun codice che mi svelasse il disegno celato dietro al caos di quei chiodi. Quindi mi convinsi che ipotizzare l’esistenza di un disegno fosse pura follia.
    Fu così che scoprii il puro e inscindibile senso estetico del chiodo, dimenticando improvvisamente tutto ciò che vi si può appendere o ciò che vi è stato appeso.

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  13. Le parole più belle sulla leggerezza le ha scritte Italo Calvino: “Prendere le cose calando dall’alto, senza avere macigni sul cuore”.


     

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  14. Ho sempre sognato di viaggiare e di conoscere il mondo. Non solo i paesi, ma la gente, le lingue, le culture, le tradizioni, le storie e il modo in cui i vari paesi affrontano la sfida del futuro. Io, quella che ama lo stato brado, io amo il mondo, la gente, la storia. La nostra storia.

     

     

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  15. Io l’ho già detto che ho spesso la sensazione di camminare nel dormiveglia e mi domando se anche gli altri siano come me. Questa specie di nebbia che accompagna i miei movimenti, anche quando sono in perfetta salute è uno dei miei stupori più curiosi per quel che mi riguarda.

     

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  16. Mi piace alzarmi presto al mattino e sentire l’odore di un possibile giorno. Riempire gli occhi dei sogni più belli che accompagnano il mio viaggio. 

Pellegrina della bellezza, e del sentire. Sospesa – come piace a me – in questa dimensione da cui partono scorribande per le pianure del mondo. 

Fluido lo schermo della mente, le immagini vi scorrono danzando: non ci stanno neanche tutte. Sembra tutto altrove eppure i piedi sono a terra. 

Una grande voglia di dire, di raccontare. Di inventare la mia storia impastando la terra con la fantasia, nel momento stesso in cui le cose accadono. 



    Non mi manca il passato, non ho nostalgia di qualcosa che avrei perso. Scorro via col presente verso un altrove, che è già dentro di me. Tremo di emozione davanti al possibile e ho fiducia nelle mie forze e nella corrente stessa della vita. 

I tempi, per me, sono giusti. Quello che avviene, la sorte… mi va bene. È lì che muovo le braccia, i piccoli passi. Mi sembra di saltare, come una giovane navigatrice dell’essere.

     

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  17. Come tutti mi sento un po’ imbranata di fronte al cambiamento, ma preferisco l’avventura dell’apprendere alla nostalgia del passato.

     

     

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  18. La ragazza – si chiamava Sveva? – aveva i suoi angoli e i suoi momenti di riflessione. C’era un eccesso di cose, là fuori. E bisognava, ogni giorno, mettere in ordine le stanze dell’anima.

     

     

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  19. Il tramonto si avvicina e la natura urla il suo desiderio di vita!

     

     

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  20. All’improvviso mi sembrò di capire che la meta non è il fine, ma un mezzo.

    Il fine è ciò che stai facendo in questo momento: 
    il viaggio.

     

     

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  21. Le ore sognanti sul far della sera, col rintocco di idee gagliarde nel retrobottega del cervello.

     

     

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  22. La mente ritorna sul desiderio di non appiattire  nel mio piccolo (importantissimo) presente la complessità misteriosa dell’esistere, del mondo, della storia, della tecnologia, della cultura, dei millenni e millenni, milioni e miliardi di anni di un’evoluzione che siamo riusciti a disegnare solo a grandi tratti. E delle eterne battaglie tra Bene e Male, semmai sia in questo modo che si debbano leggere le vicende della storia…

     

     

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  23. A modo mio traccerò giorno per giorno le stazioni di posta. E sarà un viaggio pieno di sogno. 

    Con la struggente nostalgia del tutto.

     


     

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  24. Andiamo,


    La luce del mattino


    Il sentiero, il bosco


    E quell'energia giovane addosso

     

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  25. Sentivo con molta chiarezza che la mia vita era fatta per stare all'aperto e mi domandavo come ho potuto resistere tanto tempo a un tavolo nel chiusa di una stanza.

     

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