- Uomo
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- Roma (RM)
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Risposte agli aggiornamenti di stato pubblicati da nuncepenza6
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Ciao Elliem! è un po' che non ci si sente! Come procede?
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Ragazziiii è giovedì!! Ci siamo quasiiii hahah
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Grande Benny!!
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A me loro piacciono tanto. Cosa ne pensi?
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Vi auguro una buona serata e felice notte !! Ciaoooooo !
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Almeno qui a Lecce, ci stiamo alleando
Il mio lavoro non è stato vano, addirittura un ragazzino mi ha detto che sono un eroe
Facciamolo dappertutto
Circoliamo con un foglio bianco sotto il tergicristallo e Socializziamo -
oggi è un martedì che ha voglia di venerdì!!! settimana appena iniziata ma già stancante !
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amico! spero tu stia bene
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Buon inizio di settimana!!
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Di questa Nunce...... cosa ne pensi ? 👍 ✋
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Il nome della rosa è un romanzo che ho letto parecchi decenni addietro, insomma un ventenne con tanti grilli in testa e il mondo ai piedi, e Umberto Eco era tra i miei Scrittori preferito. non mi viene mai in mente di vedere un film di cui ho letto il romanzo, trovo che sia banale vedere un film cui sai già la trama, eppure quando ho sentito che usciva il film non ci ho pensato due volte ad andare a vederlo. no non ci ho pensato proprio sapendo che l'attore principale era Sean Connery.
la sua scomparsa lascerà un vuoto nel mondo del cinema, di questo non ho dubbi, e a me rammenta che gli anni passano e che io non sono più un giovincello di vent'anni
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No! Non ho più i miei vent'anni, passati no so più quanti decenni fa, scomparsi tra le albe e i tramonti, i giorni di pioggia e il vento. questo dimostrerebbe perché i migliori attori che hanno allietato la mia ardita giovinezza se ne vanno, uno dopo l'altro.
non lo conosco molto come attore di cinema, o di teatro ma come cabarettista si, molte serata trascorse in casa, voi per il mal tempo, voi per non aver voglia di andare a zonzo, molti dei suoi spettacoli non mancava di certo a divertire incollandoci alle schermo del televisore,
ecco un articolo di Wikipedia per chi volesse conioscerlo meglio.
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iniziamo questa nuova settimana con l'ombra del look-down che incalza, un male oscuro che non vuole proprio saperne di scomparire.
Consoliamoci, però, il bel tempo sembra volerci dare forza e vigore, quasi a dirci che, l'estate per quanto finita, non dobbiamo smettere di sperare, come tutti sappiamo dopo il mal tempo torna il sereno, il sole splende e che ad ogni alba inizia un nuovo giorno.
Felice settimana tutti voi
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Come tutti, sono un misto di forza e debolezza. Dei momenti sono debole, fragile, vulnerabile e intimorita. In altri momenti ho la grinta di una leonessa che difende i suoi piccoli. Sono coerente, a modo mio. Nel senso che non consento ai momenti di debolezza di portarmi fuori dal binario che decido nei momenti di forza e di visione nitida.
Nei momenti di debolezza ho imparato a fidarmi delle cose che avvengono. Mi siedo nel centro del cuore e mi lascio guidare da quello che avviene, dentro e fuori. Ho fiducia. Prima o poi, vengo premiata. Le cose si risolvono bene, da sole – si direbbe. Eppure credo di contribuire con questo mio atteggiamento a che tutto proceda per il meglio.
La consapevolezza che tutto è andato a buon fine, che c’era una logica segreta negli eventi, ce l’ho solo dopo che tutto è successo. Potrebbe essere altrimenti? Per questo, ho deciso di non strizzarmi troppo il cervello nel cercare soluzioni a priori. A priori io cerco di centrarmi, di restare connessa o di ricollegarmi. Lo dico in questo modo. Quando sono collegata, credo che tutto quel che avviene porterà a un buon fine. E credo che tutto quel che faccio colpirà nel segno, anche se non lo vedo subito.
Quando sono forte, vedo chiaramente in anticipo. So dove andare a parare e come comportarmi. So fare piazza pulita di tutti i ragionamenti contorti e le domande stupide. -
E poi, d’improvviso, lo vedi.
Una sorta di guizzo di luce:
la vita resta quella meravigliosa avventura
che sapevi negli anni eccitati
dei giochi d’infanzia,
malgrado le batoste e le cattive notizie,
ed ogni momento è buono
- questo momento lo è -
per riprendere il cammino,
rafforzare le gambe e le braccia
per aprire le porte del possibile.
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Territori intriganti
– Com’è bello essere vivi in questo novembre luminoso. Il vento ha spazzato l’aria con energia. E c’è una luce che non sai distinguere dove finisce l’anima e dove comincia il cielo.
Più o meno pensava cose del genere, Henry, mentre scendeva le scale. Ed era un respiro fantastico quello che sentiva aprirgli i polmoni.
– Ma chi cazzo me lo fa fare di arrovellarmi l’animo in questo modo? – più o meno.
E poi, d’improvviso: Ma con chi parlo quando parlo da solo?
Il marmo liscio delle scale lo riportava sulle Alpi Apuane. Chissà perché? Quello scenario tra cielo e mare, tutto fatto di bianco, che sembrava neve anche in estate. E gli venne in mente Enrietta.
Ricordava perfettamente il pagliaio in cui si erano sdraiati. Enrietta, non te ne andare! Enrietta aveva sempre gli occhi umidi, anche quando rideva. Enrietta era una freccia puntata sull’Altrove. Ricordava bene quel pagliaio. E cosa doveva dire? Che era il gusto del suo corpo che gli era entrato dentro?
Certe donne hanno un gusto intenso. Lo si afferra prima ancora di parlare, o di fare… Il gusto delle donne. Bah! Un gusto. Cosa doveva pensare? Il gusto di Enrietta? Non si trattava di quello.
Enrietta era una porta aperta per l’Altrove. Enrietta, con i suoi occhi umidi, era l’apertura verso l’Altrove. Come ho fatto a dimenticarti così presto, Enrietta? Tu parlavi già allora di esplorare ciò che ancora non si conosce, ma che ti appartiene nel desiderio.
Enrietta diceva spesso: non affogarti nel bicchiere del passato!
– Enrietta? Dove sarai adesso?
Poi vide uno scenario aprirglisi davanti. Lui era un io con le bollicine. Non un io e basta. Ma con le bollicine. Il che voleva dire che la sua quiete non era come l’acqua di uno stagno, ma come la corrente del fiume attorno ai dislivelli.
– Dove mi porti, Enrietta? In questa giornata di novembre. Dove mi porti?
E pensò: Se il mondo avesse la colonna sonora, tutto sarebbe diverso. E pensò ai suoi esercizi sulla tastiera. Che cercava? Che sognava?
Tra una cosa e l’altra, non c’è tempo abbastanza per rendersene conto. E allora rallentò. Rallentò molto. Per darsi il tempo di prendere coscienza. E più rallentava, più il disegno, il filo rosso, sembrava emergere dall’incoscienza.
– Ecco – pensò – ogni cosa che capita, ogni cosa che c’è… Tutto questo è buono. Tutto questo è vita. Giurò a se stesso che mai più avrebbe lottato contro ciò che c’è, contro ciò che avviene. La vita è più viva di quello che pensi – disse.
– Io sono un portatore sano di handicap – disse. E sembrava aver afferrato qualcosa d’importante.
Era bello scendere le scale in questa giornata di novembre piena di luce. Non sapevi decidere dove finiva l’anima e iniziava il cielo. Enrietta… -
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