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Aggiornamenti di stato pubblicati da londonercity

  1.  

    1. fabulousme

      fabulousme

      Bellisima canzone :)

  2.  

  3. Bon Jovi è in playlist da sempre

  4. Questi non possono andare a Sanremo.

  5. QUANTO E' ANCORA BELLA E LEGGERA QUESTA CANZONE?

  6. Questa canzone rappresenta una antica allegria che la maggior parte delle persone conosce o riscopre solo grazie agli spot pubblicitari.

  7. "Buongiorno a te" di Big Luciano fa il paio con "Voglio vivere così" di Claudio Villa che ho postato qualche giorno fa.

  8. Già Terence Trent D'Arby, oggi Sananda Maitreya. 

  9. Fa parte dei miei preferiti da tanto tempo.

  10. Tanta energia per la nuova settimana.

    Una delle migliori performance femminili di sempre. Notate anche l'"aggressività" delle ballerine.

    BUONA SETTIMANA

  11. Una delle voci più belle di sempre.

  12. Cos'è la musica?

  13.  

    1. vitto071

      vitto071

      ottima scelta :) 

  14. McCartney, Elton John, Sting, Phil Collins....e un titolo storico come Hey Jude.....avete mai visto questa performance?

    1. altomororicco

      altomororicco

      un mito...direi!

    2. ciribi72

      ciribi72

      erano altri tempi!

  15. E' la prima volta che propongo un brano e, forse, non sarà l'ultima. Questa canzone è la mia esistenza, è un concetto universale ed è una voce inarrivabile.

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    2. altomororicco

      altomororicco

      questo è forse l'inno degli anni 90!

    3. londonercity

      londonercity

      E' un inno per tutti gli anni. E' un modo di vivere. E' il sentire se stessi.

    4. fashionista0

      fashionista0

      bello quando l'hanno riutilizzata qualche anno fa alla sfilata di Versace

  16. Questa è un'altra perla

    1. altomororicco

      altomororicco

      è stata sicuramente una grandissima perdita!

    2. fashionista0

      fashionista0

      sempre ben accetta!

  17. Se ricordate questa vi citerò nel mio testamentoxD  A me piace ancora e ancora e ancora

    1. ciribi72

      ciribi72

      bellissima questa!

    2. fashionista0

      fashionista0

      qualcuno ha la traduzione?

  18. Sto rispolverando qualcosa....

    1. tacchialti94
    2. ciribi72

      ciribi72

      nooo bellissima! La so a memoria hahahah

  19. Il dovere mi chiama altrove....mi assenterò nuovamente per una decina di giorni...

    Buon Week End 

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  20. MA COSI' TE LA FAI NEMICA….E ATTENDERA'  IL MOMENTO BUONO….

    BUON 4 MAGGIO!!!!

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  21. 1)    Breve storia di 50 euro

    Era appena iniziato un soleggiato sabato di primavera e Filippo, un giovane operaio edile, era pronto per uscire di casa. Come sempre, aveva disposto sul tavolo tutto ciò che avrebbe portato con se, nelle tasche: chiavi di casa unite a quelle dell’auto, cellulare, gomme da masticare, occhiali da sole, fazzoletto di cotone, sigarette e accendino. Mancava soltanto un po' di denaro. Prese 50 euro dal suo nascondiglio per nulla segreto e iniziò a dividerli mentalmente per ciò che avrebbe dovuto fare durante quel giorno. A quel punto, mentre stava raccogliendo tutti gli oggetti che aveva ordinato poco prima, sentì una voce e si fermò:

    -          Ciao, dove andiamo così presto? – era la voce dei 50 euro

    Il giovane non sembrava sorpreso da quell’inconsueto interlocutore, ma non rispose alla domanda solo per convincersi di non averla sentita.

    -          Non mi senti? Perché mi porti già via? Non vuoi stare qualche giorno con me? Fammi un po' di compagnia, ti va? – disse la banconota.

