• Donna
  • Verona (VR)
  • Ultima Visita

Aggiornamenti di stato pubblicati da odessa1920

  1. Credere nei sogni cambia la vita. E crea un mondo nuovo.
    I sogni sono il lievito che solleva la pasta e ne fa un pane profumato e gustoso.
    I sogni sono una potenza che consente all’azione di dare una forma bella all’esistenza.

     

    IMG_0382.JPG
  2. Non finirò mai di guardare con meraviglia la faccia dei bambini. Anche quando recitano sono spontanei. La verità è che giocano sempre. E vedono la vita con una prospettiva che è migliore di quella che abbiamo imparato per diventare adulti.

    Questo mi fa pensare che l’ignoranza saputa sia una sorta di sapere dotato di molta potenza. Sapendo di non sapere – non ti viene in mente Socrate? – sai molto di più di chi crede soltanto di sapere qualcosa.

    E ti vengono in mente, all’improvviso, idee che gettano un fascio di luce sul tuo cammino. Perché tu sei uno che cammina. Che esplora e che vuole scoprire. Vero?


     

     
    AVvXsEiznKIWN0cLrzU2yNOZdCF_2ZTaQt39O81BK-i3WqkYxoZPmSnK5shHL9uvnVK8sKjZpgFjacM1oDnnHuN_myixpV01lzPNTt-ncqMGeliK3ZMj1R99Ts8AeNhlcarXY2CowyFTHf_5LEzPvakoRMOfTv6xp96hoTCyJFfYA6yfOFrqlltXMK7TKDADcw=w640-h480
  3. Quasi triste
    Quasi facendo cose che eravamo soliti fare
    c’è una ragazza qui e sembri te
    quasi tutte le cose che i tuoi occhi una volta promisero
    le vedo anche nei suoi
    ora i tuoi occhi sono rossi dal pianto.


    Elvis Colstello, Almost Blue

     

     

     

    Magliettarighecolorate72.jpg

  4. È così che si può immaginare la fine di tutto
    Interni vuoti
    armadi a muro
    Ordine nelle cose
    Tutto è immobile
    Resta la luce elettrica
    a confinare la notte fuori dalle vetrate
    ancora per qualche ora



    Massimo Volume, Manhattan di notte
     

     

     

    IMG_4677.JPG

  5. C’è aria sveglia, frizzante.

    
E verranno ore di sole.

    E io correrò,

     sulla spiaggia,

    
a espormi a pensieri


    di giovinezza.

     

     

    IMG_3263.JPG
  6. La luce infrange con vigore il vetro della finestra e irrompe come un'amante ardente nella stanza. 
E non mi basta il cibo sulla tavola. 
Voglio Bellezza infinita.

     

     

    IMG_4484.JPG
  7. Il 2022 è già esaurito. La mia testa è già nel nuovo anno. Il nuovo anno è già iniziato.

    A me piacciono i buoni propositi. Non aspetto l’inizio dell’anno a farli. Li faccio spesso. Li tengo in caldo. Al centro c’è sempre il lavoro per tenere alta la guardia e acceso il fuoco.
    Le cose vengono meglio se la fiamma è accesa. Il viaggio diventa eccitante. Le difficoltà si sciolgono più facilmente.

     

     

    0C809AC8-A0BE-43D5-896A-73D476BD06EB.jpeg
  8. Ogni tanto mi viene voglia di scriverti poi non lo faccio mai. Giusto per sapere come stai, dove vai, cosa cucini, quando fai la pipì, come ti perdi… So che non si può più giocare con i giocattoli rotti, intristiscono pure i bambini, ma qualche mio neurone e due o tre rughe della mia faccia succede che ti ricordano ancora, allora sento un indefinito brusio come quello degli storni di notte tra i cipressi della chiesa che si sentono ma non si vedono, poi un finto stridio di un falco, e cala il silenzio, ma è un silenzio irreale, lo stridio era solo uno stupido dissuasore, che vuoi farci… bello settembre però.34.thumb.JPG.5f2250f6d05f1140244a31ff6cca177a.JPG

  9. E c'erano dei momenti incantevoli in cui la vita sembrava esplodere di colori in ogni direzione. E l'esistenza navigava a vista, portata dagli eventi.

