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Su di me

  • Compleanno
    9 Luglio
  • Situazione sentimentale
    Single
  • Altezza
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  • Capelli
    Biondi
  • Figli
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  1. BALDESAR  CASTIGLIONE

    Dalle “ Rime “

    III

    Ecco la bella fronte e il dolce nodo,

    gli occhi e le labbra formate in paradiso,

    e il mento dolcemente diviso in sé,

    per mano di Amore composto in dolce modo.

     

    O vivo mio bel sole, perché non odo

    le soavi parole e il dolce riso,

    come chiaro vedo il sacro viso

    per cui sempre pur piango e mai non godo?

     

     

    E voi, cari, beati  e dolci occhi,

    per fare più chiari gli oscuri miei giorni,

    avete passato tanti monti e fiumi;

     

    or qui nel duro esilio, in pianti amari

    sostenete che, ardendo, io mi consumi,

    più che mai scarsi e avari verso di me.

     

     

     

    IV

     

    Gentile Euro, che i crespi nodi d’oro

    fai  girare per il bel volto or di qui or di lì,

    fa’ in modo che, mentre spiri bramoso,

    non intrichi le ali nei capelli, né le snodi mai;

     

    chè se già tuo fratello Borea potè usare prodi

    per porre fine agli ardenti suoi desideri,

    il cielo non vuole che qui si aspiri per voi,

    né mai si goda di tanta bellezza.

     

    Potrai ben dire, se torni al tuo soggiorno,

    né brami restar preso , con mille altri,

    come il nostro levante fa scorno al tuo.

     

    Ahimè, che penso? Già ti sentivo acceso,

    chè aura non sei, ma fuoco, che d’intorno

    voli ai capelli che Amore mi ha teso come laccio.

     

     

     

     

     

    Dal “ Tirsi “

    Il lamento del pastore Iola

     

     

     

     

     

    VI – Fatto hanno ormai gli occhi miei una fontana

    col pianto, ove si può spegnere la sete.

    Venite, o fiere, giù da questo monte

    a bere senza timore di laccio o rete;

    e benché mi cada dalla fronte un fiume,

    pastori, avrete fuoco dal petto;

    chè neppure una piccolissima parte c’è del mio cuore

    che ormai non sia trasformata in fuoco e fiamma.

     

    VII – E tu, ninfa crudele, sei solo causa

    della mia trasformazione in così strana figura;

    chè così bella di fuori ti hanno fatta gli dei

    e dentro poi crudele, acerba e dura.

    Ma perché m’ingannassero i miei occhi,

    contro ragione ti fece tale la natura.

    Le fiere hanno un aspetto spaventoso e strano,

    e tu l’animo fiero e il volto umano.

     

    VIII – Umano è il volto tuo? Anzi divino,

    chè dentro vi sono anche due chiare stelle.

    Le fresche rose colte nel giardino

     

     

     

    fanno d’amore le guance tenerelle,

    la bocca sparge odor di gelsomino,

    due fiori vermigli son le labbra belle,

    la gola, il mento e il delicato petto

    sono di candida neve e latte coagulato.

     

    X – Le fiere ai boschi pur tornan la sera,

    dove hanno riposo dalle loro fatiche;

    i boschi a primavera si rivestono di foglie,

    mentre erano ignudi nel tempo nevoso.

    L’autunno fa l’uva matura e nera

    e ogni  albero coperto di novelli frutti;

    il mio dolore, invece, non muta mai la sua tempra,

    e le mie pene sono sempre acerbe.

     

    XI – Ma i giorni oscuri diverrebbero sereni,

    se la pietà ti pungesse un poco il cuore.

    Allora sarebbero ameni i boschi e le fonti,

    se tu fossi con me, o ninfa, in questo luogo.

    Andrebbero pieni di dolce latte i fiumi,

    se Amore per me ponesse in fuoco il tuo cuore;

     

     

     

    e così sonori i miei versi sarebbero,

    che invidia ne avrebbero ancora Orfeo e Lino.

     

    XII- Corrimi, dunque, in braccio, o Galatea,

    né ti sdegnar dei boschi, o d’esser mia.

    Venere nei boschi accompagnar soleva

    Il suo amante Adone, e lì spesso si addormentava.

    La luna, che è su in cielo così bella dea,

    seguiva un pastorello per amore;

    e venne da lui nel bosco a una fontana,

    perché le donò un velo di bianca lana.