    -          Guarda, adesso usciamo, andiamo al bar, prendo caffè e sigarette e ti presento al barista che ti farà conoscere i soldi che ha dentro la cassa e vi fate compagnia a vicenda – rispose il ragazzo.

    -          Ma io non voglio conoscere quei soldi tutti lerci, spiegazzati, puzzolenti e di valore minore del mio! Eppoi….l’ultima volta che mi hanno messo nel cassetto mi hanno schiacciata e sono rimasta per metà fuori. Io, voglio restare con quelli come me o più importanti. Vedi come sono bella, quasi nuova! – continuò la banconota

    -          Allora lunedì ti riporto in banca, così conosci tutti i soldi che vuoi – rispose il muratore, prendendo gli oggetti disposti sul tavolo, pronto per uscire.

    -          No! No! Per favore, non mi riportare in prigione. Quello è un posto orrendo, mi maltrattano! Hai visto da dove mi hanno fatta uscire ieri? Mi hanno rullata dentro quel cassonetto sputa-soldi e mi fa ancora male la filigrana. Il giorno prima mi hanno ammucchiata insieme a tante altre e ci hanno messe in una macchinetta che ci ha fatto schizzare come fulmini e solo per sapere quante eravamo. Sono tutta acciaccata, guarda qua che piega mi hanno fatto…. – la 50 era agitatissima.

    -          Guarda che, pure se volessi risparmiarti insieme a tutte quelle come te che potrò guadagnare, non diventerò mai ricco perché morirei prima di fame. Perciò, non mi scassare e vieni con me, a fare il tuo lavoro – Filippo cercò in questo modo di chiudere il discorso, ma la banconota insisteva.

    -          Ti prego, non mi spendere oggi…lasciamoci domani, magari anche lunedì! – supplicò la mezza piotta

    Ma ormai il ragazzo la inserì nella tasca di destra ed usci di casa, ma un continuo ronzio richiamava la sua attenzione.

     

    -          Almeno, il mio padrone di prima mi portava a ballare il sabato! – protestò la carta moneta

    -          E si vede che non ti doveva spicciare, io si! Adesso fai la brava che siamo quasi arrivati – rispose l’operaio.

    -          Spicciare! Spicciare! Come sei volgare! Ti sembrano queste le parole da usare con chi ti fa del bene e ti è necessaria? Ingrato e pure bifolco…. – ma la banconota non terminò la sua protesta perché ricevette un colpetto ben assestato dal suo possessore che battè un paio di volte le dita sulla tasca.

    -          La prossima volta spera di incontrare Paperon de’ Paperoni così starai insieme a tutti i soldi che vuoi e tutti aristocratici – rispose il giovane operaio, ponendo fine a quella conversazione surreale.

    Pochi metri di strada e Filippo giunse al bar. Dopo aver augurato il buongiorno, prese il caffè, chiese anche un pacchetto di sigarette da sommare alle poche rimaste del giorno prima e tirò fuori dalla tasca la banconota chiacchierona per separarsene definitivamente. Il barista diede il resto a Filippo e questi lo prese senza badare all’importo, ma rendendosi conto che adesso sentiva delle voci molto più frenetiche di prima. Portò lo sguardo ai soldi ricevuti. Erano diverse banconote, da 5, da 10, da 20 ed alcuni spiccioli. Stavano parlando tutte insieme e tutto quel vociare era diretto proprio a lui! Il ragazzo fece finta di nulla, si avvicinò al giornale messo a disposizione dei clienti, uscì sul piccolo piazzale antistante, poggiò il quotidiano su uno dei tavolinetti, prese una sigaretta e l’accese, poi si mise seduto per sfogliare le notizie. Quella distrazione, però, non era molto efficace contro il continuo cicaleccio del suo piccolo malloppo. Era un continuo borbottare.