     

     

    AVvXsEhynN3uGhaYBVENkminFV77WttdU1uZZAWONvr_Gzwkm0_0ej6q-XKvQVfY_DRTP3bLp0h456EAEmCwC2X8C-Hobg_QV_4No1PmIfyWcr8OoNStpKg9YlawmewEw84c3WQqZoWd50QblfabOEHwSGz59eHluh741HkrIUoqYdZV2HMDVjH7_EDC8x6lMQ=w640-h480

     

    AVvXsEgh3PXP41mxDh5N3DQDr1NotwrM1O1mwyJQjO-b__l1mIlSjz3KknNOnMG4PqeJE3CiUQ1sUrmv5QcUkrVLz8App4TOSQp8pZuhlLRs3b60gOtKMNPexMe9XUjGG0JykocHjFy5w42c23dzXBzn4KpdvMMb1Aygilo-5GuPW3mz4jX9rLLZOVBL4UgoeA=w640-h480

     

     
  10. A Henny piaceva l’azzurro di Grecia. L’aveva visto in un locale di una città del nord e se n’era innamorata. Non si era data pace finché la sua casa non aveva incorporato quel colore. 
L’azzurro di Grecia la portava in un orizzonte più grande della vita. La faceva uscire, quasi d’incanto, dal recinto ormai angusto della sua dimora e della sua situazione.
Henny aveva riconosciuto in quell’azzurro non solo un segnale di ciò che desiderava, ma anche una strada da percorrere, una sorta di sacramento che realizzava ciò che era nell’intenzione.
Henny si era chiamata Giovanna, prima. Ma ora aveva cambiato nome. Il cambiamento di nome era come se fosse arrivata alla consapevolezza della sua anima. D’ora in poi sarebbe stata quello che prima soltanto sonnecchiava.

    AVvXsEgPp2n2aWeBuDxZRAleEA5Xb2cjMmf07kKqsckyeNU5nVDfdNAkHwRQnnyX1E9_b2xtQwfqpO6RSRjOhiElSnG6kPFfmuh-B_VxabHhNa8COPh1C2YBFYDkPIcj35Zk_B37P9yrsCJSTiBL_wxxKDprsXDj9vVs7XMHDN9QeCFrtpKK2o-iccYSZXyDYg=w640-h480
  11. Molti lo stanno affermando. Molti esprimono timori catastrofici su dove ciò possa condurre. Non credo che il baratro dello smarrimento sia un destino ineluttabile. Ma conviene porsi la domanda. Essa può riguardare la vita delle persone anche più profondamente che il marketing. Ipotizzando che ci sentiamo tutti quanti sotto l’obiettivo della telecamera (che in tal senso ha sostituito l’Occhio di Dio di altri tempi), che effetti ha questo su la nostra “recita”? l’immagine che recitiamo è davvero la rappresentazione di ciò che siamo e dei sogni profondi che ci definiscono?
    Il Dio severo ed asciutto dell’Antico Testamento – dicono – è morto. Morirà anche il dio dello share, perché anche questo dio nega qualcosa che ci appartiene di diritto: l’identità tra la nostra immagine-sogno e la nostra realtà.

     

    IMG_8374%20copia.JPG
  12. Federica: ho dei rapporti con lui… sto con lui, io mangio, dormo, penso con lui…
     
    Confessore: rapporti?
     
    Federica: si… senza essere sicura, senza sapere…
     
    Confessore: sicura di che cosa?
     
    Federica: d’altra parte so… so che approfitto di lui, della sua… della sua intelligenza, del suo calore, del suo… di tutto lui…
     
    Confessore: della vita…
     
    Federica: sì…
     
    Confessore: beh… approfitta della vita…
     
    Federica: sì…
     
    Confessore: ma dov’è il male?
     
    Federica: sì, è vero… ma non… non riesco a respirare e… ho paura di invecchiare così… senza mai più respirare… quando invece mi sento ancora un po’ giovane…
     
    Flashback:
    Federica bambina: che i miei capelli siano molto lunghi, anche quando qualcuno me li taglia, che ricrescono subito, che questo zucchero filato non finisca mai, che io non abbia mai più paura di niente…
     
    Mamma: Federica lo sai che non ti devi allontanare… dammi la mano, dammi la mano
     
    Federica bambina: dove vanno i palloncini quando salgono in alto? E poi quando arrivano dove ci sono le nuvole? Scoppiano! E poi ricadono… ma in testa di chi? Hai già conosciuto qualcuno che ha ricevuto un giorno un palloncino sgonfiato in testa!?
     
