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Su di me

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    9 Luglio
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    Single
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  1. SEMONIDE  AMORGINO

     

    Fr. 7D (trad.di Ettore Bignone)

     

    Diversa Giove delle donne l’indole

    da principio creò. All’una origine

    dal porco irsuto diede. In terra giacciono,

    nella sua casa, tra sozzura lercia,

    a lei le cose; e qua e là si rotolano,

    in gran scompiglio: e sozza, in vesti sordide,

    in mezzo alla sporcizia essa s’impingua.

    Trasse il dio l’altra dall’ape subdola,

    chè tutto scruta e sa; a lei qualsiasi

    ottima cosa, od anco pur tristissima,

    celata non resta ;il buono pessimo

    dice spesso, ed invece ottimo il tristo.

    Sempre d’umore ad ora ad ora è varia.

     

    (Trad.di Filippo M. Pontani)

     

    Viene dal mare un’altra, e ha due nature

    opposte:   un giorno ride, tutta allegra,

    sì che a vederla in casa uno l’ammira:

    “ non c’è al mondo una donna più simpatica,

    non c’è donna migliore”. Un altro giorno

    non la sopporti neppure a vederla

    o ad andarle vicino: fa la pazza,

    e a chi s’accosti, guai! Pare la cagna

    coi cuccioli, implacabile: scoraggia

    nemici e amici alla stessa maniera.

    Come il mare che sta sovente calmo,

    non fa danno e rallegra i marinai

    nell’estate, e sovente in un fragore

    di cavalloni s’agita e s’infuria.

    Tale l’umore di una donna simile:

    anche il mare ha carattere cangiante.

     

    (Trad. di Ettore Romagnoli)

     

    Fu madre all’altra una cavalla morbida,

    di lungo crine. La fatica e le opere

    servili ha in gran fastidio, e staccio e macina

    non toccherebbe mai, né l’immondizia

    spazzerebbe da casa, o la fuliggine

    dal focolare, e t’ama sol per obbligo.

    Sta tutto quanto il santo giorno a tergersi,

    due volte e spesso tre s’unge di balsami,

    ravviata la chioma a fil di pettine,

    disciolta, ombrata di corolle floride.

    E’ questa donna, certo, uno spettacolo

    bello per gli altri; e pel marito un guaio,

    se pur non sia re di corona o principe,

    che di tali vaghezze allegri l’animo.

     

     

    1. iofiordiloto77
    2. fel55

      fel55

      V: MONTI

      Pel giorno onomastico della mia donna

      ( canzone libera )

       

      Donna, parte più cara dell’anima mia,

      perché mi guardi muta in atto pensoso,

      e le tue pupille si fanno rugiadose

      di segrete stille?

      Intendo, o mia diletta, la cagione

      di quel silenzio e di quel pianto.

      L’eccesso dei miei mali ti toglie la favella,

      e discioglie in lacrime furtive il tuo dolore.

      Ma datti pace, e solleva il cuore

      ad un pensiero più degno di me e, insieme,

      della tua forte anima. La stella del viver mio

      s’appressa al suo tramonto : ma ti giovi sperare

      che non morrò del tutto : pensa che un nome

      non oscuro ti lascio, e tale che un giorno

      fra le italiche donne ti sarà bel vanto il dire :

      “ Io fui l’amore del cantore di Basville,

      del cantore che vestì l’ira di Achille

      di care itale note”.

      Soave rimembranza ancora ti sarà

      che ogni spirito gentile compianse i miei casi

      ( tra i lombardi qual è lo spirito che non sia gentile? ).

      Ma con tutto ciò poni nella mente

      che cerca un lungo soffrire chi cerca

      lungo corso di vita. Oh Teresa mia,

      e tu parimenti sventurata e cara figlia mia!

      Oh voi che sole temperate il molto amaro

      della mia triste esistenza con qualche dolcezza,

      poco manca che, lacrimando, chiuderete

      i miei occhi nell’eterno sonno! Ma sia breve

      per causa mia il lacrimare : chè nulla,

      fuor che il vostro dolore, sarà che mi gravi

      nel partirmi da questo mortal soggiorno

      troppo funesto ai buoni, in cui corte

      vivono le gioie e così lunghe le pene;

      ove non è già bello rimanere per dura prova,

      ma bello l’uscirne e far presto tragitto

      a quello dei ben vissuti a cui aspiro.

      E quivi di te memore, e fatto cigno immortale

      ( chè l’arte dei poeti in cielo è pregio e non colpa ),

      il tuo fedele, adorata mia donna,

      ti aspetterà cantando le tue lodi,

      finchè non giunga; e molto dei tuoi cari

      costumi parlerò coi celesti, e dirò quanta

      fu la tua pietà verso il miserando tuo consorte;

      e le anime beate, innamorate della tua virtù,

      pregheranno Dio che lieti e sempre sereni

      siano i tuoi giorni e quelli dei dolci amici

      che ne faranno corona : principalmente i tuoi,

      mio generoso ospite amato,

      che fai verace fede del detto antico,

      che ritrova un tesoro chi ritrova un amico.