    -          Ciao, grazie per averci presi con te, cosa facciamo di bello? – disse una banconota

    -          Dai, dai…predi un altro caffè, anche le caramelle e offri da bere a quel signore che è appena entrato… - propose un’altra del gruppetto

    -          Dopo, dopo….adesso andiamo al supermercato, li ci sono tante cose belle! – rispose quella da 10.

    -          Siiiiiii! E dopo andiamo a giocare! Cosa ti piace? Le macchinette? I gratta e vinci? La Snai? – si aggiunse entusiasta anche l’altra da 5.

    -          Perché, invece, non andiamo a mignotte? – urlò quella da 20 tutta euforica.

    -          No! No! Niente mignotte, a noi non ci prendono mai….- protestarono gli spiccioli.

    -          E basta! – sbottò Filippo – non mi servono le caramelle, non voglio un altro caffè e quel signore nemmeno lo conosco. Più tardi andiamo al forno per comprare un pezzetto di pane e un litro di latte e a mignotte ci andate con qualcun’altro. Stop!

    -          Eeeee ma come siamo incazzosi….si diceva tanto per divertirci, se no che gusto c’è ad averci in tasca? Mica aumentiamo stando nascosti…. – si offesero tutti insieme.

    -          Si, ma sparite subito se vedete la luce… - ribattè il ragazzo ed il discorso si chiuse.

    Più tardi, Filippo fece quello che aveva programmato, andò a comprare un po' di pane e del latte. Dopo pranzo tornò al bar per il secondo caffè della giornata e nel pomeriggio inoltrato si concesse una birra fresca con alcuni amici, diminuendo così i suoi averi che giacevano in tasca. Successivamente, preparatosi per uscire dopo cena, si fermò al distributore e si separò da 10 euro in cambio di pochi litri di benzina. Poi, prima di andare in discoteca, affrontò la spesa di un caffè e relativo ammazzacaffè. Alla fine, tornando a casa la mattina della domenica e consumata la classica colazione di rito, svuotò le tasche, e trovò le chiavi di casa e dell’auto, le sigarette e l’accendino, il fazzoletto di cotone, il cellulare, le gomme da masticare e…...  e non c’erano più i 50 euro.

     

    DvMcEv

  22. ECCELLENZE – RICORRENZE - INAUGURAZIONI

     