    Da “È più facile per un cammello” di Valeria Bruni Tedeschi

    IMG_4119.JPG

  13. C’è un luogo caldo dove abita il nostro desiderio e la nostra fede. La casa dove i nostri sogni trovano conforto e rinascita. Coltivati dalla carezza dolce della Vita. 
Noi ci torniamo ogni sera, quando il corpo è stanco e le viscere sentono la fatica. Quando il respiro si fa più pesante e lo sguardo si carica di stanchezza.


    Sappiamo che lì il riposo ci rinnoverà. E chiudiamo gli occhi, affidati, abbracciando il morbido cuscino. 

     

    IMG_0492.JPG
  14. Mi viene in mente il Dialogo di un Venditore di almanacchi e di un Passeggere di Giacomo Leopardi.
    Il Passeggere chiede al Venditore a quale anno del passato vorrebbe che il nuovo anno somigliasse e il venditore non riesce a trovarne uno abbastanza felice da desiderare che l’anno nuovo gli somigli.
    Arrivano a concordare che ciò che si desidera è un anno di cui si sa niente, un anno a caso. Anche se – considera il Passeggere – il caso non ha trattato molto bene nessuno fino ad ora, e prosegue:
     
    Passeggere. …Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
    Venditore. Speriamo.
    Il grande Leopardi!
    Arrivo anch’io a preferire una “vita a caso” anche se ho una considerazione migliore del mio passato.
    Non vorrei io nemmeno ripetere alcuno degli anni passati. Non perché non siano stati felici, ma perché anch’io preferisco un anno di cui ancora so niente e che è tutto da inventare, giocando con il caso e affidandosi a una buona stella.
    Non è l’avventura che rende la vita interessante?

    579775AD-BF79-4C69-BD14-14F1AFD1A0E4.png

  15. Anche i libri ci distraevano dalla vita reale
    E c’era chi ci voleva far intendere che
    La vita reale era quell’altra.

    libri.jpg

  16. Se non lo so, non lo so. E infatti non lo so e non posso dire di saperlo. Ma posso crederci lo stesso che la vita mi voglia bene e che sia pronta a sostenere e favorire le mie ricerche e i miei sogni.

    È un bel pensiero. Cui se ne aggiungono altri, diciamo: della stessa famiglia. Come questi, per esempio: Che posso provare ad ascoltare in ciò che avviene una voce, un input, rivolti a me, proprio a me. Che posso abbandonare l’atteggiamento di chi deve portare da sola sulle proprie spalle il peso di un’impresa titanica. Che posso procedere leggera lungo i sentieri dell’essere. E lasciare a distanza preoccupazioni e paure, respirando il vento che gonfia le vele.


    Certo, una mano sul timone, e l’attenzione sveglia, ma con le lunghe pause in cui si respira la vita e ci si lascia attraversare dal sole.

    Se non lo so, devo essere sincera e dire che non lo so. Ed è infatti quello che dico. Ma posso crederci lo stesso, semplicemente perché è più piacevole e allarga l’animo, che la vita è amica dei miei sogni.

    E se succede che la mia fede trovi riscontro in eventi favorevoli e significativi, magari del tutto imprevisti, non mi permetto di affermare con sicurezza che essi sono stati un premio della mia fede stessa, perché non lo so, non si vede, non è affatto evidente. Ma posso immaginare lo stesso che sia così. E che potrebbe anche essere successo che io abbia imboccato un canale giusto per entrare in sintonia con l’universo.

    Lo immagino come un bambino che immagina di volare su un’astronave, seduto nello scatolone che imballava la lavatrice.
 E forse succede che voli davvero negli spazi sconfinati dell’universo.
 Perché è proprio quello che sta avvenendo, se ci pensi: noi stiamo volando di fatto negli spazi sconfinati dell’universo seduti in questo scatolone chiamato terra.

