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Su di me

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  1. Ma il desiderio – come quasi tutto – si mostra ambiguo, ambivalente.

    
La faccia del desiderio che la cultura del risentimento fa propria è quella della mancanza. Si desidera qualcosa che manca. Se ci si focalizza sul lato della mancanza è la mancanza che si espande, nei nostri pensieri e nella vita vissuta. Anche se otteniamo tanto, non ci sarà mai niente che soddisfi l’infinita voragine di ciò che si desidera. Non saremo mai felici su questo versante.

    L’altra faccia del desiderio?


    È tensione vitale, vitalità appassionata, movimento del cuore che mette in moto le ossa e la carne. Energia che ti attraversa e che ti fa fluire.


    Che succederebbe se spegnessimo il desiderio come sembrano – apparentemente – suggerire certe filosofie?


    Che vita sarebbe una piatta quiescenza nel nirvana?

    Cosa sarebbe la mia vita senza i miei sogni?


    Per uscire dalla trappola della cultura del risentimento bisogna rivolgere lo sguardo sul lato vitale del desiderio. Desiderare e sognare ora, qui, adesso. Capire che la vitalità del desiderio adesso è la qualità migliore del mio presente.


    Hai visto mai dei grandi uomini e delle grandi donne che non fossero infiammati dalla passione?


    Hai visto mai grandi realizzazioni che non fossero il parto di sogni coltivati con testardaggine?

     

     

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