    Sono italiano da diversi decenni e ancora non ho capito se il Padre Eterno (o l’idea sbiadita che mi è rimasta di Lui) mi abbia indicato questo luogo di nascita per farmi un dispetto o per stimolare uno spirito di iniziativa che fa parte delle caratteristiche endemiche dell’italica stirpe. In verità, c’è anche la parte britannica che, per un necessario destino, ha sorvolato la Manica (direzione Roma) con un tempo pessimo e per tutt’altro motivo rispetto a quello prefissato. Mio padre adorava l’Italia molto più di me, era un estremista dell’italianità. Eppure era tutto inglese e neanche viveva qui, perché diceva “Se vivessi in Italia, sarei costretto a odiarla”. L’Italia era per lui un’amante che frequentava con un equilibrio occasionale per evitare di essere assorbito da quella quotidianità che avrebbe trasformato il suo piacere intenso e fugace (ma rinnovabile!), in una costante assuefazione, in una normalità priva di aspettativa.  Vedeva l’Italia come il sabato del villaggio, era felicissimo quando arrivava ed era contento anche quando se ne andava, perché era già felice di tornare. Andava via perché gli piaceva l’idea di tornare, voleva vivere la vanità dell’attesa. Questo suo modo di rapportarsi con il nostro Paese, gli permetteva di mettere in disparte le evidenti storture che notava ma che non discuteva, perché quando era qui e vagava da nord a sud (per lavoro e per operoso diletto) voleva godere soltanto delle tante cose belle che questa terra offre e che il mondo non ci invidia, ma compatisce per l’inadeguata valorizzazione. Così, lui sviava qualsivoglia intento critico che avrebbe affievolito l’intensità del suo vivere italiano, avrebbe guastato le sue discrete scorrerie tra luoghi e persone che lo accoglievano con rispetto (perché lui per primo aveva rispetto), ma tentavano di traviarlo con esche politiche o escursioni filosofiche che a un uomo pratico come lui risultavano disoccupate. L’unica riflessione critica che gli ho sentito esporre, latamente e pure per vie indirette, è stata questa: “L’italiano non si annoia mai. Forse non si diverte, ma certamente non sia annoia. Ci sono tante ricorrenze, tante inaugurazioni, tanti anniversari”. Buttava lì questo stralcio di pensiero e non lo accompagnava con nessun’altra considerazione, non lo approfondiva. Era un invito a sostenere un esame razionale e interiore al quale lui si sottraeva, perché, come diceva “Io già mantengo la mia Regina” (e non intendeva mia madre). Pian piano, questa traccia iniziai a elaborarla al posto suo e mi accorsi che, in effetti, in Italia c’è un’infinità di ricorrenze e anniversari anche “fuori tempo”, cioè con numero dispari. Che sò, i ventisette anni dalla scomparsa di “ve lo ricordate voi?”; oppure con numero pari ma non tondo, tipo 64 anni fa il disastro di “non so quale treno fosse”; e l’immancabile “Tizio Caio avrebbe compiuto cento anni”, se non fosse morto trent’anni fa. I francesi sarebbero capaci di sfruttare l’aritmetica anagrafica per far rivivere anche Napoleone, ma noi abbiamo un’ampia scelta di personalità e personaggi da poterci permettere di cambiare ogni anno il “palinsesto” delle ricorrenze forzate.  Tante date importanti non si possono cancellare, perché è la storia che si tramanda (non c’è bisogno di scriverla), ma l’appuntamento fisso annuale non ha senso. L’Italia ricorda le stragi, i disastri, i tragici misteri dal dopoguerra a oggi, tutte occasioni intrise e appesantite da retorica e demagogia da parte di chi lo fa per mestiere, quelli che sanno cosa dire ma non per quale motivo, gente che riesce nello stesso momento a mettersi una mano sul cuore, una sulla coscienza, una davanti e una dietro senza mai riuscire a coprire la propria faccia da culo. E allora, dopo il Natale e la Pasqua, ecco Ustica, piazza fontana, la strage di Bologna, vari omicidi risolti o meno, ricordi dal fronte e il sentito invito a far si che non si ripetano più simili sciagure. Io credo che il rispetto per le persone, per le vittime di ciò che si vuole ricordare, per le loro famiglie, si realizzi tacendo; o meglio, con il silenzio di chi non può capire la portata della tragedia e che riesce solo a idealizzarla, improvvisandosi poeta politico a ogni occasione, ma non contribuendo mai ad aiutare chi ha bisogno di verità, chi ha diritto non di essere ricordato, ma di essere rispettato. In Italia, troppe morti non sono mai state rispettate e ogni volta che si spende una manciata di minuti per un nuovo discorso di sostegno, vicinanza e impegno affinché la verità trovi la luce, aumenta lo strazio, la rabbia e l’odio nei confronti non solo dei colpevoli, ma anche nei riguardi di chi i colpevoli dovrebbe trovarli. Emblematiche sono le tragiche vicende di Giulio Regeni e della ThyssenKrupp o l’attesa interminabile dei due marò considerati dei birilli dalle autorità indiane (e italiane), che mettono anche in evidenza come, nella “pugilistica” politica internazionale, l’Italia sia davvero un peso piuma, a prescindere dai colori utilizzati per dipingere i governi che si danno il cambio per riposare a turno.

    Capisco che, da diversi anni a questa parte, non abbiamo mai avuto un Kissinger o un Kofi Annan a capo della diplomazia. Se pensiamo a un ministro degli esteri come Alfano, che gesticola per farsi capire dai suoi omologhi stranieri (e ricordo che gli italiani vengono presi in giro per questa abitudine); oppure, un Di Maio che è in aperto contrasto con la Geografia, oltre a non aver mai chiuso un aspro conflitto con la Storia e a rifiutare (anche lui) qualsiasi rapporto con la lingua inglese, allora mi vengono in mente solo i diplomatici da pasticceria.