    Quando succede che crediamo nella Vita, una sorta di follia leggera s’impossessa di noi e ci solleva al di sopra delle solite, concrete, realistiche, ragionevoli preoccupazioni quotidiane. Tutte dignitosamente figlie della paura.
    La vita, quando è viva, è sempre un po’ folle.

     

     

    IMG_5935.JPG
  17. Dedica su Purity di J. Franzen che restituirò a M. se lo rivedrò:
    Ricordo di aver visto la costola bianca della copertina incuneata (questo termine non mi è nuovo… da un po’ mi gira in testa) nella tua libreria. Ho estratto il libro, delicatamente. Non mi piacciono i libri dalla copertina rigida. Tu avevi smesso di leggerlo comunque. Mi avevi parlato per la prima volta di Franzen mentre ero a Torino, io avevo appena finito La noia di Moravia, la storia  di Dino e Cecilia.  La noia non ha un felice epilogo: Cecilia parte per Ponza con un altro uomo e Dino si schianta con l’auto contro un platano. Non muore però, eh… ma non voglio divagare. Torno a Purity, tu ti eri scocciato e avevi smesso di leggerlo. In mezzo c’era una scheda punti della Conad (incompleta), come segnalibro (eri arrivato a poco meno di metà). Di solito si scrive la dedica su un libro che si regala, questo non so da dove sia uscito, magari ti è stato davvero regalato da una tua ex ma non mi interessa, me ne approprio io. In fondo pure io lo sono adesso (una ex, intendo). Quando stavamo insieme non riuscivo a leggere, tenevo il libro sul comodino come una forma di pegno tra noi, mi sembrava un blocco di granito, 500 pagine di sasso, quasi non riuscivo ad alzarlo la sera prima di dormire, dopo invece l’ho finito in un fiato, come per liberarmene e per dire a me stessa che ero anche capace di leggere. Questo è cambiato, adesso sono capace di leggere. Qui l’epilogo è positivo però in qualche modo: Pip e Jason si ritrovano dopo tanto tempo e iniziano a praticare il tennis. All’inizio lei è più brava di lui, fanno scambi brevi, istantanei… poi lui lentamente migliora, gli scambi si fanno sempre più complessi e lunghi, pure i ruoli si scambiano, prima attacca lei, lui si difende e viceversa, sottorete lui, fondo campo lei e viceversa. Iniziano a conoscere e a sondare le rispettive reazioni: attesa, rabbia, stress, stanchezza, entusiasmo, voglia di rivincita, sopportazione della sconfitta senza toccarsi, ognuno sta nella propria metà campo e la palla che ogni volta lei e lui rilanciano oltre la rete con sempre maggiore scioltezza fa da tramite. E mentre migliorano nel gioco del tennis pian piano si innamorano, quasi senza toccarsi, appunto. Questa storia di amore e tennis mi è piaciuta molto. Una delle poche cose che mi sono rimaste di questo libro. Oltre all’attimo in cui l’ho estratto dalla tua libreria, incuneato e pesante come un blocco di granito.
    Tornando a noi, è stato quasi tutto bello, epilogo escluso.
     

    Calzepizzo12.jpg

  18. E se fosse venuto il momento di una svolta? Di iniziare un nuovo capitolo?
 

    Ci sono segnali che possono sostenere una decisione del genere? Forse la pesantezza che le cose abituali hanno acquistato?
 

    O piuttosto la leggerezza connessa con un richiamo, con una fantasia?

    Quando immagini una situazione diversa, dandoti il permesso di sognare, è come se il cuore diventasse più largo e i polmoni si riempissero di aria fresca?

    Che cosa ti impedisce davvero di cambiare?


    Che prezzo c’è da pagare?


    Che vantaggi abbandoneresti?

    Forse le giornate già da tempo stanno portando in gestazione qualcos’altro per te.


    Forse c’è solo bisogno di accettare l’idea e di consentirle di svilupparsi e venire alla luce.

     

    IMG_2432.JPG
  19. A pensarci bene sono un paio di decenni che mi faccio questa domanda.
 Che sta capitando?
 È forse un buon segnale del fatto che avverto che sta capitando qualcosa.


    Un sacco di gente pensa che non stia capitando niente .
Vuol dire che la percezione si è addormentata. Forse mangiano troppo. Forse bevono troppo. O si fanno troppe canne.

    
I carrelli pieni al supermercato. Riusciremo a smaltire tutte queste provviste? C’è rischio di ingrassare il cervello? E di annacquare i sogni che ci abitano?

     

    Io impazzisco ogni volta che la vita mi ripropone questo tema. Che cosa sta capitando? Impazzisco di eccitazione. Perché il mio cuore desidera che il tempo partorisca se stesso. Che vengano alla luce i polloni che sono racchiusi nel suo grembo. E che si possa scoprire qualcosa di più di questa vicenda straordinaria che è la nostra vita sul pianeta Terra.

     

     

     

    IMG_4664.JPG
  20. Appena fuori dal porto c’imbattemmo in una sterminata regione di cose inutili. Fu uno shock, sulle prime. Eravamo abituati al mondo dei numeri e dei profitti, al mondo in cui ciò che non ha prezzo non vale una cicca. E ora eravamo storditi dal cambiamento. Ci mettemmo un po’ per ritrovare il controllo delle navi. Ma il vento gonfiava le nostre vele, e comparve sui volti dell’equipaggio un sorriso diverso, una sorta di felicità intimidita.  Sembrava che le cose inutili, che avevamo accantonato e ignorato proprio per questo, le cose inutili che avevamo lasciato fuori dai moli, avessero un incantesimo strano, suadente, inatteso. Fu durante quel lungo viaggio che scoprimmo l’utilità dell’inutile.

     

    IMG_6633.JPG
  21. Essere amati non basta.

    È più importante qualcuno da amare. 
    Qualcuno verso cui tendere, sentirsi la tensione dentro le viscere, quella tensione non risolta mai del tutto. 
    C’è chi quando sente diminuire quella tensione appena un po’ molla la presa e si volge con mente e corpo altrove.
    Inevitabilmente poi quando si ama e magari si è ricambiati e la relazione prende forma quella tensione svanisce in una nuvola di fumo.
    C'è chi cerca per una vita di spazzare via quel fumo e adagiarsi così e chi cerca di nascondersi dentro quel fumo. 
    La mia natura è decisamente la seconda.

    8636D0A7-71EC-4F69-AD2F-6F97DC4477C4.jpeg

  22. Ogni emozione ha una fase ascendente, un culmine ed una fase discendente.
    E poi si stabilizza.
    È l'indole personale a farci scegliere quando abbandonare ogni emozione, se nella prima fase, nel sul culmine o successivamente.
    Certe emozioni, affinché ci rimangano impresse e vive nella nostra memoria e ci lascino davvero qualcosa, è bene abbandonarle al suo culmine.

     

     

    IMG_1583.JPG

  23. In fondo, rendersi conto della propria ignoranza sul senso della vita non è poi così disastroso come si potrebbe sospettare. L’ignoranza consapevole può regalare grande leggerezza, uno spazio mentale che consente di fare le cose semplici e i gesti gratuiti, semplicemente perché si sente voglia di farli, perché a farli ci si sente bene. 

    Fare le cose che ci fanno sentire bene non è un criterio più che sufficiente?

    IMG_5585.JPG
  24. “Sì” è una bellissima parola.

    DSC_4922.JPG

  25. E stavo lì, seduto in quel boschetto 


    a rimirare il mondo spalancato, 

    
io t’aspettavo ed ero circospetto, 


    per quello che temevo e aveo sognato. 

    Tu non tardasti più del sole o il vento 

    
e furon forti le tue tinte ardenti, 


    e mi lasciasti sol col cuor contento

    quando del giorno i lumi furon spenti.

     

     

    AVvXsEg2XkY2n2U38MuRFHwqxX8RSUq1mbEYiqsSZ7j634k22WtLbgPdzljRhdn4oMVvrgJN0shVEd3EoKHf4McRMWHQwG2AjgqwGMbAIU5vOeqPO5gdnySEe0ROSVwy-Le5zq9ImAn5v0nFC11QmEe6XPIMigZkbYUL4m0VvVWR621jR-kp9sFgnK2XxLRARg=w490-h640