    Parallelamente alle ricorrenze (tragiche o celebrative) corrono le inaugurazioni. In Italia si inaugura anche un metro di asfalto, si fa una pausa di vent’anni e poi si inaugura l’intera strada, anche se manca ancora un chilometro per terminarla e poi non se ne fa più nulla. Conta la cornice e la buona volontà, non la riuscita di un progetto e la sua fruibilità da parte dei cittadini. Si inaugura tre volte la stessa struttura: al via dei lavori, poco prima della fine dei fondi e il gran finale per far finta che funzioni. La spiegazione al triplice auspicio, credo sia data dal fatto che la persona che incarna l’istituzione nel momento in cui viene aperto il cantiere, spesso sia diversa da quella che ricopre lo stesso incarico al momento dei sorrisi finali. Però, non date mai per scontato e non createvi aspettative (brevi o lunghe che siano) sul fatto che un’opera possa dirsi conclusa.

    L’ultima considerazione va alle nostre eccellenze, una delle quali (Ennio Morricone) si è congedata dal nostro tempo marginale, per vivere quello eterno a noi ancora sconosciuto. Anche in questi casi la retorica, accompagnata da ipocriti violini, confeziona i tre o quattro pensierini elementari e ovvi, senza i quali sarebbe impossibile apprezzare le capacità, il genio e l’irraggiungibile produttività di tanti artisti, scienziati e imprenditori italiani che primeggiano nel mondo dell’arte, della moda e in campo tecnologico-industriale. Tutte le personalità che vi viene in mente di elencare rappresentano la propria realtà personale e non quella del Paese. Semmai, chi ci guarda al di là dei nostri confini si chiede come sia possibile che tanta qualità possa originarsi in un Paese disastrato come il nostro e malgrado esista (da decenni) una classe politica consapevole di essere inadatta per qualsiasi attività che abbia l’intento di governarlo. Infatti, l’Italia esporta Ferrari e tecnologia, abbigliamento e accessori, vino e parmigiano, arte e artisti, ma non la politica, caratterizzata da un pessimo rapporto qualità/prezzo. La politica italiana è senza mercato e pure a fondo perduto.

    Detto questo, ricordo (ironicamente) a quanti hanno dedicato un po' del loro tempo a leggere queste meticcie riflessioni, che il 31 agosto ricorrono i 150 anni dalla nascita di Maria Montessori. Potrebbe essere un’ottima occasione per riunire persone perse di vista, per rinnovare rapporti di lavoro o semplicemente per scoprire chi era e cosa ha fatto questa signora delle mille lire. Vi invito a riflettete su una cosa: a ricordare coloro che hanno contribuito a costruire il nostro Paese sono sempre gli incapaci che hanno contribuito a rovinarlo.

     

    DvMcEv

    1. chiaraoscura4

      chiaraoscura4

      grazie della condivisione!

  23.  

    Third Rock Globe Fire Pit è un braciere da arredamento della Fire Pit Art, una azienda americana del Tennessee. A dire il vero, lo scambiai per un'opera d'arte contestualizzata nella salvaguardia dell'ambiente.

    BUONA META' SETTIMANA

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  24.  BUON WEEK END A TUTTI!!

    GIORNATA DEDICATA ALLA NATURA. PASSEGGIATA IN MONTAGNA.

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    2. raffaello115

      raffaello115

      Mi ricorda molto un percorso di trekking fatto diversi anni fa dalle parti di Vipiteno...

       

    3. daliahnera

      daliahnera

      che colori...sebbene il nero sia il mio colore, questi colori mi fanno sognare

    4. raffaello115

      raffaello115

      tutti i colori sono belli, daliahnera... Dipende da chi li dipinge, dipende da come la natura li mette insieme e da come noi sappiamo preservarli... :)

       

  25. ????????????

    O.o

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